La missionarietà in Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto di Giorgio Pernigotti

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NEL CUORE DELLA CHIESA (di Giorgio Pernigotti)

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La teologia ecclesiale di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto

Senza scoraggiarmi continuai la mia lettura e questa frase mi diede sollievo: <Cercate con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancora più eccellente> [1Cor 12,31]. E l’Apostolo spiega come tutti i doni più perfetti sono nulla senza l’Amore…Che la Carità è la via eccellente [1 Cor 13, 1-3] che conduce sicuramente a Dio.

Finalmente avevo trovato il riposo… Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in nessuna delle membra descritte da S. Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutte… La Carità mi diede la chiave della mia vocazione. Compresi che la Chiesa aveva un corpo, composto da diverse membra [1 Cor 12,14], il più necessario, il più nobile di tutte non le mancava, compresi che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era ardente d’Amore. Compresi che l’Amore soltanto faceva agire le membra della Chiesa, che se l’Amore venisse a spegnersi, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Compresi che l’Amore racchiudeva tutte le vocazioni, che l’Amore era tutto, che esso abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi… In una parola che esso è Eterno!…

Allora nell’eccesso della mia gioia delirante, ho esclamato: O Gesù, Amore mio… la mia Vocazione, finalmente l’ho trovata, la mia Vocazione, è l’Amore!…

Sì ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che l’hai dato… nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore… così sarò tutto… così il mio sogno sarà realizzato!!!…” (M 3v).

Nel brano riportato e tratto dal testo curato da Conrad De Meester che ho inteso adottare, per i motivi enunciati nel precedente post cui faccio rimando, si coglie, forse con maggiore intensità rispetto ad altri scritti, la teologia di Teresa.

Il manoscritto, comunemente indicato come B e che De Meester segnala, utilizzando le iniziali della destinataria – Maria del Sacro Cuore, sorella -, come M, è assai differente, nel contenuto, dagli altri due manoscritti e risponde alla richiesta, che Teresa accoglie, proveniente dalla destinataria: quella di spiegare la sua dottrina, la sua esperienza spirituale.

Come si noterà, i destinatari dello scritto, in verità, sono due: la richiedente Maria e Gesù.

Si dispiega in cinque fogli recto-verso, che rompono l’unità discorsiva degli altri manoscritti.

Sotto un profilo letterario, ogni classificazione, come spiega De Meester, appare inadeguata: insegnamento, lettera, testamento.

Teresa comprende l’essenza della sua vocazione muovendo dal famoso Inno alla Carità di Paolo e soddisfacendo, con la gioia di chi giunge al traguardo, il desiderio della sua ricerca.

Comprende che la sequela di Gesù esiste solo all’interno del Corpo Mistico, della Chiesa.

Si tratta di una dimensione importante, soprattutto con riguardo al contesto storico in cui si inserisce, in cui la tendenza individualista, nella sequela e nell’esperienza spirituale, è forte.

Teresa capisce che solo all’interno della Chiesa, dentro il Corpo definito da Paolo, è possibile realizzare ogni vocazione.

E la Chiesa è Amore, è un Corpo fatto da molte membra legate tra di loro.

Non vi è dunque per Teresa altra collocazione, altro luogo per la sequela, che non sia la Chiesa.

Il messaggio si rivela quanto mai attuale, e ci induce a riflettere, guidati dalla piccola Santa, sul nostro vissuto spirituale, sui nostri carismi, sulla nostra esistenza.

Si tratta, semplicemente, di una riflessione sulla realtà dell’Amore, una realtà che ci unisce al Capo del Corpo di cui siamo membra e che ci costituisce come cristiani, secondo i doni ricevuti.

Giorgio Pernigotti

La piccola via (di Giorgio Pernigotti)

deposizione

“Lei sa, Madre mia, che ho sempre desiderato essere una santa, ma ahimè!, ho sempre constatato quando mi sono paragonata ai santi che tra essi e me vi è la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui cima si perde nei cieli e il granello di sabbia oscuro schiacciato sotto i piedi dei passanti; invece di scoraggiarmi, mi sono detta: Il Buon Dio non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili, dunque io posso malgrado la mia piccolezza aspirare alla santità; farmi più grande, è impossibile, mi devo sopportare quale sono con tutte le mie imperfezioni, ma voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una piccola via molto dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo di invenzioni, ora non c’è più la fatica di salire i gradini di una / scala, a casa dei ricchi un ascensore la sostituisce con vantaggio. Anch’io vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la faticosa scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell’ascensore, oggetto del mio desiderio, e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza eterna: Se qualcuno è piccolino venga a me. Allora sono venuta, presagendo che avevo trovato ciò che cercavo e volendo sapere, o mio Dio! ciò che voi fareste al piccolino che rispondesse alla vostra chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco cosa ho trovato: – Come una madre accarezza il suo bambino, così io vi consolerò, vi porterò sul mio seno e vi cullerò sulle mie ginocchia! Ah, mai parole più tenere, più melodiose, sono venute a rallegrare la mia anima, l’ascensore che deve elevarmi fino al Cielo, sono le vostre braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario occorre che io rimanga piccola, che lo divenga sempre di più. O mio Dio, avete superato ogni mia aspettativa e io voglio cantare le vostre misericordie” (G, 2v-3r)

Chi scrive è un Dottore della Chiesa Universale, il suo nome è Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, vergine religiosa carmelitana scalza.

Il testo riportato è stato estratto dal volume di Conrad De Meester “Storia di un’anima – ristabilita secondo la disposizione originale degli autografi” nella traduzione italiana, seconda edizione, del 2009.

De Meester, volutamente, per restare il più possibile aderente ai manoscritti originali, non corregge errori o compie aggiunte: riporta quanto è uscito dalla penna di Teresa. Si possono quindi scorgere, rispetto ad altre edizioni, differenze di parole o di punteggiatura. Il significato, ovviamente, nella sostanza resta inalterato.

La citazione, tra parentesi, rispecchia la rielaborazione dei manoscritti compiuti dallo studioso e la sua classificazione, dove G corrisponde, comunemente, al manoscritto C; la barra, nel testo, segna il passaggio dal ‘verso al retto delle pagine’.

Non è mio intendimento entrare, oltre il piccolo cenno fatto, sulla questione dei testi e delle diverse redazioni, anche se si tratta di argomento di particolare interesse e non meramente lessicale o formale. Desidero solo, come ospite di questo blog, offrire uno spunto di meditazione su fondamento letterario, nulla di più.

Il passo riprodotto è assai noto, comunemente definito come una delle sintesi della teologia della Santa di Lisieux: “la piccola via”. In verità è solo un tassello del mosaico. Come ben si comprende leggendo la Lettera Apostolica del 19 ottobre 1997 con la quale Giovanni Paolo II riassume e presenta alla Chiesa il proclamando Dottore, la peculiarità della dottrina risiede nella “scienza dell’amore” donata alla piccola Teresa e da essa interpretata in modo originale.

La “piccola via” è una proposta di santità, la proposta colta da Teresa e offerta al mondo.

Si coglie, dal testo, come la “via”sia stata frutto di una ricerca e giunga come risposta ad un anelito ben definito: alla santità.

L’ascensore è l’immagine (ricordo di una esperienza vissuta con il padre) che costituisce sia il punto di partenza sia quello di arrivo di questa ricerca.

Vi sono citazioni bibliche che Teresa, molto probabilmente, attinge da un quadernetto della sorella Celina, entrata in convento dopo di lei, che conteneva la trascrizione di molti passi, non sono evangelici; Teresa non possedeva, secondo costume dell’epoca, una bibbia personale. In convento ascoltava la Parola di Dio dalla Liturgia delle Ore e dalla Celebrazione Eucaristica.

La profondità di conoscenza del Mistero che emerge dal passo riportato, è impressionante, come impressionante è la facilità di comunicarne l’esperienza.

In nessun altro scritto Teresa parlerà più della piccola via (in termini espressi), neppure nelle poesie. Resterà il messaggio, declinato via via e secondo le circostanze.

Un messaggio che ci interpella, ci scuote, non solo perché cristiani, anzitutto come persone umane, fatte di quell’umanità che Teresa ben esprime.

 Un messaggio capace, se accolto, di dare senso alla nostra esistenza, nella quotidianità, e che reca il sigillo di un Dio che viene incontro ad ogni uomo, nella gioia come nella sofferenza, si china su di lui, per trasportarlo, non senza il suo consenso, in quel Cielo che Teresa già abita.

Grazie piccola Teresa.

Giorgio Pernigotti

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