“Lei sa, Madre mia, che ho sempre desiderato essere una santa, ma ahimè!, ho sempre constatato quando mi sono paragonata ai santi che tra essi e me vi è la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui cima si perde nei cieli e il granello di sabbia oscuro schiacciato sotto i piedi dei passanti; invece di scoraggiarmi, mi sono detta: Il Buon Dio non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili, dunque io posso malgrado la mia piccolezza aspirare alla santità; farmi più grande, è impossibile, mi devo sopportare quale sono con tutte le mie imperfezioni, ma voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una piccola via molto dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo di invenzioni, ora non c’è più la fatica di salire i gradini di una / scala, a casa dei ricchi un ascensore la sostituisce con vantaggio. Anch’io vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la faticosa scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell’ascensore, oggetto del mio desiderio, e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza eterna: Se qualcuno è piccolino venga a me. Allora sono venuta, presagendo che avevo trovato ciò che cercavo e volendo sapere, o mio Dio! ciò che voi fareste al piccolino che rispondesse alla vostra chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco cosa ho trovato: – Come una madre accarezza il suo bambino, così io vi consolerò, vi porterò sul mio seno e vi cullerò sulle mie ginocchia! Ah, mai parole più tenere, più melodiose, sono venute a rallegrare la mia anima, l’ascensore che deve elevarmi fino al Cielo, sono le vostre braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario occorre che io rimanga piccola, che lo divenga sempre di più. O mio Dio, avete superato ogni mia aspettativa e io voglio cantare le vostre misericordie” (G, 2v-3r)
Chi scrive è un Dottore della Chiesa Universale, il suo nome è Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, vergine religiosa carmelitana scalza.
Il testo riportato è stato estratto dal volume di Conrad De Meester “Storia di un’anima – ristabilita secondo la disposizione originale degli autografi” nella traduzione italiana, seconda edizione, del 2009.
De Meester, volutamente, per restare il più possibile aderente ai manoscritti originali, non corregge errori o compie aggiunte: riporta quanto è uscito dalla penna di Teresa. Si possono quindi scorgere, rispetto ad altre edizioni, differenze di parole o di punteggiatura. Il significato, ovviamente, nella sostanza resta inalterato.
La citazione, tra parentesi, rispecchia la rielaborazione dei manoscritti compiuti dallo studioso e la sua classificazione, dove G corrisponde, comunemente, al manoscritto C; la barra, nel testo, segna il passaggio dal ‘verso al retto delle pagine’.
Non è mio intendimento entrare, oltre il piccolo cenno fatto, sulla questione dei testi e delle diverse redazioni, anche se si tratta di argomento di particolare interesse e non meramente lessicale o formale. Desidero solo, come ospite di questo blog, offrire uno spunto di meditazione su fondamento letterario, nulla di più.
Il passo riprodotto è assai noto, comunemente definito come una delle sintesi della teologia della Santa di Lisieux: “la piccola via”. In verità è solo un tassello del mosaico. Come ben si comprende leggendo la Lettera Apostolica del 19 ottobre 1997 con la quale Giovanni Paolo II riassume e presenta alla Chiesa il proclamando Dottore, la peculiarità della dottrina risiede nella “scienza dell’amore” donata alla piccola Teresa e da essa interpretata in modo originale.
La “piccola via” è una proposta di santità, la proposta colta da Teresa e offerta al mondo.
Si coglie, dal testo, come la “via”sia stata frutto di una ricerca e giunga come risposta ad un anelito ben definito: alla santità.
L’ascensore è l’immagine (ricordo di una esperienza vissuta con il padre) che costituisce sia il punto di partenza sia quello di arrivo di questa ricerca.
Vi sono citazioni bibliche che Teresa, molto probabilmente, attinge da un quadernetto della sorella Celina, entrata in convento dopo di lei, che conteneva la trascrizione di molti passi, non sono evangelici; Teresa non possedeva, secondo costume dell’epoca, una bibbia personale. In convento ascoltava la Parola di Dio dalla Liturgia delle Ore e dalla Celebrazione Eucaristica.
La profondità di conoscenza del Mistero che emerge dal passo riportato, è impressionante, come impressionante è la facilità di comunicarne l’esperienza.
In nessun altro scritto Teresa parlerà più della piccola via (in termini espressi), neppure nelle poesie. Resterà il messaggio, declinato via via e secondo le circostanze.
Un messaggio che ci interpella, ci scuote, non solo perché cristiani, anzitutto come persone umane, fatte di quell’umanità che Teresa ben esprime.
Un messaggio capace, se accolto, di dare senso alla nostra esistenza, nella quotidianità, e che reca il sigillo di un Dio che viene incontro ad ogni uomo, nella gioia come nella sofferenza, si china su di lui, per trasportarlo, non senza il suo consenso, in quel Cielo che Teresa già abita.
Grazie piccola Teresa.
Giorgio Pernigotti
Ringrazio per l’ospitalità ricevuta. Giorgio
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E’ un onore!
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