La gioia/Mi assido/Il dono


La gioia

Lasciate indietro
paure affilate
e spenta
la retorica
che affabula
i ciechi
troviamo insieme
il coraggio
di convertirci
alla gioia.

 fiori di montagna

Mi assido

Fuori dal gruppo
mi assido
per osservarti
verso la luce.
Non ho più occhi
né gambe per la
vita che sfugge
solitaria.
Ciò che posso
è trasformare il tempo
in immobile eternità.

 

Il dono

Eterno è l’attimo
e questo ghiaccio
che accarezza
il ramo adamantino.
Lenta cade una goccia
e non più
inaccessibile
è la tua anima
che da lontano
mi doni.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

112 pensieri riguardo “La gioia/Mi assido/Il dono”

  1. non è più inaccessibile, non ha più paura l’anima di volare fuori dal corpo, ma libera esce e si fa dono, si libera dagli schemi, prende occhi e gambe e va incontro al prossimo…è commovente! Commovente questo ramo che un po’ alla volta si libera dal ghiaccio con suo calore intrinseco e si fa ramo, si fa gemma, si fa foglia e poi frutto…per donarsi! Furio

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  2. ed ecco come dal cristianesimo la filosofia moderna erediterà l’idea metafisica di un’anima-sostanza, autosussistente rispetto al corpo, in gran parte estranea al concetto greco originario di psychè. Enrica

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  3. da sant’Agostino si passa al concetto trinitario che nel Medioevo avrà il suo culmine rappresentando il centro delle sue riflessioni morali e religiose:immortalità dell’anima, visione beatifica ecc

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  4. si tratta di una vera svolta della speculazione greca: da nozione positiva, la materia e la corporeità tendono ad assumere connotazioni negative, che la avvicinano al non essere mentre la spiritualità dell’anima tende a prendere il sopravvento

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  5. Egli accentua l’indipendenza dell’anima dal corpo ed i suoi caratteri divini: la sua unità ed indivisibilità, la sua ingenerabilità e incorruttibilità. Per cogliere ciò che l’anima è in sè bisogna per Plotino volgere lo sguardo alla coscienza, intesa come vita interiore ed introspezione.

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  6. Tanto nello stoicismo che nell’epicureismo lo svolgimento delle funzioni intellettuali è assicurato da questo principio materiale e corporeo. Spesso infatti nello stoicismo lpneuma e nous coincidono

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  7. mentre l’epicureismo vede la psychè anche esso come un qualcosa di materiale:è formata da atomi più leggeri ripsetto a quelli del corpo ed al corpo trasmette movimento e vita. Paola

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  8. e nella filosofia ellenistica e romana si scontrano la concezione più tradizionale che accentua una natura corporea della psychè e la nuova concezione platonica di una sua natura qualitativamente distinta dal corpo

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  9. Platone definisce da una parte la psychè come principio di “automovimento” del mondo corporeo (Fedro e Leggi) dall’altro sembra accogliere dall’orfismo l’idea religiosa di una sopravvivenza dell’anima rispetto al corpo

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  10. ma accanto alla visione naturalistica si forma a poco a poco una visione religiosa dell’anima, tipica dei misteri e dell’rfismo: a questi movimenti risale la concezione dell’immortalità dell’anima da ottenersi mediante purificazione rituale

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  11. Questa concezione naturalistica viene ripresa dai fisici e dai filosofi del VI sec. ed essa viene identificata con l’archè, con il principio cosmico della vita e del movimento…e non è esclusa che il nostro poeta pensasse ad un tipo di anima del genere. Enrica

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  12. Per Omero la psychè è l’eidolon, l’immagine, il fantasma, che si separa dal morte per raggiungere l’Ade. Essa è di natura corporea:è alito, soffio d’aria che esce dall’uomo, è l’ultimo suo respiro prima di salutare per sempre la luce del sole. E’0 quindi difficilmente concepibile anche nell’ottica omerica una vita dell’anima indipendente e separata dal corpo.

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  13. da questo punto di vista le liriche sono in perfetta armonia: abbiamo parlato di movimento e staticità, il dono dell’anima implica comunque un movimento del corpo, un passare da uno stato all’altro, un cambiamento, un dinamismo…è nell’anima dunque che si germina la “mollla” della conversione.

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  14. Beh, non a caso siamo ancora una volta chiamati in sede a dissertare di argomento filosofico…la domanda è chiara:che cos’è l’anima?
    e altrettanto chiara deve essere la risposta.
    Per i Greci la psychè era letteralmente il soffio, il principio vitale intimamente connesso al corpo e ai suoi movimenti

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  15. e per creare tali condizioni non ci vuole poi chissà che cosa:basta prendersi per mano e recitare un Padre Nostro…e la nosra anima si manifesta nella sua trasparente purezza e parla all’altro di Dio, è dono di Dio per l’uomo. Filippo

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  16. io credo che significhi qui donare la parte migliore di sè, quella più pura, quella più vicina a Dio e a pensieri di vero Amore. Credo sia questo il dono più grande che si possa fare e ricevere, il dono della vita che si vuol condividere, che si vuol condividere con la gioia…perchè la gioia nasce solo dalla consapevolezza che dove due sono uniti nel Suo nome, Egli è in mezzo a loro.

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  17. l’anima è un ramo incastonato nel ghiaccio…è un qualcosa che fa luce, riflette la luce, così come lo vediamo nell’immagine, è il simbolo di una purezza, di una purezza primitiva, senza macchia, è la parte di noi che più mira alla conversione. Paola

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  18. mi piace pensae a questo dono come un qualcosa che “sgocciola”, che viene profuso lentamente, con il tempo, tempo nel quale ogni attimo è prezioso, ogni attimo è rivelazione e proprio in quanto tale unica e preziosa e per chi riceve eterna!

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  19. l’anima si apre, apre le ali, si libra, vola…si apre al mutamento, si apre alla conversione e da chiusa diventa aperta, diventa dono…da lontano ci si riconosce, si riconosce il miracolo e si rompe il ghiaccio….si esce da sè

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  20. Il ghiaccio piano piano si scioglie, le difese si abbattono, come un incitamento a muovere quel passo verso la luce, un incitamento al coraggio di cambiare. Carlotta

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  21. e mentre tutto sembra fermo, immobile, cristallizzato, il tempo come il ramo, ecco un mutamento, ecco il miracolo:lenta cade una goccia…l’epifania dell’altro da sè, come dicevate prima.

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  22. il ghiaccio accarezza, non rende atrofizzato, non gela, non è negativo…ha in sè nella lirica il calore di una carezza che rende il ramo adamantino, splendente come un diamante, inaccessibile e tagliente, trasparente e simbolo di purezza…l’eternità della purezza, della trasparenza, della conversione alla trasparenza, della conversione alla purezza…il coraggio della purezza…

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  23. è vero:il dono di sè dura oltre il tempo, l’amore è più forte della morte…eterno è l’amore (in certi casi) ed eterno è il ghiaccio con cui difendo la mia anima affinchè il calore del fuoco della passione possa scioglierlo…tutto di Eloisa fu Abelardo, solo di Abelardo fu Eloisa, oltre la morte, al di là del tempo misurabile, oltre l’umano sperare perdurò il loro rapporto…ancora nel sepolcro essi camminano l’uno al fianco dell’altra….

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  24. non solo è eterno il tempo, ma anche la persona….il ramo forse può essere inteso come l’uomo, la donna che nella seconda lirica fuori dal gruppo contempla:fermo e immobile, in contemplazione di un qualcosa, di un miracolo, di un’epifania che gli/le sfugge…Furio

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  25. l’ultima lirica si riallaccia come l’anello di una catena alla seconda e l’espressione immobile eternità viene ripresa in quell'”attimo eterno”. Si cristallizza, si fossilizza quasi questo attimo, non è già passato, è ancora, perdura nella memoria perchè è proprio nella memoria che il tempo si trasforma in immobile eternità.

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  26. e così perdiamo un’occasione di conversione:così ci rintaniamo nel nostro egoismo, prendiamo la staticità della contemplazione ma non abbiamo il coraggio di prendere l’iniziativa per muovere nella luce un passo in più…così non rispondiamo…Paola

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  27. Rispondiamo che abbiamo paura dei nostri limiti, che la strada ci sembra inaccessibile, che non abbiamo occhi per vedere nè gambe per far strada…Alberto

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  28. In questo sta per me il valore dell’osservazione, nel prendere un dono che ci viene fatto e nel renderlo fecondo nella nostra anima, nel rispondere ad una chiamata che ci viene fatta:fuori dal gruppo qualcuno ci chiama, ci chiama per nome:noi lo osserviamo, questo è il primo passo, ma il secondo è la nostra risposta…cosa rispondiamo? Camilla

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  29. E’ pur solo un atteggiamento quello che si può cambiare, un atteggiamento nei confronti della vita, un affrontarla alla luce della speranza che spessso si trova negli altri e gli altri infondono a noi stessi. Fabio

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  30. io ho letto in questo post la possibilità che noi tutti abbiamo per cambiare, per dare una svolta alla nostra vita, per trovare in noi il coraggio di un cambiamento voluto con gioia. Elisabetta

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  31. “ciò che posso” è un affermare quasi con un flebile grido che si ha ancora la voglia e la capacità di potere, di poter afferrare una vita che sfugge, che sfugge se la lascio sfuggire, ma se voglio (e posso) posso non perdere l’occasione, posso prendere il coraggio a piene mani e sostenuto dal compagno che ho al mio fianco trovare la forza della conversione

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  32. Capita spesso ai poeti di tirarsi fuori dal gruppo e osservare, contemplare un qualcosa che lì per lì sembra inaccessibile, osservarlo non tanto dal di fuori, quanto da un’angolazione personale, descrivendo con passione e non con distacco la verità che la vita sta loro rivelando…si parte dall’osservazione dell’altro che è da sè per ritornare per l’appunto a sè.

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  33. Probabilmente bisogna davvero avere il coraggio di mettersi fuori dal gruppo per imparare ad osservare. L’osservazione è il primo passo verso l’apprendimento! Il primo passo di un lungo cammino…

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  34. tante volte penso che a sfuggire non sia la vita, il tempo, bensì noi, noi che sfuggiamo le occasioni belle che la vita ci offre! Proprio per vivere nel senso più pieno del termine. Rossana

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  35. quel “fuori dal gruppo” mi ha colpito:fuori dalle convenzini, fuori dalla “normalità”, fuori da me stesso anche mi fermo, mi siedo e contemplo:la contemplazione della Bellezza è un qualcosa per la quale oggi non c’è più molto tempo a disposizione…si corre, altro che immobile eternità, viviamo nella corsa più folle…non c’è nulla da contemplare…e ci perdiamo il bello della vita. Salvatore

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  36. che quell’immobile eternità sia eternità di contemplazione nel Signore e che davvero ognuno di noi possa essere segno di Dio, segno vivente della Sua presenzA! eNRICA

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  37. forse l’immobile eternità sta nella continua contemplazione di chi sta nella luce,…il poeta auspica di vedere sempre così chi ama, in mezzo alla luce, forse con la speranza davvero, un giorno, di poter avere nuovamente occhi e gambe per rincorrere una vita che non gli sfugge più, nè tantomeno è solitaria

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  38. perdonatemi…non vorrei che nesssuno mi fraintendesse…probabilmente non ho neppure colto il senso preciso di questa replica ai primi versi, ma ci terrei a precisare che la mia non è una strigliata di orecchie, solo un ulteriore incitamento alla gioia. Vorrei solo esprimere la mia convinzione che la conversione è possibile, è possibile convertirsi alla gioia quando tutto va per il verso storto, quando sembra che siamo dannati, quando non c’è più neppure la voglia di vivere. E’ sempre possibile ascoltare una chiamata in questi casi, anche se le nostre orecchie paiono sorde e la sordità si aggiunge agli altri due handicap. Di ci ama per ciò che siamo, coi limiti che abbiamo, siamo figli Suoi. Se vogliamo trasformare il tempo in immobile eternità, facciamolo con lo scopo che l’eternità ci possa significare la Sua presenza accanto a noi. Ecco, forse è proprio questo il messaggio intrinseco alla lirica ed io non l’ho compreso…e chiedo scusa! fiippo

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  39. ma non è così…non è così. A nessuno è preclusa la salvezza. Quella luce indica qualcosa di preciso, è verso Dio che il poeta si asside e osserva. Il tempo sfugge, non la vita:la vita ci chiama e dobbiamo avere il coraggio di rispondere con gioia.

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  40. ma non si ha il coraggio di trasformare se stesi, di convertirsi…la vera trasfoemazione non avviene, si blocca quella luce in un attimo eterno per cercare in essa una gioia perpetua…perchè al poeta è preclusa questa gioia, è preclusa la salvezza!

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  41. ma non ce la fa, il poeta non riesce a reagire ed anche il tempo che è eterno movimento viene trasformato da lui in una eternità immobile…la trasformazione avviene comunque

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  42. e pensarla a questo modo sarebbe il più imperdonabile peccato…lo avete detto ieri:c’è sempre la possibilità di convertire la rotta, di camminare in quella direzione, verso Dio…Lui chiama, ci chiama in continuazione, ha chiamato i ciechi e i paralitici ed ha compiuto miracoli…a Lui tutto è possibile, ma bisogna aver la fede di credere che Egli sia in mezzo a noi, che cammini accanto a noi, che ci mostri la rotta…chi è nella luce non abbandona mai il suo compagno di viaggio:si alza e lo porta sulle spalle, se ne fa carico finchè la meta non è raggiunta…e lui deve avere il coraggio, gioioso, di fidarsi, di credere in chi gli sta tendendo una mano

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  43. …oppure no…oppure tu sei là ad attendermi ma io non posso, non posso raggiungerti, perchè non ho occhi, non ho gambe…la vita mi ha precluso questa conversione…

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  44. perchè tu sei già lì, sei già nella luce, hai già colto il segno…hai riconosciuto la meta e forse me la indichi, mi stai chiamando per trovare con me, accanto a me, il coraggio di arrivarci insieme…ma io mi siedo, mi siedo, mi assido per trovare forse prima di tutto la forza in me di questo cambiamento che forse reputo impossibile…per via di dati oggettivi…

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  45. fuori dal gruppo, non solo gruppo di persone, non solo tra la gente, ma tra le paure, in mezzo alla retorica, io mi siedo, prendo coscienza di ciò che sono di ciò che tu sei…da qui, dalla riflessione parte la conversione.

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  46. nella seconda lirica è un arcaismo, quel “mi assido”, a rispondere in primis ai precedenti versi…una scelta lessicale che però va al di là del lessico e impersonifica piuttosto un atteggiamento:la staticità contrapposta al movimento. Movimento, cambiamento nella prima lirica:staticità, contemplazione nella seconda. -Nicola P

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  47. cara Alberta, prima di sentirsi madre è necessario sentirsi moglie. Il fatto è che ciascuno ha alle spalle una sua storia e non sempre certe impostazioni di vita coincidono. Ma credo che un cammino verso Dio sia sempre possibile, del resto è Lui che unendoci col sacro vincolo del sacramento si è posto in mezzo a noi. Non credo che sia l’invidia a dover essere esercitata, quanto solo uno stimolo a camminare verso di Lui:questo è a parer mio il senso della prima lirica. Nonostante le nosre storie siano divcerse, nonostante abbiamo alle spalle bagagli culturali diversi abbiamo scelto di camminare, io e te, l’uno accanto a l’altro, abbiamo scelto di sorreggerci nei momenti di difficoltà e di condividere le gioie e le amarezze che sono proprie della nostra esistenza. Lo abbiamo scelto nel Suo nome, perchè crediamo che insieme a Lui noi possiamo fare un cammino verso la vera Gioia. E questa conversione è possibile. Sin da ora. Siamo già in cammino…lasciare indietro le paure e trovare il coraggio..questa è la verità! Un abbraccio forte alla tua bella famiglia! Tiziana

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  48. Quando parlate del vostro cammino di coppia, di quello che é il vostro matrimonio, vi invidio molto, moltissimo, chissá, forse devo aspettare , aspettare per lo meno di poter dire di essere sposata da tanti anni. Ogni Domenica quando vado a Messa con le mie bimbe mi ripeto che va bene cosí ma in effetti mi sento molto sola…la mia conversione é solo iniziata e vorrei poter dire di avere qualcuno accanto che mi stimola a tale ricerca, in effetti mi sento come se dovessi essere io a stimolare senza peró sentirmi in grado di farlo..é facile allora sentirsi fasulli. Sono le mie figlie ad aiutarmi perché ho bisogno di Dio per sentirmi madre e poi chissá, forse tra qualche anno potró scrivere anch’io che Dio é vivo nella mia vita di coppia, che Lo cerchiamo insieme, ogni giorno, non semplicemente perché siamo buoni Cristiani ma perché ci alimentiamo di Lui e di noi reciprocamente. Scusate la confessione ma leggendovi mi rendo conto di quanto io stia perdendendo. Alberta

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  49. in pratica convertirsi è il cammino nella fede. E’ fidarsi di Gesù Cristo perchè Lui ci è accanto in tutti giorni della nostra vita. Ci guarda, ci sorregge, ci stima, ci incita. Conosce i nostri tempi ed è armato di molta pazienza. Il Suo amore per noi è talmente grande che ad ogni nostra esperienza riusciamo a coglierne solo una parte. Grazie per questa bellissima chiacchierata che allarga i cuori. Salvatore

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  50. oggi per noi convertirsi è soprattutto continuare a vivere e a testimoniare con gioia l’entusiasmo della fede, alimentati dallo stupore che proviamo sempre l’uno per l’altra, dal desiderio di condividere tutto con l’altro,…dall’amore che diventa di giorno in giorno sempre più oblativo.

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  51. Oggi, dopo anni e anni di matrimonio, sento che la conversione non è solo un cammino verso Gesù, ma anche un impegnare il cuore a non farci distrarre, a resistere legati come tralci alla vite, a lavorare nella vigna del Signore con umiltà e speranza, ad affrontare la vita con coerenza, alla luce della Parola

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  52. io ho invece la netta percezione che quando imbocchi il sentiero della conversione non arrivi mai…dietro a una curva c’è sempre un’atra curva. Percorrendolo in coppia si alternano momenti di passo a due a momenti di passo disarmonico. allora spetta a chi di noi due è più avanti rallentare e incoraggiare l’altro. Questo ci ha insegnato a vivere con più pazienza, ad amare anche quando è difficile amare. Quello che la conversione ci ha insegnato è di non sprecarla, ma di coltivarla con tenacia, di amare con maggior pazienza e minor arroganza, di ringraziare per la quotidianità della vita più che lasciarla scorrere come un dovere da sopportare in eterna lamentazione. E ingiustificata lamentazione. Così ho colto il senso della lirica, così l’ho fatto mio secondo la mia esperienza di vita. Per questo ringrazio con sincerità tutti voi.

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  53. a noi è successo di cambiare il nostro modo di pensare, di valutare le cose, di interpretare la realtà con una luce diversa, di andare oltre le apparenze. Io credo che Lui ci abbia unito perchè ci salvassimo insieme. Rossana

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  54. Io nella prima lirica vedo soprattutto due persone che per mano scelgono la conversione e vorrei sottolineare come la vita di coppia spessso sia proprio una continua conversione, un continuo rimettersi in gioco;la strada che si percorre è a tratti piana, a tratti in salita, a tratti tortuosa:l’importante è tenersi per mano e darsi forza, trasmettere coraggio, per raggiungere la meta che ci si è prefissi: camminare con Cristo per ritrovarsi con Lui.

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  55. Mi scuso io per aver anticipato la chiacchierata sulla seconda lirica…mi pareva che la lettura della riflessione di Madre Teresa potesse essere un ponte eccezionale, ma in effetti è vero…sono ancora molte le cose che si possono dire e sulle quali ci possiamo confrontare prendendo spunto dalla prima lirica. Anche se la nostra vita può assomigliare talvolta a un deserto, avaro di tentativi riusciti di conversione, cosparso dai sassi del nostro scoraggiamento, dove la fede stenta a vivere, è sempre possibile fare esperienza di Dio che volge a sè il nostro cuore. La con-versione è una possibilità reale e permanente della nostra esistenza…non per la nostra bravura, ma per la vicinanza amorevole di Dio che si prende cura di ciascuno di noi

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  56. la conversione è un movimento in due momenti. Il primo consiste nel fare verità, anche se dolorosa, su di sè. Indica la consapevolezza della distanza (distanza presente nella seconda e nella terza lirica – ecco il perchè di quel filo sottile…) che ci separa da Dio. Di conseguenza il secondo momento è segnato dallo sfuggire alla rassegnazione, spezzare la logica di rispondere al male col male e, in positivo, vivere la gioia e ringraziare perchè tornare è possibile. si può! Conversione significa allora sperimentare la gratuita bontà del signore, la sua “passione” per noi che lo spinge a venirci a cercare.

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  57. Questa prossimità, come fa giustamente osservare Carlo, avvia a un divenire, immette un dinamismo nelle cose, genera un movimento di attrazione verso Dio, che coincide con la Gioia, nella lirica. La vicinanza del Regno obbliga a una scelta, a prendere una posizione senza rimandare, senza indugio;in una parola rende indilazionabile la CONVERSIONE, nel suo significato etimologico, cioè volgere la testa e puntae lo sguardo sulla Gioia, su Dio, su Cristo, come su una bussola.

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  58. voglia perdonarmi Rodolfo se prima di commentare la seconda splendida lirica mi soffermo ancora su un particolare insito in La gioia. solo adesso ho avuto il piacere (nonchè la gioia) di leggere questo post e sento forte il desiderio di lasciare una traccia.
    Mi sono subito venute in mente le parole di Matteo “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”.
    E’ Lui il Regno! E’ proprio per l’avvicinarsi di Dio che la conversione diventa possibile. Dio non ci chiede nulla che Egli stesso non collabori a rendere possibile.:dal momento che il regno è vicino, proprio per questo, è possibile per tutti noi convertirci!

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  59. eccolo il filo sottile…guardate con quale finezza ci siamo arrivati:” Una persona che possiede questa dote (…) splende come un sole in seno a una comunità…ed ecco approdare alla seconda lirica…

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  60. E il modo migliore per dimostrare la vostra gratitudine consiste nell’accettare ogni cosa con gioia.
    Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
    Non sarete in grado di nascondela poichè la gioia trabocca.
    La gioia è assai contagiosa.
    Cercate, perciò, di essere sempre traboccanti di gioia dovunque andiate.
    La gioia deve essere uno dei cardini della vostra vita.
    E’ il pegno di una personalità generosa.
    A volte è altresì un manto che avvolge una vita di sacrificio e di donazione di sè.
    Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
    Splende come un sole in seno a una comunità.
    Che Dio vi renda in amore tutto l’amore che avete donato o tutta la gioia e la pace che avete seminato attorno a voi, da un capo all’atro del mondo.

    Madre Teresa di Calcutta

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  61. vi chiedo scusa se sarò prolissa, ma desideravo riportare una delle più belle esortazioni alla gioia;ognuno ne potrà fare un punto di riferimento per la propria vita:

    Sulla gioia

    Un cuore gioioso è il normale risultato di un cuore che arde d’amore.
    La gioia non è semplicemente una questione di temperamento, è sempre difficile mantenersi gioiosi:una ragione di più per dover cercare di attingere alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.
    La gioia è preghiera;la gioia è forza; la gioia è amore.
    E più dona chi dona con gioia.
    Ai bi,mbi e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli, donate sempre loro un gaio sorriso;donate loro non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore.
    Può darsi che non si sia in grado di donare molto, però possiamo sempre donare la gioia che scaturisce da un cuore colmo d’amore. Se nel vostro lavoro incontrate difficoltà e le accettate con gioia, con un largo sorriso, in ciò, al pari di mole altre cose, vedrete le vostre opere buone (continua)

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  62. avere occhi aperti, ecco cosa serve…occhi aperti! Per evitare di essere affabulati come ciechi…la vera gioia coincide sempre con la verità. Questa lirica ha un’intonazione quasi manzoniana, altisonante quasi, ma gli ultimi tre versi, quasi in caduta, vogliono far riflettere sull’umiltà del mettersi in discussione, sul.l’importanza di trovare una strada per una conversione, un cambiamento che possa veramente essere una salvezza! Nicola P. (sempre più stupefatto dalla creatività che a questo punto non ha davvero limiti!!)

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  63. nessuna retorica, Paola carissima…sappiamo, sapete bene tutti, quanto sia difficile il cammino matrimoniale e come il messaggio di questi versi sia davvero volto ad indicare una strada illuminata dalla grazia.

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  64. mi è anche venuto in mente, sempre rimanendo ancora sulla prima lirica, che la serenità familiare si deve ricercare con pazienza, in un cammino che è davvero fatto di “conversioni”, di progetti, di perdoni e preghiere…e vi prego di credermi che non è retorica! Paola

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  65. “Vi ho detto queste cose affinchè la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11)
    Ho pensato che non si può forse giungere alla gioia vera senza passare per la vera sofferenza, così come alla Resurrezone si giunge passando per la croce. Furio

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  66. “Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.” Papa Giovanni XXIII
    Patrizia

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  67. ed in effetti, Paolo, hai proprio ragione: quanta gioia ci dà la sola Parola. Lo abbiamo constatato io ed Alberto nella fatica di superare la malattia di Giacomo, lo abbiamo visto spuntare fra le nostre chiacchiere…non solo quando si prega, ma anche quando abbiamo pronunciato parole di perdono, di tolleranz, di speranza…c’era davero la gioia cristiana tra noi…e così ogni volta che abbiamo sentito nascere spontanea in noi una disponibilità verso gli altri. Anche per questo tipo di gioia ci vuole talvolta coraggio!

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  68. Io credo che la prima lirica sia proprio un riferimento a questo cammino di riscoperta di questo dono, che trova la sua naturale espressione poi nella tenerezza, nell’accoglienza, nel soffrire, nell’incoraggiarsi insieme…sono così tante le forme dell’amore che Dio stende sulla nostra strada…

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  69. la gioia è una grazia, non un dovere! Non occorre cercare quali folli emozioni, si tratta solo di riconoscere un dono che abbiamo già ricevuto, “come uno che tira fuori dal suo tesoro cose nuove insieme alle antiche” (Mt 13, 52)

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  70. come non ricordare a tal proposito il III cANTO del Paradiso in cui Dante incontra Piccarda Donati e la donna, alla domanda se lei e gli altri beati desiderino una felicità maggiore, risponde che la volontà divina è il fine ultimo al quale tendono tutti gli esseri creati…
    “E’n la sua volontade è
    nostra pace:
    ell’è quel mare al quale tutto si move
    ciò ch’ella cria o che natura fece” (Par. III, vv. 85-87)

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  71. le sofferenze, le tribolazioni, gli affanni servono per questo cammino di conversione continua che porta alla salvezza:saperlo dà un senso diverso a tutto ciò che dobbiamo affrontare

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  72. io credo che dobbiamo e possiamo essere felici ogni giorno perchè il Signore ci offre nella vita tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la salvezza della nostra anima. Corrado F

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  73. E’ bello sentire dentro di noi come la nostra vulnerabilitá sia poi niente altro che la nostra forza, piegarsi come l’albero fa alla neve, sapendo che solo cosí facendo la neve si scioglierá in noi, piegarsi come fa il fiore al circostante, perché cosí facendo si apre la via alla luce. Non siamo piú in grado di aspettare, combattiamo contro i mulini a vento e ci spezziamo di nulla. Impariamo a guardare al circostante con interesse e troveremo la via d’uscita, é un atteggiamento che puó sembrare passivo ma sono forse passivi quei rami? Alberta

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  74. perchè probabilmente accettare certe croci, avere il coraggio di amare certe nostre croci può alla lunga divenire davvero fonete di gioia…ed il condividere tale gioia è un segno di grande umanità…del resto credo sia quello che sinora ha fatto Abelardo nei confronti dell’eremita…Costanza

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  75. e la rotta la cambi se hai una guida, se un nocchiero ti mostra la rotta nuova, se ti fa usare la sua bussola…questa lirica mi piace perchè dà valore al fatto che non solo in noi stessi possiamo trovare la forza di reagire, ma è bello che possiamo fare affidamento sul sostegno degli altri, sull’aiuto , sulla presenza di chi ci ama e ci prende per mano, sceglie di convertirsi alla giia insieme a noi, di rinunciare a qualcosa di suo per un dono….la gratuità è fonte di immensa gioia: Se doniamo noi stessi con gratuità riceveremo l’inimmaginabile dal Padre nostro che è nei Cieli.

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  76. il coraggio di uscire dagli schemi, di andare contro tutto, contro tutti, di reagire ad uno stato di cose impossibile da tollerare..oppure no:oppure accettare il destino che si è accanito, il disegno così imperscrutabile che il Padre ha per me, figlio, guardare con fiducia lungo la strada e cambiare rotta…

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  77. ciechi e affabulati, è più facile cedere alle lusinghe della retorica e dei luoghi comuni: davvero credo che ci voglia coraggio per il ambiamento. La vita ci prova, ci mette alla prova, ci chiede sempre di più, ci umilia: e le nostre paure si affalano e tanto più affilate lasciano un segno nella nostra anima. Convertirsi alla gioia non significa reagire con superficialità:significa prendere atto del bello che ci è concesso, quel “mi accontento di essere vivo” del post precedente, quel dare valore a ciò che veramente conta…

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  78. io l’ho interpretata così: nei momenti di difficoltà il peso della vita è quasi insopportabile, tante sono le paure ed è facile cadere nei luoghi comuni, in quella retorica dietro alla quale ci si nasconde perchè di fatto ci fa sentire protetti..quante volte ci lamentiamo, piagnucoliamo senza vero motivo, facendo tragedie di problemi che non esistono, invece che avere il coraggio di prendere in mano determinate situazioni e cercare delle soluzioni. La depressione è la malattia del secolo, dei secoli scorsi, la patologia che più ci annienta, la malattia del non-essere: trovare insieme, insieme, il coraggio di convertirsi alla gioia significa trovare la forza, insieme, di reagire ad una sciocca paura, ad una retorica del no-sense e scoprire, insieme, la strada verso un appagamento che è fatto di altro, delle piccole cose, delle gioie nascoste del nostro quotidiano, gioie che non gustiamo più tanto siamo accecati dai luoghi comuni, dal costante e comune sconforto…com’è bello invece incontrare un sorriso, un volto sorridente…come va? Insomma, potrebbe andare meglio!
    Quante volte queste battute fanno parte del nostro clichè quotidiano: come va? Bene, sono in vita! è già qualcosa, ho visto oggi la Bellezza, poca cosa, era nascosta in un germoglio, sull’albero dietro casa…mi ci è caduto sopra l’occhio…non me ne vengono soldi nel portafoglio, ma forse oggi ho avuto la prova che Dio esiste, e questo germoglio è un dono…anche per me!

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  79. Bisogna imparare a lasciarsi indietro paure che tagliano, che incidono la carne e fanno male:lì per lì ci serviamo di loro come una difesa, ma ci danneggiano soltanto, ci sviano dalla retta via. La nostra vita è piena di paure:in primis la paura di sbagliare, di fare il passo sbagliato, poi la paura di non poter più tornare indietro, paura di giocarci in prima persona, paura di soffrire….tutti questi timori ci legano, ci fanno viveri non-liberi e quindi non gioiosi

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  80. quanto è più facile talvolta seguire la massa, la corrente, lasciarsi trasportare senza porsi troppi problemi…il coraggio di cambiare mi fa spesso paura! Alice

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  81. lo stesso termine, conversione, implica per l’appunto un’inversione di rotta:prima si camminava in una direzione ed ora si cambia, le mete non sono più quelle di un tempo, gli obiettivi sono mutati, la direzione è un’altra. Il coraggio sta nel fatto che si constata che il mondo va verso un’altra direzione, e tale direzione non accetta più. E’ necessario un cambiamento, una conversione per l’appunto, per dare un senso autentico alla propria esistenza. Non è conversione religiosa, è conversione alla gioia, al sorriso, all’accettare questa vita comunque essa sia, così dura come essa è, cercando di prendere il bello che vi è in essa senza troppe paure, senza discorsi triti e ritriti!

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  82. il coraggio di lasciarsi alle spalle cose che col tempo diventano prive di senso, ateggiamenti che si svuotano della loro importanza:è la scelta del cambiamento, una scelta che si fa in due, perchè il coraggio è anche qualcosa che si infonde, che si trasmette, con l’esempio, con la coerenza e la costanza di percorrere una determinata strada.

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  83. nella prima lirica la gioia è essenzialmente per me una scelta di vita, un modus vivendi quasi controcorrente che ad un certo punto si ha il coraggio di scegliere.

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  84. forse è il caso di procedere con ordine, perchè altrimenti si rischia di essere dispersivi. Proviamo a partire dalla prima lirica e andiamo con criterio, per dipanare quel filo sottile che lega tutto il post.

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  85. Oppure la gioia vera è un qualcosa che a noi sfugge, pensiamo che sia un moto dell’animo che porti euforia, ma potrebbe essere altrimenti…non so , dateci lumi! Carlotta

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  86. ed in questa conversione non so perchè ma mi ricordate tanto la vicenda di abelardo e Eloisa:forse non si sono convertiti alla gioia loro…Federico

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  87. come unire la spontaneità a una ricerca più formale, più stilisticamente studiata.Noto in realtà due dimensioni, quella più personale, soggettiva, che mi porta a guardare, e quella di coppia che mi porta a fare una strada con qualcuno accanto, mi porta a donare a condividere addirittura una conversione.

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  88. primavera! Davvero mi avete dato uno spaccato della primavera, con i fiori che sbocciano prima del tempo ed il ghiaccio che all’improvviso fa capolino. è un post molto articolato, le tre liriche sono unite da un sottile filo, quello della gioia, la gioia di un incontro, la gioia di andar contro corrente, la gioia dello stare lì, seduti, a contemplare la Bellezza e fare di questa Bellezza un dono in primis alla propria anima…un risveglio dei sensi. Buona primavera a tutti!

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