“Ce li immaginiamo così i Greci, bruni, con la carnagione olivastra, filosofi, adoratori di divinità ubriache d’ambrosia lassù sull’Olimpo, dove essi ce la mettevano tutta a raggiungerli col fumo ed il profumo delle carni sacrificali. Ma probabilmente sbagliamo: i Greci forse non adoravano che la legge, l’amore, la guerra, la sapienza, la politica e queste ed altre cose innalzarono al rango di divinità, diedero ad esse un nome, un aspetto umano che celebrarono con statue e templi imponenti, segni concreti dei loro ideali e delle loro certezze che hanno sfidato secoli ed intemperie…nè Hermes, nè Atena, ma idee, pensieri che avevano nel cuore e nella mente e che ancora oggi ci raccontano la loro immortalità”. Giulia
Tempio
Si erge
il tuo corpo
marmoreo
io mi arrampico
tra scanalature
erose dalla
passione
oltre al capo
oltre alla fronte
solo cielo
sei la sede
del Cielo
custode di nubi
passeggere
e dei raggi
di Helios
Neve
Per sognarmi
neve
ed unirmi
alla terra
nacqui.
Mi condannò
per sempre
lo scalpello
ad essere
amato
verso
il Cielo.