Alla luna/Il tuo canto in me


Alla luna

 

Alle mie dita
intonare inni
sento
la tua pelle:
più non scivola
il pennello
sulla tela arata
e trova
i semi
che già scaldano
le zolle
la terra che
aumenta il raggio
di un niente
ancora in viaggio.
Per mano
quando
sarai madre
arriveremo
alla luna.

 permano (annina e checco)

 

Il tuo canto in me

 

Quando sarò madre
squarcerò il cielo
con un grido
e la terra lacerata
si stupirà della
forza di un unico
seme
il grido si farà carne
la carne pianto
e pelle e latte
avranno il tuo profumo
tra le mani
ti sentirai vibrare
e riconoscerai
il tuo canto
negli occhi
di chi già ami

 

 


Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

73 pensieri riguardo “Alla luna/Il tuo canto in me”

  1. Quanti pensieri meravigliosi, queste sono le ricchezze del mondo affascinante in cui viviamo e in cui facciamo crescere i nostri bambini, vi lascio con l’immagine della Primavera del Botticelli che racchiude in sé poesia, musica, arte e molto, molto di piú. Tanti baci Alberta

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  2. siete stati davvero bravi, avete tocato moltissimi punti. Da parte mia un grazie particolare a Giulia e a Carlo per queste belle opportunità che con affetto e professionalità ci offrono!

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  3. in effetti la gravidanza non è molto celebrata in letteratura, direi che i riferimenti a questo post più puntuali sono proprio Pascoli e Saba di cui avete opportunamente parlato. Proviamo però a vedere se dal punto di vista della storia dell’arte vi viene in mente qualcosa. Enrica F.

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  4. A me è venuto in mente il Romanticismo e quell’identità tra terra e madre che spesso i romantici sentono molto viva: vedi ad esempio Foscolo in A Zacinto che considera Zante come sua madre. Irene

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  5. A me in letteratura non viene più nulla in mente: potrebbe esserci Dante che nei primi canti del Paradiso vede Beatrice come madre spirituale e parla di lei come una mamma che cura un bambino, però è più riferibile al tema della maternità che non a quello della gravidanza di cui parlano le due liriche di Carlo e Giulia. Alessandro

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  6. Sono davvero interessanti e vere le vostre considerazioni a proposito delle responsabilità genitoriali, ma permettetemi di sottolineare ancora un atteggiamento della coppia cristiana che sta a monte.Possiamo dire che una coppia entra nel matrimonio a poco a poco. Tutte le azioni che ne fanno parte sono sacramentali:i pasti consumati insieme, gli amplessi sessuali, le gite domenicali, l’accoglienza, l’educazione dei figli, le crisi e le riappacificazioni. La sede del matrimonio non è solo all’altare della chiesa ma anche a letto, a tavola, in casa e fuori insieme agli altri! Filippo

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  7. i nostri figli quando nascono da noi giungono totalmente liberi, senza atteggiamenti innati, aperti a tutti, pieni di fiducia e di amore senza riserve. Non c’è peccato nei neonati, ma spesso nascono in un ondo indifferente. In genere arrivano in una società egoista, piena di falsi valori, d’individualismo e di spirito di competizione, in cui il denaro è la misura di tutto. Il nosro ruolo di genitori è allora quello di mostrare loro un’altra via perchè possano vivee in pienezza la vita che gli abbiamo donato.

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  8. ..e li cresciamo secondo i valori della vita cristiana. questa grave responsabilità deve essere portata a termine con grande amore e con grande cura.

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  9. Le liriche di Giulia e carlo mi fanno anche riflettere sul fatto che in quanto coppia Dio ci ha fatto co-creatori con Lui delle generazioni future. Ci ha affidato i nostri figli – creati a sua immagine e puri – perchè li amiamo e li crescia

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  10. personalmente penso che il nostro amore, arricchendosi, ci fa cooperare con Dio nel generare la vita e la società e ci fa partecipare alla creazione di una comunità spirituale ed umana. Da questo punto di vista i due sposi hanno davvero una grande responsabilità tra le mani, ma anche un dono grande da parte del Signore.

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  11. mi rifaccio a Filippo ed all’immagine:progredendo insieme esprimiamo quindi la nosra reciproca riconoscenza attraverso un’intimità sessuale che è contemporaneamente emozionante ed appagante. Grazie a questa realizzazione ci disponiamo ad uno spirito di ospitalità di creatività e sensibilità che genera nuove vite sia a livello fisico che spirituale ( e questo blog di vite spirituali ne genera parecchie! Carlo e Giulia sono da questo punto di vista assai fertili!)

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  12. Io vorrei soffermarmi sulla sessualità, che mi pare sia un elemento fondamentale di questo blog, perchè senza quella non vedo come potrebbe esserci procreazione. Attraverso la sessualità marito e moglie si donano la vita e si vivificano nella relazione d’amore. Vivere in tal modo la sessualità può portare i coniugi solo ad essere grati a Dio per questa meravigliosa esperienza, gioiosa e benefica e spesso vissuta come fonte di riconciliazione. Quando approfondiamo la qualità del nostro rapporto e raggiungiamo una vera intimità, quella che ci rivela nudi in tutti i sensi a chi amiamo, allora l’atto sessuale assume la dimensione voluta proprio dal Creatore:l’intimità del rapporto con la presenza dello Spirito Santo raggiunge il culmine nella comunione – dare e ricevere in una totale unità – questo crea un’atmosfera d’amore, di apertura, di dono della vita diuno all’altro e a tutto il genere umano. Filippo

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  13. a me invece viene in mente la gravida giovenca di Saba, festosa…e credo sia pure azzeccato il riferimento al “mio dono” che il poeta offre alla moglie quando è triste. Francesco

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  14. in letteratura mi viene in mente Pascoli ed il Gelsomino notturno, nel punto in cui ricorda che nell’urna molle si cova un non so che felicità nuova. Lucia

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  15. bravissima…qualcuno aveva visto in quei primi versi qualcosa di apocalittico, ma è l’atto della creazione in sè ad essere tale, un big ban che sconvolge il Caos per creare un ordo, un ordine! Così come l’aveva visto in primis Esiodo. Dal Caos si genera il mondo e nel caos nasce l’uomo…pensate alla gioia di Dio nell’aver visto plasmato nelle Sue mani il primo uomo, nell’averlo riconosciuto dall’odore, nell’averlo posto al centro del creato poichè a sua immagine e somiglianza egli è stato creato e pensate a quanto sia vera questa frase riferita al Signore: Egli ha amato i Suoi figli prima ancora di vederli alla luce…così è per ogni bambino che viene concepito. Trovo questi ultimi versi di una potenza e di una profondità teologica incredibile. C’è racchiuso il senso della nostra fede.

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  16. prima di lanciarci nell’ampliare la nostra splendida conversazione vorrei soffermarmi un attimo sulla seconda lirica:alla luce di quanto abbiao detto sinora che cosa riuscite a vedere voi in più di ciò che è stato già detto?

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  17. purtroppo non poso più trattenermi perchè il lavoro mi chiama…lancio un atro amo, visto che del mito ne abbiamo parlato a sufficienza. E in letteratura? E Maria? Come parlare di questa gravidanza? La questione è aperta!

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  18. non è una gara a chi fa di più…a ciascuno il suo ruolo, prima o dopo non ha importanza, ciò che conta è che ci sia sostegnpo ed amore tra i genitori altrimenti a nulla è valso quell’atto di amore straordinario capace di generare una vita umana.

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  19. non dimenticare che senza l’uomo la donna non sarebbe in grado di creare un bel niente! E’ necessario l’uomo, è necessaria l’unione affinchè ci sia una nuova vita, uomo e donna sono indispensabili l’uno all’altra.

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  20. da questo punto di vista io le invidio veramente le donne! Hanno una marcia in più! Una possibilità di partecipare all’amore che noi non abbiamo benchè Giulia nella sua lirica affermi che anche l’uomo è capace di ciò. Federico

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  21. non so si possa parlare di espiazione ma di certo il dolore del parto è cosa di assai poca importanza dinanzi alla gioia di aver procreato, non vi pare? E” il prezzo che si paga per la gioia della maternità.

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  22. però in quel famoso “Donna, tu partorirai con grande dolore!” mi sembra che un minimo di riscatto della stirpe femminile ci sia! Se non altro è un modo di espiare le sue colpe! Alice

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  23. quindi ci sarebbe una contraddizione oppure un aspetto dicotomico nella figura muliebre:da una parte è colei che genera ed assicura una stirpe, dall’altra è colei a cauda della quale si spande il male nel mondo. Carlotta

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  24. così ci viene narrato da Apollodoro.come vedete tutti i miti hanno alla base la spiegazione del cosmo, di come l’uomo sia nato e del posto da assegnare alla donna:una donna che come Eva e Pandora non escono poi tanto bene dal mito! Anzi! Direi che sono due figure che hanno suscitato per secoli una vera e propria misoginia.

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  25. scusate, ma si è mangiato il commento. Dicevo che già in Esiodo si intuisce il lento passaggio da una struttura che prima sarebbe stata matriarcale (si pensi alla Potnia, alla dea madre del mondo cretese) ad una invece più fortemente patriarcale che avrebbe in seguito caratterizzato tutta la civiltà greca.

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  26. pensate a questo mito che ora vi narro e guardate i punti di contatto che ha con il nostro post: Un giorno Rea si unì a Crono di nascosto, ma il sole se ne accorse e lanciò contro di lei questa maledizione: di non poter generare figli nè in un mese nè in un anno. Ma Ermes, innamorato della dea, si unì a lei, e poi giocando a dama con la luna, Selene, riuscì a vincere la settantesima parte di ogni lunazione:con questa luce mise insieme cinque giorni e li intercalò all’anno di trecentosessanta giorni. Il primo giorno nacque Osiride e così via fino al quinto, ma per gli egizi Osiride ed Iside erano innamorati al punto da unirsi nel grembo materno ancor prima di nascere!

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  27. personalmente non so risponderti, ma mi rendo conto della logica della tua perplesssità: posso solo dirti che Dio a un certo punto si rese conto che non era bene che l’uomo fosse da solo e gli diede la donna perchè avesse un aiuto che gli fosse simile. Poi Adamo si unì ad Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino…e così ha inizio la storia dell’umanità, Eva, schiava del suo sposo, diventa madre di un uomo, “acquistando così un uomo dal Signore” …come se Caino fosse comunque per volontà di Dio!

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  28. in queste società il passaggio da una classe di età a quella successiva è assai più importante di ciò che per noi rappresenta il compleanno. Il rito di passaggio indica la collocazione ed il ruolo della persona che lo compie: la ragazza che raggiunge la pubertà ha un’unico compito in queste società tribali: quello di garantire con la procreazione la sopravvivenza dl gruppo!

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  29. parlavate giustamente prima di tribù ed allora è necessario che ancora oggi parecchie società tribali sono organizzate proprio su una divisione fondamentale: chi ha raggiunto la pubertà e chi invece non l’ha ancora raggiunta.

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  30. purtroppo mancano fonti storiche, ma a parer mio sembra quasi che l’ipotesi del matriarcato sia piuttosto suggerita dal desiderio di credere che, in un lontano passato, sia esistita una società migliore e che quindi una tale società possa affermarsi anche in futuro. Una sorta di età dell’oro che potrebbe riproporsi! L’idea del matriarcato è del resto importante perchè ha messo in discussione la tesi di chi vede nel patriarcato l’unica possibile forma di organizzazione sociale

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  31. quindi la scrittura non esisteva ancora e di certo non abbiamo traccia di come sia avvenuto il passaggio di una tale società a quella più diseguale. Francesco

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  32. Secondo alcuni studiosi sarebbe stata sì una società più pacifica, in cui valevano i valori della non violenza. della giustizia, dell’amore per i bambini e la solidarietà verso i deboli. Ma questo è accaduto nel Neolitico!

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  33. si, ma si tratta di un mito! Non è realtà! Pensate però che secondo lo storico Bachofen la prima organizzazione sociale dell’umanità sarebbe stato il matriarcato, società dominata dalle donne , detentrici di potere all’interno della famiglia e della società in virtù del loro singolare rapporto on la fertilità e la riproduzione.

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  34. secondo alcuni studiosi di questa fase resterebbe traccia nel mito delle amazzoni, leggendarie guerriere del Caucaso, ai confini del mondo civilizzato che i Greci immaginavano uccidere i figli.

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  35. del resto ci sono molti miti di epoca storica di divinità femminili creatrici che hanno indotto a pensare ad un’esistenza di riti di fertilità in cui le donne avessere ruoli speciali godendo di privilegiate posizioni all’interno della società, proprio grazie alla maternità in sè ed al fato che solo la donna è in grado di assicurare un futuro della specie.

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  36. beh, direi che come inizio non è male! I più antichi ritrovamenti scultorei preistorici rappresentano appunto donne dai tratti sessuali molto marcati ed accentuati, le cosidette Veneri. In queste sculture il corpo è rappresentato nudo, con gli arti e la testa appena abbozati, mentre paiono decisamente evidenti i segni di una maternità, poichè seni, ventre e glutei risultano molto ingrosati come avviene in maternità. Queste statuette rappresentano la donna come una divinità creatrice, garante della sopravvivenza della specie

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  37. penso alla storia, alla storia umana e al fatto che senza un uomo ed una donna questa storia non sarebbe mai iniziata, per noi così come in altre culture. Poi penso alla figura muliebre ed a quello che essa rappresenta per la religione e la letteratura, al senso di madre che spesso le è stato attribuito…che ne dite, se vi stuzzico un po’ in questi termini?

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  38. Quelle due manine che si tengono strette mi fanno venire in mente quelle di un uomo e una donna che si amano, ma anche quelli di due bimbi, forse due fratelli, che camminano sostenuti dall’amore di un padre e di una madre che li hanno desiderati e li amano…ecco, i commenti dei ragazzi mi hanno fatto riflettere su quest’aspetto, su quanto sia importante sostenerci reciprocamente uomo e donna in modo tale da poter a nostra volta sostenere le creature che amiamo. Paola

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  39. La cosa che mi colpisce è quel tuo canto in me…questo presuppone una gioia, la gioia del camminare insieme, del tenersi per mano, la gioia di infondere in chi si ama un canto così forte, così sentito, così profondo nell’anima che alla fine si fa grido, dapprima inno della pelle sotto le dita che la sfiorano e poi grido, grido alla vita, all’amore, non più io ma noi! E’ straordinario ciò che oggi mi avete trasmesso…mi commuovete ma allo stesso tempo mi spronate a cercare l’autentico amore, l’autentica passione, quella che porta ad un’unone indissolubile…e così deve essere! Così di certo è possibile amare! Lidia

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  40. ed io invece non sono mai stata così felice di essere donna come leggendo i vostri versi…spero solo di imparare quella devozione per lo sposo che Giulia trasmette nei suoi versi. Carlotta

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  41. io leggo un grande grandissimo affetto, un grande amore per la vita, un rispetto per la vita, un saperla accoglierla con gioia e semplicità…penso che i miei genitori possono aver provato gli stessi sentimenti che Carlo e Giulia descrivono e mi sento amato…non mi crederete ma mi sento davvero amato! Federico

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  42. quel niente ancora in viaggio diventa carne e poi pianto…penso al mistero che si cova dentro un grembo materno, al disegno di Dio che c’è dietro a tale mistero, alla forza che in sè quel seme contiene e mi pare che in un certo modo Dio ha voluto che fossimo davveri! La foto è bellissima, non meno delle liriche estremamente sentite ed ispirate. salvatore

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  43. quello che mi colpisce è la circolarità delle due liriche, quella pelle che sotto le dita intona inni e quel vibrare di cuore che si sente tra le dita. La pelle che viene ripresa insieme al latte, profumo di uomo, profumo di terra, profumo di un’unione. E’ l’inno dei sensi, l’inno alla vita, la seconda lirica in modo particolare contiene in sè una commovente riflessione su come anche l’uomo, al pari della donna, sia in grado di poter amare un figlio prima ancora di vederlo nato! E trovo tipico di un animo particolarmente sensibile il fatto di averlo voluto sottolineare per riscattare un po’ le nostre posizioni maschili! Corrado fadda

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  44. Quante sensazioni tornano alla mente, mi rivedo camminare per la strada, il giorno che ho scoperto che sarei diventata madre, sorpresa e confusa che il resto del mondo continuasse nella sua normalitá, mentre qualcosa di cosí immenso stava prendendo forma dentro di me, risento le parole di rassicurazione e forza che mio marito mi disse…andrá tutto bene, avremo un bimbo/a… penso a quanto piccole le mie mani sono quando le giungo a quelle del mio compagno e a quanto diverse le ho scoperte nel momento in cui si sono giunte a quelle delle mie bimbe. Sembrava davvero uno di quei pacchetti che paiono troppo grandi per noi, che sembra che nell’aprirli non si possa essere ingrado, essere capaci, essere pronti…ma tutto avviene come giá stato detto, piano piano, con tempi che crescono insieme a te fino a divenire parte di te, un nuovo te che ami come non hai mai amato prima. Ti affidi a Dio perché ha creato la luna che dall’alto del cielo ti dirá quando i germogli sono pronti per la raccolta, cosí che le mani possano unirsi per cantare alla luna. Alberta

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  45. vedo quelle due manine che mi paiono di bimbi e penso alla strada lunga che deve compiere l’essere umano per venire alla luce: un piccolo seme, all’inizio, poi un embrione, poi un cuore che pulsa e così avanti per l’intera gestazione, fino alla nascita, fino a concretizzarsi in un mucchietto di carne che il pdre tiene tra le mani fragile e indifeso e da quel momento inizia la storia, dal primo pianto inizia la ricerca della propria identità…chi siamo? Che cosa rappresentiamo? A che cosa siamo chaimati…così è la vita! Rossana

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  46. all’inizio siamo un niente in viaggio, poi siamo carne, pianto, siamo qualcosa che abbiamo scritto nel DNA, siamo la storia dei nostri padri, ciò che loro hanno costruito, ciò in cui hanno creduto…se penso a cosa siamo mi stupisco e mi meraviglio. Marta

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  47. Innanzitutto un complimento per la foto, per il messaggio ad essa intrinseco e poi per la bellezza delle vostre liriche così sensuali e delicate, potenti e profonde, cesellate nel loro inseguirsi, studiate nell’intento di voler trasmettere una gioia che vada al di là della lettura ma che riporti ognuno di noi all’esperienza personale, ad un vissuto. Bellissima l’immagine della tela e del pennello che si fanno tutt’uno con la terra e l’aratro, bellissima quella natura che sbigottita rimane attonita dinanzi al grido della madre, al pianto di un neonato:quanto cobtroversa (aveva ragione Leopardi) è la vita umana: nasciamo e la nostra prima espressione è il pianto, nasciamo nel dolore della madre , ma al dolore si mescola la felicità di una nuova vita che ci renderà immortali, una traccia di noi che perenne e imperitura parlerà agli altri…belli, belli, belli i vostri versi!

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  48. mi viene in mente il coro dell’Antigone, nel quale la potenza dell’uomo, la forza dell’uomo è superiore a tutte le creature ma non al dio. Qui è prorpio così, in quel cielo e in quella terra che appaiono sottomesi e sbigottiti dinanzi alla nascita umana, ma nello stessso tempo proprio dalla nascita umana i due coniugi iniziano un cammino verso la luna, verso il cielo, come se la procreazione, l’atto creativo fosse un trampolino, uno dei tanti strumenti del Padre, per avvicinare l’uomo a Dio. Quello che mi colpisce in modo forte è l’affetto profondo che trasuda da questi versi, il desiderio forte di fare un cammino, di chi sa ed è felice di essere in cammino. Avete dato un grande esempio di come ci si possa porre con gioia dinanzi alla nascita di una nuova vita e di come sia importante per l’uomo aver presente che da soli nulla si può, ma è necessario stringere la mano di qualcuno per creare Vita.

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  49. Pavese! la donna come la terra, il ventre femminile come una zolla arata, seminata…la Vita! Pascoli!l cielo che si squarcia, la terra lacerata…quasi una visione apocalittica, di stupore, di spavento, per quel grido che è simbolo dell’umana sofferenza (donna tu partorirari con grande dolore!). Ma poi guardate con che delicatezza la pelle intona inni all’atto creatore dell’uomo, con quale tenerezza quest’uomo si specchia negli occhi di chi ama da mesi, con che delicatezza e pazienza, nel rispetto della sacralità dei tempi quel niente diventa un tutto, ed il raggio di un nulla si fa grande come quello della luna, e l’uomo prende suo figlio tra le mani e sente vibrare il suo stesso cuore, lo riconosce, lo riconosce dall’odore perchè come avviene per gli animali l’odore è indispensabile e pelle e latte di madre e figlio profumano dell’umore del padre…spettacolare quest’immagine. L’uomo così grande e così fragile al tempo stesso, così umile e così dominatore della natura, basta un niente a innalzarlo sopra i cieli ed un nulla ad annientarlo…così, proprio così siamo fatti. Grazie infinite! Riccardo

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  50. Per arrivare alla luna, per sentire dentro di sè il canto di chi si ama bisogna dapprima imparare a camminare dandosi la mano e non è facile. Quella splendida foto non è il punto di arrivo, quanto il punto di partenza: un uomo ed una donna che camminano tenendosi per mano sono in grado di affrontare insieme tutte le difficoltà e di condividere con altrettanta gioia tutti dono immensi che la vita offre. La vita è piena di pacchetti da scartare – ricordate? – ed una vita nuova è un ulteriore pacchetto:sta lì, per nove mesi in una scatola, vorresti spacchettare ma non puoi, devi attendere…l’Amore si fa attendere, ha bisogno di tempi, della sacralità dell’attesa. L’amore è paziente, va curato giorno dopo giorno, è un seme che va innaffiato con gentilezza e costanza, senza fretta, senza ingordigia…ci si prende per mano allora e si cammina, per nove mesi, giorno in più giorno in meno e dopo sarà un cammino verso la luna, un cammino accompagnato da un canto, da un pianto…L’uomo, amici miei, è davvero tutto qui, in questi bellissimi versi!

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  51. “Il tuo canto in me” esprime tutta la gioia che ci si porta dentro quando si è in attesa, quella gioia che è traboccante nell’uomo che sa che per sempre è destinato a camminare tenendo per mano chi ama, quella gioia che è propria di una donna che fa dono di sè all’uomo che ama mettendolo in condizione di dargli un’eternità. Questa è la potenza della creazione, questa la tenerezza di due amanti stupiti dinanzi al mistero dell’amore, della Vita. Costanza

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  52. Penso che il presupposto di questo post sia la consapevolezza che la vita sia soprattutto un dono di Dio, che siamo nelle Sue mani, che quell’uomo o quella donna fatti a Sua immagine e somiglianza siano l’effetto di un Amore che non ha confini, che dalla terra si innalza al cielo, così, come un canto che dapprima si sente vibrare nel ventre della donna e poi l’uomo riconosce in chi lui stesso ha generato e da questo riconoscimento, da questo prender atto che una vita ci appartiene prende slancio la consapevolezza che l’uomo e la donna dopo la nascita di un figlio non sono più gli stessi di prima, sono creature nuove, rinnovate nel loro amore grazie all’intervento divino. Ed è un mistero di straordinaria bellezza…il dono più grande che il Padre ci possa fare! Tocca il cuore questa vostra pagina! Filippo

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  53. Carissimi, quale sorpresa stamane dinanzi agli occhi! Quale forza viene emanata dalla seconda lirica e con quale delicatezza e stupore si tratteggia la figura muliebre nella prima. L’immagine è quanto di più azzeccato si potesse trovare in relazione ad “Alla luna”, quelle due mani strette che si fanno forza, che si sostengono sul cammino, mataforicamente sono quelle di un uomo e di una donna dinanzi al mistero della vita. E questo mistero è un qualcosa di insondabile dinanzi al quale la natura stessa rimane sbalordita:che un unico seme sia capace di tanto è solo per volontà di un dio – avrebbero detto gli antichi! E di fatto così è! Dinanzi alla nascita di un bimbo è in primis Dio a riconoscersi negli occhi del Suo figlio! Bravi davvero!

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  54. Una nota prettamente tecnica: stilisticamente le due liriche sono assai curate, le metafore del grembo materno, dell’embrione, della stessa luna, le assonanze, la ripresa dei termini in enjambement, la circolarità che è insita nei due componimenti fa di questo post un vero e proprio canto lirico. E tale liricità è maggiormente sottolineata dall’efficacissima immagine che dona un senso profondissimo ai versi:vedete, l’immagine in primis rievoca nella mente di chi la guarda forti emozioni…è poesia di per sè. Grazie di questo vostro dono d’Amore

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  55. Buongiorno a tutti!Intanto i miei più sentiti complimenti per l’impatto emotivo che questa pagina offre a noi tutti. Le due liriche sono assai belle e toccanti: nella prima l’immagine della donna unita a quella della terra rievoca qualcosa di arcano, di atavico, qualcosa che unisce profondamente un uomo alla sua donna, nella seconda la maternità è vista soprattutto come un dono da offrire all’uomo che si ama, la possibilità grande che una donna riserba dentro sè di perpetuare la stirpe, di continuare il nome dell’uomo:è lei che assicura la continuazione del mondo, senza la donna non ci sarebbe un domani, un futuro, non sarebbe possibile camminare verso la luna. Ammiratissimo. Nicola P.

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  56. Quando ci si trova dinanzi a qualcosa di così umano, di nostro, qualcosa che ti tocca e ti smuove lo stomaco, qualcosa che con immagini e parole rievoca in te un’emozione grande, beh, non puoi che commuoverti. Mi è accaduto dinanzi a questo post:mi sono trovato dopo la lettura e fissare quelle due manine strette che vogliono dire tutto, esprimono tutta la solidarietà che ci può essere tra noi uomini, tutto l’aiuto reciproco, tutta la volontà di camminare insieme, tutto il coraggio di fare del proprio canto un inno d’Amore da innalzare a Dio. Ci sono tantissime cose che questa pagina mi suggerisce, un po’ per volta sono certo che le toccheremo tutte, ma la prima grande emozione è quella della fragilità dell’uomo che unita a quella della donna può diventare una forza capace anche di dominare la natura.

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