L’ubriaco/Tra i tavoli


L’ubriaco

Madido di perché
asciugo alla luna
le mie risposte.
Stanotte non resta
che gettare nel pozzo
il riflesso di un sorriso
stanco di certezze

 

Tra i tavoli

Smemorato
il mare
in questo vicolo mi
rimane accanto
ubriachi di vita
del soleluna.
Spruzzami col fuoco
tu che non sogni
un letto solitario
tu che corri tra le case
l’orizzonte.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

38 pensieri riguardo “L’ubriaco/Tra i tavoli”

  1. solo un accenno alla poesia oraziana nella quale spessso compare l’invito a bere bere (nunc est bibendum!). Questo del banchetto e dei poteri del vino che allontana gli affanni è un motivo – come avete messo ben in luce – che ha una lunga tradizione nella poesia greca:basti pensare che per la cultura greca arcaica il simposio era una vera e propria istituzione sociale, che costituiva un’occasione per la produzione poetica, lirica in particolare. Ma non è certo una banale scalta di tradizione a giustificare il frequente ricorrere nelle Odi oraziane di questo tema, ai quali Orazio ha dato un’impronta tipica della sua ispirazione. Si ha invece l’impressione che il gusto per le cose semplici con cui Orazio si unisce al banchetto degli amici sia la miglior sintesi dell’atteggiamento che il poeta raccomanda di tenere verso la vita ed il suo groviglio di tensioni, spesso privo di senso.

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  2. in realtà nella prima lirica c’è quella malinconia tipica di Alceo che connota l’uomo piegato dalla fatica del vivere che cerca tra gli amici e nel vino un momento di pace

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  3. Tante volte i frammenti di alceo iniziano con l’invito a bere e a ubriacarsi..ilvino per Alceo fu donato dagli dei agli uomini per offrire conforto e sollievo, poichè concede il dolce oblio. Sara

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  4. Il vino è soprattutto una componemte importante della cultura maschile . Esso è severamente precluso alle donne (a Roma le donne non potevano neppure avere le chiavi della cantina) e si beve collettivamente secondo un preciso codice simposiale ed è proprio attraverso l’intimità favorita dall’euforia del vino che il gruppo di amici alimenta i vincoli di familiarità.

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  5. il vino era per i greci un prodigio della natura:il frutto che si trasformA IN UNA METAMORFOSI IN UN LIQUIDO INEBRIANTE E VIVO, COLOR DEL SANGUE, COME SE CONTENESSE IN Sè UNA MAGICA ENERGIA. eNRICA

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  6. Pensate che i Greci non pranzavano mai con il vino. Il vino era destinato al momento del simposio, del “bere insieme” . Etimologicamente la parola simposio deriva dalla preposizione SUN (insieme, con)più la radice del verbo PINO(bere). Il vino puro veniva usato solo per le libagioni iniziali e per tutto il resto della serata si beveva vino mescolato ad acqua in un cratere dove i servitori attingevano per versarlo in coppe da distribuire ai commensali. Il simposio non era caratterizzato da bevute sregolate, ma un elegante sorseggiare ravvivato da intrattenimenti culturali

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  7. anche in Anacreonte è forte la tematica del vino. Bere vino nel simposio è un modo per definire la comunità maschile che deteniene il potere nella polis:da questo rituale sono esclusi donne, bimbi e barbari che bevono senza regola e perciò sono ignari di quello stare tra i tavoli, non conoscono il valore culturale del banchetto in comune. Teresa

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  8. c’è un verso di Teognide che recita “Bevi e ubriacati:ti sentirai più leggero!” L’uomo sente la necessità di essere alleggerito dagli affanni ed il vino a tal proposito è un ottimo farmaco! Carlo

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  9. anche il tema del vino che scaccia gli affanni è tipico della poesia simposiale e sarà poi ampiamente sviluppato nell’epigramma ellenistico e ripreso in ambiente romano

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  10. In Teognide si afferma “Bevi e dimentica la morte”, come a sottolineare che è necessario dimenticare certe certezze per poter sopravvivere…è un ethos al tempo stesso malinconico e vitale!

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  11. Riflettete anche sull’importanza del vino all’interno del simposio. L’esecuzione poetica durante il banchetto coinvolgeva i convitati nella loro totalità e richiedeva un atteggiamento attivo, e non solo ricettivo: si formulavano indovinelli in versi oppure una coppia di invitati si esibiva in un rapido botta e risposta su un preciso tema
    Questo tema della domanda, della risposta è presente anche nella prima lirica…Enrica

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  12. Nella produzione di archiloco il tema dell’oinos è ripreso anche nella descrizione della vita del soldato: il vino accompagna i turni di guardia, la focaccia impastata sui banchi della nave..spesso in questo poeta è forte l’esortazione al bere proprio per dimenticare le fatiche stesse proprie della guerra

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  13. Dice infatti Archiloco, nel fr. 120West:” So intonare il ditiranbo di Dioniso, mio signore/ so il bel canto, folgorato dal vino nel mio cuore”
    Il vino folgora e fa innalzare canti agli dei, il vino corre il mare corre verso l’orizzonte dei pensieri, un orizzonte sconfinato…

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  14. In Archiloco infatti l’ispirazione per un ditirambo, il canto dedicato a Dioniso, proviene dal vino, dono di quello stesso dio che con la sua capacità di stordire ed esaltare le sensazioni, dona al poeta una seconda natura che gli concede di accedere ad una dimensione preclusa a chi rimane padrone della propria mente. Alessandro

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  15. fotografare un bar sopra al mare sarebbe stato banale…fotografare un avventore seduto a un tavolo sarebbe stato scontato…qui si ricerca la poesia in una istantanea, un lampo, un guizzo, uno spruzzo di genialità per chi ha il cuore attento a certi particolari…l’ubriaco e pregno e madido di vino, così come il mare lo è dell’acua, del sole, della luna…così come noi tutti lo siamo di questa nostra piccola e breve vita…quando impareremo ad essere felici?

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  16. ci vuole talento e sensibilità…la poesia bisogna berla per fare una foto così, per pensarla, per costruirla… grazie per avermi donato questo scatto che è per me pieno zeppo, madido di VITA!

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  17. fa meditare tanto quella prima lirica, mi fa riflettere sui miei perchè senza risposte e sulle mie dcertezze…sulle incertezze e i dubbi che mi spingono a ricercare ancora la verità ed il bello di questa vita che spesso ci scivola giù come un bicchiere di vino. Salvatore

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  18. Domani é ancora una volta il mio compleanno. In quel calice é contenuta la mia vita che goccia dopo goccia colora la trasparenza. Verrá un giorno in cui il mio colore traboccherá in quello del mare e anch’io riusciró a rincorrere l’orizzonte, tra quelle case che continueranno a testimoniare le mille vite passate. Nell’oggi m’inebrio spettatrice di quel luccichio di luna e di sole, come di un fuoco che arde di mille sfumature e del quale un giorno faró parte anch’io. Scusate l’interpretazione ma vista l’occasione mi sono seduta “tra i tavoli” e ho celebrato attraverso i vostro versi, assolutamente straordinari. Grazie Alberta

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  19. assai bella questa dissertazione omerica sullepiteto scelto dal poeta…Smemorao è il mare, è un mare che però nello stesso tempo, proprio perchè è come il vino, del suo stesso colore, fa dimenticare…dimentica e dona oblio, il mare è sinonimo di affanni, ed il vino fa dimenticare gli affanni…questa pagina è tutta un grande ossimoro, una dicotomia dolcissima, come se si corresse su binari paralleli e si passasse all’immagine del mare a quella del vino, poi di nuovo al mare per ritornare al vino…un dialogo eterno, senza fine, un botta e risposta tra anime che ancora una volta si confrontano su altissimi livelli culturali e artistici. Nicola P

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  20. si pensi alla radice dell’epiteto oinops, che è composto da ionos che significa vino e dalla radice del verbo opao, vedere. Come se fosse vino alla vista e quindi piacere, ma anche oblio…come se fosse scuro come il vino, inebriante come il vino, ma anche pericoloso, il mare, come il vino…i Greci non bevevano mai vino puro, uso tipico degli Sciti, popolo barbaro.
    Quindi duplice interpretazione per questo epiteto.

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  21. Omero dice “oinopa ponton” , color del vino, nebbioso! E questa è la prova della scarsa voglia di viaggiare dell’uomo antico, perchè a portare l’uomo lontano, sul mare, non è una scelta dettata dal piacere, ma una dura necessità..non un desiderio di libertà. Alla base di un viaggio nel mondo antico c’è sempre una motivazione economica.
    Sono due bellissime liriche, che a primo acchito paiono avere poco in comune, ma l’icona (straordinaria) ben le lega e rimanda a molti riferimenti letterari.

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  22. E l’ubriaco appare come uno straccio appeso ad asciugare..forse è la vita stessa ad essere così, sospesa, sulle onde ad asciugare, a guardare verso un orizzonte irraggiungibile…mentre il pozzo è simbolo di confine, di limite…sono difficili da interpretare, sapete, questi versi…ma splendidi! Marta

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  23. i vostri versi mi dicono che si può essere ubriachi anche di vita, che si può berla, questa nostra vita, fino a inebriarsi del suo soleluna, del ritmo intero delle sue giornate. Carlotta

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  24. l’orizzonte del mare (della seconda lirica) coincide con la linea rossa CHE IL VINO SEGNA SUL CALICE…come se ci fosse una corrispondenza, segreta, tra i due liquidi…bellissimo!
    Federico

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  25. carissimi, vi raggiungo dopo giorni e giorni di silenzio e non vi nascondo la commozione dinanzi a questa pagina…abbiate la pazienza di attendere lunedì, quando proporrò ai ragazzi una riflessione sul tema del vino e del mare nei lirici greci e latini…credo che darà delle soddisfazioni!
    Grazie per questo dono letterario! Enrica

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  26. spruzzami col fuoco così come gettare nel pozzo…acqua e fuoco per mondare e purificare, quasi una rinascita in questo perdersi nel vino, nel mare…in questo mare color del vino! Questo post mi ha trasmesso un’emozione forte, visiva, uditiva….si mescolano i sensi così come il color del vino si mescola all’acqua del mare e divine all’occhio umano un tuttuno! Oggi avete dato prova di una grande sensibilità artistica!

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  27. ammirando e leggendo questa pagina non può che venirmi in mente quell’espressione omerica celeberrima…il mare color del vino!
    Ed Omero, padre della letteratura occidentale, sarebbe fierissimo di questa vostra interpretazione dell’epiteto da lui attribuito al mare!
    Avete davvero la “mente colorata” come Ulisse!!!

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  28. Solo il riflesso di un sorriso, quasi che sorriso non sia, un sorriso stanco e che non può pienamente esser tale perchè le certezze sono troppe e troppo dolorose, quel letto è forse troppo solitario…
    Questa pagina è un’opera d’arte!Costanza

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  29. spettacolare! Questa pagina esprime bene il sentimento dell’oblio, della dimenticanza che ci permette di sopravvivere come se l’annegare certi pensieri potesse talora essere un’ancora di salvataggio, uno scoglio per me, per te, naufraghi, ubriachi di questa vita che sempre ci sbatte tra i suoi flutti amari ma al tempo stesso incantevoli perchè alla fine ci rimane sempre un sorriso sul volto, seppur stanco…ed è questa la speranza!

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  30. senza parole! Veramente senza parole:meriterebbe di partecipare e vincere un concorso!!!
    Smemorato è il mare….e l’ubriaco beve per dimenticare!! A volte mi sorprendete per come riuscite a collegare i pensieri come anelli di una catena.

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  31. perdonatemi se mi soffermo prima di tutto sulla fotografia, ma merita veramente una riflessione, non solo perchè è bella, perchè l’idea è geniale, ma soprattutto per come ha sintetizzato il contenuto delle due liriche, il che è l’operazione più difficile!I miei più sinceri complimenti per quest’immagine che da sola è già poesia! A più tardi.
    Nicola P.

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