I nostri figli mai nati/Pensieri


I nostri figli mai nati

Ovunque posiate gli occhi
non c’è che immensità
voi
marinai abitati dagli dei
venite a noi due
da quell’amore terribile
che ci incatena
voi che conoscete
più della vita
che vi donammo

Genova1311 

Pensieri

Con gli occhi nostri
vedrete le luci
belle e ingrate
della città notturna
non ostaggi delle nuvole
né fantasmi alla finestra
della fretta irresistibile.
Ma solo bellezza e
malinconia al tramonto.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

30 pensieri riguardo “I nostri figli mai nati/Pensieri”

  1. fortunate e privilegiate, perchè la vita talvolta sia davvero un privilegio, tante sono le opportunità di incontrare la Bellezza che essa ci offre! Ma i figli non sono solo una gratificazione e la gratificazione comunque è una conseguenza, non il fine dell’amore e quindi non è detto neppure che essa debba essere presente. E’ terribile ciò ce accade in Cina, terribile perchè è l’uomo, è la legge umana ad aver preso il sopravvento sulla legge divina…e quando si arriva a ciò c’è qualcosa nella società, qualcosa di grosso, che non funziona, che va contro la vita stessa pur apparentemente difendendo questa vita.

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  2. L’amica per la pelle della mia bimba Tina é cinese, cosí come lo é sua sorellina, entrambe sono state adottate. Dico ció per ricordare a tutti di quanto siamo fortunati ad essere nati dove siamo nati. Purtroppo siamo cosí fortunati da permetterci anche solo nel pensiero, di poter pensare di programmare, programmare tutto, anche quanto di piú naturale é in noi, come diceva Filippo. In Cina, ora, nel 2007 quasi otto, non ti é permesso di avere piú di un figlio, sei tassato su ogni figlio e se é femmina, costretto all’aborto. Quello che tante di queste povere madri, che ovviamente non possono permettersi l’altissima tassa, fanno, é nascondersi nelle campagne, partorire da sole in mezzo ai campi per poter stare con il proprio nato anche solo qualche istante, qualche giorno, poi lo cedono ad orfanotrofi stipati. Scusate, non voglio fare della morale, é che vedo queste due bimbe tutti i giorni e tutti i giorni penso a quanto sono belle, a quanto possano essere pensate, piante, dalle loro madri biologiche, se potessero vedere come sono belle, anche per un solo istante!, Siamo cosí fortunati noi ma spesso neppure lo sappiamo! Alberta

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  3. torno solo un attimo sulle liriche e sull’opportunità mancata d’amore…i figli sono impegnativi, ma anche una ricchezza unica al mondo. Il bello di essere genitori sta nella capacità del genitore di scoprire, in ogni piccolo evento che normalmente riempie la sua giornata e quella dei figli, un qualcosa da gustare per la sua unicità. Ogni cosa è una scoperta e si inserisce nella contemplazione di quel mistero che è l’interiorità di ogni singola persona. Il perdere una tale occasione di vita, di relazione, di crescita è sicuramente un dolore forte, pur nell’accettazione del disegno divino.

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  4. non dimentichiamo inoltre che l’uomo non può attentare mai arbitrariamente alla vita umana, perchè essa è e resta comunque un dono di Dio all’uomo e il rispetto della vita costituisce un diritto fondamentale della persona.
    Questa chiacchierata deve avere la finalità di sottolineare ben chiaro tutto ciò nella nostra coscienza. La riflessione di Carlo e Giulia partiva a parer mio da un dolore, il dolore per una vita che non è nata. E con la poesia questi nostri sensibilissimi amici ci hanno fatto riflettere sul dono prezioso ed unico della vita e su come ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per difenderla.

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  5. io rifletto anche sul fatto che una società che consiglia l’aborto terapeutico è comunque una società che mostra di non essere capace di portare il peso delle sue debolezze. Ed un tale segno non presagisce a parer mio niente di valido per la soluzione di tanti problemi sociali che ci assillano.

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  6. oggi il panrama è diverso e presenta addirittura atteggiamenti contrapposti:di fronte al rifiuto della procreazione e del ruolo parentale da parte di alcune coppie in vista di una esaltazione a volte assoluta della propria vita personale (carriera, tempo libero, cura personae) si presenta per altre coppie il desiderio forte di avere un figlio. E qui allora bisognerebbe parlare di fecondazione artificiale e quant’altro, ma non è il caso.

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  7. Non dimentichiamo che la fecondità è stata per molte culture e in tutto il mondo segno della benedizione divina (nel mondo ebraico ad esempio) o comunque comunicazione della vita che va al di là del tempo concesso alla singola esistenza umana, attraverso la prosecuzione della cosiddetta stirpe.

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  8. ovviamente a parer mio, ma non per tutti è così. Per noi questo stesso momento rappresenta per l’uomo e per la donna il passaggio alla nuova responsabilità di essere anche padre e madre. Patrizia

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  9. L’amplesso sessuale dell’uomo e della donna sottende l’istanza procreativa che rende possibile la fecondazione dell’ovulo da parte delo spermatozoo dando il via a quella dinamica di moltiplicazione cellulare che cosatituisce l’inizio di una nuova vita nel grembo materno.

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  10. se la nascita dell’esere umano viene registrata nei dati anagrafici appena egli viene partorito, è però evidente a tutti che l’inizio della sua storia e la sua presenza sulla scena del mondo sono ateriori a quell’evento.

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  11. mi inserisco solo per ricordare a tal proposito il messaggio del cardinal Martini, quando affermava che la vita si presenta come un mistero da interpretare con rispetto, più che come un bene da possedere e programmare a nostro piacimento. Avete fatto tutti delle ottime considerazioni, ma io parto dal presupposto del titolo che leggo in cima alla pagina. I figli non nati…i figli forse oggi si programmano troppo. Se li vuoi non arrivano, se non li vuoi arrivano e li rimandi talvolta al mitente. Se li desideri accade anche che la gravidanza si interrompa e via alle litigate con Dio! La vita, amici miei, non si può programmare. Questo ci stanno dicendo Calo e Giulia. Non abbiamo ilpotere di nulla, tutto può sfuggire al nostro controllo, pur avendo la percezione che in realtà abbiamo il controllo di tutto. Nulla di più falso! I procedimenti con cui si configura la vita, la maternità, la paternità, il calore familiare, i sentimenti, gli impylsi sessuali, le relazioni educative, gli strumenti della convivenza sociale, vanno acostati con occhi pieni di stupor, con mani che tremano per la paura di manipolare, banalizzare, rendere sterile una realtà che è fragile ed indifesa. Noi dobbiamo difenderla e custodirla, nella certezza che facendo ciò difendiamo di fatto noi stesi, il nostro destino e la nostra dignità.

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  12. Di fronte alla notizia della vita oggi siamo chiamati a considerare con attenzione l’estensione dell’applicazione dei nuovi poteri biomedici, che indicano via via la portata della questione bioetica. I progressi della scienza vanno infatti a incidere sulle fasi della vita in cui l’essere umano è più esposto all’intrusione che può eventualmente toccare lo zoccolo vitale dell’identità personale.

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  13. ed è difficile a mio parere resistere alla tentazione di privilegiare il diritto del più forte, del più utile e del più appariscente….non è poi questa gran cosa la società in cui stiamo per entrare da adulti! Paola

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  14. oggi più che mai si fa fatica a dare una giustificazione alla propria vita ed alla vita stessa, mi sembra che risulti difficile trovare l’equilibrio per affrontare le novità rappresentate da tecnologie sempre più avanzate nei vari ambiti della biologia, a cominciare proprio dalla genetica. Annalisa

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  15. ogni scelta fatta da ognuno di noi si colloca nelle gamma delle potenziali alternative che abbiamo a nostra disposizione e presuppone la considerazione della responsabilità di cui siamo investiti così come delle conseguenze del nostro operare. Patrizia

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  16. Paolo accennava alla bioetica, quella scienza che parte dal presupposto che la vita, ogni vita, non è mai solo un fatto privato, ma riguarda in tanti modi e con molte implicazioni ogni soietà in tutte le sue componenti e in definitiva tutta la comunità umana. In questo post si parla di figli mai nati, di scelte fatte forse, oppure di lutti per così dire subiti. Sarebbe bello confrontarsi con gli studenti su questi argomenti di grande attualità per tutti.

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  17. grande sensibilità e commozione, molta delicatezza, quella di chi ha imparato ad accogliere segni incomprensibili solo con l’aiuto dell’amore e della fede. La cultura certo ci sostiene nella quotidianità, ma dobbiamo attingere soprattutto alla Fonte suprema se vogliamo perseverare nella speranza…di certo dinanzi a tali “perchè?” non possiamo rispondere, possiamo solo abbandonarci alla volontà del Padre, essere fiduciodi nel Suo disegno, nel Suo progetto d’amore per ciascuno dei Suoi figli e farsi forza grazie a chi abbiamo accanto, come si diceva nei giorni scorsi circa il valore dello stare “al fianco dell’altro”.
    Sono liriche che scuotono qualcosa nel profondo, che riflettono sul dolore inspiegabile ma non per questo senza senso, senza fine…purtroppo per noi talune cose sono inaccessibili, ma la disperazione poco aiuta…e avete dato ancora una volta prova di quanto l’amore e la fede siano importanti per accettare un destino incomprensibile. Grazie per questa lezione di vita.

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  18. penso proprio che sia questo il punto di forza:voi che venite a noi due da quell’amore terribile che ci incatena. Forse è terribile perchè in tali situazioni è impotente…sembra quasi un amore che sia andato perso, ma i versi dei nostri amici ci dicono invece che nulla dell’amore va perso, non una parola, non un respiro, nulla. Tutto accoglie Dio nella Sua immensa bontà, quella stessa bontà che che ci ha donato il tramonto e la notte e tutti i suoi misteri, quella Sua bontà che ci incatena…i figli mai nati ma cercati, voluti, desiderati, ma anche quelli rifiutati sono anelli della catena della nostra vita…e per questo indissolubili. Che responsabilità abbiamo se pensiamo che loro vedono comunque coi nostri occhi…dobbiamo avere uno sguardo limpido, degno della loro innocenza, puro come le loro anime! Questo ci aiuta senza dubbio a migliorarci!

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  19. Non mi sento di fare un commento, non si puó commentare un’esperienza tanto profonda senza averla provata. Ricordo che prima di diventare mamma, se sapevo di qualcuno che aveva perduto un figlio non ancora nato, non mi faceva molto effetto, non lo capivo, soprattutto se si trattava delle prime settimane di vita, tra me pensavo subito a quanto peggiore potesse essere perderlo quando giá in carne ed ossa e con ció immaginavo un bambino che ora corre tra le braccia della mamma e ora non c’é piú. Nel momento in cui ho fatto il mio primo test di gravidanza i miei pensieri sono cambiati. Non appena due persone scoprono di aver dato inizio al grande miracolo, tali persone sono giá divenute madri e padri, sono state scelte da uno di quegli angioletti che volano liberi in questo cielo che un giorno ci é appartenuto, per divenire carne.
    Questa é la mia forte sensazione, che ancora oggi sento ogni volta che mi perdo negli occhi delle mie bimbe, non sono venute dal nulla, erano giá reali nella mente di Dio, erano angeli in attesa, e ogni giorno quasi mi stupisco al pensiero che fossero in attesa di me. Alberta

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  20. tutti siamo abitati dagli dei, o meglio da Dio, da Lui veniamo e a Lui ritorniamo. Ed il cerchio si chiude, si chiude nella Bellezza, nella malinconia delle opportunità di amore che abbiamo perso. I nostri figli mai nati di certo ci mettono in crisi, sia che a volerlo siamo stati noi, sia che sia stato Dio. Sicuramente il Signore sa cosa è meglio per noi e nel caso di una nostra scelta saprà perdonarci. E’ molto delicato il tema sotteso a questo post. Ha ragione Paolo quando afferma che si potrebbe trattare di bioetica e immagino che ci arriveremo domani, ma è altrettanto giusto che ora mi soffermi su due cose. La prima è la presenza nei nostri cuori dei figli non nati ma abortiti. Non credo sia possibile dimenticarli, probabilmente non è la stessa cosa vissuta da un uomo e da una donna, sicuramente il dolore è diverso, ma è comunque un dolore e ci tengo a sottolinearlo. Anche per noi papà è un dolore un figlio non nato, rimane là, come un pensiero, vivo, ogni tanto ricompare alla memoria quasi a volerci imporre una sosta dalla fretta irrefrenabile. E forse sono stato in grado anche io di pensare a questo figlio mai nato come a un marinaio (non sarei mai stato capace di creare però un’immagine così alta del tutto!) che ha solo una rotta:abbracciarmi alla fine dei miei giorni.
    Ci sono tanti modi di toccare l’anima…voi sapete sempre come farla vibrare e ad ogni nota io mi sento sempre un po’ cresciuto, un piccolo passo che mi avvicina alla Verità.
    Salvatore

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  21. Non c’è che immensità, quelle anime guardano l’immensità di ciò che non è stato, godono dell’immensità della Grazia, loro così lontani, così in stato di grazia, noi così terribilmente incatenati dall’amore, noi ostaggi della fretta irresistibile, noi che non sappiamo dimenticare, a sera, la verità. Tutta là sta la verità, in un pugno stretto, nel palmo della nostra mano, vuoto…tutta là sta la nostra fragile vita, l’unica cosa vera è che siamo di una fragilità spaventosa ed è terribile l’amore quando calca la sua mano e ce lo mostra…lo mostra con quel “VOI”, isolato, che grandeggia sulla pagina e sul quale si riflette tutta la malinconia e la bellezza di cui un genitore è capace in quanto tale.
    Vorrei che fossero immortali questi versi perchè hanno tanto da trasmettere, hanno tanta vita da insegnare! Nicola P.

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  22. Ringrazio inoltre Carlo e Giulia per questi versi così sofferti, ma anche luminosi, come la città notturna, versi che spalancano l’orizzonte immaginativo in cui si muovono marinai abitati da dei, che sorvegliano sui genitori, loro che sono così avulsi dalla fretta assurda di questa nostra vita che ci porta così spesso a perdere di vista le cose importanti. Grazie.

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  23. mi piace da morire quell’immagine così potente e prepotente, che si erge col capo alto su tutta la pagina: marinai abitati dagli dei venite a noi due da quell’amore TERRIBILE che ci incatena.
    Terribile. E’ terribile l’amore, perchè la vita ci dona ma poi ci strappa ciò che ci è stato donato e l’amore deve imparare ad accettare questa cosa, ed è questo che è terribile! Non certo l’amore che ci incatena ancora di più nel dolore, semmai terribile è l’amore che non può vedere il suo frutto…a ben pensarci qui il poeta ha volutamente inserire un’ipallage! Ed ancora aggiungo che tante volte siamo noi ad essere ingrati nei confronti della vita, a non saper godere delle opportunità di imparare ad amare che essa ci offre…e non so, non saprei francamente dirlo, ma forse è un’esperienza d’amore anche un figlio non nato. Vi chiedo perdono per questo, ma sono convinto che solo facendo esperienza di un certo dolore se ne possa parlare e se ne possa testimoniare il suo insegnamento.

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  24. …e questi angeli vedono con gli occhi dei genitori il mondo, mi pare importante sottolineare come ci portiamo comunque dentro la responsabilità mancata della nostra paternità e maternità. Non sono fantasmi, figure evanescenti, sono marinai, sono la bellezza della vita che avrebbe potuto essere e la malinconia per quella stessa vita che non è stata. Ma a sera, alla sera della vita ci si rincontrerà poi tutti e quell’abbraccio credo che non avrà mai fine.
    Vedete, anche se questi versi rechino in sè tanta dolcezza, mi lasciano comunque la certezza che non conosco ancora abbastanza, che c’è ancora un’immensità che dovrò raggiungere…e questa è una speranza di vita. Comunque!

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  25. devo confessare che questa pagina mi ha profondamente colpito, mettendo in discussione la cosidetta paternità (e maternità, ovviamente!)responsabile di cui tanto si parla e per la quale ogni rapporto sessuale deve essere aperto alla vita. Non voglio però parlare di questo, almeno per ora…so che ci torneremo su, poichè questo è un post che tirerà fuori molti argomenti tra cui la bioetica. Prima di allontanarci però dai testi e iniziare tutti i nostri voli pindarici sui quali confrontarci, mi sembra opportuno dare spazio ai versi. Ecco, nella prima lirica, CHE è ESTREMAMENTE FEMMINILE, c’è un’immagine diafana, eterea, di questi figli che non sono tali, che sono in potenza, che rimangono tali nel cuore…figli mai avuti, figli forse desiderati e mai nati, forse per scelta, per disperazione oppure semplicemente perchè la gravidanza si è interrotta. E loro sono rimasti là, come un buco, un’occasione mancata d’amore della nostra vita, ma non per questo meno importanti. Nella prima lirica, dicevo, queste anime di angeli sono marinai…non è un’immagine negativa, disperata…tutt’altro. E’ un’icona carica di significato. I marinai viaggiano e qui viaggiano nel regno di Dio, sono nella gRAZIA DEL pADRE E PER QUESTO SANNO PIù DI TUTTO IL MONDO, PIù DELLA VITA STESSA CHE I GENITORI HANNO loro donato, perchè sanno cosa c’è dopo la vita, sono già nelle braccia di Dio. Ed è una gioia poter rivolgere a loro preghiere e nello stesso tempo pensare che sono là in attesa di abbracciare finalmente papà e mamma. Perchè un domani sarà certamente così.

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  26. mamma mia! Che pelle d’oca! E’ una tematica nuova, mai avevamo affrontato insieme il tema dei figli non nati, perchè così è stato, perchè talvolta non li abbiamo voluti, talvolta ci sono stati strappati….ed i figli non nati sono come i pensieri, vanno e vengono, sempre li abbiamo presenti, capita di pensare a loro come ad angeli che ci indicano una via, una possibile via, li preghiamo affinchè ci illuminino…grande malinconia ci prende al pensiero dei nostri figli non nati. Un’occasione persa, un’occasione di amore, di crescita, di confronto. Non nascondo che la prima lirica mi ha profondamente coinvolto dal punto di vista emotivo:c’è in quei versi non la disperazione per la perdita, ma il dolore associato alla speranza. Grazie! Tiziana

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