<<Soddisfazione più grande non potevi riceverla…i ragazzi hanno scritto pensieri bellissimi e puoi proprio essere fiero di te e della tua capacità di ascolto…..forse è legata alla fede, forse in certi giorni ti affidi di più ed in altri sei più distratto, forse sei un po’ discontinuo, come i miei studenti, ma ciò che conta è che poi riesci sempre a ripiegarti su te stesso, a fare silenzio dentro di te, a farti piccolo piccolo dinanzi alla voce di Dio che ti inonda di luce e startene là, come un bimbo indifeso, con la “penna” in mano, ed il cuore aperto a ricevere amore. Io credo che Abelardo ti parli nei momenti in cui tu sei più predisposto a lasciare alle spalle le piccolezze della quotidianità e a concentrarti sulle piccole cose che invece contano. Ci sono momenti in cui riesci a mettere da parte il tuo io, il tuo egoismo, i tuoi bisogni primari e ti spogli Carlo, ti spogli di tutte le tue meschinità e così, nudo, resti in ascolto…capisci bene quanto sia difficile fare ciò:è per questo che non capita tutti i giorni, diversamente saresti santo ed io non te lo permetto, ma quando sarò morta le porte del Paradiso per te saranno spalancate ed allora non avrai più bisogno della penna, perché il Signore parlerà attraverso la luce dei tuoi occhi. Grazie per queste parole di Abelardo…grazie dal profondo del mio cuore.>> Giulia
Da Giulia…
La beffa
Risuonerà
Eco straziata
dal ventre della terra:
“Ti amai”
ma Narciso incurante
dal dolore la uccise
e tu ancora puoi
udire la risposta
“mai…mai…mai”
E da me…
Achemenide
Sotto un cespuglio
mi cercano i ciclopi:
mal di mare
ha il mio cuore.
Essere un lapillo
bollente vorrei
per un attimo
nel blu profondo.
provo per la terza volta a lasciare un commento: forse il ventre della terra è un luogo caldo e pieno di vita, pieno di lapilli, forse è proprio là che Achemenide sogna di andare, anche solo per un attimo, per rendersi conto che è ancora vivo e capace di amare, amare e soffrire, ma vivo! Luciano
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c’è una frase della lettera che mi colpisce oltre alle altre che già sono state segnalate ed è “diversamente saresti santo”…forse i santi sono più vicini a noi di quanto non immaginiamo, cara Giulia, forse ci sono accanto e la loro santità è fatta ed è costruita su piccole cose…Mario
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capisco anche io quanto sia difficile spogliarsi e rimanere nudo in ascolto…ma credo sia il fine ultimo della vita. A dire il vero questa bellissima lettera sembra per certi versi scritta proprio da AbelaRDO, SE NON FOSSE PER UNA SQUISITA E GENUINA VENA FEMMINILE CHE TUTTA LA PERVADE: IL FILOSOFO è PIù CINICO QUANDO PARLA, MENTRE gIULIA è DI UNA TENEREZZA MATERNA SCONFINATA…Rossana
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e’ vero:c’è una bella differenza tra piccolezze e piccole cose!e non le piccole cose di pessimo gusto alla Gozzano, le piccole cose, perchè l’essenziale è invisibile agli occhi…ma Giulia ci vede benissimo, ed apre gli occhi anche a me. Mi piace moltissimo come avete costruito queste due liriche su Eco e Achemenide…mi state insegnando tante cose con la vostra magica penna. Paola
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innanzitutto devo dire che Giulia mi ha commosss con le sue parole, per come riesce a parlare di una creazione che non le appartiene ma che affettivamente sente proprio sua. E poi volevo aggiungere una parola su Eco. Eco non può che dire TI AMO, non è capace di pronuncioare altro, la sua lingua non conosce che quel verbo e sarà per sempre condannata a ricevere quel MAI in risposta perchè in tal modo i Greci spiegavano l’ineluttabilità del destino umano, quelo stesso destino che ha portato Edipo, non vplendo, a macchiarsi di parricidio ed incesto. Per loro la tragicità della vita umana è resa palese ed esemplare attraverso il mito ed è molto bello che voi siate così bravi ad attualizzarlo: come Achemenide che vibra dal terrore e aspira ad essere un uomo a tutti gli effetti…spegnersi nel mare e dimenticare tutti i suoi dolori!
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Se Eco avesse gridato “CI SENTIAMO” avrebbe per sempre sentito in risposta “TIAMO”…e il ventre della terra rivelerebbe una calda verità! Riccardo
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carissimi, davvero non è cosa semplice farsi piccoli piccoli dinanzi alla voce di Dio: io immagino Carlo con quella penna in mano mentre Abelardo parla al suo cuore, immagino la testa china sul foglio ed una grande serenità d’animo:le macerie di cui si parlava ieri non ci sono più, un mattone dopo l’altro la casa viene nuovamente tirata su…in due, con la forza della fede, con l’aiuto di Chi, invisibile muove i nostri passi. Bellissima lettera. Salvatore
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incurante..mi colpisce quell’incurante. Quasi etimologicamente: non prendersi cura di qualcuno o di qualcosa: quante volte lo facciamo…e le conseguenze non le immaginiamo quasi mai! Marta
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Achemenide vuole scaldare il suo cuore nel ghiaccio della quotidianità, vorrebbe dare calore ad una situazione di freddezza in cui è costretto a vivere: io lo vedo come un condannato a morte, come qualcuno che non ha la possibilità di esprimere liberamente se stesso. Eco invece non può fare nulla per mutare la situazione,: Narciso non la ha amata, non la ama, non l’amerà e anche lei ha nel cuore un mal di mare che la porta a morire. Lei ha espresso se stesa e proprio per questo è condannata a morte…incredibile questo dialogo! Belllissimo! Paola
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la scrittura di Carlo è come un lapillo bollente nel blu profondo della sensibilità di Giulia…se Giulia esorta Carlo a mettersi in ascolto è perchè lei prima di lui ha imparato a farlo…molto toccante la lettera e assai profonde le considerazioni circa la fonte dell’ispirazione
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della lirica di Giulia mi piace la trovata “TI AMAI” “MAI”, perchè con un gioco di parole, l’omoteleuto?, riesce a esprimere il tormento interiore: ed è un esempio chiaro di come attraverso le parole (significante)si possa giungere al significato profondo di un messaggio. Di Achemenide mi piace quel cuore che soffre di mal di mare perchèmi ricorda i lirici greci ed il loro parlare del mare in tempesta come metafora di un animo agitato dalle avversità della vita. Alberto
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dopo la bella introduzione di Giulia do solo una nota tecnica sulle due liriche: ne La beffa mi piace il gioco dei tempi verbali, futuro, pasato e presente, a sottolineare l’eternità del dolore che Eco è costretta a vivere. In Achemenide trovo molto efficaci le allitterazioni iniziali di “C” e “M” che danno ai versi un ritmo incalzante atto a trasmettere ansia e a comunicare il senso di paura in cui è costretto a vivere l’eroe….ci sono altri studenti qui, do spazio a loro!
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…perchè allora la scrittura non è che un andare alla ricerca di se stessi, dopo che ti sei guardato dentro e ti sei spogliato di tutte le tue meschinità puoi scrivere…ma in quanti siamo in grado di farlo? Ci raccontiamo un sacco di storie..la beffa è quella che alla fine parliamo parliamo e non sappiamo chi veramente siamo…Alice
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mi ha colpito la lettera di Giulia per come spiega in che modo possa nascere un testo scritto…ecco, io credevo che bastasse lo studio, la ricerca, il tempo, l’ispirazione, la magnanimità così come dice l’Anonimo del sublime, le doti personali,…non avevo mai pensato però a che cosa fosse in realtà l’ISPIRAZIONE e mi pare che lei lo spieghi bene, davvero bene e mi fa sentire piccolissima, ma devo farmi ancora più piuccola se voglio impugnare la penna…l’umiltà dell’ascolto…ci vuole anche e soprattutto quella…Carlotta
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Sembra quasi di vederla questa Eco, e di sentire il suo grido disperato…tra le rocce non c’è modo di far tacere quella terribile risposta condannata a non mutare mai…vorrebbe uscire dalle rocce Eco come vorrebbe uscire dal cespuglio Achemenide che si nasconde dai ciclopi mentre il suo cuore è scosso da ondate di terrore. Vorrebbero essere entrambi ciò che non sono, due creature che desiderano essere amate, raccolte. Bellissimo questo dialogo di stampo mitologico cum variatio! Emilio
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Caro Carlo, io credo che una lettera così meriti un’intera vita da vivere e forse anche da soffrire! Se c’è qualcuno, anche solo un’anima, che crede in ciò che lei scrive come fa Giulia davvero lei è un uomo fortunato! Ma lei è cento volte fortunato visto che in molti abbiamo apprezzato ieri la sua splendida pagina! Giulia mi ha molto toccato con le sue parole, perchè si vede che ha compreso molto bene il meccanismo della sua scrittura e la scrittura è un qualcosa di estremamente intimo e personale e quando una donna descrive con quelle parole e quel trasporto un qualcosa di così “suo”, chi legge non può che rimanere commosso. La lirica di Giulia riprende il mito di Eco attualizzandolo con femminile e tragico pathos, insistendo sull’impossibilità di una soluzione al problema (dinanzi a questo stato di cose i tragici greci si sono oltremodo sbizzarriti!). La figura di Achemenide invece è disegnata come quella di un uomo che almeno per l’attimo di un lapillo vorrebbe essere se stesso, libero di vivero, senza maschere, senza doversi nascondere e celare un amore grande come quello che portò Eco alla morte. Bellissimo post! Alberto
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rioproviamo..non se ne può più!!!!
…nell’Eneide e poi basta. Ha voglia di essere ritrovato da un volto amico, ha voglia di amare questo Achemenide, la stessa voglia che ha Eco…è bellissimo ragionare e soffermarsi su questi personaggi che pensavo fossero lontani e invece sento miei grazie a voi! Maria
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Di Achemenide non si parla poi molto, qualche riga nell’
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leggere del mito di Eco così mi fa da una parte sorridere, dall’altra mi vengono i brividi…capisco ora il senso che i Greci gli avevano attribuito! Federico
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Solo un accenno all’introduzione: è la spiegazione di come avviene la stesura di un’opera come l’Eremita; è la sua genesi…la lirica è più immediata, è costruita forse su un’unica immagine, mentre il dialogo filosofico necessita di maggior tempo, maggiori immagini, più tempo e concentrazione….non solo: per scrivere certe cose, ha ragione Giulia, bisogna presentarsi nudi al cospetto di Dio…ma credo avvenga poi per tutte le grandi opere, anche per la poesia, in primis per la poesia…del resto gli antichi chiamavano vati i poeti proprio per via della loro ispirazione divina….solo per collegarmi a quanto precedentemente detto sul sublime. Una buona giornata a tutti. Paolo
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questo “ti amai” che risuona dal ventre della terra è una VERITA’, la verità più vera (perdonatemi il bisticcio!) che sta al centro della Terra ed è celata, sta nascosta, come Atamante sotto il cespuglio e come lui vorrebbe venir fuori e manifestarsi! E’ l’amore che con prepotenza chiede di essere vomitato fuori come lava dal cratere di un vulcano….troppa è la paura e spesso si cela questo desiderio d’amore dentro al cuore…forse per paura di soffrire troppo e di sentirsi rispondere un MAI che uccide la nostra intimità più vera e sincera.
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oggi vorrei dire solo due parole sull’introduzione che mi ha colpito moltissimo: “fare silenzio dentro di te”. E’ difficile al giorno d’oggi, difficile è trovare il tempo, il modo di fare spazio al silenzio, quasi spaventa il silenzio, il raccoglimento, ma senzA QUELLO NON SI POSSONO SCRIVERE CERTE COSE, PERCHè NON SI SENTONO CERTE COSE..troppo vogliamo essere distratti da ciò che poi, in fondo non conta e non ha valore…le due liriche sono bellissime! Costanza
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