Oggi ci pare che argomento principe sia stato quello della incomunicabilità tra gli uomini.
Ebbene questa sera mi sento come Enea, con il cuore bruciante che si allontana sul mare, perché non posso ancora raggiungere molti di voi… scusate se batto sempre su questo tasto, ma di fronte a tali e tanti commenti io mi sento come un povero a cui sia fatta una elemosina meravigliosa da parte di un benefattore che voglia rimanere ignoto. Il mio cuore è grato, ma sanguina perché vorrebbe almeno poter proferire un grazie su una casella virtuale. E Giulia certo si associa a questo mio tormento.
Siamo invece più che felici di dare il benvenuto a Federico, Carlotta, Claudia, Elisabetta, Laura, Marco, Fabrizio, Maria e al loro professore Renato che tanto ci ha donato nei precedenti post: sappiate ragazzi che il vostro insegnante ha la passione di Enea e di Didone, seguite la sua sacra fiamma e amate… come lui ama e conosce la letteratura…come lui ama e conosce ciascuno di voi.
Anche Odisseo e gli Itacensi avevano problemi di comunicabilità… Ulisse pensava a viaggiare perché forse non aveva nella sua isola un’esperienza così grande con cui confrontarsi e gli sembrava di essere così piccolo… in realtà i suoi sudditi lo amavano fino a morire pur di seguirlo e quindi aveva già presso di loro il suo tesoro più prezioso.
A nostra volta dovremmo dire a chi ci sembra grande che in effetti lo è per il nostro cuore: ognuno di noi ha bisogno di sentirsi amato e stimato, anche colui che ci sembra più in alto.
Da Giulia…
Ulisse
Per il mar color
del vino
scodinzolavi come
un cane randagio
mendico
sulla rocciosa Itaca
abbracci il tuo talamo e
ancora vai chiedendo
al popolo
chi sei
se Odisseo o Nessuno
E da me…
Anche Argo
Anche Argo
morì per imbarcarsi
nell’ultimo
viaggio.
E gli altri
videro
un Re
che non li aveva
ingannati
mai.