L’eremita (Seconda parte) (Scena unica-parte trentottesima)


palline

L’eremita

A dirti la verità io ho sempre atteso di condurre una vita normale…di quelle come ce ne sono tante…spesso ho pensato che non ci sarei riuscito…in pochi momenti l’ho anche vissuta…e mi sembrava una favola… ma il tutto è durato solo poche manciate di giorni…poi ho scoperto che la vita normale non esiste… ognuno pensa che quella degli altri lo sia…ognuno pensa che gli altri vivano una felicità irraggiungibile… forse è solo l’idea di qualcosa che ci sta attorno…forse vorremo che la nostra interiorità si conformasse a quel qualcosa…ci sembra così povera la nostra interiorità…ci sembra così triste lo Spirito che è dentro di noi e così miserabile…così incapace di confrontarSi con lo Spirito che anima ciò che ci circonda…vorremmo appropriarceNe…ed essere finalmente come abbiamo sognato…o come non riusciamo nemmeno a concepire…vorremmo in una parola essere per gli altri così come gli altri sono per noi…in bene ed in male…il problema è che non sappiamo esattamente come siano e crediamo che gli altri pensino e ragionino come noi…è buffo pensare che siano felici…a rifletterci bene…ma è un po’ come proiettarsi nell’altro e credere che un domani…che in fondo sia solo una questione di fortuna e di tempo…

Abelardo
Immagina che gli uomini siano tante palline bianche e che il mondo sia una grande sfera che tutte le racchiude…come pensi ci siano arrivate dentro quel contenitore?

L’eremita
Presumo che ce le abbia messe Dio…con l’aiuto di papà e mamma.

Abelardo
Dici bene. E tu pensi che in un contenitore pieno di palline bianche ci sia spazio anche per la Fortuna?

L’eremita
Così dicevano anche gli antichi…

Abelardo
La Fortuna non può passare da una pallina all’altra se non in uno spazio molto circoscritto. Questo che cosa ti suggerisce?

L’eremita
Che alcune palline potranno essere raggiunte ed altre invece no.

Abelardo
Giusta osservazione. E secondo te può esistere un Dio giusto che consenta ciò?

L’eremita
Se Dio è giustizia non può permetterlo, ma la sensazione è quella, sembra davvero che la Fortuna si rivolga solo ad alcuni…

Abelardo
Sei sicuro che si tratti proprio della Fortuna?

L’eremita
No, ma gli effetti sembrerebbero riconducibili a quella che noi chiamamo Fortuna.

Abelardo
Dici bene…gli effetti…ma la causa non è la Fortuna.

Abelardo
Ritorna a pensare alle palline dentro al contenitore…tra le palline c’è uno spazio vuoto…ma gli spazi vuoti non sono comunicanti tra loro…c’è un punto nel quale le palline si toccano attraverso cui non può passare alcunché…il contatto tra le palline tiene imbrigliato lo spazio e per ogni pallina questo fenomeno si riproduce. Che cosa noti dunque?

L’eremita
Che le palline stanno a contatto e che quel contatto deve essere importante perché non permette allo spazio di espandersi

Abelardo
Vedo che mi segui. Ciò che conta è dunque il contatto tra gli uomini…il contatto è allo stesso tempo necessario ed inevitabile…così ha voluto Dio…che gli uomini fossero collegati tra loro per dominare tanti piccoli spazi…ogni spazio però è della stessa natura…può apparire più ampio o più stretto a secondo della vicinanza dal centro della sfera… ma è sempre della stessa natura… che conseguenze ne trai?

L’eremita
Illuminami tu, diletto padre…io ho solo una sensazione di chiuso e di schiacciamento…il tuo esempio mi fa mancare l’aria

Abelardo
Finché penserai di essere una pallina sola nel contenitore del mondo non capirai di avere uno spazio, né ti potrai impegnare proficuamente nel dominarlo… perché non esiste uno spazio infinito, ma un’infinità di spazi riuniti… dall’Amore… non capirai che in ogni spazio c’è quella che tu chiami fortuna… che la Fortuna non è però lo spazio… perché tutti gli spazi hanno la stessa natura…non capirai che senza legame non c’è spazio…non capirai che la Fortuna senza legami serve a poco… perché non sa reggere il peso della sofferenza… chi è più vicino al Centro deve stringere i denti per mantenere il legame, perché sulla sua pallina grava il peso di tutte… Cristo è morto per tutti perché Si trovava al centro…al Centro della sfera… su di Lui gravava un peso infinito.
Se invece ti concentrerai sul legame tra gli uomini capirai che è necessario entrare nel barattolo…ed entrarci in compagnia… che vista la distanza dal Centro, non puoi aspettarti di raggiungerLo subito e da solo…anche se tutto inizialmente potrà sembrarti più leggero, perché lo spazio deve sembrare più respirabile e più ampio… perché tu possa reggere progressivamente il peso di chi verrà ed essere nello stesso tempo più vicino al Centro… comprenderai che la strada è sempre più lenta… perché tu non puoi muoverti se non si muove chi è a contatto con te ed anche lui fa molta fatica… che lo spazio col tempo si riduce inevitabilmente… ciò che conta infatti è soltanto che tu lo porti verso il Centro, ma insieme agli altri, perché così ti è stato affidato… questo spazio si restringe  fino ad annullarsi in un punto quando alla fine tutti gli uomini saranno una cosa sola con quello di Dio…

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

11 pensieri riguardo “L’eremita (Seconda parte) (Scena unica-parte trentottesima)”

  1. Carissimi, torno a lasciare un’impronta: lo Spirito che è dentro di noi è il medesimo Spirito che ci circonda. Siamo parte dello stesso Spirito, siamo parte di Lui, anche se come dice Alessandra tante volte assomigliamo a delle bestie e di divino il nostro comportamento ha davvero poco. Bellissima pagina anche oggi e bellissime le liriche che ho letto e che sono segno di una profonda spiritualità: si vede proprio che siete un gruppo in cammino. Un abbraccio. Filippo (il tesista)

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  2. …senza accorgermene ho appena recitato una preghiera col mio commento! Davvero tanti e sorprendenti sono le risorse che noi uomini abbiamo di incontrare Dio e ciò che è più bello è che Lui si lascia incontrare da noi! Grazie ragazzi, per queste gioie che mi regalate. Ale

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  3. malgrado tutto ciò che reciprocamente ci facciamo noi uomini, vivere nel Tuo mondo è una cosa bella e buona: siamo sì palline, ma a volte più che toccarci ci urtiamo e ci respingiamo…il tocco, caro Dio, avviene solo quando siamo in pace con Te e con noi stessi, se prima di tutto pensiamo solo a noi le nostre meschinità non ci permetteranno di entrare in relazione con Te e allora non tocchiamo nessuno e creiamo solo il vuoto intorno a noi.

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  4. sul nostro cuore (che è il nostro centro) grava il peso dell’amore di tutte le persone che ci sono care. Esse risiedono là, ogni nostro battito è un segno della loro presenza ma soprattutto della Sua presenza. Non dimentichiamolo. Rossana

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  5. sapete che vi dico? che i legami non sono altro che la preghiera, che in realtà la forma più alta di relazione è quella che avviene quando impariamo a pregare insieme: ci sono molti modi di pregare. Carlo e Giulia pregano insieme quando scrivono di Dio e replicano ai versi dell’uno e dell’altra, quando si adoperano per i prader willi, quando ci prendono per mano e ci invitano ad unirci alla loro corale preghiera e noi accettiamo senza fare troppe storie, grati a Dio per questo dono. Noi tutti siamo dentro un barattolo di vetro che si chiama blog, ognuno di noi è una pallina che tocca le altre e ci facciamo coraggio a vicenda, quando qualcuno è in difficoltà può contare sulla preghiera dell’altro: questo è il senso delle parole di Abelardo. Grazie Carlo, grazie Giulia perchè in questi mesi mi avete donato con umiltà e semplicità tanta serenità. emilio

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  6. forse è venuto il momento in cui l’eremita vada un po’ in mezzo agli uomini…deve sperimentare un po’ il contatto! probabilmente l’ha rifiutato, ma è arrivato il momento di mettere in pratica tutti gli insegnamenti di Abelardo. Cristo è in ognuno di noi, al centro del cuore di ognuno, equidistante da ognuno e l’eremita ha solo da cercarLo dentro di sè e donarsi al prossimo. salvatore

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  7. che cosa sono. che cosa rappresentano gli altri per noi se non il Cristo vivente? è vero, ci sono incontri ed incontri, ci sono persone che sono icone sacre e persone che invece non lasciano la benchè minima traccia:io qui sopra ho trovato due icone che ogni giorno mi ricordano che Lui ci ha creato a Sua immagine e somiglianza. Grazie! Alberto

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  8. Siamo atomi, parte di un qualche cosa di immensamente grande, non credo che tanto il blog quanto Abelardo si riferiscano alla fortuna materiale, quanto all’essere, al contatto, allo spazio…é estremamente affascinante e mi ha fatto pensare alla cellula riproduttiva. Quando aspettavo la mia prima bambina leggevo tutti i libri che potevo sulla gravidanza, come fa ogni nuova madre e ricordo di essere stata affascinata nello scoprire che nel primo stadio della riproduzione, quando dentro l’uovo le cellule si dividono e moltiplicano, sono tutte uguali, assolutamente uguali, eppure, alcune, quelle piú esterne, formeranno la placenta, le altre formeranno la vita, é solo per una questione di posizione…sono le stesse cellule, non é straordinario??, chissá, magari le cellule esterne pensano come Abelardo, oppure no, perché sanno benissimo che senza una placenta non ci sarebbe nulla ad abbracciare e proteggere la vita…tutto é importante perché tutto ha la sua funzione e niente lo spiega meglio dell’anatomia umana. Nella semplicitá dell’anatomia c’é la complessitá non solo dell’Universo ma del Mistero, é per questo che abbiamo bisogno di tanta, tanta fede per raggiungere il centro, e non credo sia un problema di spazio fisico, il centro é ovunque, ogni piccolo spazio puó diventare centro perché é in se Mistero.
    Approfitto per dare un bacio a tutti perché domani porto le bimbe dai nonni e finalmente potró abbracciare sia Carlo che Giulia.

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  9. è strana la trovata delle palline…ho pensato a lungo durante le ore passate a quale senso profondo Abelardo vuol far giungere l’eremita e non mi pare sia solo una questione meramente fisica, in quel contatto, in quel Centro c’è qualcosa di più eloquente: ciò che conta è che tu ti porti verso il Centro, non da solo ma insieme agli altri. E’ il discorso che si faceva in passato a proposito della relazione, una relazione libera di espressione e feconda, non l’adoperarsi per, ma l’adoperarsi con, insieme a qualcuno per raggiungere un unico scopo. Il contatto tra gli uomini non è qualcosa che serve a noi o a chi ci sta accanto, ma qualcosa che serve a tutti per raggiungere Lui. In questa ottica chi si pone “in relazione con” ha ben chiaro che dagli altri nulla si deve aspettare nulla, ma solo la gratuità è il motore primo…voler essere per gli altri ciò che loro sono per noi significa essere dono. E basta. Gli altri sono per noi dono prezioso perchè tramite per giungere a Dio e noi dobbiamo imparare a fare altrettanto. Un mondo che vivesse in queste dimensioni sarebbe l’Eden, ma nel nostro piccolo mi pare che questo blog-microcosmo rappresenti uno splendido esempio di ciò che di così profondo Abelardo tenta di spiegare all’eremita. Una buona giornata a voi tutti. Paolo (già sudato!! Chissa a fine pomeriggio come sarò!!)

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  10. sbaglio o al tema dlla felicità avevate già dedicato un post? Si vede che l’eremita non l’ha letto bene perchè altrimenti non direbbe certe cose: chi l’ha detto che la vita normale non esiste? il problema sta nel capire che cosa si intende per normalità. Non certo una felicità irraggiungibile, chè la felicità non è di questo mondo, o meglio non è certo la felicità fatta di soldi, salute, lavoro sicuro e zero preoccupazioni: che vita sarebbe se così fosse? La felicità, caro il mio eremita, ce l’hai dentro di te, è quello Spirito che ti ostini a non voler vedere…finchè non ti convincerai di essere stato fatto a Sua immagine andrai girando per confessionali senza trovar risposta. Che felicità deve aver provato Cristo sulla croce! E che felicità a essere insultato, denigrato…che felicità deve aver provato Maria a veder Suo figlio in certe condizioni…eppure sono stati felici anche loro, piccole gioie del quotidiano, grandi dolori che caratterizzano la vita di tutti, tutti, nessuno esluso, neppure il nostro Dio! E soffre questo Dio, soffre ogni volta che c’è un disastro naturale, una guerra, un’ingiustizia, soffre ogni volta che un bimbo muore senza motivo, ogni volta che noi soffriamo senza capire il perchè…soffre. Se solo potessimo vedere il Suo fazzoletto probabilmente capiremmo che la felicità non è neppure per Lui perchè noi, Sue creature, Lo cerchiamo laddove non potremmo mai trovarLo. Ed è più solo di noi…forse è stanco anche Lui di tutta questa solitudine. Costanza

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  11. L’eremita oggi parla per frasi fatte: “Homo faber fortunae suae” (e non ne capisce il senso!), “L’erba del vicino è sempre più verde”e il povero Abelardo, disarmato, si affida alle palline per tentare disperatamente di far comprende a quell’infelice che ben distante è la Fede dalla Fortuna, ben diversa è la Fede dalla Fortuna e finchè l’eremita ragiona in termini di Fortuna sarà difficile che trovi il bandolo della matassa che lo possa condurre con fiducia a Dio…più facile sarà che lo stesso Abelardo lo tiri fuori dal barattolo porgendoglielo:tra quelle palline, tra quei gomitoli c’è sicuramente anche quello dell’eremita, il bandolo è il suo Spirito ed è lo stesso identico Spirito che anima ciò che c’è nel barattolo e ciò che vive fuori.

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