Nella radura 3/Come l’ulivo

Nella radura 3

 

Non scurisce
l’ulivo
al di là
del cielo.
Misuriamo
insieme
il tempo
delle onde.

Panoramica dalla radura alla Gasca 

Come l’ulivo

 

Annerisce di vergogna
l’ulivo
sotto uno spicchio
d’alba.
Alziamo
le nostre mani
al cielo
intrecciate
di gratitudine.

Riva/Onda dopo onda

Riva

Travolgente
sino alla riva
che tu sei
sono spuma
che confonde
sensi e sentimenti.
Non accogliermi
se lo puoi
nella luce di
un istante.
Amami soltanto
come l’acqua in cui
si specchieranno
le stelle

Spuma2

Onda dopo onda

Ostinatamente
su scogli d’ebano
di vita
mi scaglio
e in mille spruzzi
raggiungo
la tua riva:
infinite scaglie
ha il mio cuore
che da sempre
e ancora
ti lambisce.

L’eremita (Seconda parte) (Scena unica – parte sessantaquattresima)

gabbiano2


L’eremita
Mi piace questa definizione di Primo motore senza sangue, mi ricorda in un certo senso che si può sopravvivere e segnare il tempo anche nelle condizioni più disperate, nei momenti in cui non sembra di realizzare alcunché di concreto od il concreto comunque non dà frutto, magari reca soddisfazione, ma non sostegno. Un po’ come mi sento ora…

Abelardo
Ma va… non l’avrei mai detto che c’era qualcosa che non andava…Perdona la mia ironia… in realtà puoi considerarla un pianto… una sorta di impotenza in cui mi ritrovo a tratti a dialogare con te. Sei uomo, amico mio, e mortale…non c’è nulla che tu possa fare per cambiare questa definizione, se non pensare. Il pensiero aiuta ed io l’ho sperimentato lungamente… in ogni uomo c’è davvero un mondo inesplorato che la stessa morte può soltanto recidere, ma non distruggere. Ciò che si è creato con la mente esiste per l’eternità, viceversa ciò che si traduce in opera non dura spesso nemmeno una generazione. Impara a pensare e a far pensare: ti renderai libero e libererai gli altri dalla schiavitù della precarietà esistenziale.

L’eremita
Come si fa ad imparare a pensare? Non è una cosa spontanea che non dipende nemmeno poi tanto da noi? E poi dove si conserva il nostro pensiero? E come faremo a  riappropriarcene nel mondo di là?

Abelardo
Quando vennero create le stelle fu la Parola a far sì che splendessero nel Cielo… il medesimo concetto vale per tutte le cose che compongono il Creato, hanno assunto una ben precisa funzione nel momento in cui Dio ha deciso di affidargliela…ma l’uomo invece è stato lasciato libero di imparare a trovare il proprio significato… noi siamo ad immagine e somiglianza di Dio, ma non sappiamo che cosa fa di preciso il nostro Creatore… perché dobbiamo impararlo… e qualsiasi attività materiale che svolgeremo in questa vita in un certo senso ci allontanerà da Lui… perché tutto ciò è nato soltanto col peccato originale…non dobbiamo riporci un gran conto se non per il fatto che Dio si farà incontrare attraverso le nostre opere in questa vita; ma le opere cadono necessariamente in secondo piano e non hanno alcun peso di fronte alla morte. Soltanto il nostro pensiero mantiene il contatto primigenio, perché ciò che ci venne richiesto quando lo Spirito ci generò fu soltanto di pensare.
E di questa facoltà mai Dio ha inteso privarci forse perché è proprio quella che più ci avvicina a Lui, anzi a ben vedere è stata rafforzata perché alle scelte interiori che si possono operare con la mente si sono aggiunte quelle esteriori. Il pensiero dunque è il motore senza sangue di cui ti parlavo, convoglia in sé ogni nostra energia e quindi dobbiamo imparare a farlo battere anche quando ci sentiamo logori, apprezzando il fatto che proprio la consunzione è segno di distinzione, dell’esserci così tanto esercitati…ogni insegnamento si accavalla, amico mio, e si impara da ogni cosa imparata e così possiamo costruire ponti meravigliosi sulle nostre macerie; non c’è bisogno di conservare il pensiero perché esso si evolve in forme sempre nuove che si autoalimentano, come il seme che diventa fiore e poi frutto e poi concime e poi seme ancora…a noi sta di tracciare le relazioni sulla sfera di Dio in modo da comprendere non il perché di questo ciclo, ma il ciclo stesso, che ci deve essere un ciclo che rende eterni i nostri pensieri. E allora il problema non sarà quello di ricomporci dopo la morte: la sfera non si può spezzare, più gira e più acquista potenza, ed il pensiero resta all’interno per la forza che Dio gli ha concesso, il pensiero siamo noi ed è la nostra anima che vola verso il centro della sfera, libera finalmente da ogni incombenza nella forma senza forma che Dio volle per la Sua sostanza quando ci concepì e ci affidò prima ad Eva e poi a Maria, Spose e Madri del nostro cuore.

Cielo/Fragile Dio

Cielo

Scoprirmi nudo
per trovare ora
la coperta del Cielo.
E poter contare
le spine del rosaio
mentre il Padre
rimbocca la galassia.

Camino

Fragile Dio

Oggi Dio ha freddo
e dal mio camino
s’alza al cielo
una preghiera
per scaldare il
Suo sguardo
spaventato
sull’uomo

Inverno/Sete d’amore

Inverno

La luce muore
con il giorno che verrà
oggi mi sposo
con la solitudine.
Sanno i limoni
che matureremo insieme
sulla terra indurita
dei gerani dormienti.
Che ne sarà
dei sogni agostani
se non la primavera
che illude le gemme
che ne sarà
di una vita acidula
se non il ricordo
di un’ape distratta.
Sarà inverno
e attesa di
rinascere ancora.

Limoni del mio orto

Sete d’amore

Sotto la scorza
gialla
bere avido
il succo
della vita
e trattenere tra
le labbra
la goccia acre
di un tempo
che non vuol
morire.

L’eremita (Parte seconda) (Scena unica -parte sessantatreesima)


L’eremita
Dio avrà certo sognato il Suo giardino di perfezione, ma non capisco perché poi lo abbia donato a me…dico a me per dire uomo…che senso poteva avere la consegna del Paradiso terrestre ad un essere imperfetto? E non posso certo credere che Lui non sapesse…che non avesse previsto…

Abelardo
Ti sei mai chiesto perché i  genitori continuino ad amare i figli anche dopo la morte?

L’eremita
Ci ho sperato…ma non me lo sono mai domandato…perché forse non lo ritenevo possibile.

Abelardo
Cristo è morto per continuare ad amarti in senso assoluto, non solo come uomo ma anche come Dio…e puoi credere allora che un Dio disposto a morire per la Sua creatura non potesse affidargli ciò che aveva di più prezioso?

L’eremita
Io forse avrei creato un essere perfetto…un essere che non mi facesse brutte sorprese

Abelardo
A volte ciò che è imperfetto nasconde una Superiore Perfezione…non dimenticarlo mai…non fermarti alle apparenze…cerca in profondità e troverai sempre qualcosa che ti sfugge…sembra un’affermazione assurda, ma non lo è, il Mistero che percepiamo ci fa sognare di essere davvero simili a Dio, così come a Dio sfuggì nel Suo sogno che l’uomo avrebbe potuto tradirLo attraverso l’imperfezione per poi ricongiungerSi a Lui attraverso un cammino di più profonda grandezza e misericordia. Perché il Dio dell’Amore potesse incontrarSi col Dio della Ragione in un abbraccio indissolubile ci voleva la separazione…ci voleva la carne  ed il desiderio di un uomo che si allontanava dalla Verità e dalla Vita per un cammino d’Amore e di Sangue che tutto avrebbe ricompreso. Lascia che il tuo cuore vada in pace…non trattenerlo con false speranze…dovrà incidersi le carni fino a palpitare come il Primo Motore senza sangue, senza più sangue perché troppo sangue è stato versato…la pace è fatta di angoscia, di una disperazione che non ha eguali, di uno stato che tu puoi conoscere, ma non comprendere fino in fondo… perché c’è sempre una pace più profonda. Questa pace ricercava Dio per le Sue creature e per tutto l’Universo… perché il dolore al massimo grado si fa dolcezza e quiete e gli occhi di chi muore trovano sempre il Paradiso dove crescere e far crescere il mondo in consapevolezza…perdonami se queste ti appaiono astratte divagazioni, vuoti nomi…credi però che l’Universo ha una voce ed è la voce di Dio e che Dio parla di te dall’Eternità.

L’Icona/Salita

L’icona

 

Tra la folla
il tuo corpo
è un volto
il tuo volto
uno sguardo
pura e nuda
Trasfigurazione.
Tace il paesaggio
solo si sente
il mio balbettio
al di sopra dello
stesso amore
nell’amore
nell’amore stesso
senza amore.

 Casa nella nebbia

 

Salita

 

Solo per trovare
casa tra pareti
di nulla faticai
nella nebbia.
E un sentiero
improvviso
ci promise
alla roccia.

L’eremita (Parte seconda) (Scena unica- parte sessantaduesima)

serratura


L’eremita
Dipende che valore si dà alla vita…la mia vale poco per me e quindi non riesco a difendere quella degli altri…quando non si semina è difficile raccogliere…io ho lasciato che dentro di me crescessero le erbacce tanto che oramai non ci trovano più nemmeno gusto…almeno credo… sarebbe bello se alla fine abbandonassero il campo, ma non ci conto molto. La mia anima ha bisogno di respirare, anche se l’ossigeno che ho conosciuto è ormai solo un ricordo…sapeva di speranza…qualche boccata c’è stata un tempo…quando ero giovane e credevo di possedere qualcosa di indispensabile agli altri…ma forse anche allora, a ben vedere, ero solo un egoista mascherato.Ora vivo delle parole, come se fossero formule magiche che riaprono il tempo ed il destino, ma il dialogo alla fine è solo con me stesso…come se dovessi preservare un’impermeabile debolezza. Non ho mai steso le braccia nella convinzione assoluta che si sarebbero spezzate e non ho mai chiesto a Dio la forza: è più comodo e più facile rimanere inermi. Eppure le rondini si sono avvicinate senza timore…alcune se ne sono andate senza rimpianto o forse le ho fatte fuggire via…chissà, altre sono rimaste nella precarietà e nella disarmonia, e mi hanno trasformato in quel giardino che non so essere… quel giardino che forse non vedrò mai.

Abelardo
Il cielo aspetta sempre un sussulto e la terra giace in attesa…ogni cosa ha la sua funzione, la sua ragione di essere, e tu corri, corri senza ragione alcuna, fermati nel giardino che non riesci a vedere: è il più accogliente…sorridi alle tende di Abramo. Nel deserto, vedi, non ci sono case, ci sono solo tende e Dio ha dato ad un nomade le chiavi della Sua casa pur senza che una casa ci fosse…una tenda un giorno qui e l’altro là ha accolto Dio e la Sua Chiesa, un piccolo giardino itinerante senza fiori, né acqua, solo sabbia e calore sconvolgente… Abramo parlava con Dio ma restò sempre un pastore, Abramo era obbediente, Abramo sapeva che il Signore era con Lui, Abramo era un uomo del suo tempo e Dio non pretese che la fede.

L’eremita
Ma Abramo parlava con Dio.

Abelardo
E parlaci anche tu…chi te lo impedisce? Hai nel cuore le rondini che sono Sue ed attendono soltanto una tua parola, una carezza, un sorriso di condivisione della tua adorabile povertà…trasporta le rondini in ogni luogo e loro ci troveranno il tuo giardino che è poi quello di Dio…quello che ha sognato nella Sua lunga notte prima di cominciare a creare l’Universo.

Senza te/I gigli

Senza te

 

La paura
taglia secca
l’anima
e il dolore
fende aguzzo
la carne.
Muta è la voce,
le parole antiche.
Possiedo la tua assenza
e nel mio pensiero
s’allunga
ogni giorno
l’ombra del tuo viso.

fotonuvolo

 I gigli

 

Lasciai in silenzio
il cielo infranto
anima distratta
dal deserto solitario.
La morte mi disse:
<<Vieni che ho in
serbo la vita>> ma
io risposi:<<Riparerò
il cielo per i gigli che
hanno freddo e non
profumano più>>.

fotosole

L’eremita (Seconda parte) (Scena unica – parte sessantunesima)

gabbietta


L’eremita
Sei davvero capace di rappresentare questo mondo come un luogo fiabesco, direi magico…un luogo nel quale tutto è possibile a patto di avere pazienza…

Abelardo
Cerca per un attimo di chiudere gli occhi…ma senza serrare le palpebre…puoi riuscirci?

L’eremita
Non credo sia possibile…o perlomeno io non ci riesco…

Abelardo
Che strano…a me pare che tu viva con gli occhi chiusi… anche di giorno…la magia nel mondo è una cosa ordinaria…basta guardarsi intorno.
Tu, amico mio, non hai ancora imparato…osservi solo te stesso come se avessi gli occhi rivoltati verso l’interno.

L’eremita
A dire il vero non ho ottenuto granché né con l’altruismo, né con l’egoismo…mi sembrano due strade chiuse, due strade a fondo cieco.

Abelardo
Perché la tua ottica è quella di ottenere qualcosa in cambio…finché non muterai il punto di partenza non riuscirai a venirne fuori…Dio non ci ha chiesto di prendere qualcosa dalla vita… il Paradiso terrestre era  a nostra disposizione e non abbiamo saputo goderne…da millenni, amico mio, è necessario lavorare a fondo perduto e col sudore della fronte… non eravamo pronti per dare un valore alle cose, al Creato e allora Dio ha fatto in modo che non potessimo portarci dietro nulla nell’eternità… questa invero è soltanto una punizione temporanea che dovrebbe portarci ad acquisire una nuova consapevolezza…per il nostro bene di figli.  Pensa però se tu riuscissi ad acquistarla anche nel mondo di qua… potresti sbalordire persino Dio, se si può dire così, e progettare già qui quel che Lui aveva pensato per noi  dall’inizio.

L’eremita
Ma come si fa a cambiare mentalità?

Abelardo
Dici bene. Si fa…si opera…si lavora con fatica e sulla fatica. Io credo che Dio abbia richiesto ad Adamo di provare a ringraziarLo sia con l’offerta del sudore, sia modellando questa fatica un po’ come se fosse una parte dell’uomo stesso…la fatica e l’angoscia come consapevolezza di sé è il fine ultimo…veder insomma muovere lentamente l’uomo vecchio verso l’uomo nuovo e specchiarSi finalmente per quel che si era in origine puramente…ad immagine e somiglianza dell’Amore e dell’Armonia.
Se apri gli occhi entra la sabbia del deserto che brucia e ti fa sentire vivo…in cammino…verso il tramonto, ma anche le rondini possono fare il nido nel tuo cuore e donarti quel senso di appartenenza che ricerchi e che ti è sempre mancato…il tuo dolore è il non sentirti uomo abbastanza…ma è il dolore che ti fa sentire uomo completo…ogni giorno rinnovato.

L’eremita
Ma io non ce la faccio più a soffrire…

Abelardo
Pensa alle rondini che hanno fatto il nido nel tuo cuore: non è giusto difenderle al prezzo della vita?

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