L’eremita (Seconda parte) (Scena unica- sessantaseiesima parte)



L’eremita
Io non ho più una casa… la mia casa è il mondo anche se non mi pare che ci tenga particolarmente ad ospitarmi… solo quando ascolto certe melodie… penso di essere io stesso la mia dimora e allora la tenerezza mi invade e tocca ogni parete… davvero appoggio le mani al muro, come dici tu, e non sono propriamente mani, ma sensazioni che mi riempiono completamente ed il muro non è muro, ma un telo aperto al vento dolcissimo delle sere estive… quel vento umido che si attacca alla pelle e che non riesci più a dimenticare… forse io mi commuovo nel profondo soltanto quando ascolto ciò che non mi appartiene, ma che avrebbe potuto appartenermi… che appartiene a chi ha dato voce ad uno strumento così… in questo modo sublime da racchiudermi, da proteggermi, da farmi sentire appagato… sì, in quel momento non manco di nulla… non vedo minacce e quel mondo è infinitamente riproducibile… non so spiegarti cosa mi prende allo stomaco… non potrei impedirlo nemmeno se lo volessi… come se la musica fosse cibo per l’anima… oppure si riconoscessero… l’anima potrebbe essere costituita dalla note di una musica divina… di una musica che la natura è riuscita a riprodurre naturalmente, spontaneamente e che il musico a sua volta ha imparato cogli anni ad interiorizzare e a donare… un po’come un embrione della anima universale di cui tanto abbiamo parlato… ecco forse come si uniscono le anime individuali… attraverso la musica… e noi possiamo già pregustarne l’assolutezza, l’eternità e la pienezza.

Abelardo
Ciò che noi chiamiamo musica è in realtà il ritmo dell’Universo che in ogni suo elemento può variare con modalità infinite…tanto che non esiste un suono uguale all’altro… ogni elemento possiede un’energia che attira gli altri elementi in modo irresistibile… dalla resistenza a questa attrazione nascono molti mali… in primo luogo l’insoddisfazione e l’inautenticità… è come se ci sottraessimo alla nostra funzione… quando ti dissi di tenere in mano la luce facevo appunto riferimento a questa energia che si spande tra gli esseri che abitano l’Universo, non è come la luce del sole perché i raggi non possono essere oscurati… la luce di cui parlo viene prodotta dagli elementi dell’Universo per volere di Dio e dunque non vi può essere interruzione della catena che ci lega…né possiamo impedire a noi stessi di emanare questo principio divino, di essere questo principio divino in definitiva… non serve nemmeno chiudere gli occhi, perché anzi la luce si conduce  più prepotentemente quando ci raccogliamo in noi stessi… luce e musica dunque sono un tutt’uno… la cosa meravigliosa è che appunto la luce si può suonare, si può cantare, può raggiungere quindi il nostro cuore stanco con straordinaria duttilità. L’anima universale Si riconosce attraverso la luce e la musica, c’è un germe divino che travalica la coscienza e che solo il cuore può sentire in tutta la sua magnificenza, in tutta la sua capacità di comprensione… la protezione di cui tu parli è appunto il sentirsi compreso… la musica ti fa sentire finalmente compreso per quel che sei, ti fa sentire addosso senza paura gli occhi del Signore che ti guardano non per giudicare, ma per donarti il perdono… lo stesso Credo che si recita durante la Messa è la risposta ad una domanda che non ci viene fatta dall’uomo, ad una domanda di Dio, o meglio non pronunciata da Dio perché Dio è… è quel che siamo noi…Dio è musica e luce… Credo significa aderisco alla luce, alla musica che mi invade, a quel che sono veramente nel momento in cui mi riconosco, a quel che posso essere per gli altri quando la mia energia dispensa la Verità di cui sono consapevole, di cui ho accettato la dolcezza ed il calore finalmente, di cui ho potuto assaporare ancora la purezza, l’armonia… non ho più paura della dissonanza che non è mai esistita… non ho più paura di essere autentico, perché non potrei essere diverso pena la mia infelicità e quella degli altri che mi amano perché hanno percepito la mia musica, la mia luce, la mia energia e non si danno pace che io sia sordo alla loro musica, alla loro luce, alla loro energia.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

26 pensieri riguardo “L’eremita (Seconda parte) (Scena unica- sessantaseiesima parte)”

  1. mi pare un canto, un inno alla completezza del sè. all’essere felici di essere atomo divino…forse l’eremita ha davvero bisogno di queste conferme per sentirsi uomo a tutti gli effetti…l’uomo è tale soprattutto perchè porta in sè un germe di divinità e a tale germe anela per tutta la vita…questo può essere una dannazione se non lo si riesce a trovare, ma anche un’enorme felicità per chi arriva a riconoscerlo nel suo cuore. enrica F.

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  2. Il ritmo dell’universo mi piace molto, mi fa sentire palpito di uno stesso battito, nota di una sola ed unica melodia….Veniamo tutti da lì, da un unico cuore, un unico musico…è bella questa coralità di voci:la dissonanza purtroppo c’è ogni volta che si cade nel peccato,ma fa parte della nostra umanità..ci sono infinite modalità di questo ritmo, noi siamo parte vive di tale pusmòs

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  3. un germe divino travalica la coscienza e solo il cuore lo può sentire…questo è verissimo…come è vero che a volte ci si blocca e dinanzi a tale germe invece di esplodere ci si rinchiude, come in un bozzolo…e la luce rimane là…e a poco a poco si affievolisce perchè la catena non è fatta da quel solo anello attaccato al muro, ma da tanti…la nostra famiglia, le nostre radici, il nostro passato…tutti anelli di luce

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  4. credo sia per questo che tante volte avremmo voluto un cenno, un segno da parte dell’eremita, un moto di commozione, un pianto spontaneo…perchè vorremmo vederlo riconoscersi in quella luce, lo vorremmo consapevole di essere capace di dispensare Verità, lo vorremmo convinto che la dissonanza è solo una brutta parola e che siamo invece circondati dall’Armonia di cui parla Abelardo…tutte queste cose che vorremmo per l’eremita in realtà le vorremmo per noi. E’ così maledettamente facile cadere nel buio e nel silenzio, non percepire più la vera luce, la vera musica ed energia che fa battere il nostro cuore…capita tutte le volte che non amiamo! Si atrofizzano i muscolli a non essere esercitati…

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  5. ma la cosa più terribile è non accorgersi che gli altri non si danno pace perchè io sono sordo alla loro luce ed energio…significa l’indifferenza più assoluta per la Vita.

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  6. “non potrei essere diverso pena la mia infelicità e quella degli altri”…succede proprio così…l’infelicità alla fine non ti porta non solo a non guardare più in te stesso e a riconoscervi una scintilla divina, ma a non riconoscere tale scintilla d’Amore neppure negli altri. Ed è terribile perchè questo alla lunga ci fa rimanere completamente soli e ci inaridiamo…se non ci riconosciamo come Suoi figli alla lunga ci inaridiamo…
    E come è bello quando in un incontro ci riconosciamo nell’altro e ci sentiamo parte di un unico grande progetto d’Amore..
    Furio

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  7. Abelardo parla del Credo non tanto come professione di fede, quanto per dare una conferma all’eremita che quella professione di fede non è altro che un prendere coscienza di esse a Sua immagine e somiglianza. Non c’è nel suo Credo un aspetto dottrinale quanto più un aspetto psicologico: credo di avere in me atomi divini e poter in qualche modo essere strumento della Luce divina…credo che all’eremita serva più questo che non una lezione teologica sull’importanza del credo che recitiamo ogni domenica in Chiesa.
    Al Credo, durante un battesimo, si risponde con un Rinuncio, ad esempio “Rinuncio a Satana..” Qui Abelardo non parla di rinunce, ma esorta l’eremita a rinunciare alla sua insoddisfazione , alla sua inautenticità in nome di una vita più Vera, vissuta però all’ombra, o alla luce, della Sua Parola.

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  8. di tutto il dialogo queste sono per me le parole di Abelardo che più offrono autostima all’eremita:li sta dicendo che egli è chiaramente a immagine e somigliana di Dio…quest’immagine rimane comunque, nonostante ce ne allontaniamo, nonostante le scelte sbagliate, ma è importante lasciare aperto uno spiraglio perchè nell’errore quella luce possa uscire ed essere notata, affinche una flebile eco di quella nostra musica possa essere da qualcuno ascoltata…solo così potremmo appartenere nuovamente a noi stessi, sentendoci docili fibre di quell’universo…Nicola P.

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  9. Alla luce di tutto ció ho riletto le parole del Signore: “seguitemi vi faró pescatori di anime”. Ho sempre ritenuto questa frase molto difficile da capire, ho sempre pensato alla richiesta di Gesú come abbandono,… abbandono di cosa, della famiglia, del lavoro, del passato. Ora forse leggo di piú un perché, un cambiamento radicale per non far si che il passato con tutte le scelte che l’hanno modellato diventi catena che si avvinghia giorno dopo giorno facendoci diventare ció che non siamo. Gesú conosceva bene quegli uomini, sapeva di quanta luce erano capaci, di quanta energia sarebbero stati in grado di trasmettere e li chiama. A tutto ció si contrappongono le aspettative a cui la societá ci forza, si contrappongono “amicizie” che invece di intuire la nostra luce ne succhiano l’energia lasciandoci spossati e drenati. Come detto sopra la distinzione é proprio nell’essere accolti, accolti come ci accoglie Dio, Dio bussa sapendo giá di quale meravigliosa melodia quell’anello sia capace, per quanto arrugginito esso sia. Bellissima pagina, mi fa e fará riflettere molto. Alberta

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  10. credo che stia in questo il senso della presenza di Abelardo per l’eremita….come dicono Paolo e Rodolfo qualcuno a un certo punto ci attira a sè e ci salva, nel senso che ci porta ad amare in primis noi stessi con le debolezze e le nostre miserie e poi, a poco a poco, ci porta ad aprirci verso il prossimo, a dare un senso a quel po’ di buono e di divino che ci portiamo dentro e ci esorta a farne dono agli altri!
    Bellissimo post! Patrizia

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  11. nulla è insano se presuppone l’autenticità…per trovare se stessi, per riconoscerci, spesso abbiamo bisogno di essere raccolti nel vero senso della parola, di ascoltare i nostri battiti andare a tempo con quelli di un altro..capita nei momonti di maggior afflato, nei momenti in cui è la nostra vulnerabiltà a sentirsi protetta e a essere resa più forte. Mostrarsi deboli, vulnerabili, umani…non è facile. Spesso diamo un’immagine di noi che è falsa, non piangiamo mai, non ci commuoviamo mai, nemmeno la morte ci spaventa…è in questi momenti che ti rendi conto che nulla di bello ti appartiene e se una presenza ti salva, ebbene, sia essa benedetta!

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  12. non è sempre facile esercitare una capacità di discernimento…tante volte si ragiona con la mente e non il cuore e si fanno errori che pagheremo per tutta la vita. Quando invece si riconosce quella musica, quella luce ecco che ci si prospetta dinanzi un orizzonte che è fatto soprattutto di pace e quiete, un orizzonte lungo il quale corriamo essendo noi stessi, felici di come siamo perchè qualcuno ci ama e ci accoglie così e questo qualcuno in primis è il Padre!

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  13. “dalla resistenza a questa attrazione nascono molti mali:insoddisfazione e inautenticità”.
    Possiamo riportare questa frase a più campi…spesso siamo portati per fare un lavoro e per arcani motivi ne facciamo un’altra e ci sentiamo castrati a vita…talvolta invece crediamo di aver trovato un’anima gemella e scopriamo amaramente di essere più soli in coppia che da soli…Ci sono invece delle attrazioni che ci paiono insane e sono quelle che ci salvano la vita perchè appagano e soprattutto tirano fuori il meglio che c’è in noi, la nostra interiorità e soprattutto esercitano il nostro lato più spirituale

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  14. Se luce e musica sono un tutt’uno vista e udito vibrano all’unisono…forse sono i due sensi che meglio ci fanno percepire il “divino” che ci circonda? stando alle vostre immagini direi di sì…

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  15. forse quando si dice a qualcuno”Ti amo con tutta l’anima” si sta dicendo che la si sta amando con tutta la sua parte più divina, più pura ed autentica! Marta

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  16. Due persone che amano ascoltare la stessa musica sono certamente su una lunghezza d’onda molto simile e sicuramente la musica unisce ancor di più le loro affinità elettive. Mi sono spesso chiesta se Carlo e Giulia, dal momento che compongono ognuno a casa propria, ascoltino forse la stessa musica…forse sì…perchè come dice Paolo davvero spesso cantano all’unisono e probabilmente sono anche certe melodie a creare determinati “miracoli”

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  17. Ecco come si uniscono le anime individuali. L’amore stesso ha i suoi ritmi, la sua melodia intrinseca. Si crea dopo un po’ di tempo un’affinità tale tra i corpi e le anime che l’incontro di questi produce una vera e propria “musica”. L’atto di donarsi sprigiona una musica ed una luce altissima. Ovviamente è un donarsi che è il culmine di un cammino spirituale…non certo alludo alla “toccata e fuga” che nulla ti lascia…nemmeno il ricordo…

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  18. vedete..tutto parte da Dio e a Dio ritorna…questo è l’Amore circolare del Padre, quella “sfera” all’interno della quale circola lo Spirito…forse è la sfera della nostra spiritualità, quella nicchia interiore di cui già tante volte abbiamo parlato, entro la quale ci raccogliamo, nella quale preghiamo…ecco per me la musica, la poesia, l’arte tante volte è ed è stata una forma di preghiera altissima, sublime…

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  19. Il musico ascolta, interiorizza e dona. Tre passaggi, tesi tra l’ascolto ed il dono. Sia l’ascolto che il dono presuppongono un amore, un amore per chi si ascolta ed un amore per colui al quale è rivolto il proprio dono.

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  20. questo senso di appartenenza, di protezione mi colpisce, ma solo l’essere umano riesce a trasmettermelo, la musica mi consola, mi aiuta, ma non riempie certi buchi…è l’anima accanto alla mia che mi rende autentica. Costanza

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  21. un po’ arrugginito, quell’anello, ha anche bisogno di un po’ di cemento..ma resiste! Bella e simbolica questa fotografia, ricca del significato che Abelardo vuol trasmettere al suo amico:siamo tutti anelli di un’unica catena e quando il vento, lo Spirito soffia tra gli anelli, da quel metallo si sprigiona luce e musica

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  22. che bella pagina! L’immagine, anche l’immagine, pare senza senso lì per lì ma poi…come sarebbe bello se ognuno di noi fosse come quell’anello al muro di Dio! La mia casa non è tanto il mondo, quanto i miei affetti…quella è la mia casa e tra i miei affetti in primis c’è Dio e quindi, direte voi, la tua casa è ovunque, come tale è Dio! Può essere…nel senso che la dimora che più sento consona è la mia interiorità, la mia spiritualità e quando questa riesce a emergere e anor di più condivisa ecco che tra le anime circolano davvero i venti

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