L’eremita (seconda parte) (Scena unica-parte trentaseiesima)


fiore pompeiano

 

L’eremita
Allora finché c’è sofferenza c’è anche vita e la morte non è poi così vicina come noi crediamo… nonostante l’acutezza del dolore e il senso di una impotenza che si percepisce come definitiva…ogni momento di disperazione è quasi una sorta di meccanismo di difesa della parte di noi che ancora vuol andare ancora avanti…di quella parte che è già oltre l’ostacolo, ma che nonostante ciò non può fare a meno di risuperarlo… come se le difficoltà avessero una capacità di dilatazione immensa, ma sempre almeno pari alla speranza e all’istinto di sopravvivenza.

Abelardo
È un sogno: te l’ho già detto, e nei sogni non si muore mai, anche se il sangue sembra vero e le ferite dolgono, anche se si può piangere di uno strazio incolmabile in quella che è pura immaginazione…un giorno il sole ti risveglierà e non avrai più bisogno di occupare il tempo, perché il tempo dell’eternità sarà il tuo nuovo motore. E capirai pure che le fragole non  nascono dai semi dell’orzo; perdonami l’esempio ma…in questa vita siamo davvero dei contadini maldestri, non conosciamo nemmeno le stagioni e pretendiamo di raccogliere frutti diversi rispetto ai talenti che abbiamo investito.
Se hai amato la parola, se hai avuto davvero questa fortuna, non puoi pretendere che questo amore generi oro o gioielli, perché i beni di questa terra non hanno il dono della vita.
Se hai amato il denaro sarà questo la tua unica ricompensa: la ricchezza è come un fiore senza stame e pistilli; la sua bellezza viene adorata dagli uomini, ma gli insetti passano alla larga, perché non possono sprecare neppure un istante della loro breve vita.
Forse gli insetti hanno ricevuto in dono un senso del tempo che non ci appartiene, ma dovremmo imparare ad osservarli con maggiore attenzione.
Il fatto è che spesso abbiamo crucci che consideriamo vitali, ma che in realtà non lo sono; se lo fossero il nostro approccio sarebbe molto più diretto ed essenziale.
Tu stesso sei qui da me per risolvere quelli che credi problemi…ma sono soltanto domande che si esauriscono in se stesse; tu non vuoi risposte, ma solo un poco di sollievo momentaneo, una boccata di ossigeno.
Ma se la tua vita durasse soltanto lo spazio di questa confessione e tu ne fossi consapevole, credi che mi rivolgeresti gli stessi interrogativi?
Io penso di no. Mi chiederesti come fare a salvarti l’anima piuttosto, non saresti così intento a guardarti dentro…no di sicuro, per guardare ed in fondo non toccare veramente ciò che deve cambiare.
Tu non vuoi cambiare veramente, perché non ne vedi un’utilità immediata…non senti ancora il respiro dell’eternità.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

10 pensieri riguardo “L’eremita (seconda parte) (Scena unica-parte trentaseiesima)”

  1. io le risposte le vorrei…se solo fossi in grado di formulare le domande…spesso sono così arido che non ho voce neppure per quello…la strada da fare è immensamente lunga per me! Daniele

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  2. per cambiare veramente bisogna avere una spinta interiore molto forte, bisogna andae alle radici, potare quel che c’è da potare per far crescere la pianta robusta…spesso invece i rami secchi ci fanno tanta bella compagnia…tendono comunque al Cielo benchè secchi e noi aspettiamo che arrivi il giardiniere senza esser capaci di chiamarlo.

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  3. La confessione in se stessa credo che raggruppi tanti dei concetti descritti, dipende da come la si fa puó essere solo una boccata d’ossigeno, che fa pur sempre bene al nostro essere umani, o puó essere morte, rinascita e quindi cambiamento…ci si libera di un passato che spinge sempre piú in basso, ci si libera da tutti quei dettagli che ci portano ad essere meschini e si ha l’opportunitá, la scelta, di rinascere nel cambiamento che Dio chiede ad ognuno di noi, ed é diverso per ognuno di noi, altrimenti ci avrebbe fatti tutti uguali.
    Forse siamo troppo drastici nel pensare al cambiamento e la drasticitá porta alla paura e al tornare indietro nei nostri passi.
    Spesso quando intravedo me stessa su una superficie che riflette la mia immagine odio quando scopro che gli angoli della mia bocca sono rivolti verso il basso, vorrei poter sorridere sempre e che il sorriso diventi parte della mia fisionomia…é cosí bello vedere una persona che sorride, da cosí tanto, puó illuminare il mondo intero, e costa cosí poco. L’ignoranza a volte é davvero una benedizione perché porta all’essere semplici all’aver fiducia, forse dovremmo tutti far finta di essere un pó piú ignoranti.

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  4. forse il cambiamento non è dettato da un’utilità…cambiare fa male! è spesso uno strappo, soprattutto se il cambiamento implica una rinuncia…non lo so mi mettono molto in crisi queste ultime parole e ho bisogno di pensarci sopra un bel po’…credo che tutti abbiamo paura dei cambiamenti, lasciare tutto per seguire Lui non è facile…

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  5. la morte è vicina, è vicinissima…la morte spirituale intendo! è di quella che ci dobbiamo preoccupare! quando non sappiamo più donare noi stesssi, quando non abbiamo più voglia di una carezza, quando tutto ci dà fastidio e sembra senza un senso, ecco quella è la morte spirituale e a parer mio essa è più presente e diffusa tra gli esseri umani che non quella fisica

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  6. finchè c’è sofferenza c’è vitasto è vero…ma credo che sia comunque compito di ogni cristiano essere felice, tentare di essere felice, come ben abbiamo detto tutti noi in qualche post fa. Rossana

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  7. spesso i crucci che consideriamo vitali non lo sono affatto, quando ti diagnosticano un tumore maligno e ti dicono che hai pochi giorni di vita ti rendi conto di cosa sono i crucci…non quelli legati all’apparire, ma all’essere..perchè nonostante tutto, nonostante i soldi, il lavoro, la carriera etc. ciò che conta in questa vita è esserci, è la possibilità di poter dire “ci sono anche io” e magari sbagliare, peccare, ma proprio perchè vivi avere comunque il dono di poter chiedere perdono. ESSERE! non avere! essere per capire chi siamo, per respirare, per sentire il cuore che batte e aver voglia di andare incontro alla vita a braccia aperte. Il cruccio vitale è quando ti viene negata tale possibilità. Se avessi poco tempo a disposizione mi piacerebbe imparare a respirare e a chiedere scusa!

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