Continuano le pronunce dei giudici con cui si invitano le parti a scegliere un organismo che non sia produttore di verbali negativi.
Credo che questi messaggi generalizzanti facciano molto male alla mediazione.
Vorrei che i giudici si prendessero piuttosto la responsabilità di una scelta come accade ad esempio nella mediazione giudiziaria francese.
Vorrei che i giudici segnalassero al Ministero quegli organismi che a loro giudizio dovrebbero essere eliminati dal registro, se ce ne siano.
Non comprendo poi come un organismo possa essere contento di agevolare un verbale negativo, piuttosto che un accordo; non comprendo come un mediatore possa essere contento di rilasciare un verbale negativo, di lavorare gratis e spendere del suo per recarsi in sessione.
Ci sono certe affermazioni dei giudici che dimostrano perlomeno una parziale conoscenza di quello che è il nostro lavoro e dei problemi che incontriamo ogni giorno come mediatori.
Se poi esistessero davvero questi organismi che non fanno il loro mestiere, dovremmo pure tener conto che le parti sono due; che se uno attiva la mediazione sul presupposto che l’organismo rilasci velocemente un verbale negativo, c’è pure un’altra parte a cui basterebbe aderire per rompere le uova nel paniere e aiutare il mediatore a fare il suo mestiere.
La verità è un’altra: allo stato le parti non vogliono mediare e nessuna pronuncia del giudice cambierà mai le cose.
Solo il legislatore lo può: gli basta stabilire che la domanda verrà dichiarata irricevibile senza una mediazione effettiva (via dunque il primo incontro che ha fatto più danni della grandine!).
In Croazia hanno fatto così per le azioni contro lo Stato e la Corte Europea dei diritti dell’uomo lo ha ritenuto recentemente (26/03/15) conforme alla Convenzione (http://hudoc.echr.coe.int/eng#{“fulltext”:[“Momcilovic”],”documentcollectionid2″:[“GRANDCHAMBER”,”CHAMBER”],”itemid”:[“001-152990”]}): la strada è dunque segnata ed agevolata, basta solo imboccarla.
I danni in senso contrario li ha fatti la Consulta: che i giudici ordinari se la prendessero con lei!
La verità è che gli attivanti e gli aderenti ormai non si presentano in mediazione sia essa preventiva e delegata (spesso senza nemmeno avvisare!), perché i legali in primis la ritengono una perdita di tempo.
Il legislatore (per logiche incomprensibili: vedi da ultimo quella sulla incompatibilità) ha voluto costruire un giocattolo folle e inevitabilmente è andato fuori controllo. Via l’assistenza obbligatoria dell’avvocato in mediazione che non trova alcun precedente nel mondo, tranne che nei luoghi ove si conduce una mediazione a processo in corso e dunque con parti già costituite.
Prendersela con i poveri volontari mediatori o con gli organismi che ci mettono del loro pur di far rispettare la condizione di procedibilità, mi pare inaccettabile.
Se io dicessi ai miei clienti prima di depositare un atto giudiziario: “Speriamo che sia assegnato a Tizio, perché Caio non ha voglia di lavorare”, sarei un avvocato ignorante o in mala fede; e alla fine che visione avrebbero i miei clienti della giustizia?
Lo sfogo di un mediatore

Suggerisco la lettura di un libro di Piero Calamandrei, edito nel 1921 (MILLENOVECENTOVENTUNO) dal titolo “Troppi avvocati” .
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