L’eremita
Come si fa a superare col pensiero il senso della mediocrità? Io non ci riesco… non so rassegnarmi al fatto di finire giorno per giorno qualcosa che non mi pare nemmeno di avere incominciato…di essere sempre inadeguato ed incapace a svolgere anche il più semplice compito…di non potermi prefigurare il più banale dei traguardi…perché devo vivere e morire con un muro intorno di calce viva? E come è possibile che ogni piccola e temporanea variazione mi faccia dimenticare di essere ciò che sono? Quasi che la mia vita fosse solo una finta tragedia… Quando acquisterò un minimo di dignità almeno nel dolore? Quando toccherò la disperazione da cui si ricomincia veramente? Quando riuscirò ad essere sincero almeno con me stesso e a guardare la mia miseria morale con un terrore da perdere la coscienza o l’incoscienza?
Tante volte penso che Caino non abbia mai avuto un fratello, ma che rispondendo al Signore in realtà egli per primo abbia negato di essere il guardiano della propria anima… quante volte anche io mi comporto come se l’anima non mi appartenesse… come se si potesse chiudere gli occhi in un gioco di prestigio e rimanere vivi e vuoti… senza responsabilità… per vivere poi che cosa non so dire… forse un alito di vento…un maledettissimo istante che ci fa sentire vivi e pulsanti… eppure ha importanza anche se solo per noi …morire equivale tristemente a perdere quel momento… quelle promesse che ci siamo fatti da soli…quanto è patetica la granitica certezza dell’attesa!
Abelardo
Tu parli del filo della vita, ma Dio ne tiene un capo. Quindi ogni cosa è prevista. I mattoncini della Casa del Padre tuttavia non hanno un colore che l’occhio umano possa vedere. Di conseguenza è inutile pretendere di progettarne anche la forma e la dimensione. Ma ogni mattoncino è necessario e non può che stare lì dove non appare. Anche il pensiero è fatto di memoria, ma nessuno potrà mai dirci che forma e che grandezza hanno i ricordi; tuttavia una mente senza ricordi non è nemmeno concepibile per noi che possiamo ricordare: la qual cosa, se ci rifletti bene, sembra un paradosso, ma non lo è… la mente è lo specchio del Paradiso… della Memoria del Padre che non ci ha dimenticato mai. Quando noi svolgiamo un qualsiasi compito si illumina quella particella di Dio che il microscopio non potrà mai descrivere, perché è in continua evoluzione e si distingue da Dio che la contiene fino al momento dell’Eternità che è già e che deve ancora venire.
La luce, vedi, non è provocata dai successi o dagli insuccessi umani, ma dalla riconoscibilità del nostro cuore. Dio ci ama perché siamo prima ancora di amarci per ciò che siamo. Così amava Adamo ed il Suo modo d’amare non è certo cambiato dal momento della caduta. L’esistenza è in buona sostanza una prova perché l’uomo sperimenti sino in fondo che significa dar fiducia al Serpente. Dio vuole che semplicemente comprendiamo la vera essenza del male e contemporaneamente che impariamo ad avere fiducia nel bene: è solo il dubbio ad aver tradito Adamo. Satana non sa che ci aiuta a capire quale è la parte di Dio e continua a tessere le sue trame orrende, non può far altro…e a lungo andare l’uomo si stanca delle sue menzogne, non ha più voglia di recitare, di avere riserve mentali.
Il tuo sfogo fa bene al mio cuore perché intuisco che la misura è quasi colma: tuttavia senza fede non ci può essere speranza; se tu non credi che la calce viva possa essere distrutta Satana possiede ancora il tuo cuore; il male è dubbio, non mi stancherò mai di ripeterlo; il bene è fiducia, anche in ciò che appare improbabile o addirittura impossibile. Non seppellirti prima del tempo e senza che Dio ti abbia chiamato a Sé, appoggia le tue mani al muro e chiedi di diventare pietra della tua casa, così da poter vedere fuori e dentro di te. Così avrai una certezza che non è attesa di sostenere un progetto, ma è il progetto stesso.