L’eremita
Sarà per questo che quando preghiamo si congiungono le mani o si intrecciano… perché è come se si cercasse di tenere viva una fiamma che non vediamo… ma che si dirama dal nostro cuore… è come se proteggessimo la nostra luce con un capannello di carne e di sangue perché si unisca ad altre luci… e lo stesso vale se eleviamo le braccia verso il cielo con le palme rivolte verso l’alto… è una specie di segnale per indicare al raggio divino il nostro cuore… ogni gesto ha un preciso e straordinario significato anche quando sembra così naturale, così istintivo…non saprei immaginare un modo diverso di pregare e la preghiera assume intensità estrema nei defunti… laddove le braccia incrociate rappresentano forse l’eterno congiungimento delle energie in un punto che è il nome del Figlio risuscitato dalla morte… non so perché ma questo pensiero mi dona serenità e speranza
Abelardo
Dobbiamo proteggere il divino che c’è in noi congiungendo le mani od offrendo una strada tesa e spianata verso il nostro cuore… è proprio così e mi rallegro della tua interpretazione…la preghiera deve essere poi ripetitiva ed incessante proprio perché il tetto, la protezione…ha bisogno di rimanere compatta e senza falle pena l’affievolirsi della fiamma… una fiamma… e appena il caso di notarlo…che non brucia le mani raccolte su di sé, è la lingua di fuoco dello Spirito che è rimasto tra noi e che dobbiamo conservare gelosamente e nello stesso tempo condividere con gli altri custodi… perché noi siamo custodi che lo vogliamo o no…è lo stesso Sangue di Cristo che ha cosparso la terra e che ci ha donato una vita rinnovata… a costituire l’olio purissimo della luce che ci è stata consegnata… ma abbisogna del nostro sì continuo…Cristo ha bisogno di sapere in ogni momento che la Sua morte non è stata vana per noi… come l’amata anela in ogni istante la conferma d’amore del suo sposo e mai si stanca…anche l’amore di Dio desidera conferme nonostante sia infinito ed incondizionato… e non a caso le nostre mani quando si congiungono divengono il primo “si” che andrà poi ripetuto dal nostro cuore…le mani rappresentano le nostre opere e quando sono buone costituiscono un primo riparo per lo Spirito di Dio, ma questo riparo è come se fosse un’ossatura, uno scheletro che va riempito con le frasche, frasche fragili che vanno sempre rinnovate perché diversamente non reggerebbero alle intemperie… non lasciate sole le vostre preghiere perché non secchino al sole… perché diano un continuo e saldo riparo intorno alle azioni della vita… così la fiamma incuriosirà il viandante nelle notti di inverno… e Dio non potrà fare a meno di bussare alla porta per la cena. Poter sfamare il Signore è davvero un miracolo…