Ca’ di Zembi


Talvolta le cose che gettiamo via ritornano sulla nostra strada e ci salvano la vita… Carlo

Ci impiegano tre giorni! Lì per lì senti solo male, il colpo è violento, ma poi il dolore passa….tutto passa. E dopo tre giorni ecco il livido: una striscia lunga 15 centimetri, bluastra, duole ancora se ci passo il dito sopra per seguirne il profilo. Del resto era praticamente una caduta annunciata…per farci strada tra rovi fitti e irti siamo passati in bilico su un tronco di pino, come due ginnasti su una trave, la smania di arrivare almeno a intravedere qualche mattone, neanche fosse il podio delle Olimpiadi! Ma poi ci si rialza, un po’ ammaccati, la caviglia slogata, ma poche storie! Bisogna andare! E infatti qualche metro più giù, arrampicata su un masso, butto l’occhio su qualcosa che sa di famiglia e  la casa appare, così come in questa foto. Un’epifania storica! Quasi una visione, dopo tutto quel rotolare a naso verso una meta solo fantasticata.

 casa e terreno zembi
“Ma allora esiste veramente!” – ho esclamato con l’entusiasmo di una mamma che finalmente ha tra le braccia un frugoletto appena nato e immaginato per nove mesi!  La casa era là, a un palmo da noi, ancora qualche ruzzolata tra le spine e poi l’avremmo visitata. E’ in quel momento che ho sentito dentro come una sorta di religiosità, ho avvertito come se il silenzio che ci circondava si facesse ad un tratto musica, note che come linfa dalle radici salgono su verso i rami. E a pochi metri dalla soglia, col pretesto di fotografare, me ne son rimasta indietro, pochi passi più indietro, perchè potessi tu varcare la soglia e salutare i tuoi Lari e i tuoi Penati col rispetto e la devozione dovuta…come uno sposo che porta nella nuova dimora la sua consorte, tu avevi tra le braccia la gioia di poter entrare nella casa dei tuoi avi.

Il tetto ormai non esiste più, solo le quattro mura, austere e severe con quella finestra che guarda solenne sul golfo…cosa hanno visto quelle tegole che ora fanno da pavimento, cosa hanno ammirato quelle pietre, quella quercia che come una sentinella sta a guardia della porta di casa priva di un battente! La nascita e la morte del nonno di tuo padre, la guerra, il sudore di tuo nonno, i canti di tuo papà, la trepidazione dei partigiani, la speranza tenace delle donne di casa, l’odore dolce del fieno e quello acre dello sterco delle mucche…quanta vita, Carlo, là dentro…quanta storia abbiamo respirato…la memoria ritrovata, le radici che recidive ancora affiorano su un suolo che da tempo nessuno più calpestava…le tue radici, la tua storia. E’ stata un’emozione grande per me aver condiviso questo momento commovente, mi sono trovata come per incanto dentro un album di famiglia, un album vivente, fatto di luci ed ombre, di suoni, di un vociare… c’era l’odore della fuliggine e quello del sangue che da secoli scorre nelle vene di una stirpe. In bilico sull’architrave ho rubato al panorama poche istantanee che potessero testimoniare ai tuoi genitori che c’è ancora in quel bosco una casa di famiglia e che il cielo lassù è sempre terso come un tempo e si sente vigoroso il ruscello cantare in lontananza.

 

Ho rubato al sole qualche raggio tiepido che in futuro mi accompagnerà quando ripenserò alla fatica fatta per raggiungere quella casa, alla gioia di averla trovata…per sempre mi porterò nel cuore il tepore di una storia che ognuno di noi ha alle spalle, il calore dei racconti dei nostri nonni e li narrerò ai miei figli affinchè le maglie di una catena non si spezzino, perchè essi capiscano il dono grande di avere alle spalle una storia da raccontare a loro volta ai loro figli…anche Ulisse lo ha fatto con Telemaco: dopo tanto viaggiare è bello ritornare a casa, perchè è là che il nostro cuore trova il coraggio di farsi nudo e autentico! Mi rimarrà qualche cicatrice sulle gambe, ma non me ne preoccupo perchè sono il segno di una lezione di vita che con gioia trasmetterò a quanti sul mio cammino incontrerò. I lividi ci impiegano tre giorni ad affiorare sulla pelle…la nostra storia ci mette anni ad affiorare con prepotenza nella nostra memoria..ma poi non se ne va più! E ci portiamo dentro un tesoro grande ed un patrimonio ricco di vita, quella vita che hanno vissuto i nostri avi e che noi abbiamo il dovere di vivere con la dignità che essi ci hanno trasmesso. Giulia

 

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

26 pensieri riguardo “Ca’ di Zembi”

  1. Ci siamo conosciuti a proposito di due liriche…oggi c’è un’epistola, una lirica epistolare – la definirei così!…anche oggi non posso che dire che ho incontrato l’Amore, quello disinteressato, quello che mette da parte se stesso e vuole il bene dell’altro, quello gratuito e sincero…si manifesta sotto tanti aspetti questo volto di Dio…e voi sapete percepirne le sfumature…si Ama quando tanto si soffre:sembra paradossale ma è così:si raggiunge una meta dopo aver molto sudato. Voi vedete di non buttar via nulla, perchè ciò che avete tra le mani è solo qualcosa da coltivare per poterne spandere i semi come così bene state facendo! Con affetto, stima e ammirazione… Furio

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  2. Ma non si può far nulla per rimetterla a posto? Che ne so: una bella impresa scout???!!! E’ triste sapere quella casetta abbandonata a se stessa! Maria

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  3. C’è un atteggiamento che mi ha particolarmente colpito di Giulia: quel rimanere un passo indietro, quel far sì che Carlo varchi per primo e da solo la porta, solo con il peso e la gioia della sua storia sulle spalle dopo aver condiviso la fatica della strada con chi l’ha portato a visitare la sua casa. E’ un atteggiamento importante questo, la delicatezza di chi sa aspettare, di chi contempla in silenzio un mistero…io sarei entrato come un miles gloriosus senza farmi troppi pensieri viste le cicatrici!! Giulia no! Sta un po’ indietro e gode in silenzio di una gioia riflessa…E di nuovo mi avete insegnato qualcosa! Grazie! Paolo

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  4. io credo che il valore di questa lettera stia anche in questo messaggio paideutico e storico. La storia non si insegna solo sui libri, si indaga, la storia, come i nostri amici hanno indagato, cercato e trovato!

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  5. è a casa che il cuore trova il coraggio di farsi sincero e autentico…a casa! Ha un valore immenso questa parola, è fatta di tante pietre, tante come quelle che poniamo noi sulla nostra strada ogni volta che lasciamo una traccia di noi stessi.

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  6. val la pena di vivere per poter leggere il canto della nostra storia con la semplicità e l’amore sincero che traspare da queste parole. Corrado Fadda

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  7. Penso che siano certe persone a salvarci la vita, persone che con la loro presenza ci portano ad avere una piena percezione di noi stessi, della nostra storia, di ciò che siamo! Mario

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  8. dobbiamo sempre fare tesoro di ciò che i nostri avi ci hanno raccontato e lasciato…spesso non diamo a tutto ciò il giusto valore e lo buttiamo via, ma poi che fatica riappropriarcene:la strada è irta e piena di rovi…ma che gioia ritrovarsi in quell’album di famiglia! Ci state regalando splendide emozioni! Paola

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  9. Talvolta buttiamo via le cose, talvolta invece cerchiamo di rubarle! Come accade qui, a giulia che ruba il tepore dei raggi, il profumo di sangue e fuliggine…quanta umanità in questa pagina, tutta vibrante di rispetto:è una pagina che esalta bene le virtutes degli antichi romani, sem
    bra di leggere a tratti un Virgilio moderno. Io non faccio parte della famiglia, non posso provare la gioia di Carlo e Alberta, ma posso certamente dire che ciò che loro hanno letto è una pagina scritta col cuore, da chi veramente vi ama e da chi ha appreso una lezione di vita da quell’apparente rudere che si affaccia sul porto di arenzano:a voi rimane la casa, a Giulia e a noi rimane dentro qualcosa che va oltre il tempo, oltre le intemperie, qualcosa che possiamo immaginare grazie alla vostra casa e che è imperituro. Grazie dal più profondo del cuore! Paolo

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  10. Sono davvero emozionata, commossa, non so neppure io come mi sento…questa pagina la vivo come un regalo personale, chilometri di terra sconosciuta, mare e altra terra mi separano dalle mie radici eppure oggi mi fate vivere ció che pensavo fosse un pugno di roccia sulla montagna che guarda il mare, che pensavo fosse raggiungibile solo dal pensiero e dai racconti di mio padre.
    Dico questo con una punta di gelosia perché ovviamente avrei voluto essere lí con voi, Carlo e Giulia…ma adesso so che un giorno ci saró, che potró condividere l’emozione con voi, con mio marito e le mie bimbe, che potró affacciarmi da quella finestra pensando agli occhi dei miei avi, e guarderó anche per loro e sentiró le loro risate tra quelle pareti, il loro coraggio, la loro stanchezza, la loro voglia di vivere, respireró l’eccitazione della vendemmia, il profumo del mosto…rivedró mio padre bambino.
    Continuerá ad essere un rifugio, é e sará il rifugio di un tesoro che sembrava divorato dai rovi, il rifugio dell’anima per ritrovare e rivivere le voci dell’essenziale. Grazie dal profondo dell’anima. Alberta

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  11. …perchè si può fare scuola anche solo con una gita in montagna! Vale più una pagina del genere che tanti giorni trascorsi dietro ai banchi. I miei più sentiti complimenti per il messaggio paideutico del testo e per il coraggio e l’amore delle vostre radici che esprimete bene con la vostra impresa! Enrica

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  12. mi ha colpito la determinazione, l’entusiaamo che vedo tra le righe nel raggiungere una meta, nel credere che ci sia uno scopo in quel ruzzolare apparentemente senza senso tra i rovi, senza una traccia, senza un sentiero…c’è da aver paura. L’ignoto spaventa sempre, ma voi avete Chi a cui affidarvi! E infatti avete trovato il tesoro proprio perchè siete partiti con la fiducia nel cuore ed avete affidato a Dio la fatica di una strada e il sogno di una storia da portare a casa! E’ una bellissima pagina. Chissà se la casa un giorno potrà tornare ad ospitare altre persone! Sarebbe splendido! Filippo

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  13. vorrei dire a Carlo che ha una gran fortuna ad avere una casetta così legata alla sua storia familiare, ma ha ancora più fortuna ad aver incontrato sulla sua strada chi, come Giulia, ha saputo capire il valore che quella casa rappresenta e l’ha spiegato mirabilmente in queste righe poetiche in cui il passato, il presente ed il futuro si rincorrono incessantemente! rossana

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  14. E’ stata per me un’emozione grande immergermi nella prosa, immedesimarmi nell’io narrante e nel protagonista…iocredo che ci sia davvero un legame profondo tra voi, un nodo gordiano che rispetta i valori famliari e la dignità della persona nel suo complesso.

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  15. vi immagino come due esploratori, che si affidano soprattutto a Dio mentre intraprendono la loro strada! Mi avete dato una grande lezione d vita. Grazie! Alice

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  16. mi piace vedere che certe cose uno se le porta nel sangue…i Lari, i penati, le Olimpiadi, Ulisse e Telemaco:la nostra storia è fatta anche dalla nostra cultura! federico

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  17. bello quell’odore di sangue che da sempre scorre nelle vene di una stirpe!Dà un senso di appartenenza al mondo, dà un senso alla vita…senti nella terra le radici, oltre ai rovi che hai dovuto affrontare per ricongiungerti ad una parte di te stesso! Salvatore

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  18. una prosa sciolta, emotivamente coinvolgente…l’autobiografia è sempre toccante! E’ bella la discrezione con cui si lascia spazio al protagonista della vicenda di vivere come tale la sua scoperta pur non essendo solo. Noto una grande delicatezza ed un grande senso del rispetto per la storia altrui, per quella di ciascuno, per la lezione di vita che essa sempre può trasmettere a chiunque. Davvero la felicità sta nelle piccole cose, nel farsi da parte e nel contemplare anche le gioie altrui! Nicola P.

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  19. è un battito d’ali questo racconto, una carezza al cuore, un ritrovare le nostre radici e un farci prendere coscienza di ciò che siamo grazie a chi ci ha preceduto. Diamo per scontate troppe cose, il sudore degli avi non ci tange più, eppure esso scorre nelle nostre vene…Grazie Giulia, perchè mi ha fatto pensare ai miei antenati, al loro sangue che mi porto dentro..e a Carlo che posso dire? E’ un privilegio immenso aver potuto avere l’occasione di andare alla scopeta delle proprie radici, della propria storia.anche se il tetto non esiste più, io so che Lei dentro di sè nel momento in cui ha messo piede in quella casa ha provato un’emozione unica! Talvolta certe emozioni giungono inaspettate a farci rivalutare la nostra stessa esistenza.

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  20. Quale privilegio andare alla ricerca di se stessi…questo splendido racconto è in realtà la metafora del GNOTHE SEAUTON socratico! Quale meta avete raggiunto…deve essere stata un’emozione immensa sfidare la natura per ritrovare tracce degli avi…è una cosa importante ragazzi quella che avete fatto…importante davvero! Immagino i genitori di Carlo e penso alla gioia di poter sapere che nella realtà un ricordo lontano è ancora vivo e che un figlio lo abbia saputo far rivivere!

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  21. E’ questa una pagina di altissima spiritualità, perchè la spiritualità non si trova solo in un testo teologico, ma la si può incontrare anche su un sentiero, alla ricerca magari di un qualcosa che credevamo perduto e che invece ci viene nuovamente donato! La spiritualità sta tra quelle quattro mura diroccate, nelle tegole sparse per terra, nella porta che non c’è più…sta dentro di noi, nel profondo del cuore ed emerge con le modalità più disparate, come una gita, una passeggiata alla ricerca delle nostre antiche vestigia:qualche traccia di ciò che siamo stati ancora palpita nel mondo!

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  22. talvolta, inaspettatamente, sentiamo di avere radici più profonde di quanto non immaginiamo. Talvolta ci rendiamo conto cha la nostra storia in realtà non è che la Storia, quella con la S maiuscola che si trasmette da padre a figlio. Di fatto ognuno di noi è un frammento di Storia ed è giusto che guardi ad essa con la dignità dovuta. E ciò che oggi mi colpisce è che la Storia sa anche commuovere! Grazie! Emilio

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