Ci sono momenti della vita in cui ci si sente così come poi leggerete. Scriverne è liberatorio talvolta e talvolta non lo è. Ma la condivisione di questi frangenti (perché di frangenti si tratta anche se possono durare per tanto tempo) rende tutto più sopportabile e addirittura consolatorio per noi e per gli altri. Al Salone abbiamo conosciuto tante persone provate veramente dalla vita, eppure non si sono arrese, dinanzi alle loro macerie hanno fatto a pugni con Dio e sono ripartiti con una scommessa nel cuore:una scommessa d’amore! Diciamo insieme una preghiera per gli istanti difficili, non tanto perché stiano lontani, essi sono necessari, ma perché l’angelo custode che ci sta vicino si manifesti in tutta la sua potenza e bellezza.
Da Giulia…
La verità
Ti respiro
per vivere.
Per non morire
ti amo.
Ti sogno…
perché si muore.
E da me…
La falsità
E la calce
corrode i mattoni
e la terra
inghiotte
le macerie:
non c’è più dimensione
nella mia casa.
Per correre intorno
ad un cratere
l’amore ha fatto
l’erba amara
ed io ci passo
attraverso
come i bruchi.
ti sogno perchè si muore: forse uno dei versi più belli e sconfinati, più dolci e disarmanti, come disarmante è la nostra fragilità. Mario
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io credo che i vostri dialoghi abbiano uno sfraghìs, come lo chiamavano i Greci, un sigillo, un timbro di fondo che li rende unici e riconoscibilissimi, sono inconfondibili ed autentici. Il vostro è un parlare sommesso, dalla tonalità piana e discreta, e ciò che caratterizza il vostro dialogare è la capacità di unire la leggerezza delle parole, la brevità e la snellezza del verso alla profondità dei contenuti: ho riletto un po’ di dialoghi e desideravo comunicarvi queste considerazioni pubblicamente, perchè dinanzi alla genuità di ispirazione, dove le parole sembrano essere pronunciate per la prima volta, noi lettori ci troviamo in un mondo incontaminato, come l’eden primogenio che spesso voi vorreste ritrovare! A domani. Paolo
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sono rossana….ho lasciato un messaggio ma non pubblica…ha ragione salvatore, oggi è un delirio…
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caro Salvatore non adirarti…anche per me oggi è un’impresa e i miei colleghi hanno gettato la spugna…lascio io un segno per tutti: intanto grazie per averci coinvolti come attori in questa bella avventura insieme a voi. Poi un bacio a Giulia perchè la sua poesia è sconfinatamente bella, bella e basta e un bacio a Carlo perchè il vesuvio è il nostro vulcano e intorno al suo cratere l’erba non cresce:c’è solo un mare di lava, come a dire che è terra bruciata, come a sottolineare che non c’è posto per l’amore, non c’è posto per la vita, ma un po’ più giù, lungo le falde la lava lascia posto a qualche filo d’erba e le farfalle svolazzano. Anche la casa conserva sempre un progetto, un mattone, anche se demolita…bisogna essere in due per tirarla su dopo il terremoto. Un abbraccio da tutti noi. Rossana
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…oggi è un dramma lasciar traccia qui sopra: la terra inghiotte le macerie…forse è l’amore a inghiottire le nostre macerie, forse non è un’erba amara, ma un ‘erba medica (che è in effetti amara!)…forse senza quell’erba non saremmo bruchi ma condannati a rimanere crisalidi in eterno. Come del resto è l’eternità ciò che canta giulia: un amore eterno che non ha confini, nè barriere. Senza sosta, neanche di notte, perchè i sogni straripano di lui. Paola
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sentite io provo così perchè col mio nome non riesco a pubblicare, non si apre la pagina e sono venti minuti che ci impazzisco sopra: vorrei solo dare una lettura diversa della lirica di giulia: ho pensato che fosse dedicata a Dio ed allora il senso acquista una sfumatura diversa: per vivere abbiamo bisogno di respirare Lui, per non morire abbiamo bisogno di amare Lui, ed abbiamo bisogno anche di sognarLo, perchè anche di notte non ne possiamo fare al meno…si morirebbe. Ecco, è una lettura in chiave mistica, ma a me piace così. Un abbraccio. Salvatore
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anche in Carlo c’è una nota metrica: l’incipit della poesia procede con due decasillabi (avete presente marzo 1821 di Manzoni?)…e poi c’è lasmetafora della casa come vulcano, che è un vulcano spento, ma forse, come il vesuvio, qualche brontolio lo emette ancora! La lirica di giulia mi è piaciuta molto per quanto è scarna, perchè la verità è così: nuda e limpida! Disarmante al tempo stesso.
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oggi ho capito che cos’è il sublime! Grazie ad Alberto le parole dell’Anonimo sono più chiare, ma ho anche compreso meglio il senso di queste liriche, sono andato oltre il chiasmo, oltre l’anafora (TI), oltre gli ottonari, per fare i conti con le macerie della mia ignoranza e capire che la poesia nasce da un’anima che anela comunque e sempre a Qualcosa di alto. Anche io mi sento un po’ figlio di questo blog! Federico
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ti respiro, ti amo, ti sogno…la mia preghiera è per tutti noi di aver una persona a cui dire ogni giorno tutto ciò. Maria
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GRAZIE …mi fate sentire parte di un tutto bellissimo! Parte di un mondo che palpita di parole:grazie davvero, finalmente non c’è più solo Carlo, ma una coralità di voci a presentare questo bellissimo blog: grazie davvero Carlo..anche a nome di Giulia che prima davvero non sapevamo dove collocarla, se tra le ombre o i fantasmi…ora ha tutto più senso. Il vero e il falso, la verità e la menzogna: bella tematica scottante, come ha sottolineato Alberta. La verità è solo una amici miei: è che abbiamo una vita sola e tutte le occasioni che abbiamo per amare non vanno sprecate, perchè poi siamo noi a morire, e non rimangono nè i sogni nè i bruchi!
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Io trovo molto legate le due liriche: all’idea della morte conclusiva della poesia di Giulia si contrappone l’idea della nascita (sempre nel finale) della poesia di Carlo: il bruco alla fine si trasformerà in farfalla fino a volar via dalle macerie, fino a vivere in libertà il suo amore…ma del resto la stessa cosa dice anche Giulia, perchè nel sogno l’amore rinasce ogni volta che ci addormentiamo e sognamo di lui.
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la calce è la falsità, le bugie che raccontiamo a noi stessi…è pirandelliana la poesia di carlo, mentre giulia mi rcorda gli ermetici, quelle poche ma sentite parole, quel verso che scava dentro l’anima si fa specchio e tu hai paura di vedere riflessa la sagoma del tuo volto, perchè la verità fa male ed è talmente insostenibile che lo specchio si rompe. Alice
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La lirica di giulia è un pugno nel cuore, io la leggo così: si vive per amare, ma poi, desolatamente, si capisce che essere ricambiati non è scontato, che l’eternità non sempre tocca i sentimenti come invece accade col sublime ed allora non rimangono che i sogni ad alimentare la nostra fame di amore non più corrisposto, un amore che è un’erba amara…e tut ti svegli da un sogno un giorno e ti accorgi di avere intorno solo macerie, che la persona che ti sta accanto non è quella che ami, che i figli che hai generato sono tutti andati lontano e ti senti come un bruco che striscia TRA LE PIETRE IN CERCA DI UNA GOCCIA DI rugiada che rende la vita più sopportabile ed ancora dia una facciata ad una casa che da tempo non senti più tua. Dialogo straordinario questo, di grande respiro, di altissimo sentire, di profondo soffrire. Vi abbraccio. Paolo
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Respirare una persona…un po’ come sentire durante il canto il suo battito, il suo palpito…e poi comprendere che tutto ha una fine….quanta nostalgia struggente c’è in questi versi! Quanto dolore nel constatare che la casa è solo un mucchio di macerie: ricostruire è possibile, il cuore ha risorse infinite, infinite come la passione che avete voi due per la scrittura. Vi abbraccio forte. Costanza
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Fortissimo chiasmo e variatio delle due finali nella causale conclusiva. Tutto bene finchè non si sbatte il muso nella realtà, nella verità dei fatti: amarissima constatazione quella di Giulia, mentre più solare è Carlo, che comunque gioca tra le macerie come un bruco curioso, raccoglie i brandelli di se stesso e cerca uno spiraglio d’amore che possa ancora alimentare il suo cuore…a Giulia invece non rimane che il sogno, ma anche quello, ahimè, muore! Splendidi veramente, e bellissima l’osservazione metrica di Carlo nel precedente commento! Nicola P.
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vorrei solo dire due parole sul concetto del Sublime riferito al modo di far poesia – vista la veste che i due autori hanno dato a questo blog. Le fonti da cui la sublimità dello stile deriva sono cinque: l’attitudine alle grandi concezioni;la passione profonda e ispirata; la foggia delle figure; la nobiltà di espressione; la composizione intonata a gravità e grandezza. Ecco, ciò che è più importante è la grandezza d’animo. Senza il primo punto non nasce poesia: il sublime è la risonanza di un grande animo! A parer mio quello che emerge da queste pagine è proprio questo, ed emerge dai testi e dai commenti, dagli alunni che vi lasciano traccia, dagli amici che si confrontano. La poesia di Giulia è molto curata nella forma e nel ritmo, ma è il senso profondo quello che unisce tutti: tutti riconoscono che amore, vita e morte sono comunque strettamente legati, come lo riconosce Carlo, che non ha più voglia di falsità, che strapperebbe le vesti da attore per volar via lontano, dalla verità che ama e che non gli è data di raggiungere totalmente.
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che bella idea aver cambiato la presentazione del blog…ma nel profilo compare anche giulia? Vorrei soffermarmi su un aspetto della lirica di Giulia davvero singolare: solo apparentemente è scritta in versi liberi: in realtà si tratta di ottonari fantasmi, non scritti come tali, ma ogni proposizione (ogni coppia di versi) costituisce un ottonario, il metro tipico della ballata popolare. E mi pare un aspetto estremamente originale soprattutto dal punto di vista didattico. La lirica di Carlo forse voleva rappresentare una risposta al titolo: la verità sta nel fatto che tutto prima o poi muore, la falsità sta nel continuare a dire che siamo eterni, che l’amore è eterno quando siamo circondati invece da macerie e affamati d’amore vero, quello VERO, l’unico eterno e immortale, quello che pochi incontrato, e se lo incontrano capita solo una volta nella vita! Purtroppo!!! Carlo
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non so se sia veramente falsità. purtroppo mi ci ritrovo parecchio.
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la lirica di Giulia è straordinaria…dalla leggerezza alla profondità in un battito d’ali.Ci vuole così poco per comprendere che siamo effimeri come farfalle, che viviamo un giorno soltanto, il giorno in cui capiamo che significa amare. Il resto sono solo macerie. grazie di questi versi. Riccardo
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forse anche i bruchi respirano, amano e sognano…forse la casa non è costruita sulla roccia…forse è proprio quell’erba amara, Carlo, a dare un senso alla tua vita:è ciò che ancora ti nutre…forse!…e magari ti salva! Daniele
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ti sogno perchè si muore:sia che tu sia mia figlia, sia che tu sia mia madre, sia che tu sia mio marito, sia che tu sia Dio…ti sogno…per non perderti neppure durante il sonno! Cris
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Mi é difficile commentare certe poesie, ho paura di non riuscire a rispettare quello stato d’animo che l’ha generate. Come preghiera vorrei condividere con voi una conversazione che ho appena avuto con mia figlia, fará cinque anni tra quattro giorni e pochi minuti fa, dandole la buona notte, mi ha spiazzata con questi suoi primi pensieri su vita e morte:
-mamma, ma le persone cattive vanno in paradiso?
-quasi tutte vanno in paradiso, devi essere proprio cattivo, cattivo per non andarci
-ma Gesú cosa fa?
Non fa niente, ci ama e basta
-sai quando siamo in chiesa, la suora dice che dobbiamo seguire Gesú, ma dove ci porta?
-ci porta in paradiso
-e cosa ci dice?
-ci dice che dobbiamo amarci tutti come fratelli e sorelle
-ma com’é la Sua voce, io non la sento!
-ce l’hai dentro al tuo cuore
-ma quando si va in paradiso il cuore muore?
-no, si fa grande grande, tutto pieno d’amore
-…e di mangiare…e poi scoppia…
Buona notte a tutti
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