L’eremita
Tu parli della Pars destruens?
Abelardo
Io parlo della Madre di Dio che ci segue e soffre con noi come se fosse in Purgatorio e il Purgatorio avesse solo un oblò appannato che il calore dello Spirito rende ancora più confuso: la parte materna di Dio si sforza di guardare ma dall’altra parte c’è solo la fredda condensa dei nostri peccati…
L’eremita
Davvero solo un vetro trasparente ci divide dal calore dello Spirito che si affanna e più si affanna, più tutto si confonde perché noi continuiamo a peccare con sempre maggiore intensità…
Abelardo
Ci divide e non ci divide. Noi siamo come le oche nello stagno che per una legge naturale galleggiano nell’acqua senza bagnarsi mai il piumaggio o perlomeno riescono ad asciugarsi in pochissimo tempo a prescindere dalle condizioni atmosferiche. Non c’è umidità che tenga insomma, così come non c’è peccato che Dio non possa cancellare nello spazio di un’invocazione.
L’eremita
E allora perché è così difficile invocare il nome di Dio?
Abelardo
Forse perché è così semplice ottenerne il perdono. Le estremità si toccano spesso in un guazzabuglio inestricabile. Del resto è il demonio a tessere la rete, per nostra fortuna quasi sempre piena di buchi… Non è un buon marinaio e non ha pazienza…conosce solo la notte e non sa godere il prezzo della fatica… di giorno si emoziona, la luce lo tiene in scacco e noi riusciamo quasi sempre ad asciugarci, anche quando siamo impregnati dal male.
Il pescatore di uomini è un altro, quello che si siede con pazienza sulla riva e rigetta i pesci in acqua quando si dibattono con disperazione, quello che non ha paura di tenerci tra le mani il tempo che ci basta a capire dove è la morte e dove è la vita, quello che ripara le reti senza pensare ad una nuova pesca, perché c’è un tempo per dimenarsi in libertà ed un altro per chinare il capo nel cestello di Dio, volontariamente e senza che si possa sognare migliore alternativa.
L’eremita
E come si fa a capire quando arriva il momento?