Abelardo
Mieterà e in un modo o nell’altro nulla di utile andrà perduto: voi avete un concetto della conservazione che in Cielo non ha diritto di cittadinanza; in Cielo c’è l’eternità e lo Spirito, non si conserva qualcosa che non può andare perduto e non si distrugge qualcosa che non può essere distrutto.
Il punto è che la gerla di Dio è mezza piena e mezza vuota: tu non puoi sapere in anticipo a che cosa apparterrai, se al vuoto o alla pienezza, sempre che il Paradiso possa definirsi in questi termini… è ovvio… ma sappi che il vuoto celeste aspetta di essere riempito e quindi appartenergli in fondo non è una male, se ciò va a sommarsi alla pienezza… si fa solo un po’ più di fatica perché non ci sono punti fermi a cui ancorarsi… chi si smarrisce non ne ha e quindi fluttua alla ricerca di una illusione… nel vuoto non ci sono cose che possono darci un minimo di stabilità neppure momentanea… Dio lo sa, ma ci lascia lì quanto lo desideriamo… in compenso ci fa vedere anche la pienezza che appare lontana quanto a portata di mano… noi siamo un po’ come gocce d’olio nell’acqua… per pochi istanti abbiamo l’illusione di riuscire a ricomporci in un ambiente ostile e poi ci dividiamo con tutte le nostre forze e contro le leggi di natura: questa ci appare come la verità che andiamo cercando, ma la verità è soltanto una… che siamo l’Uno a dispetto di ogni sforzo… e questa unità è la legge dell’Universo… una forza di gravità che ci attira verso il centro della sfera da cui non ci siamo mai divisi.
L’eremita
Anche le tue parole ormai sfuggono… e come dici bene tu… c’è una pienezza a portata di mano che mi guarda beffarda e mi rimprovera muta… io non ce la faccio davvero più… essere uomo è già una fatica insostenibile e per diventare un buon cristiano ci vuole forse almeno un po’ di equilibro… un po’ di consapevolezza del proprio ruolo nel mondo…
Abelardo
Il vento non può disperdere le briciole… per quanto violento esso sia, qualche uccellino a suo tempo le troverà e si sfamerà… quel che viene donato nel mondo, anche se inconsapevolmente, trova sempre chi lo deve ricevere… è soltanto una questione di tempo… non ci sono altre variabili che ci dividono dal Creatore… e anche questa non è una barriera in fondo.
Il dono è l’unione delle armonie, per questo giunge quando è il momento in cui le armonie possono riconoscersi… laddove ci sia dissonanza l’armonia non può giungere, perché ne verrebbe travolta… sì, è necessaria una condizione di pace per riconoscere il dono… e la pace giunge quando la disperazione si fa più insostenibile, il dono si sostituisce alla morte agognata e desiderata…. è una fine provvisoria per un inizio più stabile, anche se provvisorio… ci vuole la goccia che ti scavi fino al vuoto… fino al punto che la stessa terra non ha più appigli e mostra soltanto le sue radici… ma sono ancora radici sporche e fragili… non sei ancora pronto per cercare nel cuore di Dio… al cuore di Dio si arriva soltanto quando se ne può ascoltare il battito e non basta uno stetoscopio, al cuore di Dio si arriva soltanto quando il sangue può unirsi al sangue divino senza bisogno del vino e della Messa.
L’eremita
Posso dunque ricevere solo un pezzetto che mi sfamerà temporaneamente e quando non me lo aspetto più, ma questa è solo una tappa estrema di un percorso fatto di tante tappe estreme…
Abelardo
La luce ed il buio sono tappe estreme… nella penombra non c’è progresso, né regresso… c’è solo la penombra ed il nostro cuore malato e congestionato che batte senza uno scopo… inutile ossequio al tempo… come quello di una clessidra senza fori.
Ogni respiro è il punto culminante di un processo che potrebbe non ripetersi e nemmeno l’espirazione sa che cosa la seguirà… viviamo in apnea come i pesci e come i pesci non ce ne stupiamo: l’aria e l’acqua sono solo dettagli di cui troppo spesso non abbiamo alcuna cognizione… e la cosa più buffa è che in fondo… in fondo non sappiamo nemmeno respirare… ci pensano i nostri polmoni che sono più attaccati alla vita di noi…
Perché preoccuparsi dunque… se dentro di noi c’è un mondo meraviglioso che lavora per garantirci l’eternità… nostro malgrado?
L’eremita
Insomma viviamo in un estrema precarietà…
Abelardo
In una precarietà che non possiamo controllare perché la controlla Dio… Lui è una garanzia… anche se l’intervento non avviene nei tempi che diciamo noi… perché ci sono molti cuori da riparare e molti cuori non vogliono essere davvero riparati…
Che rimangano ammaccati dunque fino all’irreparabile: è un limite che esiste solo per noi e che solo noi vediamo; Dio vede un cuore rotto, aperto… dove è più facile entrare.
E consolati un poco… anche Dio ha dei dubbi…
(continua)
il dono è unione di armonie e giunge quando esse possono riconoscersi! mi dica un po’ se queste parole di Abelardo non avvallano le mie considerazioni..le ha ben scritte lei!
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