Senza maschera (capitolo III -parte tredicesima)


<<Voglio dire… gli altri si preoccupavano di non farsi vedere con te… io ho lasciato una ragazza con cui stavo da tre anni per te.>>
 <<Però… anche tu sei un bel tipo!>> Un’espressione di disgusto si è improvvisamente disegnata su quelle labbra che tanto desidero; sembra tu abbia bevuto caffè amaro o qualcosa di peggio.
<<Ancora oggi mi ha telefonato un’amica dei tempi del liceo e mi ha chiesto di andare a sciare con lei… io le ho detto di no sul muso perché non mi interessava, nessuna mi interessa, soltanto tu!>>
<<Che ragazze ci sono oggi! io, di invitare un ragazzo, non lo farei mai!>>
 <<Lei lo ha fatto perché mi conosce, sa che tipo sono. Come vedi le occasioni le avrei, ma non mi importano.>>
<<Ed io sono responsabile anche di questo… potresti vedere altre ragazze… vivere delle storie… non si può andare avanti così, devo prendere una decisione…>>
<<Se è per me posso aspettare, sono due anni che aspetto… cosa vuoi che rappresenti un mese più o un mese meno.>> Parole vuote in cui nemmeno io credo: sono un elastico teso all’inverosimile, non posso più aspettare.
<<Eppure non riesco a capire… qualche anno fa desideravo un uomo con gli occhi azzurri e i capelli biondi… ora mi rendo conto che il principe azzurro non esiste; l’amore si costruisce giorno per giorno, ma non riesco ad andare oltre…>>
<<Oh, i principi azzurri esistono… vedrai che ne incontrerai molti… dici così perché io non ti interesso, ma ci sono persone con più requisiti di me di cui sicuramente potresti innamorarti.>>
<<E dove sono queste persone?>> tagliente, e nonostante l’apparente sfiducia, parti dal presupposto che queste persone esistano. <<In campagna la gente mi incontra sempre da sola, chiedono spesso perché io non abbia il ragazzo, e sbuffano:”Ha studiato” come per dire “Chissà cosa pretende questa qui!”; io rispondo che non voglio qualcosa di speciale: sarebbe sufficiente un ragazzo che mi volesse bene.>>
Hai davvero coraggio a raccontare a me queste cose, sembra quasi ti diverta a girare il coltello nella piaga.
<<Io non ho più ideali, non ho alcuna speranza, ma la mia vita va bene così, ho molti impegni: l’amico per andare ai concerti, quello per andare al cinema…>>
<<Io non vorrei assolutamente alterare il tuo sistema di vita; mi basterebbe sapere che sei mia…>> insomma una cosa da poco… <<e poi qualunque cosa tu facessi andrebbe bene, ti chiederei soltanto un po’ di tempo per me, nient’altro… ti chiedo soltanto di condividere qualche interesse con me.>>
<<Ma non saresti geloso?>>
<<No, mi basterebbe anche qualche momento insieme per fare le mie cose con entusiasmo: quando si è appagati da una storia d’amore basta un niente per dare alla vita un’altra fisionomia.>>
<<Uhm, io sarei gelosissima dell’uomo che amo! non ti darebbe fastidio?>>
<<Magari fossi gelosa di me… vorrebbe dire che mi vuoi bene… ma tu non lo sarai mai…>>
<<Ma non ti faccio mai venire rabbia?>>
<<Sì, ma in fin dei conti quel che mi dispiace veramente è che non vuoi passare qualche momento con me.>>
Hai un sorriso disarmato, non sai più cosa dire perché mi rassegni alla realtà; ma poi ti riprendi. <<No, no… io avrei bisogno di uno schiavetto… ti farei soffrire… finiresti per subire anche le cose più ingiuste… a me vien voglia di chiamare le persone a distanza di mesi…>>
<<Certe cose comunque non le accetterei… se tu vedessi altri ragazzi non l’accetterei!>>
<<Accetteresti, accetteresti anche questo, me lo hai detto prima non ricordi? e ne soffriresti!>>
<<No, se tu vedessi altri… non lo sopporterei!>> ti guardo negli occhi con la poca risolutezza che mi rimane, come un bimbo che stringe i pugnetti dietro la schiena; so che non mi credi, ma probabilmente non ti poni neppure il problema visto che non esiste questione.
<<Non si può andare avanti così… devo prendere una decisione… non voglio farti del male…>>
<<Tu non mi fai del male: sono io che ho scelto di volerti bene, penso a te tutto il giorno, mi addormento con te e mi sveglio tutte le mattine con lo stesso pensiero.>>
<<Ah, andiamo bene!>>
<<No, non devi avere rimorsi…>> e mi rendo conto di averla detta grossa, ma la tua replica è davvero imprevista.
<<Non è questione di avere rimorsi, anche perché se fossero così intollerabili vorrebbe dire che di te non mi importa e allora saprei cosa fare, ma non è giusto che ti accontenti di questa situazione.>>
Saranno un po’ fatti miei, se tollero o meno questa situazione; il discorso è un altro: sei tu a non poterne più e questo è solo un altro modo tanto falso quanto garbato (lo devo ammettere) per farmelo capire.
<<E cosa dovrei volere di più? un bacio? sì, un bacio lo vorrei ma…>>
<<In questo momento… non avrebbe… senso>> <<…non avrebbe… senso>> constatazione quasi simultanea, ma non per questo meno dura da digerire; vorrei non averti mai incontrata per non sperimentare l’impotenza, questa sensazione di inevitabilità…
<<Mi viene in mente il protagonista di una bella commedia che hanno rappresentato a teatro da poco; tutte le sere, prima di addormentarsi fa l’esame di coscienza e si domanda:”Oggi sono stato più merda o più vigliacco… oggi sono stato più merda o più vigliacco…” in questo momento mi sento  un po’ così.>>
Ed io non so proprio come cosa rispondere, non capisco se stai recitando oppure se sei sincera… non so più nulla. <<Quando ti posso chiamare?>>
<<Non so… lunedì vado al cinema… gli altri giorni… i soliti impegni… no, aspetta, sono libera mercoledì.>>
<<Allora per vederci… ti chiamo mercoledì?>>
<<No, non dirlo quando telefoni, non lo voglio sapere, sennò devo tornare a casa dall’università, perché so che chiami…>>
<<Allora ti chiamo mercoledì.>>
<<Uffa, adesso mi sento prenotata come una cosa, un pacco… ma se devo essere cattiva lo voglio essere sino in fondo… prendo il mio omaggio floreale… ciao!>>
Scendi e mi lasci sbigottito a cercare una spiegazione per quest’ultima frase; è del resto un angoscioso ritornello che si ripete malinconicamente ogni volta che finisce un incontro: non mi rimane che attendere mercoledì.
(Continua)

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

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