L’eremita
Se mi guardo intorno non mi sembra che la vita degli altri abbia avuto chissà quali risvolti… stento a vedere progetti nella ripetitività dei giorni… nella semplice volontà di non morire o di vivere con prudenza; ciò mi consola e mi avvilisce allo stesso tempo. Mi sembrano più concrete e visibili le funzioni delle cose, anche se chiamarle cose potrebbe apparire riduttivo. Tante volte ho desiderato di essere una scodella, una forchetta, un litro d’olio, un albero, una roccia, un girasole. Così da poter avere un’identità precisa.
Abelardo
La fatica di vivere è benedetta da Dio. Le cose non sanno che significhi e ricevono in cambio la fedeltà ad una funzione. L’uomo deve faticare perché è un artefice come lo è stato Dio all’inizio del tempo. Senza la fatica non può esistere la creatività, l’entusiasmo di un cammino, la ricerca e nello stesso tempo l’ideazione del progetto. Tu sai che vuol dire vivere senza fatica… lo stai provando ed ogni giorno perdi un pezzettino del tuo ingegno, della memoria, della volontà, come un naufrago in mezzo al mare che… non riesci più nemmeno ad immaginare una terra ed ormai sei rassegnato a sprofondare nell’abisso.
L’eremita
È proprio così e ne ho molta paura, ma non riesco a trovare una via d’uscita. Ogni sforzo non solo è vano… si traduce in una punizione come se il mio destino fosse quello della mera accettazione di un piano immutabile… non ne vedo il senso, sarebbe più razionale la fine e forse anche apportatrice di qualche frutto… chi lo può sapere,. Vivo soltanto per riempire un ventre che peraltro ultimamente non mi sembra neppure tanto soddisfatto… e sento i battiti del cuore accelerati come se stessi correndo, ma sono fermo, terribilmente fermo in una scatola di vetro e cemento che solo mi ripara dalla intemperie… l’ansia è inarrestabile… ansia per cosa poi non si sa… o meglio qualcosa si intravede. Il bello ed il brutto della vita è che il fallimento non è mai definitivamente dichiarato, progredisce inesorabile e sembra annientarsi per gli avvenimenti più semplici, quegli avvenimenti che ti stanno più a cuore… sembra annientarsi ma riprende poi…
Abelardo
In termini umani, a ben vedere, anche la vita di Cristo è finita miseramente. Eppure la ricordiamo da millenni. I fatti non sono sempre come sembrano e spesso danno risultati insperati. Ma ci vuole una grande preparazione: è questa che conta veramente, bisogna porre le basi e alla costruzione poi penserà Dio. Nessuno può sapere se la nostra casa diverrà una capanna od un castello, ma certo le fondamenta sono importanti per intravedere il progetto e poter sperare in qualcosa di bello e di grandioso.
Nutriti della Scrittura perché la Sua forza è indistruttibile, non lasciar passare giorno senza leggere la Parola, ogni sillaba è necessaria al tuo tempo e al tuo tempio; poi verrà l’acqua e la terra per farti guardare quel che di santo hai costruito, solo per i tuoi occhi perché Dio non ha bisogno di una forma e di una materia per godere della tua salvezza.
La Parola ti trasporta in un mondo incantato dove sei solo con Dio così come fu per Adamo prima della caduta… è un’isola luminosissima nel mare delle tenebre che finalmente non riesce neppure ad avvicinarti; e pure se non comprendi l’intero disegno ne senti la smisurata potenza… come se fossi immerso in un’energia dolcissima che non ha fine se non nella tua attenzione e costanza nel bere Amore.
Con la Parola tu puoi forgiare quella vita che Dio sperava nell’abisso prima di costruire il cielo e la terra, quella vita che Adamo ed Eva rifiutarono, quella vita che nacque poi con la fatica e l’impegno, la devozione oltre ogni limite dei martiri.
Accetta la Croce come se fosse il punto di congiunzione di tutti i possibili cammini verso Dio e verso gli uomini, non ti deluderà perché al centro ci sarà sempre il tuo cuore ferito e vivo, illuminato e risplendente.
Con grande affetto e solidarietà ai fratelli dell’Abruzzo
Carlo e Giulia