Al tuo fianco/Piccolo canto


Al tuo fianco

Rotondo il mare
mi sconcerta.
Ne riderà la luna?
O le stelle ansimanti
che brillano ancora
dei battiti nostri…
Fummo divini un tempo
per morire d’amore.

arenzano911

Piccolo canto

Nell’ineffabile
divenire dell’anima
Dio ascolta
un’eternità senza confini
quando dalla pelle
un canto trasuda
per morire
nell’umile limite
del pianto.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

38 pensieri riguardo “Al tuo fianco/Piccolo canto”

  1. io credo che quel pianto che trasuda dalla pelle sia proprio il pianto per lo stupore dell’incontro con Dio (mi riallaccio soprattutto a quanto detto da Paolo e Carlo), l’idaguatezza che noi proviamo dinanzi all’amore sconfinato del Padre nel momento in cui facciamo esperienza dell’Amore, che è altro dal sesso, è apertura dell’anima, del cuore, proprio alla luce del fatto che il cuore è un “luogo” dove l’incontro con Dio è possibile. Questa interiorità che spesso coinvolge noi e l’altro e Dio siamo soliti chiarla “cuore”, per indicare in maniera simbolica i sentimenti più profondi come l’amore e l’amicizia, due esperienze in questa nostra vita fondamentali per fare esperienza di Dio.
    Ancora complimenti per come siete riusciti a rendere unica questa pagina che vibra di passione e cultura.

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  2. vorrei ancora dire la mia su questa bellissima pagina. Credo che il senso profondo di questi versi sia e rimanga comunque l’esperienza di Dio. Sentiao spesso dire che che è impossibile o comunque difficile fare esperienza di Dio, non è possibile pensare di avere una comunicazione con Lui nello stesso modo in cui l’abbiao con i nosri simili, essendo troppo grande la sproporzione tra l’essere di Dio e l’essere dell’uomo. L’uomo da sempre cerca Dio e Dio da sempre cerca l’uomo ed è da questa comune ricerca che uomo e Dio entrano in comunicazione, attraverso la natura, la storia e il cuore.
    Sarebbe bello un giorno poter ritornare su questo concetto di incontro…non mancherà senza dubbio l’occasione.

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  3. A proposito di corpo voglio poi sottolineare come nell’atto sessuale ognuno sia proteso verso l’altro, andando oltre i limiti del sè, espandendosi fuori di sè per incontrare il mistero dell’altro, in un dono d’amore.

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  4. i ragazzi si sono espressi davvero in maniera esemplare…fanno le scarpe agli universitari! Intanto un grazie a Carlo e a Giulia per aver suscitato la conversazione e poi una precisazione che nasce dal fatto che è importante stare l’uno al fianco dell’altro. Non c’è relazione umana senza linguaggio ed il dialogo, la comunicazione verbale e spesso non verbale, come quella che avviene nello stare fianco a fianco, in una relazione di amicizia e d’amore sono assolutamente fondamentali.

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  5. Riprendendo aristotele San Tommaso insiste sul fatto che vi è nell’uomo una dopppia unità di corpo ed anima:unità di natura e unità di essere, in quanto l’uomo agisce come una sola natura umana e in quanto ogni singolo uomo è solo un singolo essere. Marta

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  6. se non ci fosse l’anima il corpo non sarebbe che materia inerte, se non ci fosse la materia, l’anima, che è preesistente al corpo, non potrebbe individuarsi. L’uomo è quindi sinolo di forma e materia…ed il pianto leopardianamente spesso lo connota! Annalisa

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  7. Per il filosofo di Stagira la materia è il principio costruttivo delle realtà sensibili, è il sostrato della forma. Se eliminassimo la meteria elimineremmo tutte le cose sensibili. Laura

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  8. a partire da questo presupposto la pienezza dell’esistenza umana si potrà ottenere solo nella liberazione dal corpo e quindi dai condizionamenti delle passioni e della conoscenza sensitiva. l’anima quindi è chiamata a prepararsi a ritornare alla sua condizione originaria per dedicarsi alla contemplazione filosofica pura degli intelligibili. Emanuela

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  9. Per Platone l’anima è preesistente alla realtà materiale, è intelligibile e immateriale ed immortale. Il corpo è solo un’abitazione momentanea dell’anima che è costretta nei limiti della corporeità. Fabio

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  10. Nella seconda lirica soprattutto c’è la presenza del dualismo anima e corpo…vediamo come gli studenti si possano confrontare attraverso la filosofia. Enrica F.

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  11. i miei più vivi complimenti a questi ragazzi che si misurano abilmente con la filosofia! A proposito di quell’eternità senza confini (vedi cielo della prima lirica) e dell’umile limite (il morire della prima lirica) (come si amalgano bene questi due passi l’un l’altro!) volevo sottolineare come da una parte l’uomo faccia quotidianamente esperienza nel quotidiano dei suoi limiti;ma d’altra parte è pur vero che egli si accorge proprio nel quotidiano di essere senza confini nelle sue aspirazioni e si sente sempre, sempre, chiamato a fare esperienza di una vita superiore.

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  12. Purtroppo non è più possibile commentare per oggi. Torniamo domani, con un’altra mia classe a dilungarci su un altro spunto che ci avete offerto, il divario sanabile tra anima e corpo.
    Grazie infinite.
    Patrizia

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  13. Abbiao poi studiato un altro filosofo, Jaspers, che afferma che ci sono esperienze, situazioni limite come il dolore, la morte, il senso di colpa, in cui le domande si fanno pressanti perchè l’essere in quella determinata situazione ed il non poter sfuggire alla situazione stessa sperimenta il limite e al tempo stesso manifetsa l’esigenza di voler essere in pienezza, nella forma della totalità. Il limite svolge quindi la funzione di rinviare alla trascendenza, ed in questo la seconda lirica è esemplare, nel limite infatti la trascendenza si rivela come certezza di una necessità incomprensibile.
    Fabio

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  14. Riportiamo qui di seguito alcuni passi di Pascal che in qualche modo i versi di Carlo e Giulia richiamano.
    “Il silenzio eterno degli spazi infiniti mi sgomenta”
    Carlo

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  15. credo che questi quesiti abbiano spinto l’uomo fuori di sè, lo hanno aperto ad una ricerca incessante al fine di realizzare se stesso e allo scopo di superare i suoi limiti. Annalisa

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  16. domande circa il senso della vita, che ci facciamo sovente noi giovani, ad esempio chi sono? cosa può rendermi felice? perchè c’è la sofferenza, la morte? Perchè c’è il male? C’è forse una vita dopo la morte? Laura

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  17. L’uomo non si accontenta di guardare in basso, di preoccuparsi solo delle cose terrene. Sente il bisogno di elevarsi, di elevare il suo spirito verso l’infinito, ma spesso tante sue domande non riescono a trovare risposta. Elisabetta

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  18. In questi anni, grazie soprattutto allo studio della letteratura e della filosofia, abbiao imparato che l’uomo cerca da sempre Do e ci siamo spesso chiesti che cosa spinga l’uomo verso l’assoluto, verso ciò che è totalmente altro dalla sua esperienza. Questi versi però mi fanno personalmente pensare che forse non è del tutto “totalmente altro”, forse possiamo fare esperienza anche noi dell’Assoluto, del resto Abelardo lo dice da tempo! Alberto

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  19. mi pare importante soffermare l’attenzione su quanto detto da Filippo. Lascio la parola ai ragazzi per quanto concerne la ricerca di Dio, riallacciandomi proprio ai due versi su cui Filippo ha puntato l’attenzione e invito i ragazzi ad esprimere la loro opinione circa le domande proprie dell’uomo e il senso del limite che spesso l’uomo avverte, come ben evidenziano i versi dei nostri amicic che ancora una volta ringrazio per l’interessante spunto offertoci. Patrizia

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  20. belòlissima di sicuro, ma permettetemi di andare un pochino oltre. Non limitiamoci alle apparenze, andiamo a grattare tra le righe, cerchiamo il senso profondo tra i versi. La Bellezza vera ne deriva dalla ricerca del volto di Dio, ed è palese in quel “fummo divini”, è palese in quel Dio che ascolta. Questo post rimanda comunque ad una riflessione che spero possano presto fare i nostri studenti:l’uomo ed il volto di Dio. La meta finale è il riflettere sul mistero divino partendo dalla nostra esperenza, in particolar modo partendo dall’esperienza dellamor coniugale, ad esempio,…lo stare al fianco di un altro, il lottare, il condividere con un altro la vita è comunque fare esperienza di Dio. Bellissima immagine che va interpretata, che va scoperta e riportata al nosto vissuto!

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  21. ma forse è un dono concreto, che si può rinnovare ogni giorno, proprio vivendo fianco a fianco. Io scorgo in questi bellissimi versi tracce di divinità fuggita, ombre di una Bellezza che solo per un attimo si è rivelata, echi di canti che si sono allontanati e che rivivono nostalgici nella memoria, nella contemplazione del mare, sconfinato come il cielo, sconfinato come l’anima…solo Dio tutto comprende, solo gli amanti nel dono di sè hanno il privilegio d’essere come gli dei, per un attimo solo, ma come gli immortali!

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  22. mi pare che i vostri versi sottolineino oggi come l’amore sia in fondo desiderio di una totalità mitica, quasi nostalgica d’infinito, è anelito struggente verso qualcosa di ineffabile chiaro solo a mente divina, ma che gli amanti, all’acmè dell’amore, comprendono, come comprendono però che si è troppo labili per voler l’eterno … ed llora che rimane? rimane un piccolo canto, lo stupore di quella parte di divino che grazie all’amore abbiamo partecipato e condiviso, la gioia di tale dono e la disperazione della sua astrazione.

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  23. Di certo in questo post ciò che muove le parole, lo spirito che anima i versi è proprio questo sentimento che nella sua purezza ed unicità è quasi inesprimibile, perchè tale è l’anima, l’anima è un qualcosa che possiamo ricollegare a Dio, al creato, ma è inconcepibile talora per noi, è astratta e dobbiamo estraniarci dalla realtà se vogliamo darle contorni, ma proprio perchè essa è divina ed è grazie a ciò che si può morire d’amore, non possiamo che constatare che dalla nostra pelle si sprigiona solo, “solo” un canto, destinato a salire al Cielo fino a morirne d’amore in un pianto. Ed in questo vedo la circolarità tra le due liriche, la chiave metafisica esegetica che ne fa un dialogo vero ed autentico, nell’umile riconoscere che poi solo l’amore è il motore che ci eleva a Dio, in quanto corpo ed anima, in quanto due, l’uno al finco dell’altra.
    Grazie per questa bellissima pagina fatta di antitesi e di tensioni allo spirito dell’uomo. Emilio

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  24. forse in questa pagina sono da riscontrare due mondi, quello della natura e in particolare della natura umana, dellla morte in particolare, e quello salvifico del canto, quello fecondo dell’amore. La morte spesso ci appare come una follia, la vita stessa tante volte è tale ed allora per noi uomini l’unica follia positiva, l’unica alternativa, rimane l’amore ed il canto attraverso cui tale valore si può ancora esprimere con modalità divine!

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  25. si è divini quando si muore d’amore, forse è lì che l’uomo tocca con mano la divinità da cui discende, forse è nel canto che s’innalza dalla pelle e muore, ma muore di gioia perchè si è capito che senso ha questa vita, dove risiede il senso vero di questa stessa vita, che spesso ci coglie impreparati dinanzi al mistero della bellezza e ci fa umili, ci fa piccoli, ma al tempo stessi grandi, divini, perchè siamo stati capaci di toccare con mano, di esprimere a parole che cos’è quell’ineffabile divenire dell’anima. E’ ciò che si prova quando sto al tuo fianco, quando lotto con te, rido con te, quando mi rendo conto che insieme siamo una forza e possiamo rimanere sconcertati dinanzi al mare, ma poco importa se la luna ne riderà…perchè Dio solo e non la luna sa ascoltare quell’eternità senza confini che abbiamo conosciunto morendo d’amore l’un per l’altra.
    Grazie per questa pagina toccante e piena di emozioni. Salvatore

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  26. ed ancora la poesia, così come l’amore, sono lacrime di cielo che colorano questa nostra umile vita, sono il pianto levigato, trasformato in piena luce e restituio agli occhi, perchè vivano di stelle.
    Ed ancora una volta, dinanzi ai vostri versi la commozione prende il sopravvento.

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  27. l’interpretazione di Alberta è straordinaria..questo post fa della poesia un processo verso l’alto, dal reale al visionario, dalla realtà tragica che è rappresentata dalla caducità della vita umana, alla realtà recuperata attraverso l’amore, la poesia per l’appunto. E l’incontro con l’altro, lo stare accanto, fianco a fianco che cosa è se non poesia, se non sublimare quel nostro amore che la condizione di mortali destina comunque a una fine? La poesia, così come l’amore ci forniscono uno stato di grazia, talmente bello da morirne, da piangere. La poesia è voce della verità, una voce che uno ha dentro, che s’alza dalla pelle per arrkvare sino alle stelle e che obbliga a dire in musica, in un corpo, che è la Melodia!

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  28. Questo piccolo canto é a mio parere una delle poesie piú belle che abbia letto, é cosí sonoro che mi pare di sentirlo, come quando sento un brano musicale che corre sulla spina dorsale per scoppiare nel cuore. Questo sono io, uomo, per Dio…sono in grado di colorarGli l’anima, di colorare l’eternitá senza confini, con la semplicitá, l’Umiltá del mio pianto. Per questo Dio si é fatto Uomo, per piangere come un uomo e dare un senso tutto nuovo al divenire dell’anima. Bellissimi versi Alberta

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  29. mi piace la modalità che è stata scelta nel replicare, la trovo originale, soprattutto quella ripresa dei divini con Dio, il morire d’amore che viene interpretato come il morire di un canto che nasce dalla pelle, concreto e astratto nei vostri versi si inseguono forse per ricordare a tutti noi che l’amore ci innalza al divino e ci sopravvive un domani.
    Rossana

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  30. scusate non ho firmato:sono Nicola. Aggiungo ancora che lo stile di questo post è particolarmente curato, anche l’immagine con quei due rami protesi all’infinito racchiude in sè un qualcosa di metafisico, una rotondità tra cielo e terra, tra finito e infinito….circolare! Molto armonico e circolare.
    Complimenti!
    Nicola P.

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  31. singolare dialogo, singolare canto a due voci, canto che si disperde tra la terra e il cielo tra il finito e l’infinito, i confini, i limiti e l’eterno. l mare, rotondo, pare si possa tutto abbracciare ma di fatto non è così e la luna ne ride, le stelle sono in sintonia con noi e tutto il creato canta al ritmo degli amanti che sanno che solo l’anima sarà felice, l’uomo di per sè è condannato al pianto che è espressione del limite umano, tanto umile quanto ineffabile è l’anima stessa, la sola che Dio ascolta quando amando veramente entra in sintonia con il creato intero ed allora solo armonia c’è per la gioia di Dio!

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  32. oserei dire …metafisico! La prima lirica è molto antropomorfizzata, mare, luna e stelle assumono sembianze umane, rotondo, ride, ansimano sono richiami a gesti umani a forme umane, come in una prosopopea. Fummo divini per morire…quasi che gli dei possano morire, ma solo d’amore.
    ed in quel divivi e morire c’è una forte antitesi che sembra nuovamente avvicinare l’astratto al concreto, l’inanimato all’animato.
    In quel piccolo canto che muore nel limite di un pianto vedo tutto il contingente opposto all’ineffabile divenire, all’eternità senza confini…tutto ciò può comprendere solo Dio, a noi uomini non è dato interpretare che significa stare a fianco di chi amiamo, forse non abbiamo parole per poter esprimere ciò, perchè l’amore proviene da Dio e solo Lui sa esprimerlo e comprenderlo…e dinanzi a questo limite, dinanzi alla sconfinata percezione del palpitare della nostra anima, anima immensa, impossibile da abbracciare tutta, ci viene solo da piangere, un pianto umile, limitato come noi, esseri fragili e destinati alla morte, forse destinati un dì a far parte di quella divinità da cui proveniamo, o, almeno platonicamente, da cui proviene la nostra anima.
    Bellissimi versi.

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