L’eremita (seconda parte) (Scena unica-parte settantacinquesima)


Nuvole al tramonto a Genova


L’eremita
A rifletterci è semplice e geniale al tempo stesso…voglio dire… il mondo cambia e mutano gli uomini… tutto sembra diventare più difficile… anche le relazioni in certi momenti della vita appaiono davvero impossibili… Dio è invece immutabile dall’eternità… non ci sono scuse quindi che possano limitare od impedire una relazione con Lui…se non il troppo Amore… che pure non riusciamo a condividere… questa mi pare una cosa strana… non capisco come si possa essere ad immagine e somiglianza di Dio… se poi alla fine non riusciamo a condividerNe i sentimenti… insomma il libero arbitrio mi pare così complicato… se ci pensiamo bene… nemmeno Dio può scegliere, Lui ci ama e basta… e allora come può essere che possiamo scegliere noi, se siamo ad immagine e somiglianza Sua? Come può accadere che abbiamo qualcosa… in fondo… più di Lui, anche se spesso scegliere ci mette così tanto in difficoltà?

Abelardo
Il mare ci sorprende spesso… quando appare calmo ed improvvisamente si scatena… può prendere la nostra vita… anche questo è misterioso se ci pensi bene… che l’acqua possa essere fonte di vita e di morte al tempo stesso… l’Universo è ambivalente nelle sue manifestazioni…o almeno così appare agli occhi dell’uomo che non ne può seguire sino in fondo le finalità… ma il giudizio e le riflessioni umane non contano granché… sono per natura limitate…l’uomo spesso non riesce nemmeno a distinguere tra il sogno e la realtà… i fichi d’india pungono, ma contengono al loro interno un frutto prelibato… conquistarlo ferisce le mani, ma ne vale la pena…la porta del dolore può condurre al Sublime…ciò consente di conciliare l’inconciliabile con una semplicità inaudita… le stelle ci possono insegnare… seguono l’orbita eppure brillano tanto che sembrano muoversi in tutte le direzioni…e non certo per effetto della luce divina… la Luce… quella vera, non è una illusione ottica, non ha bisogno della lontananza, né conosce il concetto di vicinanza…lo spazio del Cielo non è come quello del firmamento…e noi possiamo accedere a questa dimensione senza spazio e senza tempo con un semplice sì… Dio nel  Suo infinito Amore non poteva agevolare maggiormente il nostro percorso… è davvero un Padre materno… che si accontenta di poco… che gioisce solo per la salvezza del nostro cuore… che potrebbe morire di felicità se non fosse eterno ed immortale… come una madre che riconosce come significante di una vita intera un’unica opera… il suo bambino. Dio sorride con timidezza e verecondia…come se si innamorasse ancora dopo averci concepito e voluto…ora che ci vede rinascere a nuova vita… ora che ci ha regalato la libertà di nascere ancora, che Lui non possiede perché è eterno… è difficile rinascere, perché questa volta a partorire siamo noi, non la nostra mamma… ci autogeneriamo a nuova vita se accettiamo il dolore della separazione da un’esistenza che ci incatena con tutte la sue seduzioni…è questione di un attimo… tagliare uno sterile cordone ombelicale che ci ha soltanto avvelenato l’anima… e per fortuna l’anima ha i suoi antidoti. Ma noi dobbiamo bere alla coppa del rinnovamento… diversamente ci sarà una sete inestinguibile, perché l’infinito non può che nutrirsi di infinito… chiedi le chiavi del Cielo e girale nella toppa, non rimarrai deluso… l’Amore ti attende come non avresti creduto, come non avresti nemmeno potuto concepire nel più roseo dei tuoi sogni… stendi le braccia ed attraversa la porta…non c’è argine alla Luce perché il Fiume non bagna le campagne… le innonda ed è un tutt’uno col frutto che è già nato…Amati a lungo, come Ti ama Dio e con Dio, non potrai trovare miglior compagno perché sei tu stesso che oramai ti ami dall’eternità.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

30 pensieri riguardo “L’eremita (seconda parte) (Scena unica-parte settantacinquesima)”

  1. cari genitori, cari insegnanti…che dire? qui c’è da lavorare…tanto da lavorare, insieme, io come voi. Queste voci rappresentano il nostro domani ed il nostro domani vede nell’oggi tanti ragazzi che non riescono, non sanno avere, non hanno il bisogno di avere una relazione con Dio. Si relazionano con i coetanei, messaggiano, chattano, ma poi (e qualcuno l’ha detto) spesso sono soli, spesso è un parlare allo specchio il loro. Io credo che abbiano bisogno, i nostri giovani, i nostri figli, di trovare radici, di possedere certezze, ma non certune certezze che ho qui letto, vere certezze, certezze di speranza, non di paura. Non vi nascondo che ho il cuore ammaccato, ma bisogna che ci tiriamo su le maniche e, ciascuno come può, faccia del suo meglio per costruire un futuro nel segno della speranza. C’è tanta fame di Dio nelle parole che ho letto, ma ho percepito anche la presenza di tante mani tese che son rimaste vuote. In questo noi sacerdoti, noi famiglie, noi insegnanti, noi educatori abbiamo tanta responsabilità!

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  2. La mia relazione con Dio cambia a seconda delle circostanze e allo stato d’animo. Spesso mi rifugio in Lui perchè spero che ci sia veramente qualcuno che possa dare un senso alla mia vita. margherita

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  3. Lo cerco solo nel momento del bisogno e non lo ringrazio se mi aiuta. Vado a messa ogni domenica ma non riesco a credere in Lui perchè c’è troppo dolore sulla terra, perchè non aggiusta un po’ le cose? Credo che però senza fede non ci possa essere e non si possA SPERARE IN UN FUTURO MIGLIORE. mARTA

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  4. credo ci sia un Dio creatore dell’universo, buono e paterno..credo che noi uomini siamo vassalli in questa vita e ne godremo i frutti nella vita ultraterrrena. alessio

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  5. credo che un qualcosa al di sopra degli uomini debba esistere, anche se in realtà non sono capace di avere relazioni con Dio e non credo nella Chiesa. Nonostante ciò mi è capitato di cercare un dialogo con Dio, senza sapere che questa relazione mi avrebbe aiutato a risolvere problemi, paure e dubbi. In realtà ho tanta confusione in testa e solo crescendo forse riuscirò ad instaurare quella che è una relazione con Lui. Barbara

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  6. Dio è qualcosa di superiore che porta ad una crescita. E’ quel dubbio eterno che mi fa confrontare con me stessa, con le mie paure e il mio modo di essere. E’ comunque una speranza che ci sia qualcosa oltre la limitatezza degli uomini. E’ una realtà che accomuna tutti, nonostante le infinite sfaccettature…la mia relazione con Dio è sempre incerta, ma è di aiuto nella difficoltà quando tra noi uomini non si trovano soluzioni. Ersilia

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  7. Io che ora credo ed ora non credo più in Dio devo portare soprattutto rispetto verso il Signore. Ci sono tante cose che non comprendo, tanto male che vedo nel mondo e non capisco perchè dall’alto Lui nulla possa fare…sono però convinta che ci sia una vita dopo la morte. Giulia

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  8. La mia relazione con Dio è essenzialmente utilitaristica, tuttavia sento che Dio influenza le mie azioni e la mia personalità a seconda dei precetti in cui credo. Gabriele

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  9. non ho relazione con Dio, per me il nostro Dio è senza fiato e non ha più buoni motivi per parlare…però so che con molta ipocrisia dinanzi alla morte chiederei aiuto anche al dio ignoto, che ora non conosco, non comprendo. Andrea

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  10. con Dio non potrai trovare miglior compagno, ma questo avviene solo e sempre quando si sta in uno stato di grazia, di riconoscenza per Dio stesso. La relazione allora è un fluido che scorre tra Lui e noi, è l’umano che si alza al divino, è Dio che si abbassa all’umano…così in realtà intendevano la relazione anche gli antichi. I Greci innalzavano templi. facevano sacrifici, pregavano, cantavano inni al dio per ingraziarselo, sicuramente, ma soprattutto per innalzarsi a lui, per accorciare le distanze tra la terra e l’olimpo, per ricordare a se stessi che era alla loro immortalità che per tutta la vita bisognava tendere!

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  11. amarsi non è poi cosa così facile e neppure scontata. Amarsi significa soprattutto amare e riconoscere il divino che è in noi, l’infinito che incarniamo:questa dovrebbe essere la molla di tante nostre azioni, ma di fatto la vita ci vede agire in modo molto diverso…ora provo a chiedere ai miei ragazzi di confrontarsi sulla loro relazione con Dio per vedere se questa è possibile oppure ormai solo una chimera! Patrizia

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  12. le chiavi del cielo…le chiavi del cielo…a chi devo chiederle se non al padrone di casa? eppure sono altre le richieste che sono solita fare e come sempre dimentico oppure metto in secondo piano cio che invece dovrebbe essere di primaria importanza! la toppo è pronta, la serratura è a tratti visibile…sta solo a me…il libero arbitrio è decisivo!

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  13. la cosa straordinaria è che siamo infiniti e in quanto tali dobbiamo ma prima di tutto possiamo nutrirci di infinito, dobbiamo e possiamo tendere a Do, a quel paradiso che conquistiamo giorno dopo giorno, errore dopo errore, ma la meta dev’esser ben chiara e i passi decisi, lì verso quel Cielo che è segno dell’infinito che è in noi.

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  14. credo sia necessario però per noi riscoprire, incontrare ancora, ogni giorno, il Suo sorriso per poter dare un volto nuovo alla nostra immagine fatta a Sua somiglianza! Carlotta

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  15. ed ancora…quel cielo che vediamo lì raffigurato non costa nulla…ha il solo prezzo della vita, dello stupore di alzare gli occhi al cielo…è uno spettacolo gratis, tutto per noi!

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  16. il nostro percorso è solo un meraviglioso viaggio verso l’Amore, il problema grosso è che non è comprensibile tutto ciò quando la sofferenza ed il disagio sono il pane quotidiano…la faica sta nel comprendere che al di sopra di tutto c’è l’Amore di un Padre che talvolta ci appare addirittura crudele e spietato…quale amore può esserci dinanzi alla morte, alla sofferenza, alle catastrofi, alla povertà,…e si potrebbe proseguire per paginate intere. Ma siamo noi gli artefici della sofferenza, della povertà, della morte…siamo noi che abbiamo risposto così alla chiamata del Padre e questo è accaduto nella maggioranza dei casi per assurdi motivi economici:tante scelte, moltissime scelte dell’uomo sono dettate da bilanci economici, da interessi finanziari…tutto ruota oggi attorno al dio denaro…e quale amore potremmo trovare dietro la vile pecunia?

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  17. il troppo Amore dice l’eremita…ma può essere l’amore troppo? Può essere troppo? Non è mai abbastanza, mai così gratuito come il Padre si aspetterebbe da noi, anche le nostre preghiere spesso sono condizionate da certe necessità che fanno sì che la nostra relazione sia di un do ut des, o meglio di un ut des e basta perchè io a Dio in fondo che posso dare? che gli posso offrire se non i miei limiti, i miei sforzi, i miei peccati, la mia forza nel migliorare e i miei fallimenti? Ma posso offrirgli anche la tenacia nella fede, la perseveranza nella preghiera…e questi non sono sogni, sono realtà…dobbiamo distinguere bene!Il sogno sta nell’assomogliare quanto più a quel che ci viene detto nel Vangelo..nulla di più. Non è poi così difficile, se non fosse che la debolezza è sempre in agguato, ci pungiamo con il fico e non ne assaporiamo la polpa perchè ormai alla prima difficoltà ci si arrende e lo sforzo è troppo per reagire, per cambiar rotta, strada…meta…quella luce, Luce, non è un sogno – dice Abelardo – può essere realtà. E questo deve donarci molta speranza. Grazie per questa riflessione!

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  18. Rifletto sulle parole dell’eremita ponendomi delle domande. E’ proprio vero che l’uomo cambia, che la storia che si studia come un racconto forse davvero esistito é cosí diversa da ció che succede nel mondo oggi? E’ forse che l’amore in sé é l’unica entitá a non coinvolgere una scelta, proprio perché senza tempo e senza luogo? E’ forse questo che Dio si aspetta da noi, come un padre e una madre…che raggiungiamo lo stato di Amore cosí da capire che tutte quelle scelte che ci hanno allontanato da Lui non avevano senso, non ci appartenevano e non ci appartengono neppure nel nostro piú insignificante stadio di essere umani? Continueró a pormi domande perché sono domande che mi fanno stare bene e vi ringrazio ancora Alberta

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  19. il giudizio e le riflessioni umane non contano un granchè…alla fine ciò che conta è solo il giudizio divino, la riflessione di Dio, la Sua riflessione sulla nostra anima, il Suo giudizio sulla nostra coscienza. Ebbene, questo tante volte mi dona un immenso conforto. Dinanzi al mio peccare, dinanzi all’infrangere certe regole provo tanta rabbia per me stesso e chiedo a Dio perdono. So che nella Sua misericordia, nel Suo Amore immenso, quanto per me inconcepibile, saprà guardare in fondo al cuore e scruterà la mia anima, guardando cosa c’è di autentico, valutando la mia piccola e misera fedeltà se non altro alla vita che pur nella disperazione continuo a rispettare e ad amare come posso. Non mi giudicheranno gli uomini, ma Dio e so che mi giudicherà con il metro dell’Amore:certe rinunce sono frutto di un grande amore, gli errori sono frutto della debolezza. Dio saprà valutare tutto in un modo che per me, uomo, è ora inconcepibile. Dio mi ha tanto amato da avermi posto accanto un angelo, due angeli, che a distanza guidano i miei passi, due amici come Carlo e Giulia che mi offrono conforto e gratitudine per la vita, la mia professione che mi avvicina spesso a Lui…sono tanti i beni preziosi che sono segni tangibili del Suo Amore e sarebbe una bestemmia se io anche solo per un attimo non Gli fossi grato per la Bellezza di cui mi ha omaggiato e per l’amore di cui ho goduto sinora.
    La vita ha un senso solo se si apprende cos’è l’amore, solo se si impara a voler bene, a dare se stessi con gioia a chi ci ama. La vita ha un valore se ogni volta che prego (e devo farlo sempre) ringrazio Dio per la vita e per la vita delle persone che amo e che a loro volta mi hanno insegnato ad amare. Il dolore avvicina spesso le persone, così come la gioia della preghiera, dell’essere in tre quando Lui è in mezzo a noi due. Non dimentichiamo che la relazione che più ci dona gioia è quando siamo capaci di percepire Dio al centro dell’amore umano…innalza il nostro stesso amore, lo purifica, lo monda dai nostri egoismi e ci porta alla gratuità gioiosa di chi si sa offrire, di chi sa accogliere.
    Pagina splendida, da scrivere nel cuore!

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  20. Lui ci ama e basta … ed allora mi pare chiaro:per tutta la vita non dobbiamo far altro che imparare ad amare. Vita ed amore coincidono, dare la vita per i nostri fratelli, investire nell’aiutare chi ha bisogno, tendere la mano al più debole, condividere il pane, spezzarlo insieme a chi non ne ha…ed altro ancora….tutta la vita dobbiamo trascorrere per imparare ad offrirre noi stessi con gratuità, nel metterci al servizio degli altri. Senza presunzione, senza crederci buoni e santi…la santità si ottiene con la morte, si ottiene donando la vita ai nostri figli, facendoci carico del dolore di chi amiamo e con cui condividiamo la mensa ed il letto…imparare a pregare è imparare ad amare, dunque imparare a vivere. La preghiera a Dio è il primo atto d’amore che la mattina dovremmo compiere:la lode per il fatto di aver aperto gli occhi a un nuovo giorno, un nuovo miracolo che potrà fare di questa giornata un capolavoro:guardate la fotografia…che spettacolo. Uno spettacolo che il Padre dona ai Suoi figli…e quante volte, distratti, questi figli neppure se ne rendono conto, presi come sono a camminare a testa bassa chiusi in un mondo di preoccupazioni! Tirate su gli occhi al cielo e Lo vedrete…guardatevi intorno e Lo vedrete comparire al vostro fianco, in quel sorriso, in quella carezza inattesa che il vostro consorte vi donerà, nell’abbraccio esultante di un figlio, nella riconoscenza di una madre….la famiglia è senza dubbio il nucleo in cui si impara a pregare, ad amare e quindi a vivere.

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  21. Dio sceglie solo una cosa:amare. Amare i Suoi figli. Amarli di quell’agape che solo Lui sa esprimere così bene e che noi uomini non comprendiamo, perchè dinanzi alle tragedie, alle sventure ci pare sempre che Dio sia un Padre distratto e dimentico delle Sue creature. C’è un disegno, un disegno d’Amore su ogni uomo, c’è un progetto d’Amore su ciascuno di noi. Il destino ci pare beffardo e perverso, talvolta avremmo voglia di prendercela pure con Dio e non comprendiamo che accanto a noi ci sono segni visibili del Suo Amore…sciocchi! Pensiamo che l’amore di Dio si manifesti con qualche vincita al lotto, con una professione stabile e una sicurezza economica, con moglie fedele, figli sani, mariti prodighi e generosi…ma la vita spesso va diversamente e l’Amore di Dio non ci abbandona mai. Sono prove, continue prove durante le quali facciamo esperienza della relazione con Dio…prove nelle quali tale relazione si approfondisce. Ci sono persone, mia moglie in particolare, che nel dolore mi hanno sempre fatto sentir viva la vicinanza, l’appartenenza con Dio, mi ha sempre fatto sentire Dio al mio fianco, ponendosi di fatto lei accanto ai miei periodi bui, cercando vie d’uscita, accogliendo la mia pena, il mio sconforto grazie al quale siamo usciti entrambi più forti e fiduciosi. Ecco, voglio dire grazie a tutte le persone che hanno contribuito alla mia relazione col Padre, per come mi hanno preso per mano e mi hanno insegnato a pregare, per la fiducia nel Padre che mi hanno saputo trasmettere e per come ora io posso trasmetterla ai miei figli. Nicola P.

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  22. la relazione con Dio, quella di cui parla l’eremita è di fatto una relazione che presuppone un’appartenenza. Se io uomo non avverto, non accolgo tale appartenenza come un dono unico ed esclusivo che mi viene fatto come viatico qui in questa vita allora nessun’altra relazione a parer mio potrà dirsi relazione nel senso proprio del termine. Relazione con Dio, quindi in primis relazione con se stessi, con la propria coscienza, per poi aprirsi alla relazione verso il prossimo quando ormai il nstro cuore è colmo di amore. La relazione con Dio è sostanzialmente la preghiera, il dialogo costante attraverso la lettura delle Scritture, il domandarsi incessantemente il perchè di questa nostra vita e al tempo stesso esserne grati perchè essa è soprattutto occasione per conoscere Lui. L’eremita ci prova, ci prova anche inconsapevolmente a stabilire questa relazione. La relazione con Dio si stabilisce ogni volta con la purezza dei nostri occhi guardiamo il mondo, accogliamo un figlio, ci rivolgiamo con amore a chi ci dona la vita con passione perchè crede in noi. L’eremita avrebbe bisogno di tutto questo, ma può contare solo sulla preghiera e forse non ha ancora compreso quanta importanza essa possa avere nella sua vita…è un paradiso a portata di mano, questo è la relazione con Dio! E’ questo che Abelardo intende!

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  23. “l’appartenenza fa solo l’uscio più amaro”…queste erano le ultime parole di Abelardo e di appartenenza abbiamo appena terminato di parlare…il cerchio ancora una volta trova a posto tutti i suoi punti e si può riprendere un altro giro di giostra con gli occhi rivolti a questo splendido cielo di cui stasera mi fate dono. Torno domani a commetare la bella pagina…devo riflettere su tutte queste parole!

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