Calypso/Ogigia


Calypso
(Tu, mio sole, mio vento)

Dimenticata
vivo
come un’isola
senza approdi.
Striduli uccelli
beccano una terra
santa non solcata
e sempre
prego un dio
che porti il sole
che porti il vento

Scogli
Ogigia
(Così siamo noi)

In fondo
ti giurai
di partire
e neppure il sole
ti portai
ed il vento fu
per me una rovina.
Ma ti portai
l’amore
scampato alla morte
e la solitudine
come un demone
da accarezzare.
La verità
è del mare
irresistibile
che mi circonda.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

64 pensieri riguardo “Calypso/Ogigia”

  1. cìè da chiedersi come mai nessun tragediografo si sia mai ispirato al dolore di Calypso…forse perchè è una dea, ma sarebbe stato interessante vedere questo mito rielaborato in tragedia…chissà, magari sarà stata pur scritta una tragedia su questo argomento e probabilmente è andata perduta…Grazie per questo gran bel post che ci avete donato. Ncola P.

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  2. e alla povera Calypso, beata non felice, non rimane che guardare il mare, così come per sette anni lo ha guardato in lacrime Odisseo, e lanciare benedizioni a quel mare che glielo ha portato, lanciare maledizione a quello stesso mare che glielo ha portato via. EnricaF.

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  3. nella lirica credo che l’amore sia solo Ulisse, è lui che rappresenta per Calypso l’amore, ed è lui ad esser scampato alla morte, ma comunque destinato a morire…ma in Ulisse i Greci videro sicuramente quell’amore eterno sul quale un uomo può contare…e questo solo grazie a Penelope….la quale non può competere con Calypso, non è una dea, ed Ulisse lo sa bene…ma preferisce sua moglie, l’amore della sua donna fedele, all’immortale amore di una ninfa

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  4. può l’amore scampare alla morte? Al di là di ogni elisir di lunga vita, io penso di sì…penso che l’amore possa scampare alla morte…l’amore di una madre per i suoi figli sicuramente perdura anche dopo la morte

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  5. mi piace pensare che Ulisse da lontano volga almeno il suo pensiero a Calypso…almeno in segno di riconoscenza per l’amore e l’accoglienza che la dea gli ha offerto…l’ospitalità per i Greci era un vincolo immortale! Costanza

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  6. e dopo averlo accettato bisogna amarlo, il proprio destino, altrimenti è una vita solo apparente la tua! La vita è meravigliosa nelle sue bellezze e spietata nella sua crudeltà…auguro a tutti di non essee mai soli come Calypso nell’affrontarla…essere in due aiuta sicuramente ad amare il proprio destino

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  7. se pure è arrivato per Calypso il sole ed il vento, in realtà questi sono solo amore e solitudine e lasciano la dea esattamente come prima dell’arrivo dell’eroe greco…la verità sta nella condanna di un destino che bisogna accettare

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  8. stupisce che una divinità possa soffrire, che Calipso in quanto dea possa fare esperienza del dolore che è prettamente umano…in Omero gli dei sono sì antropomorfizzati, ma nessuno di loro è così umanamente vicino al sentire di Odisseo…forse è anche per questo che Calipso lascia partire il suo amato…

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  9. Vedo in Calypso l’immagine di una donna incompleta, in attesa di essere completata. E’ come se fosse creatura in fieri, come se ancora qualcosa mancasse , una tessera musiva importante per completare il mosaico…forse è l’arrivo di ulisse, ma lui giurò di partire…ed allora la tessera mancante sparisce di nuovo….e Calypso è forse destinata per sempre a non essere donna

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  10. guardando l’immagine ho pensato a Calipso, al suo corpo di dea inaccessibile per un uomo, anche quando ad offrirlo è lei…ho pensato alla diffidenza di Ulisse che non si fida di lei…come potrebbe fidarsi ancora del mare o degli scogli perigliosi? Di quel mare color del vino a cui Calipso lo affiderà con la sua zattera? L’amore e l’immortalità vengono rifiutati come rifiuta il mare…ma poi, senza mare Ulisse non sarebbe chi è, l’eroe che è…forse è questa la verità…

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  11. quindi c’è un collegamento tra quel “santa” e quel “giurai”…i due termini sono vincolati da una certa inviolabilità semanticamente intrinseca. Marta

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  12. il termine santo deriva dalla radice SAK che si presenta anche nel verbo SANCIO,IS,SANXI,SANCTUM,IRE che significa “rendere inviolabile”, “ratificare per legge” e presuppone un’interdizione prescritta dagli uomini. Questo è evidente anche dal termine SANCTIO-SANCTIONIS che è la “pena” che colpisce il trasgressore della legge e dal participio perfetto SANCTUS che vale come “inviolabile”. Calipso è inviolabile! e noi definiamo SANCTA le cose che non sono nè sacre nè profane, ma stabilite da una certa sanzione, come le leggi sono SANCTAE (Digesto, I,8,9, par.3)

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  13. è una Calipso diversa quella della prima lirica, una ninfa che prega un dio, che sa di essere “umana”, consapevole di questa sua inferiorità rispetto agli altri dei….fprse proprio per questo si sente come dimenticata, come dimenticata era la sua isola, Ogigia era nell’ombelico del mare….e la cosa più originale è che la terra è santa e non solcata…

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  14. certo…lo fa Calipso, paradossalmente, perchè Ulisse non si fida del suo aiuto. E cos’ la ninfa giura inviolabilmente e chiama a testimone della sua buona fede la terra, il cielo e l’acqua dello Stige:ha a cuore la giustizia e la vita dell’eroe, e non certo possiede un animo di ferro. Enrica F.

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  15. tra i poeti italiani che si sono ispirati all’antichità classica merita un posto di assoluto rilievo Pascoli, che nella raccolta Poemi conviviali dedicò molto spazio ad Odisseo. Il poeta immagina che l’eroe, ormai vecchio, lasci Itaca per ripercorrere a ritroso le tappe del suo viaggio. Ma l’esperienza, che altro non è che una continua ricerca di se stesso, è destinata a fallire:l’eroe non è più riconosciuto e non si riconosce più, fino all’ultimo, definitivo approdo sull’isola di Calipso, dove il mare depone il corpo ormai senza vita di colui che aveva rifiutato l’immortalità.
    Ed è bellissimo l’urlo di Calipso:”Non esser mai! Non esser mai! più nulla, ma meno morte, che non esser più”

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  16. Ulisse sa molto bene che mortalità ed immortalità non possono essere messe a confronto e che forse chiunque altro non esiterebbe ad accettare con gioia l’allettante proposta di Calipso, ma ciò non fa per lui, per lui che è la vivente incarnazione dell’eroe che desidera sempre nuove esperienze e che, pur consapevole dell’esiguo tempo concesso alla mortalità, si identifica nella brama di conoscere:l’amore di Calipso ed il dono dell’immortalità lo priverebbero di tutto questo, relegandolo sulla “breve sponda” dell’isola di Ogigia, accettabile solo a patto di una completa rinuncia di sè e della propria dignità di uomo, soggetto di scelta, di conoscenza e di libertà

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  17. certo che no…rimanere con Calypso significherebbe rinnegare la propria particolarissima umanità, l’eroismo che Ulisse incarna e che nasce dal perenne adeguamento alla polutropia della realtà oggettiva, che si manifesta anche nella vecchiaia e nella morte

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  18. e chi la conosce la verità? Bisogna avere il coraggio di tuffarsi, talvolta, prendere fiato e scendere giù in apnea…puoi vedere qualcosa di bellissimo, un fondale stupefacente, ma un pesce ti può anche mordere…. La verità ci circonda, tutti ne siamo circondati e ad esse nessuno scampa…non c’è scampo, c’è solo da accettarla! Riccardo

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  19. Pensando all’essere Calypso mi é venuta in mente la falicitá raggiunta di Montale, spero di non dire una stupidata, se cosí fosse scusatemi. E’ quasi come se fosse l’arrivo stesso di Ulisse a trasformare l’isola in una donna. Come isola viveva nella speranza dell’attesa un’attesa fatta di vento e di sole. Divenuta donna é convinta che il suo destino sia cambiato perché di certo l’arrivo di Ulisse é visto come un segno chiaro inequivocabile di quel cambiamanto tanto atteso…ma nulla paga il pianto del bambino a cui fugge l’aquilone tra le case. Ora Calipso non puó piú tornare indietro, non puó piú tornare isola appagata dal sole e dal vento..é terribile, persino un segno inequivocabile si é preso gioco di lei, il suo destino, quello vero, é di restare infelice, un destino senza possibilitá alcuna di redenzione, o forse no…la veritá é nel mare.Alberta

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  20. mi sono immaginata quell’Ulisse omerico seduto tra quegli scogli…che sgomento all’idea di non poter raggiungere Itaca…che sgomento per Calypso sapere di essere condannata per volere degli stessi dei ad essere solo e sola come quegli scogli….Marta

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  21. nel racconto di Omero poi Ulisse appare determinato, risoluto, consapevole di sè…è un uomo che preferisce vivere affrontando il peso della mortalità piuttosto che non vivere più, perchè da immortale in realtà Ulisse non vivrebbe. Fabio

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  22. e dall’altra parte abbiamo un Uisse che ci viene presentato nel momento in cui davvero ha toccato il fondo delle sue sventure:prigioniero, scoraggiato, consumato dalla nostalgia che gli divora l’animo e che lo rende indifferente persino all’amore di una dea ed al dono dell’immortalità

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  23. In effetti il personaggio di Calipso è degno di nota anche dal punto di vista poetico:è caratterizzata da una viva umanità (nella lirica è la fecondità ad essere spia di questo tratto omerico) a tratti malinconica, molto più adatta alla psicologia di una donna innamorata e privata dell’oggetto del suo amore che a quella di una temibile dea

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  24. ma a me piace come personaggio…è una buona! aiuta anche Ulisse…non sarebbe mai riuscito a salpare e gli promette amore ed immortalità…lo ama davvero. Alice

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  25. ma indipendentemente da questi interrogativi ai quali è impossibile rispondere la presenza di Calypso è fondamentale per la struttura del poema, piuttosto che per il suo contenuto. Infatti l’intreccio narrativo esige che Ulisse debba raddoppiare gli anni di esilio e la funzione di Calypso è proprio questa

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  26. tale supposizione sarebbe avvalorata anche dalla posizione geografica di Ogigia, situata nel punto più occidentale del mondo (nella mitologia mediterranea l’occidente, là dove tramonta il sole, è spesso identificato con il regno dei morti) e coperta da una vegetazione che ricorda quello dell’eliseo

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  27. Non so se sapete che questo episodio dell’Odissea rassomiglia ad altre storie di provenienza mediorientale (ad esempio la storia di Sinhue, che si sviluppa intorno ad un nucleo storico e di cui è protagonista il dignitario del faraone Amenhemet I, vissuto intorno al 1990 a. C.) ed ha fatto pensare che Omero abbia rielaborato materiale assai antico. L’ipotesi non è improbabile, dal momento che spesso in questo testo Omero utilizza spunti derivanti da favole e leggende;ma non appare del tutto sufficiente per spiegare la funzione del personaggio di Calypso nell’economia del poema. La figura della figlia di atlante appare di per sè piuttosto misteriosa;essa compare per la prima volta in questo episodio e non è ricordata in nessun altro racconto mitologico, nè risulta che, pur essendo una dea, sia mai stata oggetto di culto.

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  28. si costruisce una zattera il tre giorni…pensate al dolore di Calypso, all’ubbidienza di una dea al volere degli dei, al fatto che debba piegare il capo agli dei olimpi…fornisce all’eroe il legno, affinchè col legno egli possa salpare e lei rimanere lì, in compagnia di striduli uccelli che ancora beccheranno una terra, terra senza frutto.

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  29. L’immortalità vera e propeia per l’eroe polytropos è ansia di vita, è fatica, curiositas, rischio di vita! E il vero amore per Ulisse è solo quello della sua donna, è il talamo della sua casa che egli costruì su un ulivo…così Odisseo parte!

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  30. proviamo a soffermarci un po’ sul mito omerico.
    Ogigia era veramente – e lo dice Omero – sprovvista di porti ed era assai difficile quindi potervi approdare, aaltrettanto difficile dipartire di là per andare alla ricerca del mondo.
    E’ un’isola incantabile ma Ulisse non se ne cura e tutto il giorno guarda quella distesa di acqua e piange…sogna solo di veder spuntare dai flutti la sua terra, la sua Itaca , vedere il fumo che esce dai camini delle case della sua gente.
    Nel nostro post la situazione è così descritta:nella prima lirica c’è una Calypso in attesa di qualcuno, nella seconda lirica c’è un Ulisse arrivato e già partito.
    Ed in mezzo?
    cosa sta nel mezzo?
    Nel mezzo sta il mito, nel mezzo stanno per l’appunto le lacrime di Odisseo e le promesse della dea…quali?

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  31. così siamo noi….come siamo? due che si amano e che non si possono amare? due costretti a vivere distanti? Qual è la verità? Che ci si ama nonostante tutto? faccio fatica a comprendere la replica oggi. Federico

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  32. Nella seconda invece c’è un Ulisse che disillude Calypso…nessuna fecondità, nessuna consolazione, niente sole, niente vento…la verità, doorosa, sta nel mare:il mare conduce ognuno alla sua terra:Ulisse grazie al mare torna ad Itaca, Calypso rimane inapprodabile in mezzo al mare!
    E non porta amore Ulisse…porta solo solitudine!
    Semmai nel mito è Calypso che ha proposto amore ad Ulisse, un amore che l’eroe con determinazione e fermezza ha rifiutato.
    Bellissimo post.
    Complimenti. Nicola P.

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  33. Veniamo ora alle liriche.
    La prima si apre con quella similitudine, al punto tale che Calypso ed Ogigia coincidono:Ulisse approda ad Ogigia, ma di fatto approda a Calypso. La terra e la donna coincidono.
    Bella allitterazione della “s” che incide maggiormente sullo stridore degli uccelli, sul beccare metallico una terra santa che aspetta di darto.
    Questo è l’aspetta più importante:Calypso aspetta di essere feconda!

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  34. due note tecniche. Ottima foto:quesgli scogli cos’ invisi e perigliosi sono proprio come si sente di essere Calypso:irraggiungibile, inaccettabile, nel senso più doloroso del termine….tuttu di nascosto fa calypso, nasconderà anche quell’uomo, l’unico giunto ad Ogigia, non è dimenticata perchè è abbandonata, è dimenticata come la mela di Saffo…sta troppo in alto ed i raccoglitori di mele non poterono coglierla:è un testo, questo, con tanti richiami letterari, come ad esempio il corpo di donna visto come terra da solcare (vedi Pavese)….questi confronti, queste miscellanee mi piacciono sempre molto e danno prova di una grande cultura.
    L’immagine, quindi, dicevo, aiuta molto già a figurarsi nella mente una condizione:ed il bello che è la condizione psicologica sia di Calypso che di Ulisse:uniscono le loro solitudini in quei sette anni. Nicola P.

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  35. fate anche caso a quella terra che è santa e non solcata:metafora bellissima di un corpo che è intatto, sacro!pronto ad offrirsi, come il dono più prezioso, a un naufrago forse,chissà…

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  36. ma da accarezzare….come se alla fine, solo per ritornare a quanto avete detto inizialmente, Calypso imparasse ad amare la sua condizione di donna destinata a vivere come un’isola. Enrica F.

    P.S….torniamo più tardi

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  37. o forse quegli uccelli sono simboli della stessa solitudine che mangia, rode il fegato…un po’ come accadeva nel mito di Prometeo. Carlo

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  38. Ed è forte quell’immagine di uccelli che striduli beccano la terra…non è una visione solare, quanto senti quasi il male che fa una beccata nella carne viva….sembra che la divorino quegli uccelli Paola

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  39. Ma vive come un’isola senza approdi…è inaccessibile Calypso:lei sa che non ha porti, che è destinata, lo sa in cuor suo, a rimanere un’isola abitata solo dalla sua presenza…Fabio

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  40. per me vive bene…quasi è riceracata la sua solitudine:è in attesa di una precisa persona e mi pare paziente, ha la certezza che prima o poi egli (Ulisse) giungerà. Elisabetta

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  41. Kalupto, io nascondo! Calypso è una ninfa dal nome parlante, colei che sta nascosta nell’isola di Ogigia, e vive lì, dimentica e dimenticata da tutti, colei che nasconde per sette anni Ulisse…invano. Nella prima lirica Calypso è una donna in attesa, in attesa di qualcuno. Dimenticata dagli deie dagli uomini vive sulla bellissima Ogigia, vive come una ninfa, una dei beati, anche se la sua dimora non è tra immortali dell’Olimpo. Come vive la nostra Calypso?

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  42. due similitudini:vivo come un’isola senza approdi e la solitudine come un demone da accarezzare….Calipso è l’incarnazione di queste due forti ed esplicite immagini: l’isolamento e la dannazione.

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  43. Grazie per questi versi…non avevo mai pensato a Calypso come alla sua stessa isola, mai avevo pensato alla verità irresistibile come il mare…la verità è sempre stata un qualcosa che mi ha spaventato…non è mai stata irresistibile…io l’ho toccata…quando la tocchi la fai tua e non la lasci più…e in tal modo non è più irresistibile operchè tu stesso la incarni attraverso i tuoi affetti.
    E’ irresistibile la sua forza, ed una volta che hai ceduto ad essa riconoscendo la verità dentro di te è inutile fingere, inutile scappare, partire…si va solo verso la verità. Ulisse è tornato alla sua verità e Calypso resta con la sua verità…le loro verità non si sono mai incontrate…scontrate, sì, come i venti che si accaniscono sull’uomo, sull’isola…ma la donna, la donna solo può, sa fornire zattere per l’uomo che ama…e a naufragare è lei!

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  44. Ma l’amore scampa alla morte ed è quindi immortale…quindi forse è Ulisse che ha donato a Calypso l’immartalità…un’immortalità maledetta, perchè Calypso sarà ossessionata dall’amore per Ulisse come da un demonio, un daimon che non riuscirà mai ad odiare, ad allontanare tanto ha amato l’eroe…
    Accarezza la solitudine Calypso…l’accarezza…accarezza il nulla…Ulisse ormai è già approdato ad Itaca…a che serve la verità se non a far soffrire? se non a illuderci? se non a farci sentire ancora più soli, dal momento che in realtà così siamo noi?

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  45. Tu, mio sole, mio vento…di che cosa può vivere un’isola se non di sole e di vento? L’isola viene scaldata dal sole, erosa dal vento, quel vento di mare, a volte tempestoso, a volte brezza leggera e amabile, vento che porta acuq, che porta semi…vento che semina e con il sole ecco i germogli…e l’isola si fa “abitata”…pur senza approdi!
    Tu, mio sole, mio vento….ecco cosa prega l’isola:là, in mezzo a quel mare vasto della verità (e la verità spesso spaventa e fa sentire ancora più paura ) non vuole l’amore e la solitudine, vuole il sole ed il vento, vuole l’amore e la presenza!

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  46. ma forse il bello sta nel fatto che la prima lirica può essere intesa come il ritratto di Calypso prima dell’arrivo di Ulisse ma anche dopo la sua partenza. La sua condizione di solitudine non muta…nessuna traccia lascia l’eroe:amore e solitudine e lei non può scappare…è una dannazione…ma santa prega sempre un dio….e questo dona al mito un tocco di grande originalità. Corrado

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  47. due modi diversi di trattae il mito:nella prima lirica c’è una Calypso ritratta prima dell’arrivo di Ulisse…nella seconda non c’è più Calypso…c’è solo Ulisse..Calypso è a Ogigia ed è nell’esatta situazione della lirica iniziale…

    Prima del mito, mito, prima del mito:circolarità

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  48. ho sempre pensato alla sofferenza di Calypso come a quella di un dio minore, una divinità inferiore che non è del tutto beata, che ha fatto esperienza di cosa significhi dipendere da qualcuno:dio non dipende da nessuno, non ha bisogno di nulla, di nessuno…gli dei omerici sono per lo più antropomorfizzati, ma assolutamente liberi dal provare necessità:semmai hanno sfizi da soddisfare. Calypso no:Omero ce la presenta come una donna, sì…sarà pure una ninfa, ma come Prometeo ha imparato a sue spese una dura lezione:”lo stolto impara soffrendo” diceva Esiodo e lei, stoltamente, impara che l’amore non si può comprare, nè elemosinare…non c’è merce di scambio che regga…neppure l’immortalità!
    Com’è vera questa Calypso, come è umana…Corrado F.

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