L’eremita
A sentire le tue parole la mia vita mi pare davvero una cosa buffa…io vivo come se fossi solo dentro al barattolo…e più mi faccio male più penso che sia solo colpa del contenitore… che Dio mi sbatta insomma da una parte all’altra del vetro senza requie…e soprattutto senza un motivo che sia perlomeno intelligibile… o forse per una sorta di mia intrinseca malvagità che in qualche modo debba essere debellata… talvolta penso soltanto che Dio ce l’abbia con me e che in me debbano essere scontati tutti i peccati del mondo…ora mi rendo conto che il mio è solo uno sterile protagonismo…ma non posso fare a meno di credermi una creatura prediletta almeno… nella sfortuna.
Abelardo
E non sei felice? Questa sensazione non è poi tanto male come credi…è un inizio per caricare almeno qualche piccola responsabilità sulle tue spalle… è un modo per farti capire che non sei da solo…e che comunque da solo puoi sentirti semplicemente inadeguato…anche il vuoto pesa, e bisogna abituarsi prima che si riempia di quello che ti è stato affidato…si può rimanere bambini per molto tempo…poi un giorno si diventa adulti e non si capisce bene che cosa sia cambiato…soltanto Dio lo sa… sa che è venuto il momento di riempire il vuoto…di sostituire al gioco una realtà cucita su misura… sulle tue possibilità e capacità…poi un giorno diventi genitore…anche di questo spesso non ti capaciti…non è certo la biologia che può spiegarti ed infonderti l’amore…è l’Amore che al contrario ti fa una proposta tramite una legge di natura…tu puoi anche rifiutare, ma ormai anche le tue cellule non sono più le stesse…potrai frustrare per una vita ciò che ne viene fuori…ma ciò non toglie che il tuo corpo ormai ragioni secondo nuove leggi… e colmare il vuoto dell’amore traboccante diviene una scelta sempre più penosa…è come negare l’importanza dell’aria mentre la si respira.
L’eremita
Però si continua a vivere lo stesso… anche se sembra inutile…anche se è una vita di continue privazioni e negazioni…che senso ha una vita così?
Abelardo
Noi uomini siamo davvero animali curiosi, chissà perché riteniamo che ci siano parti più nobili…parti che devono per forza essere soddisfatte e che tutto in noi si misuri dalla perfezione che raggiungiamo nel pensiero o nella coscienza. Quando ero monaco mi sono sempre interrogato sul perché di una certa mentalità, la ritenevo superata, non potevo accettare che l’uomo fosse per sua natura corruzione, che la nostra fosse una valle di lacrime senza rimedio, che l’uomo fosse insomma più parte del male che del bene.
Non capivo perché le Scritture dovessero essere sempre e solo un punto d’arrivo. Ora invece capisco che quell’uomo che avevo in mente non poteva che essere limitato…diversamente questa vita avrebbe ben poco significato…che in noi ci sono tante componenti e che forse proprio quelle che riteniamo più importanti sono destinate al fallimento terreno…Non ci può essere pensiero né coscienza se non si prende atto che il nostro corpo è cambiato…ed è questa la cosa più difficile…per questo forse i miei contemporanei si mostravano così pessimisti…guardavano più in là…erano conservatori di una sapienza più grande e irraggiungibile.
L’eremita
Non riesco a seguirti diletto padre, aiutami…
Abelardo
Immagina di essere una fontana…se tu fossi una fontana quale sarebbe il tuo scopo?
L’eremita
Quello di zampillare a ciclo continuo e di riempire una vasca.
Abelardo
Dici bene. E se la vasca non ci fosse?Avresti ancora uno scopo?
L’eremita
Presumo di sì…quello di zampillare forse…ma poi col tempo l’acqua mancherebbe…e anche questo scopo verrebbe meno…
Abelardo
Ma un pellegrino di passaggio che cosa direbbe se ti vedesse?
L’eremita
Direbbe che sono una fontana… una fontana inutile perché non potrebbe bere.
Abelardo
Insomma tu saresti una fontana in ogni caso…e allora che cosa cambierebbe?
L’eremita
Cambierebbe ciò che potrei dare e alla vasca e al pellegrino.
Abelardo
Ora se tu fossi una fontana piena d’Amore, ma senza una vasca per raccoglierlo alla fine ti seccheresti e non potresti dare nulla, quindi è importante avere un luogo dove riversare il nostro amore perché questo non si disperda ed a noi ritorni per una nuova potenza di zampilli, perché il pellegrino si possa abbeverare e non pensare tristemente che siamo delle fontane sterili…e questo luogo è qualcosa di necessariamente limitato, ma allo stesso tempo capiente ed accogliente anche per il pellegrino…non è la coscienza, né il pensiero perché lo zampillo ha bisogno di un luogo concreto…è il nostro corpo che deve diventare consapevole dell’amore e che deve custodirlo…è il corpo del pellegrino che vedendo il nostro deve poter sentire la sete d’Amore e poterlo bere con gioia.
Non ci sono parti di noi che siano più amate da Dio ed alcune lavorano per il Suo disegno senza che noi lo possiamo minimamente immaginare, per questo anche se il nostro mondo spirituale ci sembra sterile noi non cessiamo di essere uomini per il Creatore; piano piano ci sarà modo di ricomporre tutte le armonie che in noi dimorano e che progrediscono secondo leggi umane e divine nello stesso tempo, così che noi non ce ne possiamo accorgere se non con grande fatica ed ascolto…i cambiamenti dell’Essenza sono poi impercettibili per definizione perché ciò che è Unico muta soltanto nella sua Unicità.
Quindi non disperarti…fai solo attenzione al vuoto che si riempie d’Amore, accoglilo perché i pellegrini possano raggiungerti e bere di te e di Lui.
mi ha molto colpito l’ultima parte della pagina, sembra quasi che Abelardo ne venga da un viaggio a Lourdes, perchè il lessico metaforico che utilizza è lo stesso che regge le fila del miracolo quotidiano che avviene lassù tra i Pirenei: l’acqua, la vasca, il corpo malato, i pellegrini…è il senso di un viaggio a Lordes. E mi ha riportato indietro con la memoria e mi è sembrato di essere ancora là in coda, pregando, nell’attesa di fare il bagno per purificare il mio spirito. Grazie. Rossana
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“Quando mi abiti sono vicino a Dio”…tanto per riprendere le parole di Paolo vorrei ricordare alcuni vostri versi che ben fanno comprendere quanto il nostro corpo sia la casa dei Dio e quanto dobbiamo rispettarlo e amarlo, quanto dobbiamo amare e rispettare anche il corpo di chi amiamo perchè dimora di Dio. Nonostante le nostre imperfezioni, le nostre malattie il corpo è comunque abitato dallo Spirito e ci lascia di continuo messaggio che noi non sappiamo ben comprendere…la nostra postura, il nostro modo di camminare, il nostro modo di muovere la bocca, di gesticolare:tutto parla di noi e Dio parla attraverso il nostro corpo non solo a noi ma a chi ci sta accanto! Nicola P.
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dice ancora Abelardo che è importante avere un luogo dove riversare il nostro amore affinchè questo non si disperda…ebbene è molto che ci rifletto su ed ho raggiunto la conclusione che quel luogo in realtà è la famiglia, prima cellula della chiesa, famiglia aperta al prossimo, la cui casa accoglie il pellegrino, famiglia che cresce alla luce della Parola e vive il sacramento dell’Amore…ed i modi per celebrare il sacramento sono come dicevo ieri molteplici e voi due mi capite bene! “per altre luci invocherà le lacrime di Dio quel figlio partorito…le lacrime di gioia, di un Dio che si commuoove dinanzi alla grandezza del Suo Amore”…Abelardo riprende sempre il filo delle riflessioni fatte tra una pagina e l’altra, le riunisce in un tutto armonico, detta la summa di quanto ci siamo detti affinchè le nosre parole non siano al vento, ma siano per tutti noi zampillo d’Amore…grazie Carlo e Giulia per quanto mi offrite con la vostra “acqua”, per il “sacramento” che celebrate con l’Amore di Dio, con la fatica di questa vita e l’esempio che mi offrite. Grazie. Paolo
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A dir il vero oggi l’eremita mi appare blasfemo: il fatto di sentirsi solo nel barattolo, di convincersi che Dio ce l’abbia con lui, oltre a mania di protagonismo è pure un po’ blasfemo, perchè non può ridurre al ruolo di giustiziere cattivo il Creatore dell’Amore! L’opportunità che lui ha di parlare con Abelardo è un’opportunità di Amore, di crescita, di una serenità interiore che lo salva. A volte mi sembra , l’eremita, un uomo troppo attaccato ai beni materiali, incapace di volare in alto. E poi volevo aggiungere una cosa circa l’amore umano. Non si ama con il pensiero o la coscienza:troppo comodo! Dapprima bisogna amare col corpo, allungare quelle mani per donare una carezza, far lavorare le corde vocali per offrire aiuto, conforto, ascolto, per confermare il proprio amore. Il nostro corpo può compiere miracoli, può essere veicolo d’Amore, perchè Dio lo rende capace di donare Amore! La preghiera è un atto sublime d’amore, ma non dimentichiamo il corpo, quel corpo col quale sentiamo, percepiamo, tocchiamo, saniamo, amiamo…è straordinario ciò che possiamo fare con la voce, gli occhi e le mani!
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La prima responsabilità sta nel non negare l’importanza della proposta d’Amore che ti viene fatta da Dio, poi nel non negare l’importanza dell’Amore che hai donato…è chiaro, qui Abelardo parla di un uomo e una donna che veramente si amano nel Suo nome. Diceva bene Paolo quando si riferiva al copulare:Abelardo ha amato di un amore senza fine Eloisa e certo non l’ha dimenticato ora che parla a Carlo suggerendogli queste pagine straordinarie. Dio fa una proposta, sempre! Una proposta d’Amore che se accettata sarà fedele per sempre…i figli sono segno concreto di questa fedeltà. Alberto
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come madre non posso che pensare al corpo di donna che muta in quei nove mesi, si trasforma per accogliere, si fa vasca per raccogliere gli zampilli d’Amore voluti da Dio…anche il padre dovrebbe rimanere estasiato dinanzi a tale trasformazione, pensare che attraverso il suo amore quella donna è vasca che ha accolto il suo zampillo, che lui stesso è stato strumento di Dio affinchè ci fosse quella nuova vita…l’uomo e la donna, la fontana e la vasca:affinchè nuove creature possano bere dell’more di Dio! Che responsabilità abbiamo noi genitori! Tiziana
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Saresti una fontana in ogni caso, saresti un uomo comunque, uomo nato prima di tutto dall’Amore di Dio, nonostante le tue imperfezioni Lui ti ama, allo stesso modo di un padre o una madre, è Lui che ti ha desiderato per primo! Non sentirti solo nel barattolo, nè orfano, nè malato…nessuna cosa può renderci inutili agli occhi di Dio! … questo secondo me il messaggio della splendida pagina. Buona domenica a tutti. Ale
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Proprio perchè l’uomo è limitato le Scritture devono necessariamente essere il punto di partenza per la conversione. E’ dalla lettura della Parola che parte la conversione, il mutamento, il radicale cambiamento in noi…senza la lettura della Parola il corpo può cambiare ma noi non sappiamo leggere il mutamento…la Parola, la Scrittura ci aiuta a interpretare i mutamenti del nostro corpo, ci aiuta a comprendere come sia possibile che l’Amore possa farci proposte tramite leggi di natura..è il nostro sostegno quotidiano. Sono molto grato per questa pagina così edificante. Buona notte
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mi commuove molto questa pagina per via del concetto che è l’Amore che ci fa una proposta tramite una legge di natura. Se ne parlava a proposito delle liriche Genesi e Arcobaleno, e se ne è parlato anche ieri circa il Mistero della vita: noi uomini ci sentiamo demiurghi assoluti, quando in realtà l’unico demiurgo, l’Unico, artefice e creatore è Dio! Quando questa proposta si concretizza tu non hai via di scampo: puoi ignorare la cosa, puoi non riconoscere il frutto del tuo seme, puoi continuare a fare la tua vita, ma sei solo un codardo: non hai avuto il coraggio di dire sì al Signore. E questo è grave…gravissimo. Ne abbiamo parlato tutti e tre insieme e siamo giunti alla conclusione che sono tanti i modi di pronunciare il nostro sì, tante le possibilità di accettare la Sua volontà, anche nel silenzio, anche rimanendo nel buio per paura di turbare certi equilibri, ma l’affetto, l’amore, l’importanza del riconoscere che siamo stati responsabili di un atto d’Amore, quella, dobbiamo averla ben presente. Perchè questo Amore a cui abbiamo detto sì è qualcosa, qualcuno che ci salva! Significa aver riconosciuto la presenza di Dio in quell’atto d’Amore ed è per questo che non siamo più gli stessi, perchè l’Amore ci trasfigura. E ci purifica, ci rende creature nuove:è come ricevere un sacramento – capite l’importanza della cosa? Capite quale importanza ebbe Eloisa per Abelardo? Eloisa era venerata dal filosofo perchè donna che egli amava al punto che Dio volle per loro un figlio! Se l’eremita avesse dei figli non parlerebbe così, come un uomo privo di fede…avrebbe capito da tempo che l’Amore scende come pioggia per farci crescere, per far sì che da bimbi si diventa adulti e genitori…poco importa la biologia:non è semplicemente copulare ciò di cui parla Abelardo…il filosofo qui mette in evidenza quanto la fecondità umana sia contagiosa, quanto sarà bello per Dio piangere di gioia per una nuova vita accettata e amata. E tanti sono i modi di amare, ma bisogna imparare ad amare, a pregare per le nostre creature, a ringraziare Dio per il dono di cui siamo stati oggetto e soggetto! Se capiamo l’importanza di questi gesti vivremo nella dimensione della consapevolezza del dono e della responsabilità del dono stesso…se invece ignoriamo il tutto, dimentichiamo di essere stati comunque scelti da Dio per portare avanti il Suo progetto, commetteremo un peccato che mai ci verrà perdonato, perchè sarebbe un atto di superbia ai Suoi occhi insopportabile. Essere genitori è il dono più grande che noi uomini possiamo ricevere e non ne capiamo mai abbastanza l’importanza: Abelardo ebbe Astrolabio da Eloisa e se ne disinteressò per tutta la vita, fu la più grande omissione di cui il filosofo si pentì! Diversamente non parlerebbe in questi termini all’eremita: non vuole che l’eremita commetta i suoi stessi errori…lui non può tornare sui suio passi, ma può indicare all’eremita una strada, che non è quella filosofica, ma quella dell’Amore! E l’Amore non si comprende che con la Fede…la ragione a nulla serve! Non si comprende che col cuore…non a caso Maria disse di sì col cuore…non ragionò un attimo dinanzi all’angelo…Giuseppe disse di sì col cuore…pensare col cuore, ragionare nell’ottica dell’Amore:solo così possiamo essere creature nuove, trasfigurate nel corpo e nello spirito dall’Amore di Dio. Ci vuole una vita a capirlo! Paolo
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Oggi è santa Maria di Magdala. La lettura di oggi recita:”Le disse Gesù:donna, perchè piangi? chi cerchi?” Mi pare che la domanda che Gesù rivolge a Maria Maddalena potrebbe benissimo essere quella che ipoteticamente potrebbe rivolgere all’eremita. Spesso scopriamo che i motivi di tristezza sono già nelle mani di Dio e che Lui da tempo si adopera per noi…sbaglia l’eremita a sentirsi solo nel barattolo perchè deve girarsi, aver fiducia, e riconoscere che il Signore è accanto a lui! Una buona domenica! Salvatore
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