Il passo che segue è del 1836 e mi ha commosso; ora so che i miei antenati erano grandi mediatori e che non è stata colpa mia se la mediazione è tornata in Italia solo nel 2010; è colpa di chi ha calpestato le mie origini ed ha fatto sì che l’Italia rimanesse divisa perché una Italia divisa si governa meglio.
“Non basta che il conciliatore sia semplicemente amabile; è d‘uopo ancora che sia esperto. Ei deve non solo ravvicinare spiriti, ma, ciò ch‘è molto più difficile, trovare il punto in cui si riuniscano gli interessi delle due parti, e mostrare ad uno in che possa cavar partito dal piano che all’altro conviene. Per compier l‘opera che gli è imposta, bisogna che il conciliatore conosca a fondo la posizione e il carattere di coloro co’ quali ha che fare, né soltanto sapere ciò che ognuno d’ essi domanda, ma ciò che ciascuno realmente vuole, e ciò che in fatto gli starebbe bene; mettere nella bilancia della divisione i mezzi che l’uno può avere per far valer la sua parte, e l’ inclinazione dell’altro che può essergli motivo a valutar maggiormente la propria; saper stornare un progetto che inceppi la conciliazione, col sostituirne un altro che la faciliti; in una parola aumentare, direi quasi, i beni in quistione, in modo che ciascheduno rimanga soddisfatto di quella parte che riceve di un tutto, il quale intero bastava appena a saziare il suo desiderio; operare, per così esprimermi, il miracolo della moltiplicazione de’ pani. Dopo l’ accomodamento,i litiganti maravigliati del trovarsi contenti, ammirano il prodigio del conciliatore. Ma questo prodigio non accade di spesso, né il carattere di conciliatore appare sempre che si voglia. È un talento che si manifesta, data l’occasione, e le occasioni non si presentano ad ogni passo, a meno che il conciliatore non si faccia ambasciatore: allora le occasioni non gli mancheranno, ma bisogna far conto di quelle soltanto in cui riusciranno in bene li suoi maneggi. Il carattere dell’uomo che possiede uno spirito conciliante s’approssima a quello dell‘uomo amabile. Dotato di quello spirito trova egli nelle più opposte opinioni il punto che le congiunge, nelle passioni più inacerbite, il motivo che potrebbe raddolcirle. Conciliatore può dirsi solo colui che giunge ad ottenere il suo intento. Lo spirito conciliante trova i mezzi che dovrebbero condurre a conciliare, ma non è sicuro che sempre riescano. Il carattere conciliante vorrebbe tutto accomodare, ma può darsi chi fin dalle prima non miri giusto, e non colga nel segno. V’ ha del comico in un personaggio di questa spezie. Lo vedrete affannarsi ad ogni minima apparenza di divisione, cercar di riunire tutti i pareri, prevenire ogni disputa, farsi insopportabile a coloro che tormenta perennemente per impegnarli a rimanere in pace, e per ciò solo ch’egli ama appassionatamente la concordia, movere a tutti querela”.
Il Gondoliere Giornale di amena conversazione. Redattore: Paolo Lampato, Volume 3, 1836, p. 355
Grazie, un commento affascinante. Congratulazioni vivissime Carlo per il Suo blog. Spero di potermi collegare con Lei su LinkedIn se vuole cercarmi. Al momento mi sono iscritto tra i Suoi lettori. Giorgio Pernigotti
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Caro collega, provvedo a cercarla. La ringrazio per l’iscrizione. I migliori saluti
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Stamane mi sono iscritto al Gruppo ADR Italia e mi sono piacevolmente imbattuto nell’interessantissimo “saggio”, non saprei come in altro modo definirlo, risalente ad oltre 150anni fa! Un passo mi ha colpito per la sua sintesi pregnante di ciò che deve essere l’approccio del Mediatore volto non solo alla conoscenza dei fatti e all’inquadramento tecnico/giuridico della vicenda, ma al fondamentale apporto della psicologia nello studio della relazione tra i “litiganti!” “…il Conciliatore può dirsi solo colui che giunge ad ottenere il suo intento. Lo spirito conciliante trova i mezzi che dovrebbero condurre a conciliare…”. Forse Tale “forma mentis” non appartiene ai colleghi avvocati, per carenza di apposita formazione culturale. Una maggiore attenzione all’idagine psicologica di cosa abbia fatto scaturire, a monte, il conflitto prima di procedere al solo ed esclusivo inquadramento giuridico della vicenda, aiuterebbe a rendere, l’odiata mediazione, molto utile anche al fine di di evitare il costante ed unico ricorso al contenzioso. Occorre innovare! Noi avvocati dobbiamo renderci interpreti dei grandi mutamenti sociali ed economici del nostro tempo ai quali quotidianamente siamo testimoni e tutto ciò a tutela dei diritti del cittadini
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Parole sante caro collega! Innovare vuol dire anche prendere a prestito dal passato. Il problema che ho riscontrato io è che se si tratta di attività avversariale non siamo dei campioni a risalire alle origini, ma ciò non accade se parliamo di negoziato. Un’altra grave resistenza riguarda la mancanza di studio del diritto comparato che invece potrebbe confortarci e farci capire che siamo sulla strada giusta nel momento in cui valorizziamo il negoziato.
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Come sempre un grazie a Carlo Alberto per le belle riflessioni che ci propone.
Questa “amena conversazione” del 1836 mi fa purtroppo considerare che ancor oggi sono ben poche le persone che hanno capito così bene l’essenza della Mediazione da poter scrivere un brano come questo
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La sensibilità sa attraversare i secoli, Maurizio!
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