“Ripensavo alla prima volta che mi hai fatto leggere le prime righe dell’Eremita…pensavo a quella sera in cui mi hai detto:”Ho già in mente il prossimo libro, si chiamerà in modo strano: L’eremita!”…e poi, giorno dopo giorno, scoprivo ciò che Dio dettava di notte alla tua anima (e in realtà me ne meravigliavo, dal momento che il precedente Harmony nulla ha a che vedere con questo dialogo filosofico! Io mi ostino a definirlo tale e non dramma!). E’ bello, sai, per me, da anni ormai, leggere a tappe quest’opera, un po’ per volta condividere la tua “notte” e leggere che cosa ti detta Dio.
Ho pensato al senso della notte, notte spirituale così come essa si presenta nell’esistenza di ogni persona. È un analisi che ci interpella profondamente, perché tocca sul vivo tante nostre domande. Ed infatti tante sono le domande che l’eremita pone ad Abelardo. E quest’ultimo non offre mai risposte facili sul problema del dolore, bensì espone un’esperienza vera di un uomo che ha fatto, nel dolore, la scoperta più determinante della sua vita: la gioia di Dio! Sono stati anni difficili questi in cui è nato l’Eremita, eppure proprio da questi anni vissuti insieme ho capito come la sofferenza che ci è data da vivere può essere non solo disperata ma soprattutto abitata. E mi piace dire ABITATA, perchè tu sei un’anima in cui dimora Dio e questo pensiero mi illumina dall’alba fino a notte fonda! E’ un periodo duro e buio, metaforicamente una notte, ma una notte senza la quale non si può provare la fede, né riconoscerla, né sperimentarla: senza questa notte non può verificarsi l’incontro definitivo con la Luce.
Una notte che è contemplazione e purificazione, non è una notte qualsiasi. Entrare nella notte è una grazia, un grande dono perché senza di essa l’uomo non può incontrare Dio e nemmeno se stesso…mi viene in mente Edipo e in realtà la sua cecità è comunque una notte, metaforicamente una notte spirituale!
La notte esprime oscurità avvolgente, solitudine e silenzio: sono queste sue caratteristiche ad aprirti il cuore e a far sì che Abelardo venga a visitarti come un sole che sorge! Ed ecco, come per magia, che la notte diventa allora un’avventura d’amore, è un processo dinamico attraverso il quale l’uomo viene strappato dalle sue ricchezze, dalle proprie certezze; da una vita centrata sul proprio io a una vita focalizzata in Dio. E tu ti prepari ad accogliere la sua parola, ti predisponi come in raccoglimento e mi par di vederti mentre chino scrivi come sotto dettatura frasi di cui non comprendi neppure il significato. E sai perchè? Perchè come ogni credente tu sei profondo e semplice insieme. Chi crede non dà niente per scontato e non pretende che tutto gli sia spiegato. La fede diviene in lui un’attesa certa e serena, come stare in una stanza ora forse molto buia e ora troppo luminosa. E, se è vero che ogni fede crea una morale, scopriamo proprio come la fede in Cristo dà vita ad opere di Cristo. Già il credere, anzi, è la prima opera che si trasforma in carità. La fede cristiana produce opere che spesso per il mondo sono sprecate: la lode, il sacrificio, i voti religiosi, la scelta della vita umile e libera dal successo. È tutta una serie di concretezze della fede che, vissute senza moralismi e senza pretese, rendono l’uomo e il suo mondo sempre più veri. Peccato che solo pochi le riconoscano come tali…sabato scorso in chiesa, mentre Marco prendeva i voti, tutte queste cose mi sono balenate in mente e solo ora ho la forza di metterle per iscritto.
Ho pensato anche che questa notte rappresenta per te un influsso di Dio nell’anima che la purifica dalle sue imperfezioni abituali, naturali e spirituali; i contemplativi la chiamavano contemplazione infusa o teologia mistica, mediante la quale Dio ammaestra e istruisce l’anima in perfezione di amore, senza che ella faccia niente e capisca come ciò avvenga. Questa contemplazione infusa, in quanto è sapienza amorosa di Dio, produce nell’anima due effetti principali: la purifica e la illumina disponendola all’unione di amore con Dio. E mi pare che il processo di scrittura dell’Eremita corrisponda in fondo proprio a questo.
Non so perchè così banalmente mi rappresento questi anni come una notte, ma in realtà me la figuro come profondamente apocalittica, nel senso che è una notte di vera rivelazione di Cristo. Del resto il sostantivo greco apokàlypsis significa proprio scoprire, togliere ciò che nasconde, svelare e questo è perfettamente ciò che l’esperienza della notte opera nell’anima. Da una parte la crisi e la disperazione per le antiche certezze che vengono tolte, ma, dall’altra, un nuovo incontro con Qualcuno che ti ha aspettato fin lì per dirti “fino a questo punto ti ho amato!”. Si spalanca allora una consapevolezza nuova e una logica diversa: la logica d’amore..e tu scrivi, sotto dettatura, ma scrivi di questo Qualcuno che continua ad amarti.
Io non so quanto tu possa gradire queste mie parole, ma sono frutto di una lunga riflessione che è partita dalla mia notte ed è giunta per forza e con naturalezza alla tua: ho solo cercato di dare un senso alla sofferenza, di trovare un’ulteriore conferma della Sua presenza…” Giulia
Da Carlo…
Come Pascal
Vorrei finire
come Pascal
disse Creso
a Minosse
e Satana
finalmente
morì
di freddo
E da Giulia…
Una croce soltanto
Nada nihil nothing.
Solo questo legno
sosterrà
il vuoto, il niente, il tutto.
Nodoso cedro
la mia ricchezza
brucerà in Te
e da fiamma
luce nascerò
luce giallo oro.
P.s. Per chi volesse approfondire le vicende del Governo ed in particolare anche conoscere l’attuale nome dei Ministri e dei Sottosegretari cliccare qui sotto

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