L’eremita (Seconda parte) (Scena unica-sessantanovesima parte)

penombra

L’eremita

Il mio cuore non so che cosa contiene… a volte mi stupisco che batta ancora e mi chiedo se almeno quella serie di meccanismi che mi tengono in vita sappiano…conoscano i motivi di ogni mio ripetitivo giorno… in fondo che io sia buono o sia cattivo non c’è alcuna differenza…il cuore continua a fare il suo mestiere… certo qualche notte mi sveglio di soprassalto con un attacco di panico… vado in apnea e chiedo perdono…ma poi dopo qualche terribile secondo… il cuore riparte come se nulla fosse… ed il sudore della paura non è più nemmeno un ricordo…quanto siamo ingrati per la vita che ci viene donata, anche nel momento in cui siamo convinti di perderla!
E Dio ci perdona ogni volta riaffidandoci al sonno, come ad un timoniere che ci conduce in un porto sicuro e ristoratore.

Abelardo
Sta a te vedere la Verità come una baia sconfinata o come un pertugio tanto stretto che non riesci a passare…sta a te, amico mio, il cuore è solo un mezzo del buon Dio che ti è stato donato perché tu possa scegliere. Non c’è desiderio del tuo cuore che per quanto cattivo possa annullare il desiderio che Dio prova quando ti ama… anche il sonno, vedi, serve a farti raggiungere una nuova meta di risurrezione, ti è utile ad aprire e a mantenere gli occhi aperti…il riposo non ha fine in sé stesso…ti mette a contatto con mondi vicini e lontani…sempre nel presupposto che la vita vada onorata…non c’è principio nell’Universo che sia più sacro di questo…quando il cuore batte ed i polmoni respirano in realtà rendono onore alla vita per quello che sono, cercando di fare al meglio ciò per cui sono stati creati…ringraziano Dio…ed il senso di morte, di disagio che ti prende prima di tornare a dormire…è soltanto una specie di richiamo alla tua coscienza, perché non tentenni nell’onorare il bene più prezioso… non è pertanto ingratitudine quella di abbandonarsi al sonno, ma la fiducia di un’anima che finalmente si distende ed abbraccia la sua sostanza con pienezza…Apri gli occhi e non avere paura della luce, non ti ferirà; se rimani nella penombra il Cielo sopra di te non avrà uno scopo, non siamo noi che dobbiamo cercare il senso della vita… ma è il Senso della vita che ci deve trovare pronti all’accoglienza… e al buio non può entrare nell’anima nostra se non in sogno.

Compleanno/Gli anni miei

Compleanno

Con te nacque il tempo
quell’unico tempo
che rimane vivo
tra te ed il nulla.
M’interrogo nell’aria
come un pendolo
tra il nulla e te
e respiro l’apice gioioso
della caduta luna

 Luna e nuvola

Gli anni miei

Quante lune ho?
Ho le lune che
abbiamo visto
sorgere e tramontare
appesi a un filo
di cielo
tra il niente e noi.
E dietro noi
l’altra faccia
della luna.

La gioia/Mi assido/Il dono

La gioia

Lasciate indietro
paure affilate
e spenta
la retorica
che affabula
i ciechi
troviamo insieme
il coraggio
di convertirci
alla gioia.

 fiori di montagna

Mi assido

Fuori dal gruppo
mi assido
per osservarti
verso la luce.
Non ho più occhi
né gambe per la
vita che sfugge
solitaria.
Ciò che posso
è trasformare il tempo
in immobile eternità.

 

Il dono

Eterno è l’attimo
e questo ghiaccio
che accarezza
il ramo adamantino.
Lenta cade una goccia
e non più
inaccessibile
è la tua anima
che da lontano
mi doni.

L’eremita (Seconda parte) (Scena unica-sessantottesima parte)

Porto arenzanese da monofora saracena


L’eremita
Che cosa c’è nella mia casa che possa incuriosire il viandante… non so, ma sento il fascino di questa fiamma nella notte buia…mi fa pensare a quando ero piccolo e chiudevo gli occhi… la testa mi girava un po’ prima che arrivasse il sonno ed io vedevo roteare il buio al di sotto delle palpebre e non ne avevo paura, perché ero in un letto accogliente con la borsa dell’acqua calda tra le gambe… raramente mi addormentavo senza calore ed il vortice era dolce… non come la vita di oggi che non si può fermare e che non sembra davvero l’anticamera di un sogno. Anche le preghierine scendevano con me  qualche gradino per poi appartenere all’incoscienza… ora il sonno è solo una tregua, ieri era una necessità rinfrancante prima di rientrare nel paese dei balocchi dove le cose più ordinarie assumevano strane fisionomie ed il mondo era circoscritto a poche centinaia di metri… al di fuori c’era soltanto l’inimmaginabile… la stessa scuola pareva al di là delle montagne…lontanissima… io credevo che il paese finisse dopo il cimitero che non avevo mai visto… in ogni metro di terra ero convinto di scoprire tesori favolosi ed ora la terra mi appare solo un ammasso di tecnologia, nuda e squadrata come il cemento di cui è ricoperta… ed ho imparato che la sabbia del mare non è più quella che ci ha messo Dio, di naturale c’è forse solo il mio corpo sempre più ribelle e stanco.

Abelardo
Se tu rinascessi oggi scopriresti una nuova natura…non potresti concepire il mare senza il molo…perché il molo è un’opera dell’uomo che ti appartiene come se fosse il mondo dei balocchi…Dio costruì ogni giorno un pezzo di mondo nuovo, senza timore, ed il risultato della Creazione venne giudicato soltanto alla fine della giornata, non demonizzare il futuro… ogni materia assume la dimensione, la forma più consona al cuore e alla fantasia…rifugiarsi nell’infanzia non serve a riacquistare la vita, ed ogni infanzia sarà come deve essere…fai battere il cuore senza trattenere il respiro, l’apnea non giova mai…impara a dire grazie al mondo che esiste e non a quello che vorresti esistesse…perché il mondo ha bisogno del tuo aiuto, non può reggersi da sé…ricerca la speranza e non l’assenza…il vuoto non serve alle fondamenta del cielo, riposa in ciò che possiedi e non in ciò che desideri, persegui i desideri rinnovato nelle forze dopo esserti sfamato con le piccole cose che esistono sempre e che sono grandi anche quando sei cresciuto… stenditi accanto al vento e ti sorreggerà anche nella calma se saprai immaginarlo…vivi finalmente perché il giorno non ti chiede che questo e non gettare il tuo sudario, ti servirà da coperta quando avrai freddo…accendi il fuoco della tua capanna dispersa nella foresta e Dio batterà alla tua porta, perché c’è un tempo per camminare ed un altro per conversare…la Parola ha bisogno della protezione del tuo cuore.

Carteggio immaginario/Immagine di un carteggio

Carteggio immaginario

Di baci
stringo la lettera:
è un mazzo di fiori
e i colori
sprizzano
in mille note.
Se chiudo gli occhi
ecco
per tre volte
la tua mano
sfiorarmi
sento

Margherite
Immagine di un carteggio

Sarò acqua
per gli steli
e vaso per
far rinascere
la luna
nel riflesso.
Sarò rosso
come un pesce
incuriosito nell’eterno
girotondo trasparente
delle mani tue.

Calypso/Ogigia

Calypso
(Tu, mio sole, mio vento)

Dimenticata
vivo
come un’isola
senza approdi.
Striduli uccelli
beccano una terra
santa non solcata
e sempre
prego un dio
che porti il sole
che porti il vento

Scogli
Ogigia
(Così siamo noi)

In fondo
ti giurai
di partire
e neppure il sole
ti portai
ed il vento fu
per me una rovina.
Ma ti portai
l’amore
scampato alla morte
e la solitudine
come un demone
da accarezzare.
La verità
è del mare
irresistibile
che mi circonda.

Trincea/Solitudine

Trincea

Per guardare
l’orizzonte
ho scavato
una trincea
di solitudine.
Chiusero i fiori
il varco
per scoprire la vita
uccidere la morte.
E torneranno
i grilli
a confortare
il fango.

Solitudine

Talvolta la solitudine
sgocciola livida
ed io mi seggo
sul bordo della pozzanghera:
come un cieco guardo
il mio mondo meschino
e neppure l’orizzonte vedo,
chè tutto annacqua
il pianto.
A tastoni cerco
il mio riflesso, anima
tremante, foglia
da accarezzare.

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