L’eremita
Forse il fallimento della mia vita sta tutto qui: non ho saputo scegliere né tra i miei, né tra i pensieri altrui. E le poche volte che ho trovato la forza…la scelta si è rivelata errata. Ora guardo ciò che è buono e ciò che è giusto e mi sembrano montagne immense e insuperabili… eppure mi accontenterei anche del minimo indispensabile… come la roccia ed il girasole… così, tanto per finire i miei giorni in modo accettabile… almeno per me… che sono sempre stato misura e coscienza di me stesso…Dio mi chiede di sorridere un po’ di più… ma la verità è che non ci sono mai riuscito… quasi che ad aprire la bocca mi lacerassi… sempre innaturale… o forse in me la natura ha preso una piega particolare… non so… è difficile gioire della propria povertà e goffaggine… e se non ci sono riuscito sino ad ora, come farò quando arriveranno le prove vere… perché le prove vere arriveranno… o forse questa è solo la presunzione di chi vorrebbe essere salvato… non ho davvero la sensazione di giocare la partita per la salvezza della mia anima… è il demonio che mi illude… che mi fa credere alla neutralità e mediocrità di questo tempo…ma in realtà ogni minuto che passa mi allontana sempre più da me stesso, da quel me stesso che ho amato e idealizzato per molto tempo… quel me stesso che nella fragilità e nella inesperienza prometteva un qualche futuro limpido…un dialogo incessante col Creatore… a volte scomodo e fastidioso, ma presente in ogni singolo atto della mia vita…
Da tempo Ti ho escluso, Mio Dio, Ti ho calpestato come il grillo parlante e mi sono bruciato le gambe…che già erano diventate di legno!
Abelardo
Devi imparare la misura dei Cieli…che non è superbia né giudizio, ma l’umorismo dei beati… Loro soffrono molto, ma trovano sempre la forza per un sorriso che può essere una parola… una parola d’amore e di estrema comprensione per quelli che hanno lasciato in terra… anche una parola a volte può essere la più preziosa delle gemme… è la compassione… quella che attrae un altro essere umano e ti fa sentire di non essere solo…impara a giocare con gli altri…come avresti voluto fare da bambino… Siate come bambini… è una ricetta universale… anche i beati la praticano e giocano tra di loro…il gioco per i bambini è una cosa molto seria, ci mettono tutto il loro essere… ed il divertimento nasce da una profonda adesione… ama la vita, quanto amavi i tuoi balocchi… difendila, come difendevi i doni ancora misteriosi che però già ti appartenevano… gusta la bellezza di avere dei minuti tra le mani…non importa in fondo ciò che ne farai, ma ciò che faranno di te se saprai abbandonarti ed essere grato… apri le mani e respira… sentirai il tempo uscire ed entrarti dentro e scoprirai che l’accoglienza è davvero essenziale alla vita… per sentirti vivo… ed ogni respiro richiede accoglienza e consapevolezza… le mete, i traguardi sono come i respiri, devono entrare ed uscire dal cuore, non puoi desiderarli allo stesso tempo con disperazione e distacco… respira il Bene ed il Bene donerai, strumento finalmente di una sempre rinnovata pienezza.
è difficile gioire di ciò che non si accetta. Nel momento in cui tu accetti la tua povertà , i tuoi limiti, la tua goffaggine, nel momento in cui accetti ciò che in te ti pare sbagliato e lo accetti come un dono che viene da Dio allora forse si può sorridere anche sui propri difetti, con la “presunzione” di poter diventare migliori e caminare su questa strada. Abbiamo dei talenti e siamo chiamati a farli fruttare, qualunque essi siano:anche un solo talento se ben investito può dare il suo frutto. Anche il solo fatto di voler comprendere ed avvicinarsi al Bene è un talento, è una possibilità di scelta che l’eremita ha trale mani e deve afferrarla al volo, non deve perdere l’occasione di accogliere i suoi liminiti come un Bene e col sorriso e poi respirare e tendere la mano a chi tenta di aiutarlo da tempo e che lo può salvare.
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respira il Bene ed il Bene donerai. Il Bene è ovunque, è qui sulla terra, non solo nei Cieli, è in mezzo a noi, perchè Dio ha fatto sì che fossimo proprio noi portavoce del Bene. Rivolgiamo gli occhi al Cielo spesso perchè crediamo che siamo ormai incapaci di realizzarlo qui sulla terra il Bene, ma sono certo invece che ognuno di noi, nel suo piccolo, ne possa essere operatore. Non siamo forse stati creati a Immagine e somiglianza del Bene? Ed allora perchè arrenderci? Perchè non dare una svolta alla nostra vita e diventare davvero ogni giorno, un pio’ dei piccoli operatori del ene? Sono tante, tantissime le occasioni che questa vita ci offre nel quotidiano per reaizzare il Bene, per essere noi stessi strumenti del Bene. Lo si può fare anche solo con una parola, anche solo con l’ascolto. E’ una sfida per l’uomo credere che sia possibile realizzare il Bene, ma è pure una sfida che lo porta al progresso, lo porta ad avvicinare l’uomo stesso a Dio, lo porta a realizzare il rego di Dio qui sulla terra. Il problema è che spesso siamo pure pigri nell’accettare le sfide. Abelardo, propone qui una sfida sotto forma di gioco, ci tratta come bimbi credendo sia ancorapossibile trarre da noi “vecchi” quel fanciullino che “parlando con le pietre” ha ancora nel cuore la capacità di sapersi stupire dinanzi al Bene e la volontà di mettersi in gioco per realizzarLO. Ad autunno inoltrato questa pagina di Abelardo ci desta dal letargo e ci ivita a riprendere tra le mani la nostra intera vita per farne davvero qualcosa di BUONO: Grazie e perdonate la mia lunga assenza. Paolo
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Gusta la bellezza di avere dei minuti tra le mani, se in questi minuti sarai capace di comprendere es esercitare un abbandono alla volontà divina, se in questi minuti, anche lunghi e di sofferenza saprai comunque apprendere che cos’è la gratitudine. Eh, non è cosa semplice tutto ciò. Mi ci sono soffermato perchè in tutto questo passo l’idea che uno non dia importanza a ciò che fa nei minuti che si hanno a disposizione mi pare poco congruente. Credo che Abelardo stia eseortando l’eremita a non perdere temo, a sfruttare ogni minuto per imparare a gustare la vita, per imparare a render grazie a Dio per questa vita. Seguendo il Vangelo i minuti trascorrono in preghiera, anche se non si recitano rosari, ma si mettono in pratica gli insegnamenti di Cristo. Questo mi pare importante da sottolineare soprattutto per i ragazzi, che spesso non sanno che cosa fare, si annoiano, lasciano scivolare minuti di vita senza apprezzare il loro vero valore.
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noi ringraziamo innanzitutto per questa splendida pagina che rischiara la nostra giornata e ringraziamo Salvatore per la sua testimonianza preziosa, che condividiamo appieno. La nostra famiglia è stata assai travagliata dalla sofferenza e forse un p’ per volta staimo imparando ciò che dice Abelardo. Osserviamo Giacomo e il suo modo di giocare, osserviamo come difende i suoi balocchi e cerchiamo di insegnargli ad amare la vita, cercando di amarla anche noi, io con il mio malumore e scetticismo, Tiziana con la sua fatica e il suo sorriso sempre presente quando gioca con nostro figlio. Cerchiamo di prendere il bello ed il buono che questa vita ci offre, senza attese, nella consapevolezza che i miracoli avvengono nel quotidiano, la Bellezza si fa strada in silenzio e spesso proprio attraverso la sofferenza. Crediamo che la vita sia comunque una possibilità, una chance per imparare ad essere uomini veramente, umani veramente, quell’umano che tiene lo sguardo costantemente alzato al Cielo…non sono parole, solo parole. Ci si prova un po’ ogni giorno, tante volte non ci si riesce, si alzano gli occhi al Cielo solo per fare domande che si sa rimarrano prive di risposta…in due, come diceva Salvatore, è più facile. “Due di loro erano in cammino…” Quanto è vera questa frase!!! Grazie!
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siate come bambini! ovvero amate la vita! La vita va amata in tutte le sue manifestazioni, quando ci pare bella e generosa e quando invece ci sembra che si accanisca con un destino avverso e spietato. E’ proprio in quesi casi che nella vita io mi sono reso conto di avere accanto una, massimo due, tre persone che si son prese la briga di fare strada con me. Ed è mia moglie in particolar modo che ha esercitato la compassione, “ha sofferto con”, non lasciandomi mai solo contro le avversità, ma lottando e facendosi carico delle mie sofferenze. Ecco allora che da quel periodaccio ne ricavo un dono prezioso, il dono di una donna che mi ha accolto anche nella fatica della sopportazione, che mi ha sostenuto malgrado tutto dandomi una lezione di vita che forse solo così avrei potuto apprendere. Non amavo la vita in quel periodo, ma ho imparato che se si è in due a vivere e ad amare la vita allora anche la fatica acquista il suo valore, anche il sacrificio alla fine viene premiato. Nella sventura sono comunque stato un uomo fortunato, in primis perchè accanto a me c’è stata un’anima che mi ha tenuto stretto alla mia fede, non ha mai smesso di pregare per me, ha sempre creduto nella mia persona e non mi ha mai abbandonato al mio destino. A distanza di anni, col senno di poi, comprendo anche il senso di quel periodo vcosì insopportabile che però ha cemetato il nostro rapporto, rendendolo indissolubile e sincero.
Perdonate questo commento così personale, ma mi sembrava giusto testimoniare che da solo io non sarei riuscito a difendere la mia vita!
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imparare ad abbandonarsi, imparare a essere grato….ttta la vita ci vuole per imparare ad abbandonarsi alla volontà di Dio, una volontà che non sempre accettiamo e che recalcitranti respingiamo inutilmente…accogliere ciò che viene dal Cielo pechè è Bene, qualunque cosa cia questo “ciò”, perchè spesso da ciò che sembra una sventura nasce un bene, la mala sorte può portare al Bene….sono i miracoli del quotidiano, i miracoli che spesso non sappiamo decifare…bellissima pagina, grazie alla quale dovrò lavorare molto su me stessa!
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Rileggendo questo brano mi é tornata in mente una frase che mi ha svegliata questa notte “che i pensieri vadano al cielo”, non so se stessi parlando con qualcuno, la sensazione é di una voce che mi veniva da dentro. Ho provato una grande sensazione di benessere e mi sono riaddormentata con la certezza che al mattino mi sarei ricordata di ogni parola. Chissá, forse il riferimento é proprio a questo ultimo Abelardo che in effetti ho letto piú volte senza riuscire a dire nulla. La risposta piú ovvia mi sembra appunto quella di vivere Dio cosí che ogni pensiero sia diretto a Lui, ma anche di essere generosi con la vita, di lasciare andare il respiro cosí che si possa godere di un’altra boccata e poi un’altra ancora, senza trattenere, perché nulla ci appartiene… e forse é questo che vuol dire accoglienza, se non ci si svuota prima come é possibile accogliere, si vive nell’apnea, nel pensiero fisso e ingordo che si debba scegliere tra i nostri pensieri e quelli altrui mentre invece non si tratta di scegliere ma di lasciar andare, di lasciarli volare al cielo svuotandoci per aprirci all’amore.
Ti ringrazio Abelardo perché sono sicura che quella voce che ho sentito questa notte abbia a che fare con te…che i pensieri vadano al cielo… mi piace proprio!!!!
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