Non sono un poeta/Poeta


Non sono un poeta

Esito a
inginocchiarmi
intimo gesto
come quelli
dell’amore
di cui sanno parlare
solo i poeti.

 Messina

 

Poeta

 

Immolata
alla sera
sorride
l’angoscia
nel canto
silenzioso
di un uomo
inutile.

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

25 pensieri riguardo “Non sono un poeta/Poeta”

  1. vedete, io credo che a scuola la poesia si trovi un po’ in una situazione paradossale: o viene prprosta per essere analizzata e sezionata oppure viene inserita in percorsi storico-letterari…entrambi gli accostameti sono corretti ma trascurano un punto importante: quella particolare “simpatia” che si viene a creare tra poesia come espressione di sè e come sguardo sul mondo e i lettori giovani.E sono proprio i giovani a sentire il desiderio di manifestare se stessi e tentano la poesia un po’ per volta ma non hano buoni maestri in classe…ecco, il merito di questo blog è quello di aver trasmesso ai giovani la “voglia di poesia”…è da qui che bisogna partire, perchè la poesia parla di cose che succedono e che ci riguardano, cose in cui l’individuo si rispecchia…carlo e giulia rendono vivo tutto ciò palesando il legame forte che sussiste tra poesia e esperienza comune. E di questo io personalmente li ringrazio. Corrado

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  2. ed allora che torni alle cavie e riprendo io il discorso: vorrei dire che la poesia è soprattutto scavo interiore, viscere dell’anima immolata a Dio ed io immagino che voi guardiate il vostro post a fine giornata come se fosse un “sacrificio” nel quale poter in qualche modo leggere di voi! e del servizio che l’arte ha reso! Grazie per tutto. Mario

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  3. solo l’amore sanno parlare dell’amore perchè lo rendono universale cantando del loro amore senza aspettarsi nulla in cambio…c’è la stessa gratuità che accompagna il gesto della genuflessione. rossana

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  4. In questo dialogo mi ricordate fortemente i crepuscolari che cantando sommessamente ed in modo dissacratorio spesso innalzano il poeta proprio negandosi il ruolo di uomo. Marta

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  5. al tramonto l’angoscia sorride come a constatare che tutto passa e forse è questa condizione di silenzio e serenità che predispone alla preghiera e all’arte come servizio! La poesia a servizio degli altri! Questo per me è il senso dopo che ho letto tutti i vostri commenti! Un abbraccio. Paola

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  6. io penso che solo con la negazione delle nostre capacità si possa migliorare nel percorso dell’arte…qualora ci si sente arrivati non si migliora, se invece nego di essere un poeta, un vero poeta, di quelli con la P maiuscola e tento, tento, tento ancora di farmi servo, di inginocchiarmi, dinanzi a Dio, a me stesso e all’arte, allora forse il cerchio delle conoscenze e delle competenze si allarga, la mia perizia tecnica migliora, il mio sentire si innalza sempre più al sublime e prendendo sempre più coscienza dell’utilità del mio messaggio il capolavoro ha vita! Ringrazio molto Giulia e Carlo per lo spunto di riflessione che ci hanno offerto, perchè senza essere poeti questo è il cammino che tutti dobbiamo compiere se crediamo nel progresso umano. Un buon lavoro a tutti! Paolo

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  7. se lei confronta le poesie di suo fratello di anni fa alle sue ultime vedrà cosa significa diventare poco per volta poeti…mi dispiace, non volevo fare polemica, ma solo sottolineare il fatto che in tanti possono essere discreti, in pochi raggiungono però il sublime e per raggiungerlo ci vogliono anni di esercizio nonostante Dio ci abbia reso dei privilegiati colmandoci di doni straordinari…altrimenti ci sarebbero 100 Michelangelo, ma ce n’è solo uno e per diventare tale oltre alla grazia divina ci vuole esercizio. Una cosa è avere dei doni, un’altra è affinarli! Se così non fosse lo studio non avrebbe senso e gli artisti, quelli immortali, sarebbero tali solo per buona sorte…ed io non ci credo!Un abbraccio, cara Alberta, a Lei ed alle sue splendide bimbe…trovo molto bella questa chiacchierata e dobbiamo essere riconoscenti a Carlo e a Giulia se ce ne danno l’occasione! Torno al lavoro!

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  8. Sebbene trovo che il commento di Emilioconte sia bellissimo non mi trovo d’accordo con l’affermare che non si nasce poeti, si nasce e come con determinati doni, possono essere la poesia, la pittura, la manualitá, la musica, e poi sta a noi svilupparli al massimo studiando quello che il passato ci insegna…le assicuro che ci sono artisti che hanno dipinto opere d’arte prendendo una tavolozza in mano per la prima volta a sessant’anni e sicuramente nessuno puó negare quello che Mozart ha scritto a cinque anni. Si diventa il meglio di ció che giá siamo prendendo conoscienza del passato, ma i doni ci vengono dati da Dio prima ancora del nostro concepimento!!

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  9. piuttosto Palazzeschi con quella sua prosopopea Chi sono? L’uno risponde “non sono un poeta”, l’altro risponde che è un uomo inutile e non c’è però la maschera auto-ironica di Palazzeschi, quella del saltinbanco, quanto l’amara disillusione di Corazzini che malato affida l’anima a Dio….Oggi avete dato vita ad un post meraviglioso per contenuti letterari! Renato che ora va ad interrogare!!

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  10. corazzini si sarebbe compiaciuto a leggervi e sicuramente si prenderebbe il merito di di aver trasmesso così bene la sua lezione di vita! Però non scrivete più che non siete poeti e che vi sentite inutili…è una bugia senza giustificazione! Federico che dev’essere interrogato!

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  11. accettare di essere inutile alla fine della giornata, con serenità, significa accettare la vita comunque. se l’angoscia sorride si ha in fondo la consapevolezza che il proprio canto non sia del tutto inutile ed allora non rimane che inginocchiarsi. Riuscite sempre a trasmettere qualcosa che va oltre la letteratura e che ci rende dopo la lettura un po’ migliori. Costanza

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  12. forse è solo negando se stessi che si afferma se stessi, solo negando la propria poesia si migliora nell’ars poetica e ci si innalza al sublime e solo cantando della propria inutilità si dona un senso alla propria vita tentando al contrario di diventare utili. percorsi perversi che l’uomo escogita per avvicinarsi in realtà non solo ai suoi simili ma a Dio.

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  13. in entrambe le poesie io trovo che l’autore tenti di superare l’angoscia dell’inutilità affidandosi a Dio, riconoscendosi incapaci di fare poesia, ma nel momento in cui si fa preghiera allora si fa per forza anche poesia! Marta

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  14. in ogni essere umano c’è poesia, in chiunque abbia sensibilità per ciò che lo circonda…purtroppo non si nasce poeta, ma lo si diventa, sudando, soffrendo, molto soffrendo…non esiste poeta degno di chiamarsi tale che non abbia studiato e letto, letto e studiato! Ed è con l’esercizio che si migliora e si raggiunge il sublime…tu puoi pure sentire in un certo modo la vita, ma una cosa è sentirla, un’altra è esprimerla!per me c’è lo stesso processo che l’uomo raggiunge con la preghiera..gli esercizi spirituali non nascono a caso e nessuno nasce sapendo pregare…trovo queste due liriche particolarmente significative proprio per la dinamica che avvicina la preghiera alla poesia. E questo è vicino, vicinissimo ai crepuscolari che Carlo e Giulia hanno senz’altro bene in mente!

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  15. Da cosa nesce la poesia?…dalla malinconia, dalla nostalgia, dall’angoscia, perché sono parte dell’amore,…da sensazioni che spesso nascono proprio dal sentirsi inutile soprattutto in una societá che da valore solo e soltanto all’essere produttivi. A volte la sorte, tramite l’ironia che la tipicizza ci dá l’opportunitá di essere se stessi, di attuare sogni che abbiamo sepellito per poterci amalgamare in questa societá…é da questa inutilitá che nasce la poesia. Carlo é sempre stato poeta, fin dal primo pensierino che ha scritto dopo aver imparato l’alfabeto, non é l’amore per la letteratura che l’ha avvicinato al foglio bianco, ma viceversa, ama la letteratura perché é poeta, con tutto quello che ne consegue, con tutti quei sentimenti insiti nell’essere umano portati all’estremo fino al silenzio, altrimenti non sarebbe un poeta. E’ la negativitá che porta al sublime del positivo perché i poli si attraggono e in un istante la negativitá non esiste piú e anche il sentirsi inutile si fa strumento di Dio.

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  16. queste due liriche si potrebbero condensare in un’unica domanda: Che cosa dici quando preghi? è difficile, sapete, rispondere…è difficile! Troppo intimo!

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  17. cosa dovrei dire allora del mio bambino? è forse inutile?non è giusto sentirsi tali…qualcuno ci ha voluto e desiderato…non è giusto…è mancanza di rispetto! Nessuno è indispensabile, tutti siamo necessari, tutti, nessuno escluso…bisogna molto soffrire per comprendere a fondo questa verità. Tiziana

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  18. nessuno è inutile…è una bestemmia!e lo sapete tutti! Si può parlare di nichilismo apatico, ma non è così. Dinanzi a queste liriche siamo piuttosto difronte al fatto che il poeta afferma con fermezza e dignità di lui, attuando una separazione non netta tra il letterato e l’uomo privato vivendo con acuta coscienza la funzione poetica…in entrambe le liriche avviene ciò: nella prima si annulla per affermare, nella seconda si afferma per negare. Un antitetico processo per gridare a Dio il proprio GRAZIE per esserci, per aver parte a questa vita, per saper cantare dell’amore così come di se stessi…con quel “pianissimo” di cui parlavo ieri, ma sempre canto è! Ed il canto non è mai inutile, come non lo è nessun uomo! Nicola P.

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  19. credo che nella vita tutti si esercitino a inginocchiarsi, così come un poeta esercita la sua arte. In effetti inginocchiarsi è un gesto intimo, molto intimo, tanto è vero che pregare con un’altra persona accanto risulta spesso molto difficile, le parole non sgorgano dal cuore e si preferisce pregare in silenzio, quasi la nostra anima fosse un libro aperto solo per noi e per nessun altro. Perchè le cose di Dio sono intime come il sesso, è questo il senso della prima lirica, sono cose, “cose”, che nascono dal profondo, che rivelano ciò che veramente siamo e tutti abbiamo paura di svelare le nostre piccolezze e le nostre verità…ci sembra un gesto troppo intimo per poterlo condividere con qualcuno che non sia Dio. Eppure, solo quando si mette da parte l’angoscia, solo quando la si offre alla sera allora il canto si fa pulito, pur nel suo silenzio, ed io sono convinto che non sia mai inutile un canto del genere!un poeta non è mai inutile, anche se sente di innalzare il suo canto solo per se stesso e non si aspetta applausi…ci sarà pur sempre qualcuno ad accoglierne il senso ed allora sarà una condivisione, come un prodigio, come una preghiera recitata in due a voce alta, sorridendo alla sera per un’inutilità ritrovata!

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  20. se ne parlava ieri: il poeta è colui che ha l’anima pulita dall’angoscia del vivere o almeno che guarda le cose con un certo distacco dopo che ha provato angoscia ma soprattutto dopo che si è affidato a Qualcuno, fosse esso Dio o l’Arte o addirittura se stesso…molte sono le strade che portano alla poesia, anche l’egoismo talvolta! Qui mi par di leggere un’esitazione, ma un’esitazione soltanto, un attimo solo di dubbio prima di piegare le ginocchia e di dare voce al canto, un canto intimo…il vostro.

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  21. nessuno è inutile così come nessuno è indispensabile. Certo è che inginocchiarmi mi rimane spesso difficle proprio per l’intimità e l’umiltà del gesto a cui non sono abituato. Daniele

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  22. ma chi è il poeta? siete voi? siamo forse noi? la poesia nasce probabilmente da una voce sola che sintetizza una coralità di pensieri ed emozioni. Cris

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