Secondo la tradizione letteraria Riccardo Cuor di Leone era amico di Robin Hood che notoriamente rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Però Riccardo si rese anche conto che Robin Hood rubava al re e ai suoi scagnozzi e dunque una volta divenuto sovrano non poteva certo tollerare di essere derubato.
Se non che il principio di rubare ai ricchi a prescindere dalla successiva destinazione gli piaceva e fu dunque più forte di lui inventare il POS.
Ma chi erano i ricchi di allora? La letteratura non ne parla, ma la storia sì.
I ricchi di allora erano gli Ebrei.
Non c’erano gli studi di settore dei Cristiani (c’erano però quelli della Comunità ebraica), ma vigeva dalla morte di Cristo una presunzione assoluta di pravità in capo ai Giudei. Tanto che per salvarsi dalla morte alcuni di loro dovettero dimostrare di essere giunti a Roma prima della morte del Redentore.
Così il re d’Inghilterra Riccardo I che non amava comunque i distingui, stabilì che ogni loro contratto si facesse in pubblico, in presenza di testimoni, e se ne stendessero tre copie: una per il rappresentante del fisco, l’altra per un probo-viro, la terza per l’Ebreo creditore: tale sistema era deputato a far sì che l’Ebreo non potesse alterare il contenuto della scrittura.
Tale splendida usanza venne ripresa anche sei secoli dopo dallo Statuto di Genova del 1752 per cui il contratto veniva registrato in apposito libro oppure doveva intervenire un sensale cristiano.
Che i mediatori dovessero servire a quei tempi come spie del regime non deve disturbarci dato che anche oggi sono tenuti all’obbligo di segnalazione per l’antiriciclaggio.
Il Codice estense del 1771 era ancora più diffidente di quello genovese: prevedeva che “Ne’ libri de’ loro negozii non dovranno gli ebrei scrivere in lingua ebraica, ma bensì in lingua comune, che possa essere intesa da ognuno sotto la suddetta pena di scudi venticinque in caso di contravvenzione”.
Oggi invece con l’informatica abbiamo superato il problema della lingua: i numeri non sono più una opinione.
Le Costituzioni sarde del 1729 ordinarono poi agli Ebrei di tenere un libro in cui i contratti di vendita o di prestito fossero registrati e di darne nota ogni mese alla segreteria del Tribunale di loro residenza che doveva provvedere a registrare ogni mese le operazioni in un libro (“darà intiera fede tanto in giudizio, che fuori”).
Il sistema nei secoli si specializza: non pare che l’annotazione in conto corrente sia cosa tanto diversa, specie da quando è stato abolito il segreto bancario.
Che cosa è cambiato oggi?
Nulla, se non che forse Robin Hood non se la prenderebbe cogli avvocati che sono i nuovi poveri e che il re Riccardo è stato semplicemente sostituito dalle Banche.