L’Icona/Salita


L’icona

 

Tra la folla
il tuo corpo
è un volto
il tuo volto
uno sguardo
pura e nuda
Trasfigurazione.
Tace il paesaggio
solo si sente
il mio balbettio
al di sopra dello
stesso amore
nell’amore
nell’amore stesso
senza amore.

 Casa nella nebbia

 

Salita

 

Solo per trovare
casa tra pareti
di nulla faticai
nella nebbia.
E un sentiero
improvviso
ci promise
alla roccia.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

103 pensieri riguardo “L’Icona/Salita”

  1. in mezzo alla nebbia dei blog, alla folla dei bloggers questo è davvero una casa, uno sguardo … grazie Carlo e Giulia per come avete saputo coinvolgere i ragazzi in una conversazione così complessa, delicata, ma per loro assai vicina e importante.
    Buona domenica a voi tutti, amici carissimi. Renato

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  2. guardate che cosa ne è venuto fuori, quali parole altrettante parole hanno fatto scaturire…un girotondo di voci, una comunione di anime che si confrontano sull’uomo, carne e spirito, ratio e istinto…bellissima pagina davvero!

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  3. l’amore è liberazione nella duplice accezione del termine:si libera una grazia non trattenendola per sè e ci si libera spezzando delle catene, le catene del nostro egoismo. L’uomo che imprigiona il dono di fatto imprigiona se stesso.

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  4. e quando si è trattato di venire al mondo Dio ha imboccato i sentieri che Lui stesso aveva tracciato. Non si è vergognato di farsi carne:questa era la condizione per diventare esattamente simili a noi.

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  5. io credo che l’uomo sia concepito a immagine e somiglianza divine. Come tutto ciò che esce dalle mani del Padre anche l’eros ha una sua dignità

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  6. credo che il desiderio che uomo e donna provano reciprocamente è una manifestazione della grande marea che solleva l’essere verso il suo Creatore. Lo spirito non è una derivazione della carne. Al contrario la carne è una fioritura dello spirito. L’eros procede dall’anima che lo esprime

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  7. c’è forse una parte del nostro corpo che non sia santa? Tutto ciò che abbiamo l’abbiamo ricevuto dall’Amore che tutto muove e come ogni dono anche la sessualità è una grazia.

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  8. Insomma, tutto ciò che la natura genera è bello e tutto testimonio la gloria del Creatore…è il nostro sguardo talvolta che è cattivo, perchè svaluta le meraviglie di Dio ed imbruttisce e sporca ciò che lo circonda. Carlotta

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  9. Un mondo di nudità profanate quale orizzonte può dischiudere ai nostri giovani? Che attrattiva può esercitare su di loro un godimento senza trasparenza, un innalzamento senza prospettiva? Dobbiamo come genitori sentirci tale responsabilità nei confronti dei nostri figli adolescenti.

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  10. nel cammino verso la meta, è chiaro…la meta va raggiunta, ma c’è modo e modo per raggiungerla. La grande felicità nasce dall’anima e dagli spazi interiore che questa percorre. Lo spirito deve avere un grande territorio affinchè il corpo si illumini.

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  11. il meraviglioso incontro tra un uomo e una donna viene spesso vissuto dai ragazzi come qualcosa di volgae ed è un peccato perchè in tal modo è la fine della distanza così propizia all’incanto, della novità così generosa in ricchezza, della freschezza così pronta al dono.

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  12. sante parole professore…ma come reagisco io a questa sollecitazione nascente? Non voglio abbracciare senza cogliere nulla, non voglio una frettolosa menzogna, ma voglio imparare a osservare e a stupirmi di questo lento emergere dalle radici…voglio anche io balbettare tutte le sillabe di questo alfabeto dell’abisso.
    Per me questa è stata la più bella lezione di vita! Federico

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  13. ricorda però Carlotta che quando un uomo ed una donna si avvicinano l’uno all’altra dopo essersi riconosciuti, dopo aver colto lo sguardo nel corpo, ed il desiderio si fa strada in loro, bisogna che lo trattengano come si trattiene il respiro di fronte a un miracolo. Ma questo solo per un motivo:per guardare ben in faccio l’evento che si prepara, per esserne veramente degni, per tendere bene l’orecchio alla chiamata che prende forma.

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  14. mi state aprendo un mondo nuovo sull’eros…esso è maledetto o idolatrato, ma mai amato. Ci si dimentica forse che esce dalle mani del Padre, che il peccato la aliena e che è misteriosamente promessa all’eternità.
    Grazie, perchè mi avete resa in un certo modo “libera di amare”. Carlotta

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  15. E attraverso il germogliare dei corpi avviene il germogliare del Paraclito, all’opera nell’unione degli amanti e nella fioritura seminale. La genitalità genera la cane, il che significa che è strumento dello Spirito:portata da lui, lo porta, trasformando in pneumatofori l’uomo e la donna uniti nell’amplesso.

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  16. a questo incontro con Dio arriviamo quando amiamo in senso oblativo – per rispondere ad Alberta – e non dobbiamo temere di non insegnare ciò ai nostri figli:con l’esempio, con i nostri gesti essi colgono da noi qual è il significato vero e profondo dell’amore, del donarsi, di una relazione vera e sincera.

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  17. tra due anime che si amano si instaura una libertà divina in cui nessuno dipende più da sè o da chicchessia perchè l’unico padrone è il non-sè dell’Amore.

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  18. Conosciamo il linguaggio degli amanti e sappiamo anche che il vero possesso, anche e soprattutto carnale, si realizza solo nell’abbandono .
    In tal modo eros ed agape sono iscritti l’uno nell’altro,lungi dall’essere brama ed appagamento è piuttosto brama della rinuncia e appagameto nel vuoto.

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  19. L’Annunciazione- cosí, alla luce di tutto, rileggo oggi i versi della prima poesia. L’icona viene riconosciuta da Maria, nell’Angelo, e dall’Angelo in Maria. Questo credo sia il fulcro di tutto, il significato dell’incontro. Scusatemi, non faccio che ribadire i concetti meravigliosi che avete ben spiegato, forse solo per un bisogno personale, perché viviamo in un mondo assai discordante, in cui spesso si vivono i genitori in uno stare insieme in quello che pare solo sopportazione e in cui bambine di dodici anni vanno a scuola senza mutande…come genitore spesso penso a come sarebbe bello fermare il tempo cosí che le mie bimbe restino cosí come sono e a cosa posso fare perché esse non facciano gli stessi errori che ho fatto io…a vent’anni é facile pensare all’amore come ad un semplice soddisfare l’altro sesso, soprattutto per una donna. Voglio che in esse sia chiaro il fatto di essere ad immagine di Dio, un’immagine che devono ricercare e rinforzare giorno per giorno, un’immagine che devono riconoscere poi nell’altra persona.
    Riconoscere Dio per volerlo conoscere, crescere con Lui e Lui con noi. Tra poesie e commenti credo proprio che la mia vita oggi sia piú ricca e spero di riuscire ad arricchire cosí quella delle mie bambine. Grazie Alberta

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  20. in tal modo i due che nella nebbia si sono visti e riconosciuti scatenano tra di loro una tensione oblativa, una circolazione di abbondanza, una corrente di dedizione. I due amanti si confessano che non sono nulla e confessando questo nulla (pareti di nulla) arrivano all’essere, alla pienezza dell’essere.

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  21. e l’altro utilizza il dono non per raforzarsi, ma perd donarsi ancora di più. L’offerta nutre l’offerta in una crescente apertura…è meraviglioso!

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  22. Si viene a creare così una condizione in cui si vive nell’altro e grazie all’altro, senza essere asservito perchè l’altro, a sua volta, rifiuta di vivere in sè e per sè e, quindi, di asservire.

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  23. io credo che l’altro estragga ogni essere da lui stesso:provocando l’uscita dall’io realizza la disapprovazione della persona. Ci si dimentica nell’altro e ci si dimentica insieme (amore senza amore) il che evita l’icrociarsi di due egoismi nella scorciatoia di un falso spossessamento. Rossana

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  24. per amare bisogna essere due e non più di due:ci si presta a molti ma ci si dona solo a un altro. Da questi due sorge non un terzo ma l’autentico uno:quello che non fa numero perchè è l’altro assoliuto. Salvatore

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  25. in tal senso il piacere – che nulla ha di epicureo -è giubilo ed estasi, non consumazione e ristagno. Si crea un innalzamento legato alla dinamizzazione dell’essere;si fa strada una pienezza che scioglie tutti i crampi ed il sentiero si attraversa in due, con la gioia di essere in due…e se Dio lo vorrà in tre, in quattro…

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  26. con lui emerge un processo inaugurato prima di lui, anche se questo processo lo implica e sfocia normalmente nella sua esistenza. E’ il motivo per cui ci possono essere unioni in cui il bambino non compare e nonostante ciò esse sono feconde:ai due amanti, sposi, basta essere unioni d’amore.

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  27. ma l’amore non genera solo il bambino, genera anche i genitori. Possiamo innanzitutto affermare che genera loro: il bimbo viene solo in seguito, come un sigillo indissolubile.

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  28. ringrazio Furio per il suo commento così toccante e vero…sento moltissimo la grandezza e la grazia connessa alle parole che Lei ha espresso.
    I due genitori hanno talmente preferito l’altro che un altro è nato in una persona che assomiglia a loro ma che tuttavia è altro da loro. E continueranno a realizzare l’amore in questo terzo!

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  29. il figlio in tal senso è l’incarnazione dello spirito che ha unito i genitori in una reciproca uscita da se stessi;è il terzo che è uscito dal loro muto esodo; il segno concreto e tangibile che la promessa è stata mantenuta e che in risposta alla loro offerta l’amore è venuto ad abitare in mezzo a loro. Furio

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  30. non so se sono stato chiaro…
    nasce così un essere che è totalmente diverso dai suoi genitori, eppure è della loro sostanza. Senza di lui ci sarebbe solo un gioco di specchi, una dualità di riflessi sterili. Con lui avviene il balzo nell’assoluto che, strappando gli amanti dalla condizioni di creature, li identifica con il Creatore…e che grazia è questa!

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  31. sì, ma realizzandosi in questo terzo.Il frutto immediato dell’amore è di far uscire da sè per vivere nell’altro, e siccome questi restituisce il dono, nessuno resta semplicemente l’altro, ma l’altro dell’altro.

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  32. il termine amore implica dunque diverse sfaccettature, tra cui quella del piacere. Mi pare che grazie a questo post la nostra conversazione sia proceduta nel chiarire che il piacere non è da biasimare e questo per i ragazzi mi pare importante. Lungi dall’essere nefasto esso è una grazia benedetta che, ovunque si manifesti, è segno della presenza divina. Ma, come ogni grazia, non appartiene a nessuno e muore se viene imprigionata, lasciando solo un’illusione.

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  33. ed ecco perchè un piacere concepito come pura passività, nuda ripetizione è aberrante. Fare del piacere un prodotto di consumo innesca una carestia e un’agonia comune:è autofagia a due! Si mangia la propria vitalità come l’altro la desta e la mette in moto. . Si commette un grande peccato:un’oscena copulazione con se stessi al termine della quale resta solo il disgusto…un po’ come quando l’eremita afferma di dialogare solo con se stesso..che gli rimane se non un giardino pieno di erbacce che lui non ha neppure la consapevolezza di possedere? Non se ne abbia Carlo se ho osato citare il passo a questo proposito!

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  34. qualunque sia la natura del rapporto esso non può essere sterile e questo perchè un eros che non provoca germinazione si autodistrugge, perde il suo significato e non genera più corrente.

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  35. l’intesa sessuale manifesta sì un’intesa più profonda, ma perchè ne è il riflesso, non la causa:se c’è matrimonio tra i corpi, significa che c’è complicità tra i cuori, connivenza tra le intime sessualità. Furio

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  36. sarebbe ingenuo crederlo:le due cose sono evidentemente legate, ma non nel senso che ci immaginiamo normalmente, come se un accostamento casuale potesse determinare l’unione di due esistenze.

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  37. L’aspetto cruciale del matrimonio consiste infatti in questo adeguamento della virilità alla femminilità per ottenere che tra i due passi la corrente creatrice (e si può essere creatori anche se non si hanno figli).
    Con immenso dispiacere devo momentaneamente lasciare questa splendida conversazione. A più tadi e buona giornata a voi tutti, amici carissimi.

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  38. ed è proprio qui, nel quotidiano, che ha luogo l’amplesso più temibile, l’abbraccio più tenero e ribelle. Impossibile evitarlo o scegliere tra i suoi incanti e le sue miserie:bisogna prendere tutto e accettare di essere presi interamente, in un confronto ancor più radicale perchè costante, incessante.

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  39. l’essenziale infatti non consiste in quel breve istante di congiunzione unificante(nella migliore delle relazioni) ma nella pratica altrimenti onerosa della vita a due:pareti di nulla purtroppo troppo di frequente! Patrizia

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  40. sì, credo che Filippo stia riscattando questo concetto, affermando che l’amore è tale in tutte le sue manifestazioni, anche sotto quella erotica che in letteratura ha la sua grande parte. Ma penso però che il senso delle due liriche sta in fondo nell’aver sottolineato che la realizzazione di due persone continua altrove che a letto, nella vita quotidiana con titti gli annessi e connessi che le competono.

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  41. quindi si può dare un valore, un valore positivo e fecondo a quell’uror, a quell’amara di cui parla Catullo e che troppe volte è stato messo in secondo piano rispetto al bene velle…Elisabetta

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  42. e quest’osservazione mi sembra molto in linea con quanto più volte Abelardo ha sostenuto: la gioia di essere e di creare l’essere, gioia paradisiaca, supera in tutte le direzioni la brevità dei nostri amori terreni. Essa è di un altro ordine, il che non significa che sia estranea od ostile (come spesso è stato male interpretato) all’amore terreno, bensì si situa alla radice del nostro amare terreno. Noi vi abbiamo accesso fin da ora e l’eros ne è il suo fedele servitore se lo sappiamo vivere nella gioia e liberare da ossessioni che non hanno senso. Bisogna redimerlo!

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  43. Inoltre anima e animus non hano tra loro rapporti di fusione (non si capirebbero altrimenti gli ultimi versi della lirica) ma di abnegazione. Questo reciproco spossessamento di sè grazie al ministero dell’altro produce lo spirito, a immagine e somiglianza dello Spirito santo.

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  44. ed ancora quell’anima e animus ripreso da Jung di cui parla Paolo in riferimento alla casa della seconda lirica sono gli sposi che si annullano nell’unione affinchè dal loro abbandono reciproco nasca una nuova vita. L’anima sorge da questa alterità in virtù della quale essa si ama non nel senso che l’uno ama ciò che è identico, ma che l’uno ama l’altro. Rovesciando l’assioma si tratta allora di amarsi come si ama il prossimo, senza interesse proprio.

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  45. e nessuno scorge questa chiarezza, tranne gli amanti: è già tanto se quelli che partecipano alla loro gioia la intuiscono. Dalla banalità quotidiana nasce uno splendore estremo, folgorante e dolce, che lo sguardo per l’appunto riesce a esprimere.

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  46. così l’uno agli occhi dell’altra assume una straordinaria bellezza:è la facia nascosta del mistero erotico, l’incandescenza segreta che sale al loro volto e li incendia di limpidezza perfetta.

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  47. ciascuno si trova dimenticandosi, si libera donandosi:mediante un esodo definitivo, ognuno accede all’interiorità ultima. L’uomo non diventa donna , nè la donna uomo, ma entrambi diventano, grazie al ministero di ciascuno, altro da ciò che sono:diventano Dio.
    Domani ritorno a commentare. Buona serata a tutti

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  48. fatto di attenzioni spontanee, di sguardi inavvertiti, di mute oblazioni, questo canto, questo balbettio, tesse tra la coppia una rete di grazie ed avviene il miracolo:il passaggio lento dell’uno verso l’altro e dell’uno tramite l’altro verso Dio…questo mi pare il significato profondo del post. Furio

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  49. per amare ed essere amati bisogna essere in due. Nasce allora il prodigioso epitalamio tra ANIMA e ANIMUS. Umile canto, spesso mormorato a voce così bassa che non gli si presta neppure attenzione o non lo si sente. Ma c’è e nutre il silenzio.

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  50. di sicuro l’erotismo trova nella sfera genitale una delle sue realizzazioni più forti e a partire da essa diffonde un equilibrio di cui trae beneficio tutto il corpo. corrado Fadda

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  51. in modo analogo la differenziazione sessuale eccede in ogni senso la funzione genitale:non siamo uomini e donne per copulare. Non solo ci sarebbero potuti essere altri modi per riprodurci, ma il maschile ed il femminile si orientano verso un’unione ontologica che si manifesta a diversi livelli e di cui l’unione genesica è solo figura. Furio

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  52. Oggi piú che mai i vostri commenti hanno illuminato la strada ed é bellissimo vedere come ai raggazzi e a me per prima sia ora chiaro quel sentiero che pareva celato. Grazie a tutti. Alberta

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  53. ogni individuo è fatto di maschile e femminile:dall’uomo alla donna cambia solo il polo di emergenza. Così la coppia, lungi dall’essere l’arena in cui si affrontano due specie estranee, è il luogo, la casa, in cui si rivelano ed uniscono, oltre al sesso dominante in ciascuno, la virilità della donna e la femminilità dell’uomo.

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  54. dinanzi all’uomo e alla donna che si trasfigura anche il paesaggio tace e la nebbia lo avvolge di maggior mistero, nella casa rimbomba solo un balbettio, come un cuore che pulsa, che palpita…è il senso grande del sacramento del matrimonio. Salvatore

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  55. “Nell’amore stesso senza amore” potrebbe essere inteso come l’amore che va al di là della Vita, che perdura oltre la vita stessa, che si confonde con ciò che è la vera Vita…siamo davanti a due liriche molto sentite, molto interiorizzate. Furio

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  56. Dinanzi alla stessa promessa di una roccia rimaniamo balbettanti forse perchè abbiamo fatto esperienza di un mistero che ci pare più grande di noi ed è tale la sua bellezza che possiamo solo provare commozione dinanzi ad esso.

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  57. Della seconda mi piace il passaggio dall’IO al NOI:si inizia un cammino da soli, ma Dio pensa sempre di porci affianco qualcuno con cui condividere gioie e dolori e questo è un dono immenso. fabio

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  58. della prima mi piace quel balbettio che sembra sconfinare nella nebbia della foto, mi colpisce lo stupore, l’incanto difronte a un corpo che rivela forse anche chi siamo noi stessi quasi che uomo e donna fossero speculari. Elisabetta

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  59. Di primo achito mi parevano due liriche che non avevano nulla a che fare l’una con l’altra, ma ora siete riusciti a spiegarmi il nesso bellissimo che intercorre tra loro e sono veramente commoventi, anche se la prima mi sembra scritta più col cuore e la seconda più con la testa. Alberto

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  60. di eccezionale interesse questa dissertazione sull’icona, sull’amato che è una vera e propria visione sul sentiero…egli dona un senso alla salita, alla fatica di orientarsi nella nebbia, ma la cosa straordinaria di questo post è la terza presenza! Quel terzo grazie al quale prende forma una casa sulla roccia, grazie al quale un corpo non è solo carne ma si fa sguardo rivelatore di Amore…innamoratissimi Carlo e Giulia. Innamorati della Vita!

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  61. La roccia è solida, è l’amore assoluto, l’amore di cui parla quel balbettio estasiato. Questo amore non è una falsa speranza, non è una promessa momentanea, ma supera i tempi, va oltre il tempo concesso all’uomo e si ricongiunge com’è stato giustamente detto ai tempi di Dio. Rossana

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  62. La salita, la montagna non è altro che la metafora della vita, ma non solo della vita individuale, con gli ostacoli e gli imprevisti che ciascuno affronta quotidianamente, ma anche della vita coniugale. La salita si fa meno dura se la si affronta in due. Grazie per questi bellissimi versi, per quel corpo che si fa sguardo! Riccardo

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  63. “Nell’amore stesso senza amore” significa per me “nel nostro ricongiungersi con Dio” e trovo questi versi di un amore senza fine, di una delicatezza che tocca l’anima. Costanza

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  64. “Nell’amore stesso senza amore”, perchè c’è sempre un amore più grande che noi uomini non sempre conosciamo, a cui forse non è neppure dato di conoscere se non quando non saremo più di questa terra, ma apparterremo per sempre a Dio.

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  65. la prima è anche incentrata su un’alternanza di silenzi e suoni, il lessico la fa da padrone, è l’umano che incontra il divino…e lo incontra per sempre, oggi come domani…anzi, soprattutto questo amore continuerà nel domani, e sarà trasfigurato…in questo sta la grandezza della trasfigurazione, di vedere nel volto di chi amiamo un Cristo che soffre e gioisce…questo ci fa superare la dimensione della carne, della desiderio e ci porta ad una dimensione spirituale e sublime. Ammiratissimo. Nicola P.

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  66. nella prima lirica c’è forse maggior perizia tecnica, ricca di chiasmi ed epifore, anafore..mi richiama alla memoria un carme di Catullo, quello in cui si fa la distinzione tra uror e diligo, amare e bene velle….

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  67. io nella prima vedo la fase dell’innamoramento, del riconoscere l’uno tra tanti, della scelta che si fa per sempre…ce n’è di futuro, eccome…gli ultimi versi sono criptici ma rappresentano proprio il futuro. Nella seconda invece avverto più forte la fatica del vivere, la fatica di raggiungere una casa, una meta, un sogno realizzabile però grazie all’intervento di Dio. Salvatore

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  68. In queste poesie di bellezza straordinaria vedo una diversitá profonda. La folla, il balbettio hanno la stessa qualitá della nebbia, sebbene si distinguano, la prima attraverso il rumore che si fa nullo, l’altra attraverso il silenzio che si fa rumore, romore di passi, di rami che scricchiolano, di respiro, entrambe sono comunque simbolo del caos che ci circonda. La diversitá sta nella promessa, nel fatto che nella prima é un amore in cui stento a vedere un futuro, nella seconda é Dio che pianifica e nonostante le difficoltá le due entitá, uomo roccia, uomo donna, sono destinati all’incontro, all’Amore, perché é stato scritto a priori, é voluto da Dio. Non vorrei aver banalizzato questi versi, che ripeto, trovo straordinari e le emozioni che provocano vanno al di lá della parola stessa. Alberta

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  69. in mezzo a tutta la nebbia di imput che ci provengono dall’esterno, questo post tenta d’interpretare l’eros riconoscendogli un altro significato…vedo il tentativo di interpretarlo come linguaggio trinitario.Tra i due c’è un Terzo, una Trasfigurazione, un Sentiero…così vi leggo!

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  70. credo che il desiderio, quello che provi tra la folla per una ed una sola persona, è figlio di Dio, credo che la carne sgorghi dallo Spirito, anche se il peccato dell’uomo in seguito la travia.

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  71. sono un po’ nella nebbia anche io…difficili i vostri commenti, ma forse volete indicare che l’eros è un qualcosa di positivo, che può essere valutato positivamente, è una fonte di energia non solo carnale ma anche spirituale…Carlotta

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  72. capisco poco…ho solo in mente un concetto:che il desiderio forse, anche solo per poco, può essere superato, forse sublimato anche e così dal corpo lo spirito ha la possibilità di raggiungere vette altissime. Federico

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  73. La libido, felice o trasfigurata è il simbolo dell’unione mistica. Basta leggere il Cantico dei Cantici per comprenderlo…basta leggere queste due liriche per riportare l’esperienza a qualcosa di nostro e di tangibile.

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  74. e qui in modo originale si opera un ribaltameto:è il corpo dell’uomo a divenatre fecondo, simbolo, icona, ad offrire protezione, a farsi specchio di una trascendenza che innalza il desiderio del corpo al desiderio dello spirito, che è poi rappresentato in metafora da quel sentiero, da quella casa, nella nebbia, sì, nella nebbia, perchè troppe sono le distrazioni da ciò che è esenziale e troppo ci facciamo ammaliare da ciò che non ci serve per camminare veramente nella Sua direzione!

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  75. Tra il PàNAGHION, lo Spirito di ogni santità e la PANAGHìA, la Madre di Dio tutta santa, si è del resto da molto tempo sottolineata la parentela. Il corpo della donna può essere la dimora non solo dell’uomo tormentato, ma anche del bambino innocente!

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  76. e vorrei a tal proposito ancora ricordare che tra il kouros e l’icona, c’è forse il mistero della femminilità, quelle viscere di misericordia, nel senso uterino, che la Bibbia attribuisce a Dio stesso.

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  77. Veramente interessante questa chiave di lettura che parte da un desiderio per arrivare quasi all’ascesi, per superare il desiderio stesso, quando il desiderio si fa sentiero, si fa casa ed allora si supera la genitalità e si arriva alla progettualità, alla spiritualità.

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  78. l’icona fa dell’intero corpo un volto, del volto intero uno sguardo e dello sguardo quel punto della pupilla reso germe di trascendenza. Senza alcuna nudità sensuale se non quella di un Cristo “al colmo della sofferenza, dell’umiliazione”….l’icona commuove, smuove l’anima.

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  79. Il kouros nell’arte greca arcaica è quell’adolescente tranquillo il cui volto si fa corpo, di una bellezza vegetale simile a quella di un giovane platano nel momento in cui il suo biancore, più vigoroso, si spoglia della scorza:corpo primaverile, fulgore dell’originale.
    Diverso è il discorso per ciò che riguarda l’icona, che non a caso, in arte assume un fortissimo significato religioso.

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  80. ognuno di noi cela il volto di Cristo…qualcuno se ne accorge ed è il dono più grande che il Padre ci fa…si rivela a noi mentre noi ci riveliamo agli altri per ciò che siamo:un’imperfezione, una sofferenza che nasconde la grazia divina! Questa sera ho letto tra i versi più belli che il Signore potesse donarmi!

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  81. più complesso si fa il discorso per i primi versi…tu ti soffermi sul balbettio, su quelle ripetizioni finali ma fai attenzione:il discorso riguarda Cristo ed Eros e non mette più in contrapposizione le due entità, come se fossero concepite in conflitto l’uno con l’altro. Qui si crea COMUNIONE!
    La domanda è questa:si può conciliare il kouros e l’icona?
    Lascio a voi la parola…è tosta stasera! Buonanotte a tutti!

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  82. quando nella nebbia trovi una casa un senso di sicurezza di pervade, ti senti al sicuro, arrivato! e nella nebbia devi trovare un sentiero, ti devi orientare…non devi sbagliare, perchè un passo falso è fatale e non torni più indietro…”la casa costruita sulla roccia” sta lì, non cede al tempo, alle intemperie, non crolla, ma sfida tutto ciò perchè a monte c’è una promessa, stretta tra l’uomo e Dio.

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  83. nella nebbia una sola cosa comprendo, distinguo:non posso captare la libertà, lo avverto ancor di più perchè ti amo:per questo l’amore può essere solo grazia, e non si tratta più di possesso ma di spossessamento.

    I miei più sinceri complimenti. A domani. Rodolfo

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  84. e quando il Signore si impadronisce di me che cosa mi resta? mi resta una casa, mi resta un sentiero, ma soprattutto – e qui l’intuizione poetica è fortissima! – mi resta l’umile amore, nel pudore e la semplicità del corpo non reso oggetto, del corpo che è TU.

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  85. La prima lirica è un balbettio sommesso, è la perdita di quella sensualità che ben conosciamo perchè all’improvviso l’amato desta nel cuore dell’innamorato il pensiero di Dio ed allora tutto si fa silenzio, mistero e nel silenzio si fonda la percezione del divino…”qui il Signore si è impadronito di me”

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  86. la casa! Che fatica, che brancolare nel buio quando si parte per un viaggio insieme a un altro per costruire la CASA…ma c’è Luce sul sentiero! C’è roccia sulla quale edificare una famiglia!

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  87. improvvisa è la Rivelazione, una rivelazione che è Trasfigurazione e promessa…è molto complesso questo post, ci sono mille cose da dire e sulle quali riflettere. La frase più bella? “Nell’amore stesso senza amore”…forse una delle cose più alte che si possa esprimere dinanzi al miracolo di chi si ama!

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  88. donatemi invece il balbettio, quel balbettio che è stupore e meraviglia dinanzi agli occhi di Chi si rivela nella stanchezza di un uomo in cammino! Grazie per questo dono! Costanza

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