La mia città
La mia città
si sporge in un amplesso
verso il mare
si spande nella spuma
della risacca
profumata di resina
e nel vociare
dei vicoli
che nella notte
scivolano giù
lungo muri
secchi di pietra
lucidi, schivi
e generosi
come i pescatori di sogni
che anche oggi
nell’alba rosa
vanno a tingere
speranzosi
le sudate reti.
Estraneo
In questa sera
vibra d’amore il cielo
e Giunone incontra Venere.
Dicono che queste pietre
appartengono a me
come la malinconia.
Tintinna la notte
per un brindisi alla luna:
Selene mi volle estraneo
a questa terra.