Rinasco
Urlami
urla di me.
Sempre si grida
per partorire.
La vita.
Scarabocchio
Come
un’orbita
improvvisa
intorno
all’amore
ho disegnato
un grido
accanto
al tuo.
Alberi blu
e cielo verde
nel nostro
scarabocchio
per il Padre.
Rinasco
Urlami
urla di me.
Sempre si grida
per partorire.
La vita.
Scarabocchio
Come
un’orbita
improvvisa
intorno
all’amore
ho disegnato
un grido
accanto
al tuo.
Alberi blu
e cielo verde
nel nostro
scarabocchio
per il Padre.
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Anche io ho pensato al CAOS che genera la vita, e ogni volta che si urla le vibrazioni vanno ad alimentare il CAOS cosí che possano venir generate altre vite e il ciclo non ha fine.
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ed io sono sicuro che tante volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi in questo parto, un’ostetrica che ci aiuti a portare alla luce quel frammento di Dio che è in noi…forse l’uomo che ieri graffiava l’anima…la graffiava per scrostrare Dio dal nostro egoismo e renderLo manifesto…e l’uomo era così bravo in quest’operazione che Dio ne era quasi invidioso! Una buona serata…passo sempre a salutarvi prima di lasciare il posto di lavoro. Mario
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probabilmente partoriamo tutte le volte che amiamo e ci partoriscono tutti coloro che ci amano. Questa è la vita: una continua rinascita, un parto infinitoorta alla luce non solo le nostre meschinità ma anche la Bellezza insita in noi. Paola
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probabilmente si rinasce ogni volta che qualcuno ci chiama per nome, gridandolo al cielo come se invocasse Dio. In quei casi prendiamo davvero coscienza di noi ed è uno stupore vedere noi che veniamo urlati, diventiamo voce di un altro, l’altro che riempie di noi tutta la sua bocca, prende fiato e grida di gioia perchè avverte l’eterno, laddove gli alberi sono azzurri e il cielo è verde, ma il padre Padre! riccardo
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Lo dice anche Abelardo che dove c’è sofferenza c’è vita e non si nasce che insieme al dolore di una madre, un dolore fecondo, un dolore mai fine a se stesso ma preludio di una nuova vita, di un inno alla Vita.
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l’urlo che viene scritto come un nome che viene gridato come se ci si potesse riempire il cuore dell’amato, dell’altro, dell’Altro e poi esserne appagati per sempre restandovi fedeli. Bellissimi! Rossana
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mi piace il grido che viene disegnato, vedo due anelli, due aureole, due anelli di fumo, un fumo che svanisce come la voce e si disperde in Cielo…mi ricordano Rilke oggi i vostri bellissimi versi e forse la prima lirica è una delle più belle che abbia mai letto perchè in quelle poche parole c’è il mistero della vita intesa come dono. Costanza
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Questo sì alla vita della prima lirica lo vedo ripreso dalle due orbite della seconda che richiamano alla mia mente le fedi nuziali. Sempre originali ed incisivi nella vostra espressione. Salvatore
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La vita, la Vita…l’unica cosa che conta. Ogni volta che un bimbo nasce si rinnova una promessa a chi amiamo, si conferma il nostro sì alla Vita. Tiziana
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urlami…dove quel “mi” è complemento oggetto, urla me stesso, fa uscire fuori dai tuoi polmoni me stesso, partoriscimi, creami, dammi vita…e si vede a poco a poco un demiurgo che modella e scolpisce la sua creatura, che partorisce dal suo amore…partorire la vita, la Vita, come fa ogni padre, il Padre! Sempre molta sintonia nel vostro dialogo. Nicola P.
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nell’urlo l’ordine si inverte, i colori passano da un elemento a un altro e dal CAOS, come era dapprincipio, si passa alla vita….trovo oggi fortissimi echi della teogonia esiodea
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in fondo la vita è passare da un parto all’altro. Spesso si cerca il proprio parto, la propria liberazione in un pezzo di prosa, in un verso di una lirica…altre volte si grida, come il Cristo sulla croce…si grida spesso per partorire, in ogni modo. La migliore serata a voi tutti.
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Le parole dell’amore spesso vengono sussurrate (alludo a quel “sul seno scivoli nel sonno) di ieri) come una ninna nanna, alre volte invece vengono gridate coma per affermare noi stessi e la forza prorompente del sentimento stesso. Sono comunque parole che emergono dai recessi del cuore, le sillabe più intime di noi, quelle che ci riconducono a noi stessi riconciliandoci proprio con la nostra precarietà umana. E ne viene fuori una scrittura convulsa, uno scarabocchio tracciato con la mano tremante di chi ha paura della sua fragilità ed allora non può che offrire tale fragilità a dio, come una preghiera…trovo che questo dialogo riprenda e continui quanto già detto ieri sotto molti aspetti.
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