Nel 1948 Theodor Reik, seguace e stretto collaboratore di Freud, scriveva in un famoso lavoro (Listening with the Third Ear: The inner experience of a psychoanalyst. New York: Grove Press), le seguenti considerazioni.
I dati psichici non sono uniformi. Abbiamo ovviamente al primo posto una grossa porzione a cui ricorriamo consciamente attraverso l’udito, la vista, il tatto e l’olfatto. Un ulteriore porzione è costituita da ciò che osserviamo inconsciamente. Si può affermare che questa seconda porzione è più estesa della prima e che ad essa deve essere attribuita, in termini di comprensione psicologica, un’importanza maggiore di quanta ne venga attribuita a ciò che udiamo, vediamo ecc… consciamente. Naturalmente ricorriamo ad essa anche attraverso ai sensi che conosciamo, ma, parlando in maniera descrittiva, si tratta del preconscio o dell’inconscio. Percepiamo delle caratteristiche somatiche, di portamento e motorie degli altri che aiutano a creare l’impressione che ci facciamo senza che noi li osserviamo o ce ne occupiamo. Ricordiamo i particolari del vestito di un’altra persona e i dettagli del suo portamento senza richiamarli alla mente; una quantità di piccoli particolari; una sfumatura legata all’olfatto; una sensazione tattile mentre ci stringe la mano, troppo lieve per essere osservata; calore, viscidità, ruvidezza o levigatezza della pelle; modo in cui una persona lancia un’occhiata od osserva – di tutto ciò non siamo consapevoli consciamente, eppure tutto ciò influenza le nostre opinioni. Movimenti minimi accompagnano tutti i processi del pensiero; le contrazioni muscolari percepibili in un volto o nelle mani, nonché i movimenti degli occhi, ci parlano come fossero parole. Non vi è affatto scarsa capacità di comunicazione in uno sguardo, nel portamento di una persona, in un movimento del corpo, in un particolare modo di respirare. Segnali di gesti ed impulsi nascosti vengono inviati silenziosamente alla regione dei discorsi, dei gesti e dei movimenti quotidini (p. 135).
Benché non si abbia consciamente alcuna idea delle intenzioni e degli impulsi nascosti di un’altra persona, inconsciamente possiamo reagire ad essi con la stessa sensibilità di un sismografo in presenza di una lieve vibrazioni sotterranea (p. 480).
Ci viene in mente il punto di vista di Freud secondo il quale gli uomini non sono fatti per mantenere dei segreti. “L’auto-tradimento sprizza fuori da tutti i nostri pori.”… Tale affermazione richiede un seguito, seguito che può essere facilmente intuito considerando che noi reagiamo all’inconscio con tutti i nostri organi e con i nostri vari strumenti di ricezione e comprensione. L’auto-tradimento altrui viene assorbito da tutti i nostri pori (pp. 142-143).
Queste considerazioni sono state confermate e sono avvalorate oggi anche dalle neuroscienze.
Mi incuriosisce molto il fatto che Theodor Reik subì una causa giudiziaria che lo vide coinvolto per il presunto esercizio abusivo della professione medica, dato che praticava la psicoanalisi, ma era laureato in filosofia.
In sua difesa intervenne lo stesso Freud nel 1926 (Il problema dell’analisi condotta da non medici) che contribuì a scagionarlo, e a dimostrare la legittimità dell’utilizzo della psicoanalisi anche da parte dei non medici.
Dal 1926 non sembra che sia cambiato molto perché chi desidera avere approfondire il linguaggio dell’inconscio subisce facilmente persecuzioni di ogni tipo. E ciò vale anche per i mediatori che si avvicinano alle scienze psicologiche.
D la Repubblica, 3.8.2013, pag. 114
Umberto Galimberti umbertogalimberti@repubblica.it
Perché tanta paura della filosofia?
“ Non so se sa che nel mese di luglio l’Ordine degli Psicologi ha sottoposto a referendum un punto del codice deontologico che prevede gravi sanzioni per gli iscritti che insegnano metodologie e tecniche psicologiche ai non psicologi. L’iniziativa, per altro votata da meno del 15% degli aventi diritto, ha visto un largo successo dei “SI”.
“ L’unico motivo di questa “mission” difensiva e corporativa è una battaglia contro nuove professioni emergenti, come i counselor, i coach, i consulenti filosofici, i mediatori familiari, che ora possono autoregolamentarsi dopo la legge del 2013. Queste professioni hanno colmato un vuoto lasciato proprio dagli psicologi, svincolandosi dall’aurea medica che spesso frena proprio le persone bisognose di aiuto e sostegno, che non deriva necessariamente da problematiche nevrotiche, bensì dal male di vivere attuale, esistenziale, lavorativo, relazionale. Sarebbe bene che gli psicologi riconoscessero, come propria necessità formativa, una specializzazione in consulenza filosofica, che si affianchi a quella in psicoterapia con obiettivi e modelli di intervento diversi, perché diversa è l’utenza, sia delle persone sia delle organizzazioni”.
Lettera firmata.
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