A mia madre


 

Siamo felicissimi di festeggiare con voi questo giorno specialissimo: il nostro blog oggi compie un anno.

Grazie infinite!

Avete letto e riflettuto su ben  278 post esprimendo la vostra opinione ben 4591 volte.

Grazie infinite!

Ciò significa che per noi siete e siete stati una fonte inesauribile di emozioni, di riflessioni e di commozione.

Grazie infinite!

Ma soprattutto è nata una splendida comunità di persone che si sono costruite un rifugio speciale da vivere e condividere; uno spazio che ci auguriamo possa continuare ancora così come continua la vita.

Sia lode a Dio!

Come sapete all’inizio del 2007 sono sparite di punto in bianco quasi tutte le fotografie: non ci soffermiamo qui sulla responsabilità di quanto accaduto, né su quello che ha inteso comunicare Splinder e che ci ha decisamente amareggiato.
Vogliamo solo evidenziare che si è provveduto a ricomporre il blog.
Durante questa operazione abbiamo scoperto una volta di più che anche le cose sgradite possono rivestirsi all’improvviso di un arricchente significato.
La ricostruzione ci ha permesso infatti di notare che diversi post non sono mai stati commentati e che altri hanno ricevuto davvero sparuti commenti; ci siamo chiesti la ragione… certo col tempo ci siamo meglio conosciuti ed oggi il commento è diventato per voi un gesto d’amore irrinunciabile… ma il motivo del silenzio potrebbe essere anche un altro; tutti i post “dimenticati” avevano un elemento in comune: mancavano della fotografia che di certo sa smuovere qualcosa di importante dentro noi tutti.
Così abbiamo pensato di corredare ogni post che ne fosse sfornito di uno scatto.
A questo punto è nata spontanea un’altra riflessione.
Viviamo in un mondo dove l’oggi è già vecchio e poco interessante; siamo sempre alla frenetica ricerca di novità che peraltro raramente ci soddisfano.
Ci piacerebbe invece che questo fosse uno spazio ove le categorie temporali si annullano, un giardino dove poter assaporare la parola e trovare appagamento a prescindere dal fatto che sia stata scritta ieri od oggi.
Così proponiamo a ciascuno di adottare con tutta calma un post orfano, magari di quelli dei primi mesi del 2006: può essere che con il vostro amoroso dialogo divengano nuovi e rinfrancati frammenti della nostra splendida casa.
Carlo e Giulia

Mentre la mamma dormiva alcuni versi hanno fatto capolino sul suo volto…li ho raccolti con la penna sul foglio…per non dimenticare l’amore!
Con tutto l’Amore che nutro per voi!
Giulia

A mia madre

Quando nacqui
sapevi già che
un giorno
ti avrei cullata
tra le mie
braccia.
La sofferenza,
mamma,
è un girotondo
tra la vita
e la morte

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

94 pensieri riguardo “A mia madre”

  1. Scusate se ritorno su questa pagina, nonostante ce ne sia una nuova, volevo precisare che ció che ho detto ieri non é per discreditare in qualche modo colui che apre il suo cuore alla sofferenza per darle conforto, in quel momento quella persona é vero e proprio strumento di Dio, dentro di se si esprime lo Spirito Santo e ció che di piú Divino é in noi si mostra…quello che volevo sottolineare é che quando siamo chiamati ad aprire il nostro cuore verso gli altri, lo apriamo verso il Cristo, come se Egli ci desse la possibilitá di riscattarci dall’averlo messo in croce… Giacomino per l’apputo é il Cristo…ce ne sono tanti Giacomini e credo proprio che ci siano per permetterci di diventare strumenti di Dio nel suo pieno significato. Perdonatemi, non volevo essere fraintesa, le persone che danno la propria vita per la sofferenza, anche di esse ce ne sono tante, sono veri e propri Santi. Alberta

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  2. lungi da me qualsiasi intenzione di far polemica con Alberta, volevo solo precisare che ieri ho lanciato un amo perchè mi pareva bello riflettere sul fatto che dalla sofferenza può nascere la speranza e questa speranza, per me, per la nostra storia, è stata rappresentata non tanto dagli altri bimbi malati, che in tanti momenti davvero ti deprimono irrimediabilmente, quanto dai visi che con amore si avvicinano e ti parlano…di Dio. Perdonatemi, ma ci tenevo a sottolineare che sono d’accordissimo con Alberta ma che ho anche avuto il “privilegio” di poter godere del rovescio della sua medaglia.

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  3. Credo che Cristo si mostri anche, non solo, anche in colui che aiuta:ho visto sorrisi donati con amore e gratuità in ospedale e vi assicuro che certe presenze sono davvero salvifiche. I volti di Cristo sono molteplici e credo che ognuno di noi, proprio perchè a immagine e somiglianza di Dio, possa esserne un riflesso. E questo lo dico solo per ringraziare tutte le persone che hanno donato affetto al mio piccolo Giacomo e senza le quali per lui non sarebbe mai stato possibile fare un vero girotondo assieme ad altri bimbi!

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  4. credo siano vere le vostre posizioni:sicuramente il volto del sofferente è il volto di Cristo, ma non meno di chi tende la mano al sofferente:ama il prossimo tuo come te stesso, non fare agli atri ciò che non vorresti che fosse fatto a te…tutti comandamenti che ci portano a vedere il prossimo come una persona da amare…Gesù non ha fatto altro che amare ed è ciò che chiede a ognuno di noi! Ho visto anche io persone sopravvivere in virtù di quella visita, di quell’abbraccio, di quella stretta di mano che le facevano sentire vive ed ancora importanti agli occhi del mondo.

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  5. ma chi aiuta è un segno visibile, visibilissimo della presenza di Cristo in mezzo ai malati…la malattia probabilmente sarebbe fine a se stessa se vicino al malato non ci fossero due braccia pronte a cullare…in ospedale in questi anni ho imparato tanto dai malati ma anche da chi li assiste…senza di loro tante persone sarebbero morte prima

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  6. E nella nostra vita di tutti i giorni il Cristo non a caso continua a mostrarsi, non attraverso colui che aiuta ma attraverso colui che ha bisogno di aiuto…quello che farete al piú piccolo di voi l’avrete fatto a me… auguro a tutti i vostri cuori, cosí straripanti d’amore una serata di serenitá. Alberta

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  7. Speriamo che questa possa essere l’eredità da lasciare ai nostri figli. Non chiadiamo per loro la salute e neanche altri beni effimeri, ma se il Signore vorrà incontrarli a tu per tu, confidiamo che non abbiano bisogno di altro. E la forza per affrontare anche i momenti meno facili, verrà.

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  8. dobbiamo imparare a portare quel limite con dignità fino ad amarlo, come si sceglierebbe con entusiasmo quel sentierino ripido e sassoso che ti porta più vicino alla vetta, in vista di nuovi orizzonti.

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  9. Lui, che per nascere ha scelto il limite della condizione infantile (non a caso Giulia ha insistito su questo aspetto), ha vissuto rinunciando a qualsiasi potere, proponendo la piccolezza come l’unica vera grandezza che viene dal Padre, ci indica, senza alcuna via di scampo, che il nosro grande limite può essere strada di salvezza.

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  10. sicuramente il dolore e la sofferenza sono una Sua visita che può avvicinare molto e può anche in certi periodi allontanare. E ho scoperto,nei momenti in cui non riusciamo a pregare l’uno con l’altro, la dolcezza di pregare l’uno per l’altro e di contare sulla preghiera dell’altro nella forma e coi ritmi che l’altro preferisce.

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  11. Nel momento della prova, guardando dietro di noi sulla sabbia scorgiamo le impronte di un solo uomo,Dio non ci ha abbandonato,è Lui che ci sta portando in braccio. Laura

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  12. spesso mi è capitato di ricevere forte il segno che le circostanze non sono quelle desiderate o programmate, ma che bisogna fare i conti con circostanze che richiedono un’adesione più completa al messaggio dell’amore che da Dio viene e che va condiviso con i fratelli. Un Amore forte e disinteressato che ti fa crescere, ti fa prendere coscienza delle tue capacità e dei tuoi limiti, ti fa percepire la speranza e dà senso alla sofferenza. E tutti insieme oggi in particolar modo, con questo post, abbiamo dato prova che ciò è possibile!

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  13. per me l’esperienza più forte di dolore è stata quella di veder soffrire le persone che amo…allora mi prende solo un gran senso di impotenza. Alberto

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  14. anche io posso solo testimoniare, dinanzi a tutto ciò che di bello ho letto, che tutte le volte he ho dovuto affrontare situazioni pesanti io e mio marito ci siamo sempre ritrovati più uniti, più forti di prima, più desiderosi di rendere fecondo questo nostro amore, questo nostro stare insieme che, malgrado le differenze e le incomprensioni, sappiamo che non ci è capitato per caso…fa tutto parte di un disegno più grande di noi. Rossana

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  15. Vorrei dire a tutti i ragazzi che con tanta partecipazione hanno seguito questo post che da ogni esperienza dolorosa, non importa se piccola o grande, se è accettata, nasce sempre una vita nuova. Questo è il profondo messaggio della lirica:dopo una bella batosta ci sentiamo con chi ci ama sempre più forti e più uniti di prima.

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  16. nel mio piccolo posso solo dire che quando c’è stato da toccare con mano la sofferenza è stata un’esperienza forte condividere il dolore e gli amici con i nostri parenti ed amici. E’ stato un riscoprire l’amicizia e la solidarietà delle persone che veramente ci vogliono bene. Paola

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  17. l’atteggiamento giusto consiste nell’essere disposti a donare al Padre ogni cosa, senza nessuna paura e poi lasciarlo operare a modo suo, restando in un atteggiamento di totale fiducia nella sua sapienza e nel suo amore:Dio prenderà o lascerà secondo ciò che meglio converrà per il nostro bene…la sofferenza è un girotondo tra la vita e la morte, ma quando si cade tutti giù per terra è solo per il nostro bene

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  18. Spesso ci agitiamo, ci inquietiamo nel tentativo di voler risolvere tutto da soli, mentre sarebbe molto più efficace restare calmi, sotto lo sguardo di Dio, lasciandolo agire ed operare in noi con la sua saggezza e potenza, infinitamente superiori alle nostre

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  19. questo forse lo si capisce solo quando sei in piena prova! Grazie per tutti questi preziosi consigli che non dimenticherò di mettere in pratica. Federico

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  20. vedete ragazzi, nel momento della prova l’unica cosa che ci può sostenere è alzare lo sguardo al crocifisso e contemplare Gesù che dona la sua vita per noi, nutrirci di questo amore folle che Egli manifesta per noi sulla croce. rossana

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  21. Il perchè delle cose spesso rimane per noi oscuro. Forse un giorno capiremo, forse non comprenderemo mai il vero senso di ciò che ci accade. Elisabetta

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  22. credo che l’offerta a Dio della propria sofferenza sia un dono grande per chi ci sta vicino e la condivisione dell’esperienza del dolore è un dono per chi ne è attore perchè è fondamentalmente esperienza di fede e speranza. patrizia

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  23. La mia esperienza mi porta a dire che io e mia moglie abbiamo fatto esperienza di condivisione del dolore ognuno secondo la propria sensibilità ed abbiamo compreso quanto sia importante parlarne all’altro, esprimere tutto ciò che si prova, pregare e condividere insieme la speranza di poter superare certi momenti eterni che paiono senza senso e quasi segno di un accanimento divino che non comprendiamo. Salvatore

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  24. non è così perche ti sta facendo forse un grande dono, quello di rafforzare la tua fede…ma questo si capisce sempre col senno di poi. e nello stesso tempo stai comprendendo quanto sia grande il dolore dell’intera umanità che soffre

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  25. ma perchè questo calice deve passare proprio da me? Ed il Signore sta sempre lì paziente ad ascoltare anche se a te sembra del tutto sordo e insensibile alle tue preghiere, eppure, anche quando la speranza sembra essere esaurita ti rivolgi a Lui perchè la disperazione è in agguato e vuole travolgerti irrimediabilmente in un atto di sfiducia verso di Lui. Ma non è così…

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  26. Come poter pronunciare il nostro “Eccomi” se pensi che ciò che sei chiamato a vivere non sia affatto un modo giusto di servire il Signore? Rossana

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  27. A volte le sperienze più tristi e dolorose ci hanno riservato sorprese e gioie immense, arrivando a ringraziare Dio per averci fatto arrivare con sofferenza e quindi apprezzare fino in fondo il dono che avevamo ricevuto. A dirla così sembra semplice, ma vi assicuro che è stata molto dura! Come poter dir “Signore sia fatta la tua volontà” se in quel momento ti sembra che la volontà del Signore ti sta prospettando strade che non vuoi percorrere e accettare di percorrere?

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  28. Ogni tanto quando ripensiamo a quanto ci è accaduto, constatiamo che ne siamo usciti arricchiti e grati al Signore perchè ogni giorno ci ha concesso e di concede di vivere insieme i nostri momenti di dura difficoltà, grati per la meravigliosa esperienza di solidarietà ed amicizia che abbiamo vissuto con gli altri genitori conosciuti in ospedale. In mezzo a tutti quei malati si fa quotidianamente esperienza del dolore proprio e di quello altrui, e in questa sofferenza noi abbiamo avvertito di essere davvero Chiesa, appartenenti a un corpo unico. Abbiamo sentito molto fortemente la sofferenza nostra ma abbiamo anche condiviso quella altrui;ci siamo sentiti in cammino con un popolo dolente, in un unico girotondo di tante anime, tra cui l’eremita, il vicino di letto di Giacomo, la mamma di Carlo e Alberta. Abiamo insieme a tutti voi avvertito l’importanza di vivere la speranza, di essere portatori di speranza con altri e per altri.

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  29. personalmente la sofferenza mi fa molta paura: le vostre paure mi rincuorano però, perchè mi fanno capire che anche nel dolore non si è mai soli, c’è sempre qualcuno che ci aiuta a sopportare la croce. Marta

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  30. Noi con Giacomino di sofferenza abbiamo una bella esperienza, eppure vi confesso che le tante parole che voi avete citato come riferimenti biblici mi sono stati di grande aiuto. Nei momenti di maggior disperazione io e Alberto abbiamo avuto la forza di prenderci per mano e pensare, credere, che il Signore non solo non ci aveva abbandonati, ma ci stava colmando con la sua tenerezza, malgrado l’enorme difficoltà del momento. La tenerezza di Dio è tutta in quel girotondo, tipico della tenerezza dei bimbi.
    Grazie per questo post, perchè state esorcizzando in me la tanta paura che ho del dolore! Tiziana

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  31. Penso che ció che ha detto Alessandrarisso sia meritevole di una lunga riflessione perché purtroppo fa parte della nostra societá come fosse una piaga incompresa o una pestilenza dalla quale si pensa si possa e si deve quasi mantenere una certa distanza. In qualche modo é un qualche cosa che non ci riguarda fino a che non capita a noi. Mi viene spontaneo pensare all’eremita stesso, a quanto spesso mi sforzo di dire un qualche cosa che gli possa essere di sollievo, mi sforzo di connettere mentre una parte di me vorrebbe dirgli semplicemente e brutalmente di andare a zappar patate…altre volte invece l’eremita dice un qualche cosa in cui vedo me stessa ed é allora che non c’é piú sforzo da parte mia, anche a costo di sentirmi emarginata come lui, lo capisco e sento ció che prova.La sofferenza mentale, dell’anima sembra proprio che non la si voglia come parte di noi, raramente la menziono nelle mie preghiere, se non pensando a mio zio, forse aiuterebbe se cominciassimo a pensare che fa o puó far parte di tutti noi, che qualcosa nelle nostre teste puó iniziare a non reagire come si pensa dovrebbe…continueró a rifletterci e ringrazio Alessandra per averne parlato. Alberta

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  32. quando ci rapportiamo a una persona che soffre, l’unico modo per dare un senso alla sua spfferenza non è compatirla, ma liberare in lei la vita (da questo punto di vista Giulia è stata chiara nei suoi versi!);non è essere pietosi, ma comprendere che l’altro è importante per noi. Anche restando in silenzio possiamo aiutare l’altro a comprendere quanto è importante per noi!

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  33. il dolore fa parte della vita, è un momento della vita (la stessa nascita di cui si parla nella lirica ricorda il momento del parto come anche un momento di fatica e di sofferenza fisica) ma è altrettanto bello ricordare un versetto di Isaia: Il Signore asciugherà tutte le lacrime su gni volto

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  34. le varie forme di dolore sono provate dall’uomo dai tempi del peccato originale. Anche Cristo ha provato nella vita la sofferenza, il dolore fisico e psichico, perchè Egli è venuto tra noi come uomo per espiare i nostri peccati e ricongiungerci al Padre. E’ difficile capire con la sola ragione quanto sia lacerante per un genitore la perdita di un figlio. Maria ne è testimone:il corpo non regge, le ossa non sopportano la lacerazione dell’anima; anche la ragione si confonde “Perchè??…perchè?”

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  35. nella nostra cultura occidentale poi, il dolore, nella sua manifestazione fisica, trova giustificazione, superamento e condivisione:quello dell’anima no! Non trova immediato riconoscimento, spesso è soffocato e non condiviso. Questa sofferenza è a mio parere più soffocante di quella fisica

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  36. E’ vero ed é proprio per questo che gioia e dolore sono cosí legati insieme, fanno per cosí dire parte della stessa medaglia. Credo che sia proprio la gioia ad iniziare il processo di condivisione, spesso lo si da per scontato. Ci sono momenti nella vita in cui certe persone dimostrano tanto, questi momenti possono essere difficili ma non necessariamente di sofferenza, penso per esempio ad una donna che diventa madre per la prima volta o per la quinta, penso a momenti di forte emozione in cui si puó aver bisogno di qualcun’altro al di lá della sposa/o. Sono questi i momenti in cui inizia la condivisione e se é vera porta poi al capire e all’essere ingrado di avvicinarsi alla sofferenza. C’é un tempo per tutto e credo sia il messaggio piú Sacro Santo della nostra esistenza l’importante é saper distinguere il tempo giusto e aprirsi ad esso senza paure, orgogli, senza pensare di essere inutili o di essere di peso…lasciarsi andare all’attimo perché si sa con certezza che é quello giusto cosí che il ciclo possa scorrere e la condivisione vera e propria possa avvicinarci, non solo all’altra persona ma soprattutto a Dio. Alberta

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  37. non solo..ma l’esperienza del dolore trasforma il rapporto con il corpo:nella situazione di benessere il mondo e il corpo servono alla comunicazione, nella situazione di malessere invece si sperimenta il corpo come limite, come impedimento

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  38. Il dolore come danno è un’esperienza universale (vedi girotondo), vedi madre/figlio) ma la sua interpretazione di senso è mediata dalla visione del mondo, perciò si può parlare di specifica esperienza di dolore nella cultura occidentale: si tratta di un’esperienza di separazione, di isolamento e di lacerazione. (Nella lirica di Giulia invece il girotondo sottolinea la speranza, l’unione,la condivisione!)

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  39. L’esperienza della sofferenza e del dolore si colloca anteriormente al linguaggio. E per questo le parole sono impotenti. Nella tradizione antica si cercava salvezza nella parola religisa, oggi invece in quella tecnica.

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  40. Io credo che occorra un lungo lavorio su se stessi, affinchè la nostra presenza non sia come la toppa di panno grezzo (Mc, 2-21) cucita su un vestito logoro. Di questa fatica, lunga e quotidiana, la coppia (prima cellula della società) è testimone con un amore che si fa condivisione, anche nelle più umili necessità, sino alla fine dei giorni. Furio

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  41. Nella coppia le difficoltà si provano in due. La comunicazione è vissuta “da pelle a pelle”, ed anche se il dolore colpisce direttamente o indirettamente solo uno dei due, la sofferenza dell’altro non è meno profonda!

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  42. Tra amici o membri di un gruppo le asperità si mettono in comune così come le aspettative di vita attraverso una partecipazione che si serve di parole e di segni, di ricordi e racconti da parte dell’uno, di risposte e gesti confortanti da parte dell’altro.
    Qui sopra io percepisco tutto ciò e ne canto lode a dio da mesi!

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  43. Proprio a questo proposito è molto preziosa la testimonianza degli sposi, dal momento in cui essi si scambiano la promessa di rimanere fedeli “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia” ha inizio per loro un cammino di condivisione tutto particolare

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  44. contemplando la profondità dell’umiliazione in cui il Figlio di Dio è caduto, l’uomo vede riflessa la propria miseria. Questa consapevolezza può diventare ogni giorno il primo passo per accogliere il Signore: “Ecco io sono alla porta e busso. Se uno sente la mia voce e mi apre io verrò da lui cenerò con lui e lui con me”

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  45. accostandosi all’uomo, piagato nello spirito (vedi eremita), prima ancora che nel corpo o nella sua dimensione affettiva, Dio gli rende possibile riconoscere il suo stato. Magari l’uomo reagirà a questa rivelazione tentando di negarla. “Forse siamo ciechi anche noi?” Domandano i farisei a Gesù che ha guarito il cieco nato. E Gesù risponde con amarezza: “Se foste ciechi non sareste in peccaato, ma poichè dite di vederci il vostro peccato rimane”

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  46. Quella cristiana è la fede di un Dio che si è fatto personalmente solidale con la miseria e le sofferenze degli uomini. Che, anzi, può essere incontrato appunto da chi riconosce questo bisogno

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  47. Nella Bibbia , tra le persone più fastidiose troviamo gli amici di Giobbe, che con l’intento di sollevarlo dalle sue disgrazie finiscono per seppellirlo sotto dotte riflessioni sul significato della sofferenza. Le obiezioni di Giobbe sembrano molto più veritiere:” Non siete che millantatori, medici da strapazzo. Almeno taceste del tutto.:sarebbe sapienza da parte vostra! Credete infati di difendere Dio con false accuse contro di me?”
    Una vera solidarietà nella prova comport, per chi desidera mettersi accanto al sofferente, il perdere molte sicurezze di cui facilmente si credono muniti quanti non sono stati ancora colpiti dal dolore: Dinanzi a tale rischio non è strano che per molti la prima reazione sia quella di arretrare.
    Io credo che Giulia, per scrivere ciò che leggo, si sia messa nella posizione di chi non ha sicurezze, ma una gran fede. E trovo quei versi di grande sensibilità e grande esperienza di vita.

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  48. non tutti quelli che si accostano al prossimo in difficoltà sono animati da spirito sincero ed anche chi lo fa con le migliori intenzioni spesso non è animato da spirito di equilibrio e sensibilità. Costanza

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  49. Comunicare con chi è – e mentre si è – nel dolore, rappresenta davvero un “sesto grado” nei rapporti interpersonali. Tanto più la sofferenza è profonda, tanto più cambia bella persona coinvolta il suo modo di percepire la realtà e di cambiarla. Chi tenta di interpretare le sue reazioni e i desideri finisce spesso per ingannarsi. A sua volta il sofferente non riconosce più le difficoltà di quanti gli stanno intorno, i quali gli appaiono sani e senza alcun problema. L’uno non riesce più a comprendre i segnali ed i desideri dell’altro ed anche le migliori intenzioni vengono travisate

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  50. Come negarlo? Le sofferenze innalzano barriere. Quando si è nella prova, ma anche quando si è acanto a una persona provata, si fa esperienza di ciò che a prima vista sebra un irrimediabile isolamento: chi è in difficoltà ha l’impressione che nessuno possa condividere dal di fuori la sua pena; e chi tenta di accostarsi a una persona sofferente avverte l’ineguatezza delle parole e dei gesti che vorrebbe offrire, cos’cchè non di rado, dopo qualche goffo tentativo, si ritira in un mutismo imbarazzato.

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  51. la mia esperienza mi ha insegnato che dal dolore può nascere tanta speranza e che la sofferenza si può superare se c’è fede ed amore.
    Lancio un amo perchè domani tutti insieme, grandi e piccoli, possiamo confrontarci su questa tematica che io sento molto vicina così come Alberta, Carlo e Giulia.

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  52. e per San Francesco dolore e morte erano fratello e sprella…non mi stupiscono dunque le parole di Giulia perchè sono in sintonia ad un sentire umile, ma soprattutto sono un “sentire”, un percepire con il corpo e con il cuore…le sue sono parole di grande affetto

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  53. e noi abbiamo il dovere di dare ascolto alla vita, di dare vita alla vita, in tondo, passando per la cruna della sofferenza fino ad accettare la morte come un incontro bello col Padre…la sofferenza mi porta poi sempre a questa riflessione sulla morte!

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  54. per non dimenticare l’amore…l’amore che si tocca con mano dinanzi a gesti di gratuità, l’amore che ha il volto di una madre o di un figlio, l’amore che è servo, che si abbassa, che si china con un sorriso, che ti prende la mano e non ti fa sentire solo, l’amore che è silenzio…l’amore che è rabbia perchè si vuole amore! Non dimentichiamo i mille volti dell’amore…Gesù sceglie tanti modi, spesso assurdi, per manifestare la Sua presenza!

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  55. mi pare molto importante l’osservazione di Furio…l’attenzione agli altri ci porta ad elargire affetto. Se siamo chiusi in noi stessi è difficile comprendere i bisogni altrui e questo genera in noi solo una sterpaglia, un giardino incolto…la magia di questo blog è che poi i post si riallacciano gli uni agli altri…questo mio commento che prende spunto dalla lirica di Giulia torna direttamente indietro ad una pagina di abelardo…non credo che non abbiamo la cognizione del passato…è tutto un girotondo il nostro!

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  56. bisogna imparare a cullare le persone che amiamo non solo nei momenti di difficoltà…più spesso dobbiamo elargire le nostre coccole. Tutti abbiamo un maledetto bisogno di amore, un bisogno di carezze…anche solo per dire il nostro grazie, per la vita, per l’aiuto, per la presenza e l’ascolto. Furio

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  57. quel “mamma” isolato là, alla fine della lirica, strozza il fiato in gola e mi fa percepire quel legame unico e insostituibile che ognuno di noi ha ed ha avuto ed avrà, un domani avrà, con la propria madre!

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  58. ma grazie a voi…basta leggere questo post per capire quanto vi siamo tutti debitori! Il senso della vita è qui, nelle piccole cose, in un’acqua che scende cantando, in una vasca che la raccoglie…in Abelardo che in un passo aveva fatto proprio riferimento a tutto ciò. La vita è nei vostri versi, nelle immagini che spesso cantano lode a Dio.
    Grazie ragazzi per tutta questa vita, per l’amore grande che oggi in particolar modo trasuda dai vostri versi! Corrado Fadda

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  59. la sofferenza più grande per una mamma è sapere che un giorno sarà un figlio a doversi occupare di lei…cosa non si farebbe per non pesare sui figli, ma è insito nel girotondo della vita, un po’ come i corsi ed i ricorsi storici di Vico!
    C’è del bello anche in questo…spesso la sofferenza avvicina le anime!
    Ringrazio io voi per il vostro paziente ed appassionato lavoro/servizio…grande stimolo soprattutto per gli studenti che vi leggeranno, ahimè, solo durante le ore di scuole!
    un abbraccio a tutti.
    patrizia

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  60. e sappiamo pure che un giorno avremo bisogno del sostegno dei nostri stessi figli, del loro sorriso per poter andare avanti, della presenza dei nostri nipoti per dare un significato alla nostra vita!

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  61. “sapevi già…c’è una coscienza, una consapevolezza che tutte noi mamme abbiamo…quella forza interiore che ci spinge a tirare avanti la colonna, a non mollare perchè altrimenti buttiamo giù anche quanti abbiamo di più cari…

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  62. credo che una mamma sappia cosa sia la sofferenza nel momento in cui nasce suo figlio…da quell’istante passerà la sua vita forse a proteggerlo, di sicuro a renderlo indipendente, affinchè sia capace di stringere gioioso la mano dei suoi compagni di girotondo. carlotta

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  63. in effetti è vero…certi legami non li fa il sangue…li fa la vita! e c’è qualcosa di talmente sacro nei versi di Giulia che si può stare solo in silenzio…grazie di cuore! rossana

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  64. Ringrazio tutti, anche da parte di Carlo e Giulia, credo che tutti voi ormai sappiate quanto siate diventati importanti per me, parte della mia vita…non dico altro…il girotondo della vita non é chiuso, é pronto ad aprirsi e prendere per mano chiunque sia assetato d’amore, cosí che si possa “acquistare” una madre, una figlia, una sorella. Vi abbraccio tutti Alberta

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  65. proprio in questo consiste l’arte:nel saper cogliere un guizzo, un attimo, un’ombra di umanità che ha il sapore del divino e nel saperla tradurre in versi, in musica, in arte figurativa…e lasciare così un’emozione, imperitura…grazie perchè avete insegnato ai ragazzi che tutto ciò è possibile…ogni giorno!

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  66. io sono arrivato da poco qui tra voi, ma davvero posso dire che insieme abbiamo contribuito alla realizzazione di un’opera d’arte sotto diversi punti di vista. GRazie a Carlo e a Giulia per la loro affinità di animi, per la sensibilità con cui ci propongono certe meditazioni, non ultima questa sulla sofferenza, che non è affrontata in modo tragico, ma con la consapevolezza che qualcuno canta tenendoci per mano..e poi tutti giù per terra…ma il bello è rialzarsi…insieme!
    Grazie dalpiù profondo del cuore! Rodolfo

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  67. Tanto Amore ho letto in questi mesi, tanta gioia, tante difficoltà da superare, tata cultura ha illuminato i miei passi. A modo vostro, carissimi Giulia e Carlo, anche voi fate servizio…se così non fosse non ci si potrebbe spiegare il perchè di un’affluenza così assidua e così selezionata!
    Anche oggi, quanti spunti di riflessione avete lanciao! Grazie di questo amore per la vita, vita in tutte le sue sfaccettature che in questi mesi mi avete infuso. >L’immagine del girotondo è di una tenerezza senza fine! Riccardo

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  68. Ieri era il giorno della candelora, il giorno in cui Maria e Giuseppe espongono Gesù al Tempio. Non a caso secondo me viene questo post. Le parole di Simeone si riallacciano assai bene a quelle di Giulia, anche se apparentemente non vi parrà possibile alcun collegamento. Simeone si reca al tempio e mosso dallo spirito dice:”Ora lascia che il tuo SERVO vada in pace, perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza…LUCE per illuminare le genti!”
    E’ una bellissima preghiera da fare a sera, una preghiera ci pone in condizione di servi, per poter godere ed essere parte della Sua luce. Essere servi! IL servizio non è umiliante, bensì è grande ricchezza! Ognuno servendo è luce! Ognuno nell’essere servito è luce!
    Grazie di questo angolo in cui sono a mio agio, in cui è bello parlare e confrontarsi, condividere la nostra povertà rivolgendo sempre uno sguardo a Dio! Filippo

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  69. Le parole di Giulia sono di una dolcezza sconfinata! C’è un qualcosa di primordiale e di fanciullesco, qualcosa che mi riporta indietro nel tempo, mi riporta bambina…Costanza

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  70. Grazie infinite a voi per tutti i doni che avete condiviso con noi, per le riflessioni, le emozioni, i pensieri, le fantasie che in questi mesi mi hanno fatto compagnia e mi hanno fatto sentire parte di una grande famiglia. Costanza

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  71. quella fontana mi fa pensare all’amore di una madre, scorre sempre, nonostante il tempo, la pioggia o la nebbia, l’acqua è sempre a disposizione dei figli, ne possono attingere sempre…è una certezza, una sicurezza. Come l’amore che Dio nutre per ciascuno ei suoi figli

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  72. ancora una riflessione per riallacciarmi ad Alessandra. Giulia scrive “per non dimenticare!”. E’ importante ricordare, ricordare ciò che siamo, ciò che siamo stati, la strada che abbiamo fatto, singolarmente e tutti insieme. Avere la consapevolezza di quanto siamo cresciuti e maturati è uno sprone per progredire, per migliorare!

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  73. è stato per me un anno ricco di doni stupendi! Leggere i commenti così profondi e ricchi, così diversi ed eterogenei, così stimolanti è stata un’avventura singolare!
    Tornerò certamente a rivisiatre qualche vecchio post, appena il tempo lo permette:io mi collego spesso sul posto di lavoro e prendo spunto da brandelli di tempo per fare della mia giornata qualcosa di più ricco. E di questo sono grato a Carlo e a Giulia e a voi tutti che date un esempio di grande coralità.
    I versi di Giulia e le sue parole di introduzione mi fanno tocare con mano la nostra fragilità, e al tempo stesso l’immenso tesoro di spiritualità che ogni uomo serba dentro sè:è bello quando se ne può far dono agli altri, quando si può rendere il prossimo partecipe della vita…è luce vera! Grazie a voi di tutto , ragazzi miei!
    Con affetto
    Salvatore

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  74. Si ritorna tutti bambini, le madri invecchiando diventano a loro volta figlie ed hanno bisogno di essere riconosciute come tali dai loro stessi figli…è proprio un girotondo, un cullarsi a vicenda…questo cullarsi, questo prendersi cura, prendersi tra le braccia ci rende così umili e così grandi nello steso tempo.
    Adotterò anche io un post del passato.
    Vogliate gradire ora i miei più sentiti auguri di pronta guarigione per la mamma.
    Grazie di tutto ciò, di tutte le emozioni che con le immagini e le parole avete saputo trasmettermi.
    Nicola P.

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  75. è la necessità che abbiamo dentro di veder riconosciuto il nostro valore di PERSONA! Noi abbiamo parecchio a che fare con la sofferenza e le parole di Giulia mi hanno veramente toccato nel profondo, perchè è ciò che si vive, nel vero senso della parola, in certe circostanze….non c’è tristezza nei suoi versi, solo la gioiosa accettazione , spontanea e fresca di un bimbo, che il dolore è un girotondo che ci vede tutti per mano.
    E con questa immagine d’infanzia anche la sofferenza diventa accettabile, anche il dolore forse può avere un suo senso!
    Grazie a voi, per questo bellissimo anno che ci avete donato!

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  76. Siamo un po’ come quella fontana…abbiamo bisogno di chi si abbeveri alla nostra acqua, qualunque sia la nostra acqua…abbiamo bisogno che ciò che ci scorre dentro possa essere importante, possa avere valore per qualcuno!

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  77. la sofferenza ci porta con violenza a prendere coscienza della morte, ma anche del dono prezioso che è la vita…è un’esperienza forte per chi sta male e per chi assiste, si instaura una relazione in cui le due persone sono sullo stesso piano e l’umanità non si vergogna più di essere tale, ma si arricchisce di gesti concreti, di segni di umiltà che ci rendono grandi nella sofferenza.

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  78. grazie a voi, Carlo e Giulia, per gli stimoli di rifllessione che in quest’anno ci avete regalato, per le vostre proposte sempre stimolanti, per come abbiamo, giovani e meno giovani, camminato insieme.
    Ancora una volta Giulia lascia una traccia di sè e del suo cuore grande nella coscienza di noi tutti…tutti noi siamo figli e abbiamo avuto una madre…a tutti noi toccherà cullare nella vita non solo i nostri figli ma anche coloro che ci hanno donato la vita!

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  79. per non dimenticare l’amore! Querll’affeto che unisce madre a figlio, quella stima e quel calore che ha unito tutti noi per così tanti mesi, per non dimenticare la strada che si fa insieme, la mano che ci si tende, le tracce che si lasciano sul nostro e sul cammino altrui.
    Grazie per questi versi così toccanti…adotterò un post per non dimenticare il passato, l’amore che ci avete offerto!

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  80. appena possibile rivedrò con piacere tutto il “passato” e ne adotterò uno.
    Ora mi concentro sull’esperienza della sofferenza e della malattia e su come essa possa essere feconda a modo suo. Immagino Alberta lontana, Carlo premuroso per il papà e la mamma e la sofferenza che ancora una volta ci offre modo di riflettere e di parlare d’amore, quello sacro, quello che è fatto dell’umiltà della malattia e del conforto che un sorriso ed una mano tesa può donare. Immagino quei versi che fanno capolino su un volto e solo in quest’istante c’è tanta poesia ed amore per la vita! Giulia va spesso a caccia di immagini che blocca per donare un’emozione…qui ha bloccato la vita, la relazione madre e figlio colta da un’angolatura particolare, un po’ di sbieco forse, ma l’obiettivo era bello aperto ed il cuore del fotografo pronto a cogliere un messaggio che viene direttamente dal Padre. Dinanzi a queste parole io leggo come un qualcosa di sacro che lega noi uomini…e me ne supisco sempre. Per la semplicità insita in questa sacralità e la forza che trapela da quel girotondo che è la nostra vita!
    Grazie per la commozione che mi avete donato e gli auguri più sentiti per questo compleanno che ci vede coinvolti tutti.
    L’abbraccio più sentito alla mamma di Carlo ed Alberta, che può davvero vantare di aver adottato un’altra figlia! Paolo

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