L’eremita
Mi piace questa definizione di Primo motore senza sangue, mi ricorda in un certo senso che si può sopravvivere e segnare il tempo anche nelle condizioni più disperate, nei momenti in cui non sembra di realizzare alcunché di concreto od il concreto comunque non dà frutto, magari reca soddisfazione, ma non sostegno. Un po’ come mi sento ora…
Abelardo
Ma va… non l’avrei mai detto che c’era qualcosa che non andava…Perdona la mia ironia… in realtà puoi considerarla un pianto… una sorta di impotenza in cui mi ritrovo a tratti a dialogare con te. Sei uomo, amico mio, e mortale…non c’è nulla che tu possa fare per cambiare questa definizione, se non pensare. Il pensiero aiuta ed io l’ho sperimentato lungamente… in ogni uomo c’è davvero un mondo inesplorato che la stessa morte può soltanto recidere, ma non distruggere. Ciò che si è creato con la mente esiste per l’eternità, viceversa ciò che si traduce in opera non dura spesso nemmeno una generazione. Impara a pensare e a far pensare: ti renderai libero e libererai gli altri dalla schiavitù della precarietà esistenziale.
L’eremita
Come si fa ad imparare a pensare? Non è una cosa spontanea che non dipende nemmeno poi tanto da noi? E poi dove si conserva il nostro pensiero? E come faremo a riappropriarcene nel mondo di là?
Abelardo
Quando vennero create le stelle fu la Parola a far sì che splendessero nel Cielo… il medesimo concetto vale per tutte le cose che compongono il Creato, hanno assunto una ben precisa funzione nel momento in cui Dio ha deciso di affidargliela…ma l’uomo invece è stato lasciato libero di imparare a trovare il proprio significato… noi siamo ad immagine e somiglianza di Dio, ma non sappiamo che cosa fa di preciso il nostro Creatore… perché dobbiamo impararlo… e qualsiasi attività materiale che svolgeremo in questa vita in un certo senso ci allontanerà da Lui… perché tutto ciò è nato soltanto col peccato originale…non dobbiamo riporci un gran conto se non per il fatto che Dio si farà incontrare attraverso le nostre opere in questa vita; ma le opere cadono necessariamente in secondo piano e non hanno alcun peso di fronte alla morte. Soltanto il nostro pensiero mantiene il contatto primigenio, perché ciò che ci venne richiesto quando lo Spirito ci generò fu soltanto di pensare.
E di questa facoltà mai Dio ha inteso privarci forse perché è proprio quella che più ci avvicina a Lui, anzi a ben vedere è stata rafforzata perché alle scelte interiori che si possono operare con la mente si sono aggiunte quelle esteriori. Il pensiero dunque è il motore senza sangue di cui ti parlavo, convoglia in sé ogni nostra energia e quindi dobbiamo imparare a farlo battere anche quando ci sentiamo logori, apprezzando il fatto che proprio la consunzione è segno di distinzione, dell’esserci così tanto esercitati…ogni insegnamento si accavalla, amico mio, e si impara da ogni cosa imparata e così possiamo costruire ponti meravigliosi sulle nostre macerie; non c’è bisogno di conservare il pensiero perché esso si evolve in forme sempre nuove che si autoalimentano, come il seme che diventa fiore e poi frutto e poi concime e poi seme ancora…a noi sta di tracciare le relazioni sulla sfera di Dio in modo da comprendere non il perché di questo ciclo, ma il ciclo stesso, che ci deve essere un ciclo che rende eterni i nostri pensieri. E allora il problema non sarà quello di ricomporci dopo la morte: la sfera non si può spezzare, più gira e più acquista potenza, ed il pensiero resta all’interno per la forza che Dio gli ha concesso, il pensiero siamo noi ed è la nostra anima che vola verso il centro della sfera, libera finalmente da ogni incombenza nella forma senza forma che Dio volle per la Sua sostanza quando ci concepì e ci affidò prima ad Eva e poi a Maria, Spose e Madri del nostro cuore.