Nostalgia/In attesa di te


Ci auguriamo che tutti voi possiate provare nel prossimo anno almeno una parte dei profondi sentimenti che siete riusciti ad ispirare in noi in questi undici meravigliosi mesi di vita e di speranze sempre puntualmente coronate, quasi che tutto ciò fosse una sorta di paradiso anticipato. Ma forse lo è stato davvero perché una comunità che cammina è già un tenerissimo bagliore dell’anima universale di cui abbiamo tanto parlato. Buon anno a tutti nella speranza di ritrovarci a Gennaio più uniti che mai. Carlo e Giulia

Nostalgia

Come se io fossi
il primo sorso
d’acqua negata
già mi osservi
scorrere via
attraverso le tue
carni stupefatte.
Mare e sorgente
mi accogli e
mi generi e
libero rinasco
di morire in te
con tutta la
forza dei torrenti

conchiglia

In attesa di te

Di stupore
riluce
la madreperla
ora che scivoli
dal mio dedalo:
mi aggrappo
al profumo mugghiante
le valve
ancora protendo
umide di salino
in attesa
della prossima
onda

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

60 pensieri riguardo “Nostalgia/In attesa di te”

  1. Vorrei non essere un sorso d’acqua negata, ma acqua sempre gorgogliante per essere bevuta. Vorrei non aggrapparmi a un qualcosa di evanescente, ma alla fiducia di aver costruito qualcosa che è sulla roccia e che nulla può far crollare, nessuna intemperia…seppure esse siano tante e frequenti.
    Vorrei potermi stupire sempre, come la prima volta…lo stupore è dono dei bimbi e noi grandi spesso dimentichiamo come si fa, soprattutto dinanzi alle cose semplici e belle perchè pure! Rossana

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  2. Il mio augurio per tutti voi è che possiate scoprire, ogni volta che siete dinanzi all’altro, il dono grande che si rinnova ogni giorno, senza dare nulla per scontato, ma che possiate sempre stare in attesa, vegliare. Filippo

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  3. se ci riconosciamo creatura fragile dentro l’universo, come una conchiglia nel mare, allora apprendiamo nel profondo la coniugazione del verbo “accogliere” che passa da “io sono accolto” a “io accolgo” fino a “noi accogliamo”.
    Bellisssimo post amici miei!
    Salvatore

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  4. e non dimentichiamo come l’ospitalità, la xenìa, e l’accoglienza fossero importanti per il popolo greco e romano…cfr. Iliade VI ep. di Glauco e Diomede.

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  5. Nell’Antico >Testamento ritroviamo il “dovere” del popolo nomade di accogliere, perchè il pellegrino in terra deserta ha diritto dell’ospitalità:e chi se non tutti noi siamo nomadi su questa terra? E non è forse vero che tutti noi arranchiamo nel deserto alla ricerca di un goccio d’acqua e d’amore?

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  6. Anche il diverso si può accogliere se si è pacificati con se stessi. Dio per accogliere l’uomo si incarna, sceglie di essere come lui. Ed ecco allora il nostro modello di riferimento:Dio stesso ci dice come dobbiamo essere e ce lo dice con la venuta di Gesù.

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  7. l’accoglienza delle mancanze del coniuge, dei suoi problemi, anche quando questi creano difficoltà e sofferenze, fanno sì che all’altro sia possibile “migliorare”.
    Da questo amore tenero e passionale vicendevole sboccia naturalmente l’attenzione ai figli, agli anziani, ai più fragili.

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  8. l’atteggiamento accogliente favorisce una calda presa in carico l’uno dell’altro, senza pregiudizio, ma mette in discussione se stessi per primi.

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  9. Nostalgia ed attesa non solo nei momenti facili, perfetti, ma soprattutto nei momenti difficili, nell’imperfezione, nella fragilità. La pratica d3ll’accoglienza ci dà coraggio, pazienza, comprensione, tolleranza, ci dona sicurezza. Ci aiuta a non “arroccarci”.

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  10. mi pare che si possa tracciare un itinerario sul tema dell’accoglienza:
    – l’accoglienza personale delle proposte di Dio, gioia di seguire Dio e sacrificio di una parte di sè:gesto che aiuta ognuno di noi ad accettare se stesso e dona armonia interiore;
    – l’accoglienza del coniuge e dei figli:gesto che produce la maturazione del nostro amore e dà frutti di coppia;
    – l’accoglienza verso “l’altro”, il diverso, lo sconosciuto:gesto attraverso il quale si fa esperienza dell’Altro, di Dio e delle Sue proposte, e così si riparte daccapo seguendo lo stesso itinerario. Rodolfo.

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  11. è però molto difficile accettare l’altro così com’è ed accogliere tutto l’umano che l’altra o l’altro porta con sè.
    Io faccio spesso fatica…credo ci voglia esercizio anche per questo…forse non si nasce sapendo amare, ma è un qualcosa che si impara vivendo. Gloria

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  12. da quello che vedo a casa mi sento di dire che è innanzitutto la coppia ad essere luogo di accoglienza e a far sì che l’accoglienza, il senso dell’accoglienza, del dialogo si propaghino nella società. Elena

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  13. di queste liriche io apprezzo soprattutto la “violenza”, la passionalità, il sentimento che impetuoso prorompe dal foglio…come un’onda che tutto investe lasciando stupore! Carlotta

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  14. l’amore in quanto tale è incondizionato! Questo è il vero amore, quello dei genitori per i figli, del Padre per i Suoi figli…questo è l’amore di chi coltiva con pazienza e fiducia la sua relazione d’amore. E non cede dinanzi alle difficoltà, ma costruisce e cammina su queste!

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  15. siamo tutti, chi più chi meno, in attesa di qualcuno che ci accolga, tutti in attesa di trovare un angolo nel cuore di chi ci possa far sentire amati per ciò che siamo…i nostri genitori ci amano così. Federico

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  16. per noi giovani è importante sentirsi accolti dai nostri genitori, dai nostri fratelli, dai nostri insegnanti…tante volte invece capita di sentirsi incomprensi, quasi emarginati, ed è facile commettere sciocchezze. Alberto

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  17. buon anno a tutti! Da adesso gli alunni potranno commentarvi su questo domicilio. Trovo assai significativi e profondi i vostri pensieri circa la tematica dell’accoglienza, del dialogo che è fatto di ascolto prima ancora che di parole…lascio la parola ai ragazzi. Patrizia

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  18. Carissimi ho messo la foto che c’era nel post solo ora perché speravo che i tecnici intervenissero. Ma non ci sono segnali e non ce la faccio più a lasciarvi senza foto… Speriamo che i soccorsi arrivino presto, diversamente procederò alla ricostruzione. Un abbraccio a tutti da me e da Giulia.

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  19. quando non riesci a vedere più le fotografie ti rendi conto del valore immenso che ha l’immagine associata al testo! Talvolta è il testo che accoglie l’immagine, talvolta invece è l’immagine che riceve un testo…in un miracolo di equilbrio e di armonia che manca proprio! Ne ho nostalgia!

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  20. davvero incredibile come dalla nostalgia si possa passare all’accoglienza…è proprio vero:se non siamo capaci di accogliere non possiamo neppure provare nostalgia perchè in realtà ci sentiamo già “pieni”, già completi di noi stessi. Enrica

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  21. per me posso solo dire che devo imparare a cambiare me stesso per accogliere…il primo lavoro per essere un porto, un nido va fatto su me stesso, smussando quegli spigoli che respingono invece di accogliere…solo chi sa accogliere sa provare nostalgia, perchè ha compreso che dono grande sia sentirsi “abitato” da chi ci ama.

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  22. credo che sebbene le due liriche siano espressione di grande passionalità, per quel che conosco gli autori mi sento di sottolineare come essi vogliano farci riflettere che l’altro non può essere mai consumato e posseduto se teniamo lo sguardo fisso su Cristo come verità assoluta di un rapporto sacramentale. L’amore è servizio, non possesso.

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  23. accogliere l’altro significa sforzarsi di mettersi nelle sue scarpe…solo così possiamo essere un seme a cui l’altro si può aggrappare, solo così possiamo modificare il nostro cuore e fare del nostro dedalo un nido caldo dove si genera la vita.

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  24. credo che il cammino di accoglienza del coniuge sia faticoso soprattutto nella misura in cui viene dato per scontato l’amore, la comprensione e magari, perchè molto protesi all’esterno, non ci accorgiamo della stanchezza, della sofferenza e del bisogno di tenerezza dell’altro. Nella relazione coniugale che non voglia adattarsi ad una stanca sopportazione dell’altro ma voglia crescere per diventare una sola carne” è necessario un atteggiamento di reciproca accoglienza.

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  25. in questo periodo natalizio abbiamo su questo blog evidenziato che Gesù si rivela solo a chi lo cerca, a chi si mette in cammino ponendosi in discussione. Per scoprire i segnali che Egli ci offre, occorre guardare la realtà, disposti a cambiare in primis noi stessi. Cercare Gesù alla luce della Parola, trovare in ciò la forza per vivere in questo mondo senza soccombere alle sue logiche di egoismo è quello che vorremmo tutti fare, pur nella consapevolezza delle difficoltà oggetive. La nostra esperienza ci dice che non è possibile fare questo da soli, abbiamo bisogno dell’altro, come la conchiglia ha bisogno del mare ed il mare della conchiglia per dare ognuno un senso alla propria esistenza.

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  26. direi che è molto utile potersi ricordare ogni giorno a vicenda che l’altro deve essere e rimanere sempre il più importante;ed animati da questa spinta coraggiosa, che ogni giorno va rinnovata, anche noi possiamo riprendere il cammino fiduciosi di essere accolti dall’altro, alla luce di quella stella del Natale che hanno visto i re Magi e che, come a loro, procura grandissima gioia.

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  27. “Auguro che per ciascuno dei due sia sempre più importante l’altro:se poi, insieme, amerete anche gli altri, allora il tempo non vi potrà far del male!” Furio

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  28. la vita stessa si presenta in una concretezza e in una durezza che spesso si fatica ad accettare:ma questa è la realtà nella quale la Provvidenza ci ha posto, queste sono le persone e le situazioni che dobbiamo accogliere ed amare e, se possibile, trasformare con il dialogo e l’amore.

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  29. anche io ho archiviato tutte le vostre foto se per caso servissero!

    Vorrei tornare sul vostro discorso e sottolineare come accogliere l’altro significhi accogliere tutto il resto, a cominciare dal dono della vita dei nostri figli, ma non in una dimensione di accettazione passiva, quanto in un quadro di predisposizione favorevole ai doni che da Dio provengono e che vorrà continuarci a fare.

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  30. Direi che sono alla base di chi vive il Sacramento nel quotidiano…non è facile a dirsi, ancora più difficile a farsi, ma mi pare importante sottolineare l’importanza del dialogo come pietra, roccia su cui costruire la casa e l’accogliere il dono dell’alterità proprio in quanto dono che ci completa. Grazie per questo vostro prezioso intervento.

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  31. Crediamo che la Provvidenza spesso ci conduce per sentieri che non avremmo mai immaginato e che poco per volta modifica i nostri cuori per farci raggiungere un grado sempre maggiore di accoglienza dell’altro nella sua alterità, ossia in una dimensione di diversità che mai potrà sovrapporsi alla nostra. Carlo e Giulia

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  32. In primo luogo rinnoviamo gli auguri di buon anno a tutti Voi che consideriamo fratelli e sorelle. In secondo luogo Vi chiediamo perdono perché proprio poche ore fa sono sparite trecento foto in questo blog, come potete vedere Voi stessi. Speriamo che tornino, diversamente lo ricostruiremo. Non temete! Abbiamo salvato ogni pagina ed ogni Vostra parola, proprio nella evenienza che si verificasse questo incidente. Perdonate ancora una considerazione, perché l’argomento ci sta particolarmente a cuore in questo momento: noi crediamo che tutte le incomprensioni siano superabili se c’è amore. Se l’amore non c’è è assolutamente inutile ogni dialogo, perché l’amore non si può costruire se non esiste almeno un seme a cui appigliarsi. Carlo e Giulia

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  33. accogliere il coniuge, che poi è colui o colei di cui abbiamo sempre nostalgia, significa innanzitutto accettarlo così com’è;ciò ovviamente non toglie che si cammini insieme sulla stessa strada e che ci si debba correggere per amarsi in modo sempre più gratuito, ma il punto di partenza non può che essere quello di un amore incondizionato che accetta l’altro nella sua globalità, sia esso conchiglia oggi splendente, domani sbeccata, sia esso sorgente o torrente in piena.

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  34. beh…questa è cosa assai grave, prchè sottopone l’amore ad una sorta di condizione:l’altro viene accolto solo a patto che risponda al nostro disegno su di lui indipendentemente da quelli che sono i suoi effettivi desideri. In tal modo non vedo proprio come si possa essere mare e sorgente oppure conchiglia che si aggrappa alla libera realizzazione dell’amato! Furio

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  35. Si rimane in attesa di qualcuno che non si vede l’ora di accogliere..ma io mi chiedo a questo punto della mia, della nostra storia (e credo possa essere un confronto utile per tutti noi) che cosa significa realmente l’accoglienza all’interno di un rapporto coniugale? E che cosa ostacola il raggiungimento di tale obiettivo?
    Il nostro più grande problema è stato quello di voler imporre all’altro il proprio punto di vista, ovvero il modo di rapportarsi ai diversi problemi. E questo a pensarci bene signifia coltivare nel proprio animo il desiderio nascosto di trasformare l’altro, rendendolo a propria immagine e somiglianza.

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  36. non ci sono logiche in amore…l’importante è arrivare alla gratuità, a quella sete di donare la nostra vita per il bene altrui, di lasciare tutto ciò che abbiamo per seguire la Sua vita…poco importa il percorso personale di ciascuno, l’importante, lo ripeto, è la meta.

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  37. e trovo che sia molto bello partire dalla relazione umaNA PER ARRIVARE ALLA RELAZIONE UOMO-dIO. mI RENDO CONTO CHE è UN CAMMINO A RITROSO, PERCHè LA LOGICA vorrebbe esattamente il contrario, a forse partendo da noi, dalla relazione umana, potremmo meglio comprendere l’amore che il Padre nutre per noi figli.

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  38. sicuramente accade così e a noi potrà pure sembrare strano che Dio si rivolga all’uomo con l’imperativo del Decalogo:”Amerai”.
    La questione, almeno biblisticamente, perdonate l’excursus che svia dalla tematica della nostalgia per concentrarsi più su quella dell’accoglienza (ma mi pare che possano essere messe in relazione), è che Dio comanda e sfida l’uomo sul Bene e sul Male, sulla Vita e sulla Morte. Leggete DT 6, 4-7 e mettetelo in relazione con la risposta che dà il Cristo a chi gli chiedeva quale fosse il comandamento più importante.
    Direi che l’antico testamento misura la libertà umana soprattutto in termini di capacità di accoglienza, di disponibilità all’ascolto della Parola, quale condizione basilare di vita e di senso per l’uomo stesso e la creazione.

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  39. Forse lo stesso Dio prova nostalgia per l’uomo, per l’amore che l’uomo è capace di nutrire nei Suoi confronti. Lo stesso Dio resta in attesa, aspetta il ritorno della pecora smarrita, del figliol prodigo…Furio

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  40. mi ha poi colpito la vostra interessante riflessione biblica circa il tema dell’accoglienza. Non c’è amore se non c’è accoglienza ed è proprio di questa accoglienza che l’uomo prova nostalgia.
    La bibbia si esprime spesso con espressioni forti di comando quando parla della relazione tra Dio e l’uomo, quando ci indica come l’uomo deve accogliere la Parola. A noi può sembrare assurdo che l’amore si possa comandare, eppure la Bibbia lo esige in primo luogo nei confronti di Dio.

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  41. l’attesa è figlia della nostalgia, la nostalgia è figlia del desiderio, il desiderio è figlio dell’amore. Dinanzi ad un mistero che è rivelatore della Vita non può l’essere umano che rimanere stupefatto, incantato e la cosa che colpisce è che dinanzi all’incanto si rimane passivi, in estasi, immobili…è l’incanto che passa, che scivola e noi lo osserviamo ammutoliti scorrer via incapaci di trattenerlo….perchè la bellezza è un qualcosa che non possiamo trattenere nè possedere, ma solo contemplare, come la bellezza dei panorami delle vostre fotografie che talvolta mi fanno sentire così piccola dinanzi al mistero della Natura!

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  42. molto belle, poetiche ed interessanti queste interpretazioni. L’amore è come l’acqua, ciclico come il ciclo dell’acqua, che nasce e muore, accoglie e respinge…la nostalgia è il motore primo del nostos, del ritorno, di quel punto di partenza dal quale abbiamo iniziato probabilmentee a capire qualcosa di noi stessi…grazie all’altro! Furio

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  43. La donna è conchiglia, dedalo, nasconde qualcosa che vuol essere scoperto, l’uomo è acqua che scorre con forza, non solo travolge, ma feconda!

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  44. avverto molto forte femminilità e mascolinità, due diversi approcci alla vita…la femminilità accoglie, aspetta, la mascolinità scorre, passa, travolge…due diversi modi di amare la vita, di intendere la vita stessa.

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  45. La nostalgia d’amore nasce a parer mio da un’insaziabile desiderio della persona amata, dal timore che qualcosa o qualcuno possa sottrarcela, ma non è tanto la nostalgia in sè che mi colpisce e di cui abbiamo già a parlato anche a proposito dell’Eremita (seppure non fosse d’amore in quel contesto) quanto la dinamica affettiva che le due liriche esprimono. E non a caso ho sritto dinamica perchè di fatto il sentimento è un flusso, qualcosa che scorre, che passa nelle vene, pulsa nel cuore e ci trasforma. sempre ci trasforma. Ci rende spesso migliori, più vulnerabili, magari, ma anche più aperti al bene, alla gratuità, ad uscire da noi stessi, a guardare il mondo con gli occhi rinnovati di un bimbo che si stupisce:stupore e stupefatto sono i due termini che incantano dinanzi alla Bellezza. Di fatto è di tale bellezza che proviamo nostalgia, di tale bellezza temiamo di essere privati!

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  46. la nostalgia d’amore è qualcosa che ti prende lo stomaco, ti dà la percezione netta del vuoto, come di un vuoto interiore, come di un freddo tagliente. La nostalgia d’amore è la ricerca continua di una completezza che da soli sappiamo di non poter raggiungere, il desiderio di saperci in grado di generare e di essere generati, il desiderio di accogliere e di essere accolti…di protenderci ed essere protesi…attivo e passivo, notte e giorno, bianco e nero…l’eterna armonia degli opposti che si cercano. Nicola P.

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  47. la Bibbia non si esprime con un linguaggio fantasioso o evasino, ma molto progettuale:indica nella Genesi una terra da vivere perchè essa sia davvero vivibile e trasmetta vita! Di fatto è il significato del sacramento del matrimonio:il coniuge è terra! simbolicamente terra! >Filippo

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  48. nella Bibbia la terra da informe che era diventa habitat di accoglienza e l’uomo riceve dalle mani di Dio in affidamento la terra (Gn 2,15). Questo habitat altamente simbolico è quello in cui Dio stesso si trova come a casa propria. Ricevere, accogliere qualcuno, farlo sentire a casa propria significa accogliere e ricevere in primis Dio… “Essi sentirono i passi del Signore che passeggiava alla brezza della sera” (gn 3.8): la nostalgia è dunque anche ma soprattutto nostalgia di Dio, attesa di Dio, di quella completezza che Dio dona quando si trova tra due persone unite nel Suo nome.

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  49. Dio è in primo luogo chi esercita accoglienza. La Bibbia ci attesta che è lui a prendere l’iniziativa di farsi sentire ed entrare in dialogo con gli uomini. E’ la sua forza creatrice che rende possibile l’esistenza di un “io” e di un “tu” e di un “tu” che diviene “Dio per noi”. Così io leggo il senso profondo di queste due liriche con gli occhi di un sacerdote! Scusate il silenzio di questi ultimi giorni, ma sono tempi caldissimi per chi deve celebrare!! Buon anno!Filippo

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  50. ognuno di noi è un dedalo capace di accogliere. L’accoglienza non è però scontata! Non si accoglie una vita in modo scontato, non si accolgono i difetti, le miserie dell’altro, le piccolezze in modo scontato. Nulla è scontato e quando qualcuno ci accoglie dovrebbemmo rilucere di gratitudine, perchè è un miracolo ciò che sta avvenendo:qualcuno ringrazia Dio perchè siamo vivi! Alberto

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  51. ed è significativa la foto perchè fa ben vedere ancora quel dedalo madreperlaceo stupefatto dalla bellezza del mare che scivola via…rimane la carne, il guscio nostalgico…siamo tutti un po’ come quella conchiglia sul ramo, in attesa di un ritorno, della vita che ci ci rigenera…buon anno anche da parte mia. Luciano

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  52. …ed è un’accoglienza delicata e amorevole, che genera e alla quale ci si aggrappa, verso la quale ci si protende…come Tantalo tendeva le labbra a quell’acqua, quel cibo che gli veniva sottratto…come noi tutti ci allunghiamo (per usare un’espressione “abelardiana!) verso l’amore perchè è fonte di vita! Furio

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  53. la cosa che più mi piace e mi ha colpito di queste liriche è l’accoglienza, l’accoglienza di una donna che accoglie un uomo come una conchiglia accoglie la spuma del mare…. Buon anno a tutti. Carmela (una nuova ammiratrice…i miei colleghi mi hanno parlatoi di voi ed ora eccomi qua!)

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  54. Anche da parte mia buon anno a tutti voi, amici carissimi con cui ho condiviso mesi di dolcissima e feconda compagnia. Il confronto letterario è cosa molto arricchente non solo per la mente ma qui soprattutto per lo spirito!
    Queste due belle liriche hanno suscitato nella mia mente richiami letterari, come il mito di Tantalo con quel sorso d’acqua negato e il lessico omerico che in quel “mugghiante” descrive il mare.
    E così basta poco, una parola soltanto a voklte, a farci venire nostalgia di quanto abbiamo letto e nello stesso tempo a spingerci quasi con ingordigia a riprendere in mano certi testi per ricercare termini che ci sono cari, miti che credevamo dimenticati e che invece riafforano ancora nella nostra memoria.
    Questo è il bello della poesia:è ciclica nei suoi richiami!
    Grazie, ancora una volta.

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  55. carissimi, buon anno a tutti! Il termine “nostalgia” richiamo inevitabilmente il “nostos” greco, il “RITORNO”. L’uomo sente spesso dentro sè la necessità di ritornare a qualcosa, alle origini, alla patria, alla famiglia (nel caso qui specifico di Odisseo) proprio perchè in questo RITORNARE egli ritrova di fatto sè stesso. E spesso è l’altra persona, col suo amore, a ri-generarci, a permetterci di ritornare a noi stessi, l’amato è il mare, l’onda e noi la conchiglia.

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  56. così è la vita:l’estasi dello stupore e poi il dolore di un distacco, la speranza e il desiderio di un ricongiungimento. In natura tutto è ciclico, si pensi solo al ciclo dell’acqua! Ed in natura è l’armonia della Bellezza a far sì che tutto torni, l’onda torna alla battigia, così come il torrente torna al cielo e alla sorgente. Riccardo

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  57. La completezza è a parer mio fortemente legata alla vita e alla morte…siamo completi nel momento in cui ci rendiamo conto che c’è qualcuno che salda le nostre fratture, riempie i nostri spazi vuoti, ma farci saldare, farci riempire significa in parte morire, abbandonare certe nostre posizioni, riconoscere che abbiamo bisogno di un’anima che sia in grado di rigenerarci proprio nel momento in cui diamo la vita per costei…La foto rende molto bene l’idea di un’incompletezza, di un non essere al proprio posto..come un senso di disagio per una fonte di vita che ci viene a mancare. Buon anno a tutti! Furio

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  58. nel desiderio c’è sempre qualcosa di cinetico…la spinta verso chi amiamo è qualcosa di talmente forte, magnetico, che ci attira di continuo. Non possiamo farne a meno come il torrente non può fae a meno dell’acqua, la conchiglia non può vivere senza mare… Costanza

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