Il mistero dell’albero
Come un albero
da frutta
mi lasci satollo
e ogni volta
con un gusto nuovo.
Ma nessun albero
lo può e tu
regina della terra
fai pendere
forme nuove
sui miei sogni.

Rami nuovi
Violano i nostri rami
l’orizzonte
e la tua voce è roccia
aguzza insaziabile d’echi.
Io ancora madre
abbandono i fianchi alle
stelle, quando la notte
scende, i frutti sotto le foglie
dormono e dai sogni
una creatura nuova
singhiozza alla vita.
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Autore: tieniinmanolaluce
Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef.
Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico.
Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna.
Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare.
Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo:
Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016.
La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017
La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017
Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma.
Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.
Leggi tutti gli articoli di tieniinmanolaluce
e questa è arte! Non facile arte! Arte difficile come è sempre la grande arte! Ma particolarmente difficile è questa pagina proprio per l’equivoco “fiabesco”, “puerile” da fanciullino, che il registro linguistico ed il tono donano solo in apparenza alle liriche. Bravissimi veramente. Enrica F.
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quell’albero, quei frutti, quei sogni non sono una precisa e oggettiva realtà, ma sono segni attraverso i quali, per illuminazione, riusciamo per un attimo a squarciare le tenebre del mistero della vita che ci avvolge e a penetrare il senso del nostro destino umano
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ed ecco come la poesia può diventare rivelazione del mistero che è in noi e fuori di noi:lo si percepisce bene oggi non solo dai versi ma anche dai bei commenti che ho letto. E’ come se i nostri amici avessero scoperto la parola, quella che non siamo ancora riusciti a pronunciare perchè è simbolo della parte più profonda del nostro io, del nostro inconscio. Nicola P.
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c’è qui un’oggettivazione che si dissolve nei simboli che diventano veri e propri miti: l’orizzonte è simbolo del futuro, l’albero è la donna, i frutti sono i figli e così via. Sono presenti a mio modesto parere sensazioni apparentemente disordinate che sono di fatto icone di una realtà composta con un’attenta rete di relazioni analogiche, mediante sottili forme percettive.
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e al lettore attento non sfugge il costante sforzo linguistico che il poeta esercita sul testo per riuscire ad esprimere le sue sensazioni. La musicalità di questi versi riporta la mente al grembo materno.
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hanno creato oggi delle corrispondenze, ma mi pare che anche i nostri commenti si siano adeguati a tale stile! I l bello del realismo di questa pagina è che esso è solo apparente! Dietro a alberi e frutta, a stelle e rocce si coglie una vita segreta che sfugge alla ragione e la bravura dei nostri due amici sta nell’esprimere proprio questa carica suggestive che semplici cose hanno intrinseche in sè
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non si improvvisa! Questa realtà nascosta è caotica ma il poeta attraverso il rigore formale può dominarla. Ci vuole il rigore! E questo si acquista solo con lo studio!
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per quanto mi sforzi io non sarei mai capace di poter dar vita a una cosa simile, a travalicare certi segni per giungere ad altri significati! Carlotta
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infatti a parer mio attraverso questi versi i due poeti hanno superato la realtà sensibile, che è poi solo un dato ingannevole, hanno travalicato i significati ovvi e scontati, immediati delle parole, per giungere e far giungere noi lettori ad una realtà più profonda di cui gli oggetti del mondo sensibile costituiscono i segni. E carlo e Giulia sono davvero bravi ed oggi, in particolar modo, Giulia credo che abbia dato il meglio di sè!
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in effetti il reale è animato da innumerevoli trame nascoste dietro le cose, che ne racchiudono il segreto:spetta proprio al poeta addentrarsi in questi raporti misteriosi per scoprirne il senso…oggi noi abbiamo ceracato solo di interpretarlo!
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dai commenti che ho letto oggi mi pare che tutti siano concordi sull’aspetto simbolico delle due liriche. Carlotta
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certo! Per via del suo simbolismo, della ricerca di termini “umili”, per l’uso dell’analogia ad esempio.
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lei lo avrebbe definito “pascoliano”! Alberto
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Vedete, ragazzi, questo è un chiaro esempio di come una lirica si possa costruire con una semplicità elementare di linguaggio
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quanta ragione nelle tue parole, Federico, quanta saggezza! In modo così posato forse hai intravisto il senso profondo di quei fianchi abbandonati alle stelle, il senso della vita che ciascuno cova dentro di sè.
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Io so solo che se mai una donna dovesse scrivere per me una lirica come la seconda avrei nel mio cuore la certezza che la mia vita è servita a qualcosa e credo che non avrei abbastanza tempo per vivere per dimostrarle la mia gratitudine! Federico
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e credo che ci siano persone nelle quali ci riconosciamo, persone che ci accolgono e ci amano e che fanno sì che i nostri rami siano carichi di frutti. Lucia
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siamo tutti frammenti di una madre, tutti portiamo nell’anima un seme che può diventare frutto. Alice
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L’uomo, che è sempre donato dalla madre alla terra, non deve marcire ma a sua volta diventare frutto. La sostanza del mistero è proibita alla sapienza, ma non il gorgo di vita e volontà da cui ognuno è stato generato.
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io leggo in questo dialogo un incontro con la madre, con l’impulso materno del creato, il solo in grado di poter stabilire una vera armonia con la bellezza che ci circonda. Marta
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questo persistere degli affetti che in entrambe le liriche è un motivo centrale rappresenta la vita oltre la vita stessa, è testimonianza superiore a tutte le prove contrarie ed a qualunque tentivo di imporre una fine che non può essere. Come smettere di pensare. Come cessare di sognare! Non è possibile! Paola
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tra l’orizzonte sconosciuto del futuro e l’instabile chiarezza di un’eco filtra la consapevolezza che la morte non vincerà, che i nostri sogni avranno ancora una forma, che sempre c’è la presenza di qualcuno che rinnova la nostra fame d’amore, la nostra vita…più li leggo più m’innamoro di questi bellissimi versi!
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non c’è sogno che che non sia misterioso bulbo trapiantato in una terra calda ed accogliente. E’ uno dei vostri post più traboccanti d’amore! Complimenti vivissimi. Rossana
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la madre, regina dlla terra, è l’unica molteplicità che non si divide e non si perde. Trovo questa pagina di un lirismo sconfinato. Tanto più semplice è il linguaggio tanto più esso cela significati e significanti profondi. Mario
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In quelle rocce aguzze io vedo un verticalismo, lo stesso che vedo nell’albero che tende i rami al cielo violando l’orizzonte. E’ come se l’amore ci rendesse in qualche modo una cattedrale gotica, un tempio di Dio che si protende al cielo per celebrare con le sue colorate vetrate la varietà della vita stessa. Filippo
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la tua voce è roccia aguzza insaziabile di echi, come se l’uomo non volesse morire, ma trovare sempre nuove forme per godere ancora di questa vita, affamato com’è d’Amore! Federico
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Fuori dal tempo e dallo spazio, dove la speranza può ancora mantenersi viva, i sogni prendono forma per dare un senso ad un’esistenza intera. E forse un giorno un improvviso desiderio d’amore, una fame d’amore griderà che qualcosa è sempre possibile!
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Io leggo una feconditá molto personale, al di lá della procreazione, quella feconditá che si scopre in se stessi nel momento in cui si é amati attraverso la saggezza della natura, nel momento in cui l’altra persona, madre, padre, insegnante, amico, marito o moglie scopre in noi frutti non cosí ovvi. Ci si sorprende cosí e ci si ama, come attraverso gli occhi dell’altra persona, della natura, che in noi ha visto molto di piú di quanto noi stessi possiamo immaginare…ha visto in noi un essere unico e irripetibile che non puó che essere amato. Alberta
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Mi pare che non ci possa essere alcuna via di fuga nella natura che non sia sempre un nuovo invito a dissetare la propria ostinata aridità. Lreggo le vostre liriche oggi come un qualcosa che scava l’anima e mi riporta al senso autentico della vita. salvatore
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nel tentativo sempre possibile di farsi lui luce per vedere oltre se stesso, è dato all’uomo di essere l’unico seme in grado di percepire anche fisicamente l’albero che sarà.
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da dove ci viene il desiderio di procreare? perchè protrarre l’incompiuto? Alla vita noi vogliamo aggiungere vita, vita, vita! Basta aprire la finestra dell’anima ed ogni luce entra come un’eco d’amore! Questa è la vita e così va accolta:come una possibilità, un riscatto, e l’enigma come un dono, come meraviglia! Grazie per le riflessioni che oggi ci proponete insieme ad un splendida fotografia! Tiziana
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per me invece questo è un dialogo intenso tra un uomo che venera la sua donna, una donna che sempre ha la capacità di stupirlo ma allo stesso tempo una donna che guarda all’orizzonte attraverso gli occhi dei figli che ha avuto dall’uomo che ama e per il quale si rende sempre così appetibile, multiforme, feconda! omplimenti vivissimi per la perizia tecnica che leggo in queste liriche, per quegli enjambemente che sembrano rami d’albero intrecciati! Corrado Fadda
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a me viene in mente Saffo e quel frammento in cui parla della mela abbandonata sull’ultimo ramo! Carlotta
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ho voluto dare a questo post una chiave di lettura un po’ particolare, forse per leggere oltre il singolo termine, per scavare al di là del singolo fonema e scoprire un segno, un significato più profondo come spesso mi accade quando contemplo la natura nella sua semplicità disarmante. Ho voluto leggere in questi versi la genesi di una lirica associata alla genesi di un amore:si chiede sempre all’amore di non finire, di perpetuarsi nel domani, che è inimmaginabile, insondabile come l’orizzonte. Il fiore della poesia, sradicato, violato si fa frutto, si fa carne e sogno nella parola che scava l’anima del poeta, come la scava colui/colei che si ama. E terminata l’attesa le risposte le potranno dare solo la consapevolezza e la gioia di aver vissuto. E un commento un po’ criptico, ma non riuscivo a farmarmi alla favoletta, desideravo andare oltre.
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la fotografia è assai significativa e la seconda lirica credo sia davvero un componimento di altissima liricità!
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io leggo questo post come un’intesa quasi fluttuante con una natura che ai vostri occhi è madre benevola, come se essa vi avesse regalato momenti di grazia, quella grazia che si avverte quando uno è po’ parte dell’altro, quando si è “amici” perchè inscindibili da qualcosa di comune e di immenso e ci si chiede dove possa risiedere l’amore…ed allora si guarda in su, verso il ramo più alto, lontano, verso l’orizzonte…
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Penso anche io quando ci si ami i isogni e le spettative quasi violano il futuro! Costanza
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similitudini e metafore si rincorrono come in una filastrocca popolare, con quella saggezza tipica della tradizione lirica che ha sempre qualcosa da insegnare, che ha sempre un messaggio da affidare anche ad una sola flebile parola. Nicola P.
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Queste vostre pagine vivono di una inesprimibile continuità e variazione, interpretano la loro spiccata alterità senza allentare mai l’abbracio in cui si stringono. Tra loro, così, si intrecciano le liriche, come certe parole che liberamente si presentano uguali e diverse (sogni ad esempio) come le foglie che cadono e rispuntano verdi più in alto, più in basso…
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ad un tratto è come entrare in punta di piedi in una fiaba…ci sono gli alberi, le foglie, i frutti, le stelle, ma cosa nasconde di misterioso questa favola se non la vita stessa che è insondabile per noi uomini? Questa pagina è un esempio di come si possa trattare di argomenti “spessi” usando un linguaggio da bambino…e forse il messaggio passa in modo più veloce e chiaro, nonostante le tante metafore che nascondono comunque il sorriso benevolo del cantastorie. Una buona notte a tutti. Con grande stima e affetto. Riccardo
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