L’eremita (Seconda parte) (Scena unica – parte sessantasettesima)


preghiera


L’eremita
Sarà per questo che quando preghiamo si congiungono le mani o si intrecciano… perché è come se si cercasse di tenere viva una fiamma che non vediamo… ma  che si dirama dal nostro cuore… è come se proteggessimo la nostra luce con un capannello di carne e di sangue perché si unisca ad altre luci… e lo stesso vale se eleviamo le braccia verso il cielo con le palme rivolte verso l’alto… è una specie di segnale per indicare al raggio divino il nostro cuore… ogni gesto ha un preciso e straordinario significato anche quando sembra così naturale, così istintivo…non saprei immaginare un modo diverso di pregare e la preghiera assume intensità estrema nei defunti… laddove le braccia incrociate rappresentano forse l’eterno congiungimento delle energie in un punto che è il nome del Figlio risuscitato dalla morte… non so perché ma questo pensiero mi dona serenità e speranza

Abelardo
Dobbiamo proteggere il divino che c’è in noi congiungendo le mani od offrendo una strada tesa e spianata verso il nostro cuore… è proprio così e mi rallegro della tua interpretazione…la preghiera deve essere poi ripetitiva ed incessante proprio perché il tetto, la protezione…ha bisogno di rimanere compatta e senza falle pena l’affievolirsi della fiamma… una fiamma… e appena il caso di notarlo…che non brucia le mani raccolte su di sé, è la lingua di fuoco dello Spirito che è rimasto  tra noi e che dobbiamo conservare gelosamente e nello stesso tempo condividere con gli altri custodi… perché noi siamo custodi che lo vogliamo o no…è lo stesso Sangue di Cristo che ha cosparso la terra e che ci ha donato una vita rinnovata… a costituire l’olio purissimo della luce che ci è stata consegnata… ma abbisogna del nostro sì continuo…Cristo ha bisogno di sapere in ogni momento che la Sua morte non è stata vana per noi… come l’amata anela in ogni istante la conferma d’amore del suo sposo e mai si stanca…anche l’amore di Dio desidera conferme nonostante sia infinito ed incondizionato… e non a caso le nostre mani quando si congiungono divengono il primo “si” che andrà poi ripetuto dal nostro cuore…le mani rappresentano le nostre opere e quando sono buone costituiscono un primo riparo per lo Spirito di Dio, ma questo riparo è come se fosse un’ossatura, uno scheletro che va riempito con le frasche, frasche fragili che vanno sempre rinnovate perché diversamente non reggerebbero alle intemperie… non lasciate sole le vostre preghiere perché non secchino al sole… perché diano un continuo e saldo riparo intorno alle azioni della vita… così la fiamma incuriosirà il viandante nelle notti di inverno… e Dio non potrà fare a meno di bussare alla porta per la cena. Poter sfamare il Signore è davvero un miracolo…

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

17 pensieri riguardo “L’eremita (Seconda parte) (Scena unica – parte sessantasettesima)”

  1. Quando penso alle mani giunte penso alle mani di mia madre, non solo mentre pregano custodendo il rosario, ma in tutti quei movimenti che mi hanno cresciuta, penso a tutte le volte che mi sono persa rincorrendo le loro vene, che con il tempo si sono fatte piú visibili, dalle nocche fino ad immaginarle mentre muoiono nel cuore. Le mani sono davvero lo specchio dell’anima e per quanto ci si possa perfezionare nel mentire con gli occhi, le mani ci tradiranno sempre, non sanno che essere leali, che esprimere esattamente ció che sentiamo dentro, sia essa rabbia, gioia, supplica, sofferenza, angoscia o abbandono. Oggi, mentre tornavo a casa, avendo questa ultima pagina e i vostri bellissimi commenti nella mente, ho visto le mani giunte nelle colline di Dublino, mi sono persa a seguire quelle linee finché muoiono l’una nell’altra e la loro dolcezza é stata per me preghiera. Un abbraccio forte, in particolare al piccolo Giacomino e grazie di questa preghiera.
    Alberta

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  2. una fiamma che non brucia, una luce sempre presente, qualcosa che ha sempre bisogno di un pizzico di cura, un goccio di olio..no chiede altro, ogni giorno una goccia di olio

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  3. Forse la fragilità del nostro Dio sta nell’attesa del nostro sì, nella conferma del nostro sì…ma questa fragilità è di una dolcezza sconfinata, come quella dell’amata che chiede conferma al suo sposo…quanto male arreca quella conferma mancata!

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  4. tante volte grazie a Cerlo e >Giulia capita indirettamente di parlare con Dio o attraverso le liriche o attraverso le difficoltà dell’eremita. questo blog è un covo di frasche! Federico

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  5. Dopo la lettura della pagina e dei vostri commenti e dopo aver soffermato a lungo lo sguardo sull’immagine emblematica, posso solo esortare tutti voi a trovare spazio per la preghiera, e ricavare un angolo della vostra giornata tutto per Dio..basta davvero poco perchè il Padre ci parli e ci doni conforto.
    Grazie per questa bellissima pagina

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  6. ed il riflesso lo portiamo anche nelle mani…basta guardare quel rosario.quante cose ci può trasmettere quell’immagine!
    C’è la fede di chi lo tiene in mano, la disperazione, forse, di chi lo sgrana, il calore di quella stretta, come se ci si aggrappasse a una preghiera…

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  7. quella lingua di fuoco va condivisa con altri custodi. Iniziare a pregare da soli per poi pregare in coppia e in gruppo, aprire il cuore l’uno all’altro, mettersi nelle mani del Padre…camminare verso la Luce di cui portiamo nel cuore un riflesso.

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  8. Dobbiamo proteggere quella nicchia interiore, quel momento di spiritualità che ci ritagliamo nell’arco della giornata (sempre che siamo in grado di farlo!). Non dobbiamo permettere che nulla ci distragga e ci allontani da quei pochi minuti che dedichiamo al dialogo con dio in modo umile ed autentico. Patrizia

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  9. E’Dio che protegge noi. Noi abbiamo bisogno di vedre, contemplare, amare e poi donare con gioia quel che di divino è insito in noi!
    bellissiam fotografia, molto “documentaria”, forse si allontana un po’ dala poesia a cui siamo abituati, ma estremamente chiara ed efficace nel suo simbolico messaggio! Rossana

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  10. è bello che ci sia una fiamma che non vediamo, una lampada invisibile nella quale poter aggiungere olio..dobbiamo alimentare la nostra sete di dio, dobbiamo soddisfarla con la preghiera che ci dona protezione.
    non è tanto la musica di cui si parlava giorni fa a farci sentire protetti, quanto la musica che scaturisce dal nostro quotidiano dialogo con Dio.

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  11. non solo dobbiamo proteggere il divino che c’è in noi, ma attraverso la preghiera questo divino trasuda dal nostro corpo, dalle nostre mani che si fanno operatori di pace, dal nostro volto che trasmette una luce pura e limpida.
    Capita di incontrare volti che hanno uno sguardo che illumina il cammino, un sorriso che è una certezza di speranza…non c’è nulla di erotico, ma solo di salvifico…ci si prende per mano, allora, ed insieme si va incontro al Signore!

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  12. concentro per ora l’attenzione su quelle mani che sgranano il rosario: i tempi, i ritmi della preghiera! Preghiera ripetitiva ed incessante, come una melodia che non abbia mai fine!come una fiamma sempre accesa…L’eremita è cresciuto! Dall’ultima volta che abbiamo parlato della preghiera è cresciuto…prima diceva di non riuscire neppure a completarne una, di mischiare addirittura le preghiere…ora mi pare sia più raccolto, più in sintonia con i ritmi melodiosi del creato. Forse la sua stessa serenità e speranza mi fa credere in un passo avanti ed è una gioia, perchè insieme a lui tutti quanti progrediamo!

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  13. mi pare molto importante e significativo che noi possiamo pregare in primis con il corpo..la preghiera prevede anche una predisposizione corporea all’ascolto e al raccoglimento, un raccoglimento che spesso è un’apertura delle braccia, come a dire:”Signore, accoglimi, prendimi, sono tutto Tuo!”

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  14. e bravi…bravi bravi! Bellissima immagine…dove l’avete scattata? Eccole lì quelle mani…c’è confusione intorno, ombrello, borsa, impermeabile…ma l’occhio cade là, su quelle dita congiunte come se si volesse tenere accesa una fiamma invisibile…tutta l’energia si concentra lì…in mezzo alla confusione di colori ed oggetti ci si ritaglia un “nido” di spiritualità e si entra come in miracolo in contatto con Lui!
    Bellissima pagina!
    E grande lezione di vita!

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