– S. Re-L. Simoni, L’invenzione letteraria. Volume primo. Carlo Signorelli editore. Milano. 2001
– Lingua francese,”Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2009 http://it.encarta.msn.com © 1997-2009 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.
– R. Luperini – P. Cataldi – L. Marchiani – F. Marchese, La scrittura e l’interpretazione. Dalle origini al manierismo. Volume primo. Palumbo editore. Firenze. 2000.
– AA. VV., La letteratura italiana in Cd-Rom. G. D’Anna editore- La repubblica Edizioni. Milano. 1999.
– S. Guglielmino – H. Grosser, Il Sistema Letterario. Duecento e Trecento. Giuseppe Principato editore. Milano. 1994
– E. Gioanola, Storia della Letteratura italiana. Dalle origini ai giorni nostri. Librex editore. Milano.1992.
– A. Momigliano, Antologia della letteratura italiana. Volume primo. Dalle origini al Quattrocento. Giuseppe Principato editore. Messina-Milano. 1937.
– M.L. Meneghetti, La nascita delle letterature romanze, in Storia della Letteratura italiana dalle Origini a Dante. Le origini, il Sole24, Milano, 2005.
Al <<ciclo delle leggende classiche>> appartengono invece una serie di romanzi, in versi ed in prosa, della storia o della mitologia delle età classiche; Enea, Alessandro e Cesare si comportano però qui come cavalieri del Medioevo cristiano e cortese.
Questa produzione testimonia la continuità della cultura latina nel Medioevo romanzo: negli esempi più tardi viene utilizzata, infatti, la prosa proprio per attribuire fede e moralità alla narrazione.
Si parla di ciclo perché queste narrazioni hanno ad oggetto un personaggio in diverse fasi della vita ovvero più personaggi della stessa famiglia (ad esempio la famiglia reale di Francia, la dinastia dei custodi del Graal, il ciclo delle Crociate legato alla figura di Goffredo di Buglione) : alcune parti della narrazione, specie quelle relative alla nascita dei personaggi, venivano, per la verità, costruite ex novo.
Più storie a partire dal XIII secolo vengono raccolte in manoscritti ciclici miniati anche di grande pregio: così che si possa allargare il cerchio dei fruitori ai più diversi livelli sociali.
Un esempio notevole di utilizzazione italiana dei modelli francesi del <<ciclo classico>> è certamente l’Istorietta Troiana, databile alla fine del XIII secolo.
Nella produzione in lingua d’oil va pure rilevata la presenza dei cosiddetti fabliaux (= favolelli)[3], eredi della tradizione satirica latina trapiantatasi appunto nella lingua volgare: avevano come pubblico quello degli aristocratici, ma servivano per rappresentare figure del mondo non cortese (villani, borghesi, basso clero) che si pensavano degni soltanto di raffigurazione caricaturale e grottesca.
I protagonisti della narrazione potevano essere anche animali: così nel celebre Roman de renard (<<Romanzo della volpe>>), di matrice colta e clericale, si descrivono con una narrazione in versi avente toni da epopea, le vicende di numerosi animali parlanti (lupo, leone, cane), tra i quali spicca, per astuta intraprendenza, la volpe, simbolo di astuzia, anarchia ed indifferenza per le regole del buon vivere.
Resta da segnalare, nell’ambito della letteratura in lingua d’oil, il filone didattico-allegorico.
Fra i testi più fortunati che lo rappresentano troviamo il Roman de la Rose (<<Il romanzo della Rosa>>), poema sul tema dell’amor cortese[4].
Si tratta di un’opera in due parti, scritta nel corso del XIII secolo da due poeti francesi, il più vecchio Guglielmo De Lorris (per i primi 4.000 versi otto sillabici composti forse nel 1237 o verso il 1240) ed il più giovane Giovanni De Meung (per i successivi 18.000 che si possono datare attorno al 1280).
La prima parte, attribuibile al De Lorris è il racconto dei sentimenti personificati (ad esempio la Bella accoglienza e la Nobiltà d’animo, rappresentanti l’autore) che cercano con le parole di cogliere nel giardino dell’Amore (che rappresenta la vita cortese) una Rosa (simboleggiante la donna amata, difesa dalla Ritrosia e dalla Mala-Bocca); dopo un alternarsi di insuccessi e speranze, l’amante non riesce a soddisfare la propria passione amorosa.
La seconda parte, composta dal De Meung, è la descrizione dei vari episodi attraverso cui l’autore riesce a raggiungere la Rosa, ben custodita in una torre.
Entrambi gli scrittori si servono di procedimenti didattico-simbolici tipicamente medievali, e non di rado cadono nel sensualismo più potente; ma il De Meung, meno fornito di sensibilità narrativa, tende alla compilazione enciclopedica, infarcendo il discorso di nozioni scientifiche relative ai vari settori dello scibile medioevale; inoltre la sua composizione si allontana dal tema di fondo: agli ideali cortesi viene sostituita l’esaltazione degli aspetti più materiali dell’amore, la figura femminile diventa oggetto di pesanti attacchi, mentre a valori come la carità o la rinuncia si preferiscono agi e ricchezze.