Forse/Altrove


Forse

Sulle guglie del tempio
ho camminato il Cielo
con i tuoi occhi scuri
smarriti come i miei
nel sole che non tramonta.
Ma rifulgerà il buio
più dell’oro sul tuo capo
scoperto dall’amore disperante
di un fuggiasco.
Forse mancò la Trivia
all’appuntamento che ci consumò
forse Venere non fu pietosa
del figlio, né Giunone di te
che sola amai.

 barca blu

 

Altrove

 

Sospesa nel cielo mi vedrai
sole e luna stella fissa
ombra lontana
a ingombrare ogni tuo
ricordo. Un deserto d’acqua
ci separa mentre varchi la soglia
del cuore e scolori
nell’anima mia.
Attoniti affogano gli occhi
in spruzzi d’azzurro.
S’allontana la barca
e tu sei solo un lume
che non posso trattenere ma
solo morirne.
Altrove è nostro l’amore.

 

 

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

34 pensieri riguardo “Forse/Altrove”

  1. Sole, luna stella, ombra…è una climax che mette l’accento su una luce che si affievolisce sempre più. Questo mi induce a pensare che metaforicamente Enea e Didone siano destinati a spegnersi, che il loro stesso amore sia destinato a morire. E non avendo figli non potrà neppure perpetuarsi in loro. Io trovo ancora molta tragicità dell’antico pathos virgiliano. seppur attenuato. Splendide liriche! Grazie ancora una volta per la bella lezione che ci avete permesso di fare confrontandoci su un testo rivisitato! Enrica F.

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  2. io per quanto mi sforzi non riesco a leggere in questi versi la tragicità dell’episodio virgiliano. Quel buio della disperazione mi risulta essere comunque solare, accettato, accolto con la fiducia di un credente. E’ come se entrambi gli amanti fossero pii nel senso latino del termine. Io vi leggo una fede cristiana più che un subire un fato tipico della religio romana. Salvatore

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  3. potrebbe essere! Perchè no?! Ma quell'” altrove è nostro l’amore” si ricollega troppo a quel “di te che sola amai”. L’affermazione di Enea dona a Didone quella speranza, quella certezza che la porta a sopravvivere a parer mio.

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  4. Anche Didone è stata moglie di sicheo. Sono di fatto due vedovi che si lasciano alle spalle un passato per abbandonarsi al presente, ma il presente non ha un luogo per il loro amore! In questo sta la tragicità di questo dialogo. E’ come se fossero per la seconda volta vedovi!

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  5. mi pare importante sottolineare che nel buio di un amore che non può consumarsi i due amanti sono l’uno luce per l’altra. Questa è a parer mio la speranza che li tiene in vita, la speranza che fa di questa pagina qualcosa di antifrastico al passo virgiliano ma non per questo meno toccante. Anzi!

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  6. Ma è un lume, Didone non può trattenerlo, è un fuggiasco, eppure continua ad illuminarla comunque a distanza: è come se avesse lasciato in lei una traccia indelebile. Maria

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  7. scolorare nell’anima è come perdersi in qualcuno, è come intingere un pennello carico di colore in unbicchiere d’acqua e rimanere a vedere la trasparenza che si tinge di porpora! E’ far parte dell’anima! Come accade quando si cammina l’uno accanto all’altra con gli occhi fissi nel sole!

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  8. sì, credo che il senso profondo del dialogo legato all’immagine stia proprio nel comprendere cosa rappresenti quella barca per il mare, il senso di quell’ingombro che potrebbe quasi far pensare a qualcosa di cui uno voglia sbarazzarsi. Ma ciò che mi pare importante è quel verso “Te che SOLA amai!”

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  9. Anche il verbo INGOMBRARE ha una connotazione negativa e pare quasi strano che un’ombra possa fare ciò, possa ingombrare, che una sola barca possa essere sufficiente ad ingombrare il mare! E’ come se la barca riempisse di sè tutto il mare! Rossana

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  10. In queste due belle liriche io leggo un forte senso di abbandono sottolineato da quella barca in mezzo al mare. Questo senso di abbandono sta anche nell’essere sospesa in cielo e nel far luce ad un uomo che , in solitudine, è un fuggiasco. Paola

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  11. A me sembra che qui ci sia una profonda differenza tra il nostro Dio e gli dei pagani. Il Dio cristiano non è nè volubile nè lunatico, non è un nume avverso, ma sempre un Padre misericordioso e pietoso nei confronti dei suoi figli. Lucia

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  12. Trivia, Venere e Giunone… dove sono? Quell’appuntamento non ebbe il favore degli dei. a nulla è valsa la grandezza e la sincerità dei sentimenti dei due amanti agli occhi degli dei pagani:sono essi avversi numi, volubili e lunatici! La seconda lirica mi ricorda a tratti la poesia di Mario Luzi. complimenti vivissimi! Corrado Fadda

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  13. “Rifulgerà il buio/Un deserto d’acqua ci separa!” Queste due antitesi sottolineano a parer mio un dissidio, una lacerazione tra ciò che si desidererebbe e ciò che è invece la realtà con la quale bisogna misurarsi. Francesco

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  14. “Ecco, io vorrei che tu non mi lacsiassi solo!” Così, con queste parole ho immaginato che si salutassero reciprocamente i due amanti e vi giuro che mentre fantasticavo tra i versi, mentre camminavo il cielo e miei occhi affogavano nell’azzurro di quel mare che la foto ritrae ho quasi sentito le parole di Enea e Didone. Perchè in questo dialogo i due amanti dialogano come Virgilio non ha mai voluto immaginare, camminano per le strade di Cartagine come il poeta latino non ha mai sognato. Perchè qui non c’è quel dramma, quella tragedia, quell’abbandono che tanto ha colpito l’animo del mantovano, ma il solo unico desiderio di dire all’altro che mai lo si abbandonerà, che quell’amore che qui non è realizzabile, potrà un domani trovare una realizzazione. E’ visto tutto in un’ottica “cristologica”, messianica, oserei dire. Il domani, il futuro è comunque un “luogo”, un tempo che vedrà riuniti i due amanti. nel frattempo, in questa lunga e penosissima attesa, sia per chi è fuggiasco sia per chi rimane si vorrebbe trovare una forma di consolazione. Ed allora che si fa? Enea va ripetendo che Didone è colei che sola egli amò e Didone si fa ella stessa viatico del suo amante, affidando se stessa a lui, sarà la sua luce, lui che per lei rimarrà un lume..e guardate che poesia in quel verso:un lume che non posso trattenere ma solo morirne. Quante volte desideriamo morire per qualcuno, desideriamo dare la vita a qualcuno, per qualcuno…Didone lascia andare Enea, lo guarda attonita, lui che si chiede il FORSE di un destino beffardo, lui che va perchè così hanno deciso i numi, lui che si porta nel cuore un amore che il suo cuore non può contenere tanto è grande…altrove però riuscirà! Altrove! Non in questa vita. Nell’altra…ed in questa visione ultraterrena mi avete toccato il cuore, avete toccato la fede che anima il cristiano, la luce che lo guida sui suoi passi. Dante l’aveva capito questo, leggendo Virgilio il Poeta si era innamorato di Virgilio e non a caso l’ha scelto come guida, come luce nel suo viaggio ultraterreno e non a caso ne Paradiso la luce da Virgilio passa a Beatrice, alla Donna…sarà una combinazione ma a me sembra tutto molto circolare e dà a questo post un senso bellissimo e di un’eccezionale profondità non solo letteraria ma anche teologica!

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  15. non se ne sta questa Didone del buio sul suo capo. Lo rifiuta. Con determinazione. E la determinazione è un tratto che lei ha in comune con la Didone virgiliana, ma qui, per noi, in senso positivo. Non la porta al suicidio, ma la porta ad affermare che se qualcosa dovrà rifulgere sarà lei stessa nella memoria di Enea:è forte la simbologia marinaresca, in quel sole, quella luna, quella stella polare che sono di estremo aiuto ai naviganti, scandiscono il giorno dalla notte, scandiscono il tempo e la rotta del viaggio…che altro poteva augurarsi di essere Didone per un Enea che stava salpando da Cartago? Bellissime queste vostre poesie, davvero delicateissime e sensuali e la fotografia esprime bene quel senso di solitudine che ci rimane in pugno quando qualcuno è costretto a lasciarci, quando dobbiamo proseguire il nostro viaggio da soli.

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  16. E in effetti quale luce, più di quella del Padre, è in grado di farci innamorare, è in grado di trasfigurarci, di smuovere in noi un cambiamento?la metafora del buio e della luce è fortissima soprattutto nel vangelo di Giovanni e mi pare che in parte la loro simbologia venga ripresa anche nei versi di Carlo e Giulia, seppur non volutamente! Filippo

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  17. all’eremita servirebbe un po’ di fiducia di questa novella Didone! A dir la verità servirebbe anche a me, ogni tanto. E’ così facile perdersi d’animo, accusare chi ci fa soffrire quando magari non è certo la nostra sofferenza ciò che qualcuno vuole! Difficile comprendere le dinamiche affettive, ma l’esperienza dell’amore ci cambia sempre, ci trasfigura e ci rinnova! Lucia

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  18. Io sottolinerei anche che forse nella prima lirica Enea tenta di dare una spiegazione alla sua sofferenza, attrbuendola quasi ad una distrazione, ad una incuria degli dei, mentre nella seconda Didone non cerca spiegazioni, resta lì, sul lido, attonita, persa in un mare di luce, che forse è la luce proprio della fede, della speranza, quella luce che forse non è a.tro che disperato buio che rifulge, ma è per lei occasione di sopravvivenza.

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  19. Sì, probabilmente, ragazzi, qui i nostri due personaggi mitologici sono illuminati sotto atra luce: hanno camminato, hanno condiviso scelte, hanno sicuramente dialogato a lungo, cosa che invece non accade nel testo virgiliano dove tutto sembra precipitare rovinosamente. C’è un cammino di coppia che per Virgilio non è concepibile. Lo è per Creusa, ma non per Didone. Furio

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  20. Forse è proprio questo legame forte, questa fede che manca alla Didone virgiliana:lei si sente abbandonata e non comprende i sentimenti veri di Enea, non comprende quanto sia forte in lui la pietas che lo spinge a seguire il disegno divino. In Virgilio didone non è pietosa, è orgogliosa ed è per questo che si uccide. Qui invece ella ha appreso da Enea una lezione di pietas e condivide la sua scelta. Lidia

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  21. forse è un bene che il sole non tramonti, perchè esso è come l’amore che lega i due personaggi:è eterno! Magari, come aferma Didone, non è di questa terra, ma altrove esso di sicuro si consumerà…e vivere con questa fede significa rinnegare il suicidio! Marta

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  22. Dal punto di vista tecnico poi le due liriche sono assai ben costruite (pur dovendo io sottolineare che sono entrambe molto sentite e toccanti). Le continue allusioi al testo virgiliano, gli enjambement, il cromatismo forte, le metafore, la metonimia, i richiami a figure mitologiche e la rivisitazione dello stesso testo virgiliano implicano comunque uno studio della materia che è soprattutto innamoramento del testo. C’è qualcosa di Virgilio che di certo vi appassiona molto e che riuscite ad attualizzare bene facendolo sentire vicino a chi legge i vosri testi! Complimenti vivissimi. Nicola P.

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  23. io vorrei fae una riflessione sui titoli: FORSE e ALTROVE. Mi danno l’idea esatta della precarietà della condizione umana, ma nello stesso tempo anche della fede umana, fede non tanto nelle capacità e nel progresso dell’uomo, quando fede nei valori veri, gli unici che non vanno mai messi IN-FORSE. Con FORSE esprimiamo il dubbio, cerchiamo una possibilità, una risposta. Con ALTROVE speriamo di trovare un giorno, in qualche luogo ciò che forse per tanto tempo abbiamo ricercato quaggiù senza averlo trovato, oppure avendolo trovato non ne abbiamo potuto godere appieno, come è accaduto ad Enea e a Didone.

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  24. non ci sarei arrivata ad Enea e a Didone, ma quella barca ed i vostri versi mi fanno prendere atto che non possiamo salpare da soli, che ci dobbiamo portare dentro e dietro un po’ di quell’amore che lasciamo sulla terra prima di prendere il largo ed affidarci ai venti. Il più importante viatico è ciò che abbiamo donato e quanto abbiamo amato. E ciò che abbiamo investito affettivamente! Senza amore non siamo nulla e nulla possiamo dare, a nulla possiamo giungere! Carlotta

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  25. io mi auguro solo che un giorno io possa amare i classici come li amate voi. Spero di poter amare come mi state insegnando voi, la vita, la letteratura e l’uomo, la famiglia e me stesso, affinchè io possa davvero essere consapevole nel mio piccolo di avere avuto un ruolo, un affetto, un senso su questa terra e prendere il largo, sereno, perchè so che certe cose, come il sole, non tramontano mai, ma sempre si risorge nel cuore di chi abbiamo amato! grazie! federico

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  26. sempre forte e potente la volontà degli dei contro la quale l’uomo nulla può, se non rimanere attonito ed accettare un destino che con tutte le forze vorrebbe allontanare…rimane la speranza di un domani e la certezza che certi sentimenti non muoiono e nessuno può ucciderli, perchè la libertà del pensiero ci rende comunque sempre vicini a chi amiamo! E’ come se Enea e Didone avessero letto l’ultima pagina dell’Eremita! Riccardo

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  27. un fuggiasco che solo te ha amato! Solo Enea può essere! E solo Didone poteva morire di quel lume che il mare trasporta lontano dal suo porto, ma sugli avversi numi vince stavolta una certezza:altrove è nostro l’amore. Il mito è stravolto, Virgilio si abbandona, nell’abbandonarsi di fatto alla speranza che un domani possa comunque esserci un ricongiungimento tra i due amati: come accade del resto per Eloisa ed Abelardo! Trovo le due liriche molto commoventi e sentite, pur traendo esse ispirazione dal mito!

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  28. bellissime! C’è qualcosa di impossibile, di irrealizzabile, qualcosa che va al di là della volontà degli dei, ma non per questo si arrende, anzi:perdura, costante, ferma, sincera! Un Enea in partenza, una Didone che si rassegna al Fato! Costanza

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