<<Però… anche tu sei un bel tipo!>> Un’espressione di disgusto si è improvvisamente disegnata su quelle labbra che tanto desidero; sembra tu abbia bevuto caffè amaro o qualcosa di peggio.
<<Ancora oggi mi ha telefonato un’amica dei tempi del liceo e mi ha chiesto di andare a sciare con lei… io le ho detto di no sul muso perché non mi interessava, nessuna mi interessa, soltanto tu!>>
<<Che ragazze ci sono oggi! io, di invitare un ragazzo, non lo farei mai!>>
<<Lei lo ha fatto perché mi conosce, sa che tipo sono. Come vedi le occasioni le avrei, ma non mi importano.>>
<<Ed io sono responsabile anche di questo… potresti vedere altre ragazze… vivere delle storie… non si può andare avanti così, devo prendere una decisione…>>
<<Se è per me posso aspettare, sono due anni che aspetto… cosa vuoi che rappresenti un mese più o un mese meno.>> Parole vuote in cui nemmeno io credo: sono un elastico teso all’inverosimile, non posso più aspettare.
<<Eppure non riesco a capire… qualche anno fa desideravo un uomo con gli occhi azzurri e i capelli biondi… ora mi rendo conto che il principe azzurro non esiste; l’amore si costruisce giorno per giorno, ma non riesco ad andare oltre…>>
<<Oh, i principi azzurri esistono… vedrai che ne incontrerai molti… dici così perché io non ti interesso, ma ci sono persone con più requisiti di me di cui sicuramente potresti innamorarti.>>
<<E dove sono queste persone?>> tagliente, e nonostante l’apparente sfiducia, parti dal presupposto che queste persone esistano. <<In campagna la gente mi incontra sempre da sola, chiedono spesso perché io non abbia il ragazzo, e sbuffano:”Ha studiato” come per dire “Chissà cosa pretende questa qui!”; io rispondo che non voglio qualcosa di speciale: sarebbe sufficiente un ragazzo che mi volesse bene.>>
Hai davvero coraggio a raccontare a me queste cose, sembra quasi ti diverta a girare il coltello nella piaga.
<<Io non ho più ideali, non ho alcuna speranza, ma la mia vita va bene così, ho molti impegni: l’amico per andare ai concerti, quello per andare al cinema…>>
<<Io non vorrei assolutamente alterare il tuo sistema di vita; mi basterebbe sapere che sei mia…>> insomma una cosa da poco… <<e poi qualunque cosa tu facessi andrebbe bene, ti chiederei soltanto un po’ di tempo per me, nient’altro… ti chiedo soltanto di condividere qualche interesse con me.>>
<<Ma non saresti geloso?>>
<<No, mi basterebbe anche qualche momento insieme per fare le mie cose con entusiasmo: quando si è appagati da una storia d’amore basta un niente per dare alla vita un’altra fisionomia.>>
<<Uhm, io sarei gelosissima dell’uomo che amo! non ti darebbe fastidio?>>
<<Magari fossi gelosa di me… vorrebbe dire che mi vuoi bene… ma tu non lo sarai mai…>>
<<Ma non ti faccio mai venire rabbia?>>
<<Sì, ma in fin dei conti quel che mi dispiace veramente è che non vuoi passare qualche momento con me.>>
Hai un sorriso disarmato, non sai più cosa dire perché mi rassegni alla realtà; ma poi ti riprendi. <<No, no… io avrei bisogno di uno schiavetto… ti farei soffrire… finiresti per subire anche le cose più ingiuste… a me vien voglia di chiamare le persone a distanza di mesi…>>
<<Certe cose comunque non le accetterei… se tu vedessi altri ragazzi non l’accetterei!>>
<<Accetteresti, accetteresti anche questo, me lo hai detto prima non ricordi? e ne soffriresti!>>
<<No, se tu vedessi altri… non lo sopporterei!>> ti guardo negli occhi con la poca risolutezza che mi rimane, come un bimbo che stringe i pugnetti dietro la schiena; so che non mi credi, ma probabilmente non ti poni neppure il problema visto che non esiste questione.
<<Non si può andare avanti così… devo prendere una decisione… non voglio farti del male…>>
<<Tu non mi fai del male: sono io che ho scelto di volerti bene, penso a te tutto il giorno, mi addormento con te e mi sveglio tutte le mattine con lo stesso pensiero.>>
<<Ah, andiamo bene!>>
<<No, non devi avere rimorsi…>> e mi rendo conto di averla detta grossa, ma la tua replica è davvero imprevista.
<<Non è questione di avere rimorsi, anche perché se fossero così intollerabili vorrebbe dire che di te non mi importa e allora saprei cosa fare, ma non è giusto che ti accontenti di questa situazione.>>
Saranno un po’ fatti miei, se tollero o meno questa situazione; il discorso è un altro: sei tu a non poterne più e questo è solo un altro modo tanto falso quanto garbato (lo devo ammettere) per farmelo capire.
<<E cosa dovrei volere di più? un bacio? sì, un bacio lo vorrei ma…>>
<<In questo momento… non avrebbe… senso>> <<…non avrebbe… senso>> constatazione quasi simultanea, ma non per questo meno dura da digerire; vorrei non averti mai incontrata per non sperimentare l’impotenza, questa sensazione di inevitabilità…
<<Mi viene in mente il protagonista di una bella commedia che hanno rappresentato a teatro da poco; tutte le sere, prima di addormentarsi fa l’esame di coscienza e si domanda:”Oggi sono stato più merda o più vigliacco… oggi sono stato più merda o più vigliacco…” in questo momento mi sento un po’ così.>>
Ed io non so proprio come cosa rispondere, non capisco se stai recitando oppure se sei sincera… non so più nulla. <<Quando ti posso chiamare?>>
<<Non so… lunedì vado al cinema… gli altri giorni… i soliti impegni… no, aspetta, sono libera mercoledì.>>
<<Allora per vederci… ti chiamo mercoledì?>>
<<No, non dirlo quando telefoni, non lo voglio sapere, sennò devo tornare a casa dall’università, perché so che chiami…>>
<<Allora ti chiamo mercoledì.>>
<<Uffa, adesso mi sento prenotata come una cosa, un pacco… ma se devo essere cattiva lo voglio essere sino in fondo… prendo il mio omaggio floreale… ciao!>>
Scendi e mi lasci sbigottito a cercare una spiegazione per quest’ultima frase; è del resto un angoscioso ritornello che si ripete malinconicamente ogni volta che finisce un incontro: non mi rimane che attendere mercoledì.(Continua)