L’eremita
Ho paura di morire senza aver capito… avendo bruciato ogni opportunità, ogni strumento e dono… io non ho mai imparato a ringraziare, forse perché non ho mai cercato di costruire una relazione, ma ho sempre preso e preteso alla rinfusa, così come potrebbe pretendere un ladro in fuga… sento che il mio corpo è stanco di sopportare il logorio di una vita ripetuta e così drammaticamente irripetibile… e in bocca trovo sovente il gusto del sangue, il respiro si fa difficoltoso ed il cuore accelera senza emozione, solo perché lo stomaco si è riempito a dismisura di questa dolce e grassa infelicità.
Non sono mai stato credibile nemmeno per me stesso… sembra che la menzogna mi circondi come un salvagente e che la gente non possa che stare alla larga da me… sarà pure il segno dei tempi, ma è davvero brutto diffidare sempre del prossimo ed attaccarlo, anche quando si sa benissimo di avere torto… questo, tanto per dire qualcosa… la cattiveria altrui non servirà certo a salvarmi l’anima, anzi alla fine forse sarà pure un’aggravante per non aver saputo, voluto, cercato, tentato… certe volte abbasso pure la guardia e l’istinto non funziona più… quell’istinto che ci vuole verso il Bene…mi chiedo che differenza faccia la mia sorte… se sia davvero possibile risolvere ogni questione in termini filosofici… se io ci sono non c’è la morte e se c’è la morte… io non ci sono più. Perché preoccuparsi allora? Solo perché l’inferno potrebbe essere peggiore di quanto già vivo o non vivo qui? E se poi comunque fossero preoccupazioni vane per un destino che in realtà era stato già deciso… no, questo no… perché allora saremmo assolutamente svincolati dall’umana responsabilità e la nostra permanenza qui non avrebbe alcun senso… comunque mi domando che mondo sia quello in cui l’uomo diviene solo un peso per il prossimo… un peso da scrollare via con tutti i mezzi…
Abelardo
Il salice piange senza difficoltà perché la natura ha voluto che avesse questa forma particolare… ma tu non sei un salice, tu sei nato per stare in piedi bello diritto, ad ognuno la sua funzione… tu non sei nemmeno un ciliegio a cui gli uomini sembrano badare solo in certi periodi dell’anno, tu sei sempre in fiore e fai sempre frutti succosi e saporiti…è vero che il contadino utilizza spesso un veleno contro i parassiti, ma non è un veleno mortale, basta un po’ d’acqua fresca per neutralizzarlo… Anche Dio sceglie spesso certe situazioni, certi stati d’animo per proteggerti da nemici mortali… a te basta giungere le mani, come per metterle sotto una fontana di acqua fresca ed il tuo essere si purifica, anche da ciò che in fondo ti proteggeva…il dolore, l’angoscia, l’insoddisfazione continua sono come il verderame… sono un male necessario, perché qualcuno un giorno possa coglierti, perché il tuo frutto ed il tuo fiore si facciano ogni giorno più forti e più desiderabili…tu sei un albero speciale che non è un albero, un po’ come quello del Bene e del Male, con la differenza che tu devi diventare cibo per il prossimo.
Chiedi a Dio che il tuo frutto brilli proprio quando è più carico di pena, ma al tuo cuore non basti allertare i sensi altrui, il tuo cuore chieda di appartenere… ci vuole un senso in più per appartenere al grande cuore dell’Universo, quello lo devi scatenare tu e si mette in moto soltanto con la preghiera… lo Spirito giunge soltanto quando Lo richiama la sua sposa… il mondo non avrà mai questa forza di attrazione… per questo ti pare così crudo e disumano… nessuna realtà può essere così potente da metterti in relazione con Dio, sei tu che devi cercare la relazione ed una relazione privilegiata… Dio può mettersi “a tu per tu” con ogni uomo perché Lui è Amore infinito, ma senza una tua parola questo Amore è un po’ come un uomo che dimentichi le chiavi di casa sua…l’appartenenza fa solo più amaro l’uscio serrato…