La partenza/Creusa


Candela a forma di rosa

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

50 pensieri riguardo “La partenza/Creusa”

  1. Io non credo che se ne compiaccia quanto che attraverso la scrittura l’uomo cerchi ancora e da sempre di trovare la forza di non commettere più certi errori che hanno segnato la Storia e l’infelicità umana. Ma di fatto la letteratura è di certo il luogo in cui più si manifesta la riflessione umana sul senso del dolore, associato però – e mi pare importante – al senso della stessa esistenza umana. Spesso si scrive proprio per lasciare un “testamento”, un qualcosa che possa essere di salvezza per l’umanità. Qui in questo dialogo c’è del resto una lezione imperitura: l’uomo che dinanzi al disegno di Dio si piega clemente perchè sa di essere tra bracia sicure! Un abbracio ed una buona domenica a tutti. Rossana

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  2. e direi ancora che questa non è solo una riflessione sulla letteratura, ma soprattutto sul senso della Storia, sulla guerra: l’Iliade, l’Eneide sono il racconto di una guerra e dell’abiezione dell’essere umano, dell’esaltazione dell’homo homini lupus…nonostante ciò continuiamo a combattere, troppo forti sono certi interessi, e a ritroso posso constatare che davvero poco abbiamo oggi compreso dalla lezione del Passato

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  3. perchè da sempre l’uomo cerca consolazione al suo dolore…è così dall’antichità. Se leggete l’Antico ed il Nuovo Testamento leggerete di fatto la Storia della salvezza di un popolo, se leggete Archiloco leggerete di come si deve accettare con rhusmòs il destino, di come l’uomo nulla possa dinanzi alla potenza del dio, se leggete la tragedia greca troverete riflesso l’intero dolore umano, che è poi quello primigenio di Adamo ed Eva…e così avanti fino al nostro Novecento. Che la sofferenza sia congenita alla natura umana è scontato e la letteratura tenta di esorcizzare…ma voi pensate però che Qualcuno è morto sulla croce…pensate a che cosa abbia potuto significare morire senza poter tendere la mano a qualcuno, nè a Giovanni, nè a Maria, starsene lì con gli occhi al cielo a gridare “Perchè mi hai abbandonato”. Neanche Creusa può tenere la mano di Enea, nè Orfeo poteva girarsi per assicurasi che Euridice lo seguisse…la storia dell’uomo e la storia di un eterno dolore che ci spiega e ci insegna di fatto ad amare la vita.

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  4. “ti persi e mi persi ” “Tu nell’ombra gridavi”…ecco, riflettete solo un attimo sul dramma di rientrare a casa e non trovare più chi amate! E’ terribile il dramma di Enea! Pensate a come si possa accettare una condizione di infelicità del genere e immediatamente dopo saltare sulla nave e partire su un mare ignoto, portandosi creusa solo nel cuore e negli occhi di Julo…qualcuno aveva parlato di martirio circa Creusa, ma d’altra parte mi pare che anche Enea ne abbia subite di tutti i colori

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  5. (perdonatemi…si è “mangiato il commento!) dicevo: a parte il ribaltamento dei ruoli “sessuali” Orfeo non accetta la separazione dalla moglie e scende nell’Ade a recuperarla, mentre Enea proprio per bocca di Creusa impara ad accettare quella volontà divina che lo farà diventare il pius per antonomasia. Enrica F.

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  6. Da questo punto di vista guardate che differenza c’è tra l’atteggiamento di Orfeo ed Euridice e quello di Creusa ed Enea: a parte il ribaltamento dei ruoli “sessuali”

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  7. però qui nessuno parla di profezie, quasi che i nostri due amici le dessero per scontate e volessero catturare la nostra attenzione solo sulla disperazione, ma nello stesso tempo sull’accettazione del distacco. Lidia

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  8. non ne ho la certezza però potrebbe essere un’interpretazione possibile…il non essere nulla di Creusa, nè un volto, nè un nome, in realtà è un concetto già anticipato dal termine iniziale ombra.

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  9. vorrei inoltre soffermarmi sul “tu nell’ombra gridavi”: sembra quasi che inizialmente Enea non riconosca la moglie, neanche fosse anche egli già nelle tenebre, oppure avvolto dal fumo dell’incendio…continua a gridare, come se non avesse chiaro che ormai Creusa è scivolata per sempre nell’aldilà

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  10. Come nel testo Virgiliano i nostri due amici hanno d’altronde voluto incentrare il dialogo cercando di mettere in luce il persistente dolore dovuto al distacco dei coniugi…è un dolor aeternus! Le parole dei due personaggi nelle due liriche sottintendono richiami al testo del Poeta latino, ma pur tralasciando le motivazioni che hanno voluto i due coniugi separati, appare chiaro dai loro versi l’accento sul nostalgico rammarico per la separazione, che è poi ciò che interessava a Virgilio.

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  11. Proprio di questo infatti abbiamo parlato ultimamente:se consideriamo la descrizione così sfumata che di Creusa ne dà virgilio potremmo associarla a quelle figure evanescenti ma non meno potenti dello stilnovo. Enrica F,

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  12. questa imperitura voglia di vivere è un po’ quella stessa che sente nel cuore l’eremita…è ciò che ci salva dalla morte, quando si capito che la morte in realtà è solo un’ennesima tappa…però anche Enea ne prova paura e per questo mi è simpatico, perchè è vicino a noi. Come del resto lo è Creusa, anche se dai commenti sembra una donna che abbia masticato atarassia per anni:in realtà credo che in parte ciò sia vero e necessario affinchè Enea parta, dall’altra mi sento però di dire che è una donna profondamente addolorata, in Virgilio così come per Carlo e Giulia, addolorata da non poter essere ciò che una donna forse più sente come bene prezioso:essere madre e moglie! Più le leggo, più mi piacciono le vostre due liriche e mi avvicino a quel mondo mitico che pareva lontano. Buona serata a tutti. Tiziana

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  13. Io francamente non sono in grado di dare una risposta ma una cosa vorrei dirla:grazie a questo duetto Enea mi pare più umano e soprattutto capisco perchè aveva lasciato così quasi impassibilmente Didone:di fatto Creusa gli ha insegnato a non essere attaccato alle cose di questa terra, ma ad accettare con fiducia e pietas – così si dice, vero? – la volontà degli dei. Ecco mi pare che la lezione di Creusa sia questa e sia quanto mai vera e attualizzabile ancora oggi. Una buona serata a tutti..lascio voce ai ragazzi che sono preparatissimi e ci danno punti a volontà. Complimenti! Salvatore

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  14. Lascia questo mondo con la consapevolezza di essere stat moglie di un grande eroe e madre del re di Alba Longa…un po’ come Ifigenia che nella versione Euripidea desidera morire proprio perchè in tal modo sa che la sua fama sarà eterna proprio grazie al suo sacrificio…in questo vedo accomunate le due figure muliebri! Lidia

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  15. ciò che mi ha colpito è questa serenità di Creusa, quasi fosse un’alliva di un filosofo ellenistico, questa serenità da saggia nell’affermare che non è presente, non è passato, non è futuro…non ha paura della morte perchè in realtà ha sconfitto la morte stessa con quel sangue che scorre nelle vene di Julo. Forse è proprio questa consapevolezza a far sì che Enea abbia coraggio di prendere padre e figlio e partire per un lungo viaggio…forse anche Enea grazie a Creusa capisce che ciò che poteva fare di grande in realtà è stata già compiuto e per quanto la moglie gli predica grandi opere l’opera di maggior valore è lì accanto a lui, il fondatore di Alba Longa!

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  16. esattamente:il rinunciare all’essere madre e moglie con l’accettazione serena del destino è in realtà la prima molla che fa di Enea un uomo che venera gli dei e che crede in quel concetto di Provvidenza che Manzoni così opportunamente riprese poi con le dovute modifiche nei Promessi Sposi

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  17. ed è altrettanto importante sottolineare che proprio da tale lusis inizia il cammino (la partenza) di Enea verso la pietas…inizia da Creusa, dalla sua accettazione del fato! Senza Creusa, senza le sue parole Enea non avrebbe trovato la forza di partire…con tutto ciò che questa partenza comporta. Corrado Fadda

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  18. In effetti all’apparenza è così, anche se Virgilio credo che dedicò comunque paracchio tempo a studiare la psicologia di Creusa dandone tratti precisi attraverso le poche parole che lei pronuncia da morta. Il nostro dialogo mette in luce per l’appunto la perdita di un’unione e si sottolinea che tutta la disgrazia è voluta da una volontà celeste. L’uomo nulla può! Neppure un eroe! Per quanto un uomo sia eroe il dio sempre dirige i suoi passi e per gli antichi tale divina volontà rimane imperscrutabile…la si può solo accettare e qui mi pare comunque che sia dolorosissimo per entrambi, sia per Enea che per Creusa accettare lo scioglimento di un qualcosa che ritenevano sacro!

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  19. io ho sempre pensato a Creusa come ad una figura un po’ sbiadita, di poco rilievo…ho sempre creduto che fosse più importate per Enea didone che non Creusa…ma forse mi sbaglio. Riccardo

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  20. sono senza parole!!Che excursus bellissimi riuscite a fare! Due parole sulle nostre liriche dei nostri amici:intanto un ringraziamento per come ci invitano a queste vere e proprie tavole rotonde sul mito a cui mi pare che tutti partecipiamo con grande entusiamo e poi una nota sulla bellezza dei versi.non è facile calarsi nella parte di una figura mitologica, creata dalla mente di un autre e indossarne le vesti fino a immedesimarsi in esse! Vedete, ciò che colpisce è in realtà che Enea e Creusa sono per Carlo e Giulia persone vive che vivono nei loro versi e i nostri autori sentono tutto il loro dramma, vivono tutte le loro lacerazioni. Credo che il loro più grande merito sia quello di essersi avvicinati a figure mitiche con la sensibilità di un uomo e una donna che dal mito hanno ancora tant da apprendere oltre ad esserne completamente affascinati!

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  21. Alcesti! Sacrifica lei stessa per Admeta e rinuncia in tal modo non solo alla vita ma anche al suo ruolo di sposa e di madre per amore del marito! Maria

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  22. Vi lancio un altro amo…abbiamo parlato di sacrificio di Creusa e mi pare un punto fondamentale del nostro dialogo, perchè senza il suo sacrificio la partenza di Enea non può avvenire e tantomeno la fondazione di Roma…ricordate qualche altro sacrificio celebre? Nicola P.

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  23. Nel racconto virgiliano non mancano i toni drammatici della separazione, della ricerca e dell’addio…qui i toni sono più smorzati, forse la scena si è sublimata nella prevalenza di una rassegnazione di fronte alle decisioni del fato. Mi pare che entrambe le liriche mantegano fedeltà a questo atteggiamento virgiliano, di rassegnazione ma nello stesso tempo di speranza. Nicola P.

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  24. Bravissimi! Siete davvero forti! come bravissimi sono i nostri autori che sono riusciti veramente in modo esemplare ad esprimere il dramma umano dei due personaggi mitologici! L’eroe perde la moglie e l’epifora finale sottolinea la sua disperazione:trova solo il suo fantasma, inafferrabile nella lontananza di una dimensione non più umana..e questa è proprio la dimensione di cui parla il finale della seconda lirica, dopo il tempo non è più connotabile, sfuffe come sfugge la donna stessa dall’abbraccio del marito…

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  25. Non picchiatemi…forse quando Enea scende nell’Ade e incontra Anchise? Non tenta di abbracciare anche lui e per tre volte si ritrova un’ombra tra le mani? Lucia

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  26. Esatto! Il triplice abbraccio è ripreso pari pari dal testo latino, ma del resto è un topos letterario. Nel secondo libro Virgilio lo inserisce alla fine dell’episodio mentre nella nostra lirica è il punto di partenza perchè in realtà lo scopo è quello di creare una circolarità dei versi…ma in quali altri passi lo ricordate?

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  27. In effetti devo dar merito a Carlo e a Giulia di aver dato una nuova versione veramente encomiabile…a tratti sembra quasi una traduzione artistica (un po’ come quella che Livio Andronico fece dell’Odusia!)…vediamo se i nostri giovani amici capiscono il perchè!!!

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  28. E vi confesso che se a suo tempo mi avessero proposto queste due rivisitazioni del mito probabilmente avrei amato maggiormente Virgilio, che ho sempre sentito invece pesantissimo! Alice

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  29. un astro per ogni goccia di sangue, del suo sangue…forse è questo il desiderio di Enea: vivono e prendono forma in Julo, quella creatura che Creusa affida al marito proprio prima della partenza e lei amaramente sa che non è che un’ombra, non è nulla, se non il sangue che scorre in suo figlio…io trovo questi finali delle liriche eccezionali! Sono di una tenerezza sconfinata! Carlotta

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  30. perchè il senso di questa storia è che l’uomo non è padrone di nulla…che tutto è in balia del destino, che ciò che di bello abbiamo un giorno potremmo perderlo! Nulla ci appartiene, ragazza mia, e gli antichi questo lo percepivano bene…dopo Enea sarà Didone la vittima dello stesso crudele destino!

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  31. affidare i ricordi! Affidare la storia, il passato, affidare noi stessi per non morire, perchè a un nome si risponda sempre!!! Che dolore quell’eco che si perde nel vuoto, quell’urlo nell’ombra! Che dolore non poter rispondere!! Ma perchè qualcosa di puro dev’essere condannato a non poter fiorire? Carlotta

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  32. E tutto ciò a parer mio accade perchè Creusa rappresenta il passato, non solo quello dello sposo, ma della storia di Roma! Necessariamente ella deve rimanere nella terra d’origine!Necessariamente lo sguardo di padre e figlio deve continuamente essere rivolto a Troia, perchè è da lì che proviene la vita, è da lì che proviene l’imperitura voglia di vivere! Guardate che è bello, bello veramente quell’alternarsi di presente, passato e futuro che si dissolve nell’aria come la fiamma di una candela!

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  33. Al destino della città di Troia è strettamente legato quello di Creusa che con il suo sacrifcio sembra legittimare la fuga dell’eroe e dei suoi compagni dalla città in fiamme…la foto simboleggia proprio questo…è l’incedio appiccato dai Greci che separerà per sempre i due coniugi, così come la candela separa le due splendide liriche. La vita di Creusa appare come un tributo da pagare per la salvezza e per le sorti future dei troiani superstiti!

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  34. Non ci si perde mai del tutto, neppure la morte può separarci definitivamente da chi amiamo. Sorattutto quando tra Creusa ed Enea c’è di mezzo Julo. Il fato – nefasto – ha voluto così! Eppure senza il sacrificio di Creusa Enea non sarebbe diventato il PIUS per antonomasia! Quell’imperitura voglia di vivere ancora accompagna Enea alla partenza da Troia, egli ha con sè suo figlio e questo è il legame che lo tiene ancorato a Creusa…per tre volte egli abbraccia la sposa e per tre volte ella gli sfuggì dalle mani poichè altro non è che un èidolon:pensate a che rabbia, a che dolore…pensate al dolore senza fine della consapevolezza di non esere più un nome o un volto, di avere più un locus se non nella memoria che Enea affida alle stelle, Creusa a Julo..ma le gocce di sangue forse stanno a sottolineare proprio questo legame indissolubile e così le due liriche irabilmente hanno come chiusa lo stesso immortale concetto virgiliano:amor omnia vicit!

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  35. Ciò che mi pare importante è la differenza che intercorre tra l’accettare il volere divino con rassegnazione e accettarlo con gioia perchè lo si consiera come il meglio che un Padre possa desiderare per i Suoi figli. Credo che in questo stia la grossa differenza tra concezione pagana e cristiana della vita. Tiziana

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  36. quanto tempo è passato da questa pagina viriliana! L’avevamo letta in latino e ricordo ancora che il professore era commosso! La rileggo oggi con immenso piacere, con la commozione di un tempo, co quell’immagine di un Enea abbandonato a se stesso. privo della sua consorte e l’icona di un fantasma, Creusa, che accetta il volere divino con rassegnazione! Costanza

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