L’eremita (Seconda parte) (Scena unica -parte quarantasettesima)


Panoramica ponte Negrone

L’eremita

Io non sono capace a distinguere ciò che è possibile da ciò che non lo è… la maggiorparte delle cose mi sembra impossibile…ed è per questo che ero curioso…di sapere se Dio tiene conto della nostra opinione in merito oppure no… e tu mi hai risposto che in fondo il senso della la vita è proprio quello di imparare a distinguere…complicato!

Abelardo

Nessuno ti giudica, anima mia…quel che non potevi realizzare di qua diverrà quello che noi potremmo definire semplicemente un obbiettivo del futuro in Dio…una di quelle cose che sono già celesti e che accresceranno la tua volontà di progredire…così vedi… io ho avuto un figlio che non sono riuscito ad amare in vita perché mi sembrava una cosa impossibile…Dio ha accolto il mio dolore e la mia incapacità e ha costruito giorno per giorno una nuova dimora…ora mio figlio ci vive con me, sa che lo amo e mi incoraggia nel cammino…Ci son cose che il cuore non può superare in vita… ognuno di noi ne ha una o più…Dio lo sa e per questo ci concede una  possibilità eterna… le cose non sono molte perché per il cuore sono veramente poche quelle che contano, poche cose che danno un dissidio incolmabile… poche cose che non si dimenticano né con la malattia, né con la morte…la stessa morte può essere o non essere una di queste… a seconda dei casi o meglio delle persone… quel che conta di solito non è la morte in sé, piuttosto il rapporto che abbiamo intrattenuto con chi è passato a miglior vita… Dio vede il ponte proteso con affanno che gettiamo nell’infinito, il ponte che vorrebbe collegarci a ciò che non è più terra ferma , a ciò che non è più corpo e quel ponte immaginario diventa una radiosa realtà perenne quando finalmente ci possiamo salire sopra.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

18 pensieri riguardo “L’eremita (Seconda parte) (Scena unica -parte quarantasettesima)”

  1. Che meraviglia, che commozione, é il trionfo dell’Amore, l’Amore trionfa sempre, non solo nel nostro futuro d’eternitá ma anche qui, sulla terra…Dio non si stufa mai di mandarci segni,di farci respirare il profumo dell’Amore, di farci credere di poter Amare come Lui ha amato noi. Le strade del Signore sono davvero infinite e spesso per noi difficili da comprendere ma la certezza é che un giorno saremmo tutti insieme, e tutti insieme non avremmo piú nulla da capire ma solo da Amare.

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  2. Che posto fatato avete scovato!!! un ponte al centro della radura, matafora del nucleo familiare al centro del creato:mi piace molto questa pagina, mi piace leggere il buono di abelardo, il ricongiungimento a suo figlio…è questo che conta:alla fine, chi si è amato si rincontra sempre…al di là riabbracceremo i nostri cari, genitori, coniuge e figli…Rossana

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  3. E’ vero:è fondamentale. assolutamente. Si sbaglia insieme ed insieme ci si aiuta a risolevvarsi da terra. Crolla una parte di ponte e insieme cerchiamo di unire l’arco…insieme. Se c’è una base d’amore questo va salvaguardato. SEMPRE! E’ questo amore che salva Abelardo ed Eloisa dal loro peccato, il fatto che si amavano con sincerità. E per sempre. E davvero sono poche le cose che per il cuore veramente contano, sono poche le persone che sono parte della nostra anima, pochissime!Sono quelle che ci insegnano a pregare, a non arrenderci, a stupirci della nostra Bellezza! I bambini sono dei maestri da questo punto di vista e se Dio vuole però ogni tanto incontriamo sulla nostra strada adulti capaci di guardare il mondo con occhi puri…sono proprio questi angeli a farci prendere coscienza con la nostra anima. Filippo

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  4. Credo che sia importante comprendere che Dio accoglie il nostro dolore – al di là della vicenda storica di Abelardo che credo possa suscitare giuste polemiche. Il dolore può essere riferito alla rinuncia, è in questo passo senz’altro rinunciare a un figlio, rinunciare alla donna, l’unica donna veramente amata. E’ facile dare ad uomo che sceglie di fare una tale rinuncia l’appellativo di irresponsabile:ma non siamo noi a giudicare, ed è bello che questo sia emerso dalla nostra chiacchierata. L’unico giudice non è neppure la nostra coscienza, ma solo Dio che è l’unico a vedere davvero in profondità, l’Unico a conoscere le nostre vere intenzioni…si può sbagliare anche per amore! E per amore, poco per volta risalire la china…insieme. Abelardo ed Eloisa lo fecero insieme:questo è fondamentale! salvatore

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  5. Intanto comincio con il farvi i complimenti per la foto, per quel bellissimo ponte che di certo è assai antico e che di storia ne ha vista passare su di sè come del resto ne è scorsa di acqua sotto di esso…è bella questa immagine, bella questa associazione alla vita familiare che Abelardo descrive in modo commovente, in vita vi aveva rinunciato per carriera si rende conto ora del valore che essa aveva. Vedete – lo dico soprattutto ai ragazzi – giorni fa si parlava del tempo e del de brevitate vitae:aveva ragione Seneca nel dire che non è vero che abbiamo poco tempo, ma in realtà ne perdiamo molto. Pensate a quante volte Abelardo avrà desiderato stringere suo figlio e quante saranno state le volte in cui Astrolabio avrebbe voluto pronunciare la parola “padre”:pensate alla fortuna che abbiamo, di poter stringere i nostri genitori, di dimostrare loro il nostro amore, come per loro è meraviglioso dimostrarlo a noi figli…tante volte diamo tutto per scontato, ma la nostra anima, come un ponte, scorre sotto gli archi della nostra famiglia! Non dimenticatelo mai ragazzi! Alberto

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  6. vorrei soffermarmi sul concetto di ponte, di qualcosa che viene gettato tra due sponde tra due persone…il ponte come famiglia! E sotto agli archi ci scorre il fiume della vita, con i suoi incontri, le sue difficoltà, le sue gioie…Abelardo ed Eloisa si sono privati di tutto ciò:si sono amati come pazzi e hanno fatto una pazzia imperdonabile, imperdonabile soprattutto agli occhi di Astrolabio, ma Dio ha visto nel fondo dei loro cuori, ha visto di certo l’amore con cui Astrolabio fu concepito.io non posso pensare che fu tutto un atto di libidine, mi rifiuto di pensare una tale assurdità. Credo che la loro storia sia esemplare soprattutto per ciò che riguarda la tematica della rinuncia. Abelardo afferma che in vita gli sembrava impossibile amare un figlio…era forse troppo preso da se stesso!E’ comunque arrivato a comprendere dove stava la verità, che cosa davvero era importante:io credo che in tutta la sua vita sia stato comunque fedele a quelle due creature e proprio tale fedeltà è stata premiata da Dio nel regno dei Cieli.

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  7. trovo le osservazioni dei ragazzi molto acute e pertinenti, ma penso che bisogni spostare la riflessione sul piano della misericordia altrimenti non comprendiamo a fondo le parole del dialogo filosofico…dobbiamo ritornare a quanto spiegato inizialmente da Paolo se vogliamo seguire il filo del discorso dell’eremita

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  8. e va bene, questo riguarda lui, ma di fatto egli non punì solo se stesso ma pure Eloisa e suo figlio che si trovò ad essere castrato nell’anima. marta

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  9. e che alla fine fosse privato del suo organo riproduttivo era una logica conseguenza:se per così lungo tempo aveva pensato che l’amore carnale gli fosse proibito, ora che aveva amato con corpo ed anima fu punito per aver fatto ciò che è umano e naturale. Ma fu lui a punire se stesso, non Dio. Federico

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  10. sì, Federico:la legge scritta dagli uomini non sempre coincide con quel nomos agrapton! E qui si potrebbe pure dire che Abelardo grazie alla dialettica salva se stesso, ma non è così:di fatto lo salva Dio, perchè egli non visse mai come avrebbe voluto:rinunciò ad Eloisa e ad Astrolabio infliggendo a se stesso la peggiore delle punizioni.

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  11. Dio legge fino in fondo al cuore e sa che non è il gesto ad essere determinante ma ciò che ne è alla base, ciò che lo ha motivato. La giustizia divina non procede per fortuna secondo parametri umani! Filippo

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  12. è un problema di coscienza:a questo è legato il bene e il male. Coscienza viene conscire, cioè essere consapevole. Dentro ognuno di noi vi è un’autorità che viene appunto chiamata coscienza, naturaliter innata. Essa vive in noi e con noi ed è l’unica che ci condanna…Dio agisce su piani diversi.

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  13. oggi si va sul filosofico ed allora bisogna ricordare che per la dottrina di Abelardo l’essenza del peccato non sta nell’azione in sè ma nell’intenzione. Abelardo non voleva peccare, voleva AMARE!

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  14. è una consolazione immensa pensare che ciò che non posso realizzare qua sarà disegno di Dio nell’altro mondo:significa che la felicità, ancora una volta, non dev’essere misurata con parametri umani, ma secondo un’ottica che per noi è spesso incomprensibile. Una buona giornata a tutti. Riccardo

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  15. Vorrei dire a Paolo che il riferimento a Ulisse è straordinario, anche perchè Ulisse quasi si confessa dinanzi ad Arete ed Alcinoo….e poi voglio essere un po’ cattivo, ma solo per stuzzicare la conversazione. Abelardo è stato uno dei fondatori della Dialettica e lui con l’aiuto della dialettica ha saputo conciliare l’inconciliabile e risolvere in armonia le contraddizioni trasferendole su un piano più elevato. Per tutto il dialogo filosofico egli opera in tal modo:ma oggi emerge un volto umano, un profilo diverso di Abelardo, sembra di leggere il Cicerone delle Epistulae private e ci commoviamo come prima non era mai successo…a cos’è dovuta questa empatia?io auguro al filosofo di riuscire a fare un bel pianto liberatorio, perchè forse in tal modo renderà più umano anche l’eremita e saranno in due sullo stesso ponte, sullo stesso piano, come padre e figlio, mano nella mano.

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  16. Cara Costanza…lei ha ragione da vendere e se non fosse per tutti gli amici a cui voglio bene sarebbe davvero da esprimersi con un turpiloquio circa il comportamento di Abelardo…non ci sono giustificazioni che tengano, lo capisco! Anche se fu Eloisa a voler lasciare Astrolabio alla zia:lei non poteva permettere che la carriera di Abelardo fosse compromessa e così fu…vai con la carriera…e così avanti fino al’evirazione, quando in realtà la prima evirazione fu proprio quella di rinunciare alla sua paternità!E’ interessante questo passo perchè come Ulisse nell’Odissea alla corte di Alcinoo diventa aedo di se stesso, così Abelardo confessa se stesso…mai è stato così commovente quest’uomo in tutto l’arco del dramma filosofico come in questo passo:ne emerge una umanità tale che quasi non ci permette più di distinguere chi è il filosofo e chi l’eremita, perchè in realtà sempre e solo di uomini si tratta, uomini! Con le loro immense fragilità, con la loro sete di prestigio, stupidi…perdono il meglio della vita dietro a cose vane ma lo si capisce solo dopo aver molto sofferto. Io non voglio giustificare, ma neppure giudicare Abelardo ed il suo operato:troppi fattori entrarono allora in gioco, ma – è vero – sarebbe bello ascoltare Eloisa e Astrolabio a questo punto, dare voce finalmente alla Bellezza, perchè, vede Costanza, io sono certo che è quella la Bellezza di Abelardo…tutto là tende l’amore di Abelardo, è là che tendono i suoi discorsi, è là che bisogna passare per arrivare a Dio..è lo stesso cammino fatto da Dante…Non so se all’eremita serva un ponte, ma di certo è servito ad Abelardo, un ponte fatto con il sudore della fronte, ogni mattone una rinuncia, ogni pietra un mea culpa…fino a riconoscere gli errori fatti, fino a capire che tanto non siamo mai di fatto privati delle persone che amiamo, perchè Dio ce ne fa sempre dono, se non ora un domani…e chissà che nel regno dei cieli non abbia compreso anche lui che significa famiglia, che significa stringere un figlio tra le braccia, riconoscerlo dal profumo, lo stesso che ha la donna con cui l’hai concepito…chissà! Voglio augurarmi che sia così, che Dio getti sempre ponti d’oro per congiungere le persone che davvero sulla terra si sono amate…Eloisa e Abelardo furono sepolti insieme e questo di certo fu il più grande dei privilegi terreni…come a significare che l’amore è più forte della morte! Buona notte a tutti voi. Paolo

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  17. molto toccante, ma mi piacerebbe conoscere la posizione di Eloisa e Astrolabio, sentire anche da loro la fatica di portare un peso grande sul cuore…Costanza

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