Siamo veramente inebriati da tante geniali ed ineccepibili interpretazioni.
Tutti voi recate un incredibile contenuto… Emilio ha proprio ragione! E spero tanto che ve ne rendiate conto sino in fondo e che possiate provare anche una minima parte della gioia che procurate a noi che stiamo sognando.
Il prossimo duetto che Vi propongo è arduo assai; o almeno così dice la poetessa che della mia povera lirica ha voluto un’interpretazione autentica. Io invece confido nella vostra bontà e nel Vostro impegno, ma se sono così indecifrabile, tiratemi le orecchie e perdonatemi.
Dalla poetessa…
In uno specchio
Lo specchio riflette
due corpi
ma se guardi bene
un’anima sola
vedrai:
si accarezza
si muove sinuosa
ed è occhi, mani, labbra
e la pelle profuma
di muschio.
Poi si corica,
l’anima.
Lo specchio si rompe:
un’unica voce
e mille schegge
di luce.
Nell’aria solo l’eco
di un nuovo inno
alla vita.
E da me…
Lazzaro
Come uno specchio
spezzato finì
Lazzaro
prima d’essere
ricomposto
e così
l’anima nostra
dopo
la dolce fine.
A scuola ne leggiamo tanti di testi e in diverse lingue, ma confrontarsi così è davvero divertente oltre che estremamente utile per capire come si può fare una “critica” letteraria. Contate sulla mia presenza in futuro. Paola
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Dovreste tenere un corso di poesia…davvero, non scherzo…Solo per il fatto di spiegarmi come si fa una metafora o una sinestesia! Lucia
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a me fanno venire in mente Dorian Gray…ma con meno ansia nella lettura! Senza il vostro aiuto non avrei compreso la figura di Lazzaro! Sempre bravissimi Marta
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originalissima la figura di Lazzaro…piena di vita, dirompente come un’onda la prima:sembra di vedere la scena descritta e alla fine non sai se hai fatto un sogno o hai visto un film oppure ciò che hai letto è solo un’orma di ciò che anche tu hai vissuto.
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A me invece piace l’allitterazione specchio spezzato!, come la metafora sulla quale è incentrata la lirica e come le sinestesie così ben assortite della prima poesia. Trovo entrambe interessanti e belle. Carlo
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Buona Giornata…Sm@ck
Dory
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a me piacciono molto entrambe, anche se la seconda senza la prima non l’avrei capita…e soprattutto non l’avrei intesa bene senza gli altri commenti. Alice
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Trovo la prima lirica più vicina a me, più facile da interpretare, forse, e comunque più inneggiante alla vita, la tua lirica invece, parla della fine, della pace che si trova nella fine, ma pur sempre di fine si parla. Se posso osare, non mi piace l’accostamento di dei due termini – specchio e spezzato – la ripetizione dei suoni iniziali uguali appesantisce la fluidità di tutto il resto. Belle lo sono entrambe, ma per miei limiti, preferisco parlare di vita. Siete molto bravi. Un bacio a tutti e due.
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E’ vero…la prima per la narrazione così concitata, la seconda per quello spezzato e ricomposto…ma non è facile descrivere un amplesso!
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mi mettono ansia. per questo le apprezzo.
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Mi piace quest’anima che prende forma, che si connota di attributi umani che urla prima di giacere nell’estasi per poi risorgere, Lazzaro miracolato, dinanzi a un nuovo specchio
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bel topos letterario quello dello specchio: verità o illusione? cosa c’è lì dentro? due corpi o un’anima? Forse tutti e due che in modo sinestetico giocano a nascondino fino a rompere in mille schegge l’oggetto tanto è potente l’urlo di vita, così potente da infrangere un’anima che coricata aspetta di risorgere come Lazzaro. Bellissime immagini…belle veramente. Nicola P.
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Solo un’osservazione sul finale delle due liriche: VITA e FINE. Vita e morte, amore che offre vita e morte, morte e vita in un ciclo continuo di amplessi e di rinascite, di resurrezioni, di corpi astratti e concreti…c’è tutto un mondo di affetti e di percezioni in questi due brani. Bravi davvero. Alberto
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E dalla morte parte il poeta, una mote che però anche qui è biblicamente apparente dato che Lazzaro ritorna nel mondo dei vivi grazie all’intervento di Dio…forse la stessa cosa accade all’anima del poeta dopo l’intervento della donna? In prima istanza l’amore “uccide” i sensi, l’anima trova ace, requiescat…ma a poco a poco il corpo prende vigore dall’unione appena verificatasi e vive, vive dell’amore da cui trae forza ed energia….Molto belle anche oggi..ed il dialogo davvero è senza fine!
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La prima lirica oltre al gioco di sinestesie è tutta concentrata sull’astratto ed il concreto…nella narrazione non si sa più chi sia il corpo e chi l’anima. Lo spechio rilette qualcosa di astratto che diviene concreto e nelo stesso tempo due corpi concreti che sono rappresentati come un’anima che si muove e prende forma, si anima e vive nell’illusoria realtà di uno specchio…ma la realtà dov’è? cos’è che è vero e cosa illusorio? L’illusione si rompe quando l’anima prorome nella stanza in tutta la sua forza, una “bianca potenza” avrebbe detto Archiloco. in grado con la sua metaforica voce di rompere la lastra e mostrare alla fine solo i due corpi, solo il concreto..ma riechegia in realtà solo un’eco, astratto, impalpabile come la vita e come l’amore…come la morte.
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La prima gioca su sinestesie, la seconda su metafore..è un bello “scherzo” letterario, anche se il senso profondo di entrambe le liriche riconducono l’amore alla morte e nello stesso tempo alla vita: eros e thanatos si rincorrono in entrambe le liriche e mi pare che vinca alla fine eros, con l’inno nella prima, con la resurrezione nella seconda. Sempre eccezionali nelle vostre varianti liriche. In questo dialogo forse domina la variatio! Renato
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Grazie Emilio..in effetti sentivo puzza di necrofilia nella lirica del poeta…forse per via di quel RICOMPOSTO. Ora è tutto chiaro ed il dialogo viene apprezzato decisamente in modo più completo…ha proprio ragione a Daniele a dire che il senso di questo vostro dialogare risiede tutto in quel verso della prima lirica. Buon lavoro a tutti e grazie di questi bellissimi versi. Cris
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Molto narrativa la prima, più criptica la seconda. Più solare la poetessa, più cupo e ripiegato su se stesso il poeta: la differenza sta nel come i due vedono la specchio. La donna lo usa come strumento per introdurre il lettore in un interno, per creare un’ambientazione. Esso è il mezzo per mostrare un’unica anima dei due corpi che si uniscono e all’acmè del piacere non è più la vista a farla da leone, bensì l’udito (voce, eco, inno)che rievoca un canto alla vita. L’uomo invece usa lo specchio come metafora: l’anima dopo l’amore è come Lazzaro nella tomba:l’amore rappresenta la pace dei sensi, la morte dei sensi…ma la carne (e con essa i sensi) resuscitano presto ad un nuovo incontro! Un buon lavoro a tutto lo staf di questo blog!
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A me pare che nella prima lo specchio si spezzi per la potenza della voce, la seconda faccio fatica a comprenderla e aspetto i commenti degli addetti ai lavori.La nostra anima forse non è che uno specchio rotto quando si muore…oppure dopo l’amore? Aspetto con curiosità! Cris
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…un’anima sola vedrai! Siete tutti e due in questa unica frase! Daniele
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