Carissimi, tante volte su questi fogli virtuali facciamo riferimento al passato, a figure di un tempo mitico e lontano per cercare là una risposta, forse un conforto ed anche una conferma di quel che accade nel nostro quotidiano…c’è sempre qualcuno che prima di noi ha immortalato un sogno, un dolore, un amore, un frammento di Dio nel quale immancabilmente ci riconosciamo e sentiamo che quelle sue parole ci appartengono. Così, come per magia, i grandi classici non sono più omoni troppo alti da guardare negli occhi, ma ci si accorge che hanno il nostro stesso cuore, hanno provato il nostro stesso patire e tutto ciò grazie all’alchimia propria della parola, che fa sì che ci si incontri e ci si prenda in braccio a secoli di distanza. Del resto l’uomo è sempre uguale a sé stesso ed il passato non solo contiene una lezione, ma è consolatorio di una realtà che a tratti, come scoprirete nel prossimo duetto, può non essere quella che avevamo progettato o sognato. Quel che è certo è che nella parola dei Grandi si trova sempre una straordinaria consolazione per la nostra anima, perché la lettura ci guida a ragionamenti e riflessioni che portano comunque a trovare soluzioni anche se talvolta lontane da ciò che si era desiderato. Capita così che durante il giorno riaffiori alla mente un’immagine, un’eco di ciò che anni fa si è letto, un verso custodito nei recessi del cuore e da quell’icona, da quel verso nasce a poco a poco una lirica, una consolazione dapprima per la nostra anima, un dono per voi con tutto l’affetto di cui siamo capaci…solo per continuare il dialogo con i Grandi che ci hanno preceduto e che non smettono mai di essere Maestri nel trasmetterci emozioni.
Così scrive la poetessa ed io mi associo…
Da me…
Nel Giardino
(Un amico di Renzo)
Colono
nel Giardino
ove crebbero
le erbacce
non piantai
i semi buoni
prima della peste.
Stanchezza
e steccato
ammalorarono
nell’anima mia
gemente
senza pianta
e senza frutto.
E dalla poetessa…
Adamo
Chiuso hai la porta
del giardino
con la dolcezza
d’un battito d’ali.
Nel pozzo profondo
getterò ora la mia
anima, perché non veda
la Tua assenza
che opprime come
un laccio la gola
il mare chi annega
il sogno che finisce
quando sappiamo sognare.