In montagna/Sul sentiero


“È dalle tre di stanotte che penso alle parole di Abelardo…con il libero arbitrio l’uomo sceglie il suo progetto di vita, ma la felicità è legata a quanto egli di fatto è in grado di comprendere adattare ed accettare con amore e gioia il progetto che Dio ha su di lui. Tutti dobbiamo avere un progetto ed è quello di imparare ad amare. Tante sono le strade per realizzarlo e Dio sceglie per noi le migliori… per ciascuno dei suoi figli… ora provo a dormire un po’…’” Giulia

In montagna

A che giova
l’infinito
se basta
la storia
di una roccia
a dirmi
che sono mortale
mentre nessuno
viola
il silenzio
su questa cima
ed il vento
sa essere
discreto.
Forse qui
la terra
dorme
indisturbata:
io posso vegliare
con i falchi
che fanno il nido
vicino, vicino
lontano, lontano
da ciò che vogliamo
essere
senza motivo alcuno
perché siam vivi.
E si nascondono
i pini marittimi
tra la nebbia
per la conta
del sole.
Solo più bianco
appare
il mistero
del sottobosco
che lentamente
scoraggia.
Mi accontenta
la pace
dei rovi
immobili
che cantano
la tenace precarietà.
Resisterò con loro
alla brina del mattino?
E l’aria vigila
sugli sterpi
che non seccano
mai del tutto:
anima mia
dove ti nascondi?
Ora so che
non puoi morire
davvero,
dimmi se
un violinista
pazzo
ti ha imprigionato
in una nota
stridula
o se vaghi
già fuori di me
alla ricerca di
un corpo
meno detestabile.
Io posso solo
invitarti alla sera
per un vago appuntamento
con la mia vita
così dannatamente
sfilacciata.
Mi inchino
alla dolcezza
di un sentiero
che prega
il fondovalle
e ritorno
a sperare:
la nebbia si dirada
anche per me.

Sentiero a Cogne

Sul sentiero

Una sola nota,
l’anima tua,
s’innalza al cielo
là tra le nubi,
caprioleggia sulla vetta
e come l’acqua
l’asprezza della roccia
lambisce,
il profilo disegna.
Una sola nota
è l’anima tua,
musica
per me che resto qui,
con questi fili d’erba
ritrovati tra sassi,
ombre silenti
di un Dio
che non è ancora stanco
di parlarci.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

20 pensieri riguardo “In montagna/Sul sentiero”

  1. la strada insegna il coraggio ed la gioia di raggiungere un obiettivo così come accade nella vita di tutti i giorni. Insegna a vincere la stanchezza e a non arrendersi mai…si dirada sempre la nebbia e l’anima è nota celeste! Buona domenica a tutti da Paola e famiglia

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  2. dinanzi a questo ungarettiano canto al creato e al bucolico perdersi nella natura mi inchino e prendo lo zaino anch’io…evete ridestato in me antiche passioni per la montagna. Nicola P.

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  3. dinanzi a questo ungarettiamo canto al creato, al bucolico godere della natura m’inchino e prendo lo zaino…parto anche io! Avete destato in me antiche passioni per i monti! Nicola P

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  4. Che cosa posso aggiungere a tutto ció…anche Dio ha un debole per la montagna, ne ha scelto le voci come corale della Sua, ne ha scelto ombre e luci come diaframma del Proprio respiro, é l’arcobaleno sul quale si puó camminare poiché ha un inizio ed una fine e sul quale tutti ci sentiamo davvero fratelli e sorelle, falchi e fili d’erba. Buona Domenica a tutti Alberta

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  5. non so se riuscirò a lasciare un commento perchè non si riesce neppure a leggere il post di oggi! Si parla di montagna, di sentieri, di camminare in mezzo alla natura e a me viene subito in mente la fatica, la stanchezza che è compagna immancabile della strada. La stanchezza non è che un prender atto dei propri limiti, avere esperienza della propria finitezza, dell’essere solamente uomini e non macchine, nè tantomeno eroi..ma è proprio questo limite che ci porta ad aspirare al trascendente. Una buona domenica a tutti voi. Rossana

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  6. Si diventa “poeti”, caro Federico, non nel senso di scrivere poesie (senza nulla togliere a Carlo e a Giulia che sono bravissimi) ma nella capacità di godere di ciò che nonsi vede e che si intuisce e si sente;capaci di cogliere il mistero profondo delle cose e delle situazioni, capaci di attingere al di dentro delle cose il loro valore simbolico. Da questo punto di vista la montagna è davvero, come dice Marta, una grande metafora e maestra di vita e Carlo e Giulia custodiscono nei loro cuori questo tesoro!

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  7. avete descritto la montagna proprio come la percepisco io…ho sempre pensato che passeggiare tra i monti fosse una sorta di ritiro spirituale, un po’ monco perchè ddovresti portarti dietro una guida, un sacerdote e ciò non sempre è facile…allora il ritiro te lo fai da te, respiri un po’ della tua anima, un po’ di Dio e torni a casa più ricco…perchè, sembra un paradosso, ma a star in mezzo ai sassi e ai fili d’erba si impara un mondo di cose! Tiziana

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  8. quando si cammina in montagna il silenzio si impone e dal silenzio nasce la riflessione, sgorga in qualche modo l’anima. Il silenzio si impone ma non come un obbligo o un peso:esso diventa occasione per cogliere appieno tutta la ricchezza che ci circonda, per godere nel più profondo di sè l’eco di una parola sconfinata e perenne e assaporare fino alla vertigine il senso d’eterno e di infinito che sembra traboccare da questa realtà sempre diversa e mutevole…l’anima ecco allora che sgorga, piano, anch’essa eco del nostro cuore e si fa nota in mezzo al canto del creato. Dinanzi a tutto ciò non può che nascere e crescere in noi che uno stupore, un’apertura al nuovo, una capacità di emozione al fascino di ciò che ci circonda e che rivela il suo senso più profondo.

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  9. Bello è quando si giunge in fondo, in vetta, prendersi per mano e innalzare una preghiera a Dio…allora sì che l’anima si fa nota, diventa musica, in un canto di ringraziamento per quanto la strada in mezzo al creato ci ha insegnato! Commosso…sempre vostro attento lettore. Corrado Fadda

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  10. Prima dell’arrivo di Giacomo quante passeggiate tra i monti abbiamo fatto io e Tiziana! Stupore e sorpresa accompagnavano ogni gita! Perchè quando si cammina a piedi la realtà ci appare tutta diversa rispetto a quella che possiamo vedere dall’auto o dal treno. Si provano sensazioni tranquille che ci fanno percepire la grandezza e la forza della natura ma nello stesso tempo anche la piccolezza e la debolezza umana. Fanno nascere quel sentimento indefinibile di sovranità e di dipendenza, di larghezza e insieme di vertigine, di stabilità e caducità che formano il vero volto dell’uomo! I vostri versi mi hanno riportato indietro, in montagna, dove il cammino era bello perchè non lo facevo da solo, ma con un compagno al mio fianco…da solo avrei forse avuto paura anch’io della mia anima perduta…

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  11. che belle cose ho letto! Volgendo uno sguardo alle figure bibliche vorrei ricordare quanti hanno avuto il coraggio di rischiare e mettersi “per strada”: Abramo parte senza sapere dove arriverà e si fida unicamente della parola di Dio che glielo manifesterà; Mosè torna in Egitto e inizia una serie di avvenimenti difficili e inaspettati;Davide abbandona il suo gregge e a poco a poco sale la strada verso la monarchia e così anche i profeti, strappati alla quiete della loro vita seguono le tracce della parola di Dio, imprevedibile e inspiegabile. Sono queste le grandi avventure del popolo di Dio, di quell’uomo che non si lascia guidare dal suo buon senso ma dalla saggezza del Padre e segue l’itinerario misterioso ed insieme grandioso che Dio segna per lui.

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  12. è tutta una grande metafora! Leggendo le vostre riflessioni ho pensato che, come una cartina, se non ci lasciamo guidare dalla Parola, condurre da questa Saggezza rischiamo di venir travolti dalla storia,dalle cose e finire quell’avventura del vivere che invece doveva donarci una grande felicità. Grazie per i vostri bellissimi versi (quasi una Tebaide di Stazio!!!!Scherzo!) Marta

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  13. muniti di cartina bisogna saper leggere i segni che su di essa sono tracciati;bisogna conoscere la carta di se stessi, il proprio progetto e saperlo leggere e decifrare dentro quei meandri e labirinti che solo apparentemente possono sembrare mortali…Dio non ci lascia perchè il nostro corpo è sfilacciato, sta lì, accanto a noi, tra i sassi…basta riconoscerlo nei fili d’erba! buona domenica a tutti. salvatore

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  14. Riprendo quanto appena commentato sul post precedente. Qui si parla della strada, l’eremita parla di progetto:se si vuole camminare e raggiungere uno scopo devi seguire il percorso tracciato, altrimenti vaghi disperdendo forze e perdendo tempo. Allora sì che l’artefice del tutto sarebbe solo un violinista pazzo! Ma per fortuna nostra non è così. La strada è fedele ed esige fedeltà, bisogna fidarsi della strada anche quando questa sembra lunga e difficile nello stesso modo in cui bisogna imparare a fidarsi degli ideali, dei valori, di tutto quanto abbiamo sognato e voluto (ecco il riferimento alle parole di Abelardo) anche quando la meta sembrava vicina e poi invece ora pare nascondersi e la strada sembra quasi portarci in direzioni opposte. E’ per me sempre un piacere immenso constatare come ci sia bisogno di spiritualità a questo mondo e quanto sia bello per tutti noi che veniamo a trovare Carlo e Giulia riuscire a dissetarci un po’ grazie ai loro splendidi spunti di riflessione. Filippo

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  15. Carissimi Carlo e Giulia, le vostre parole mi fanno venire in mente le mie passeggiate in montagna, quando cercavo la strada, sbagliavo, perdevo le tracce e non avevo più alcun punto di riferimento:tutto mi appariva allora così precario e sentivo quanto era forte la mia dipendenza dall’aiuto altrui. Capita così nella vita di trovarsi “fuori strada”, di essere dei peccatori che hanno bisogno di Chi sta più in alto e può donarci la luce e la traccia giusta. Questo mi pare in sintesi il senso profondo di questo lungo dialogo serale che con dolcezza mi conduce al sonno. Dobbiamo imparare ad inventare la strada, a tentare nuovi percorsi, nuovi passaggi. Inventare la strada significa rischiare ma anche trovare in noi stessi risorse e capacità impensate. Inventare la strada è un rischio, il rischio. Ma il rischio è la condizione della libertà, è l’ambito della vita umana quando si vuole goderla tutta. Il rischio è la pedagogia alla fede, alla parola di Dio che mai si stanca di parlarci, al suo amore che si promette e si presenta sempre nel mistero:il rischio è l’unico modo per rispondere all’amore, senza avvilire e senza profanare i grandi doni di Dio. Buona notte, amici miei carissimi. Paolo

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  16. molto toccante l’introduzione…non resisto a lasciarvi una traccia, un “testimone” della mia esperienza scoutistica. Sono certo che gradirete anche questa citazione pur non essendo prettamente letteraria, perchè mi par di capire che amate entrambi molto la montagna e la spiritualità della strada che ad essa è connessa. “Quando tutto ti sembra cancellato, allora parti per l’avventura:apriti la strada con coraggio. Quando ti sembrano cancellati l’entusiasmo, la speranza, l’amore, questi tre sentimenti meravigliosi, allora parti per l’avventura con coraggio. L’avventura della tua vita. Questa tua vita oggi, qui, con questi pesi. Questa materia con cui si costruisce il miracolo di una cattedrale di gioia”. Sono certo che l’apprezzerà anche Abelardo! Buona notte!

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  17. mi commuove constatare come Giulia ami ciò che Carlo mese dopo mese scriva per salvare la sua anima…la chiama, la cerca, questa anima, chiede conferme ad Abelardo, e Giulia gli risponde che l’anima non è che un canto che Dio ascolta sempre con amore…vi ammiro ma vi invidio anche un po’, lo ammetto!

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  18. tante sono le strade per realizzare il nostro progetto d’amore, sentieri impervi spesso sui quali si cammina tenendosi per mano, ci si aspetta, ci si soccorre…mi piace pensare che non si è mai soli sulla nostra strada ma che questo Dio che non è ancora stanco di parlarci ci mette sempre qualcuno accanto per darci un segno della Sua presenza, affinchè la nostra anima s’innalzi a Lui come un canto. Costanza

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