
Dalla poetessa…
Che ne sai tu, del calore di un cuore di poeta celato nel seno di una donna? L’ ho raccolto in un vaso di alabastro, balsamo per la mia anima. Una capriola nell’estasi, prima che tu ti dissolva in volute di fumo ed io mi inventi ancora una volta come rinascere, sciocca araba Fenice…eppure non sei stato un sogno o forse io ho bevuto l’acqua del Lete e nella nebbia lattiginosa del sonno non so più chi sei stato, chi sono stata io, se ancora saremo, se il ricordo durerà, se ancora saremo…se ancora saremo. Che cosa resta? Forse solo il sorriso di Afrodite. Vittorioso sulla cetra di Apollo.
E da me…
Nella radura 2
So
che differisci
dall’ulivo
e dalla quercia
ma tu
e noi
siamo mortali.
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Autore: tieniinmanolaluce
Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef.
Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico.
Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna.
Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare.
Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo:
Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016.
La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017
La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017
Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma.
Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.
Leggi tutti gli articoli di tieniinmanolaluce
Forse solo la poesia rende immortali come recita Orazio, ma mi piace pensare come fa la poetessa che poi è Afrodite a vincere sulla cetra di Apollo, Dio a vincere sull’uomo. Siete eccezionali…lo dico sul serio. Marta
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ma se la donna differisce dall’ulivo e dalla quercia sarà allora per caso mica alloro????e quindi poesia??Non si capisce mica bene … è difficile oggi entrare nella zucca del poeta…si entra decisamente meglio in quella della poetessa che ha scritto un qualcosa di molto significativo circa la caducità della vita umana e l’araba fenice mi dà proprio l’idea di un desiderio continuo di rinascita come se l’autrice volesse a tutti i costi scongiurare la morte…Lucia
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avrei concluso con “immortali”. sempre eccezionali, comunque.
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Il sorriso di Afrodite vittorioso sulla cetra di Apollo…e la cetra di Apollo vittoriosa sulla mortalità umuna! Bellissimo dialogo. Alberto
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Prosa fluida ed elastica, ritmo incalzante e pacato, musicale e iconografica nel suo insieme…pochissimi tratti bel tracciati per raccontare uno stato d’animo, la paura della morte…e rispondono altrettanti pochi e significativi tratti, per rassicurare la donna con un calore, che solo un poeta che ha il privilegio di veder custoditi i suoi versi in un’urna di alabastro, può fare! Carlo
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…il sorriso di Afrodite è il sorriso di Amore. Il sorriso di Amore è il sorriso di Dio: non è l’eremita questo?? Quando dico che ci sono richiami a distanza tra ciò che scrivete alludo a questo! E parlare di telepatia è riduttivo!
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Cos’è immortale allora? tu e noi non abbiamo questo privilegio…è Dio l’immortale? oppure è un gesto, una parola che per sempre può rendere l’uomo, qualunque uomo tale? Oggi è un bel rebus starvi dietro. Il primo brano è incredibile: come dice Alessandra prende lo stomaco perchè il malessere si percepisce a pelle…e la donna ha una sola certezza…ciò che rimane, ciò che è immortale è solo il sorriso di Afrodite, il sorriso di Amore, il sorriso di Dio! Daniele
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Bello, bellissimo il primo brano, mi si torce lo stomaco a pensare al dolore fisico che debba aver provato la poetessa quando lo ha scritto…è un brano assolutamente cerebrale scritto col cuore ed è proprio questa la caratteristica che lo rende potente e alto liricamente. E’ una denuncia del proprio stato di mortalità, quasi una ribellione alla constatazione che tutto sia destinato a perire e lei non si consola, non si rassegna, ma continua a chiedersi, a ripetere all’infinito senza sosta la stessa frase, come se fosse una formula magica che potesse donarle un po’ di certezza! Vince Afrodite per lei e quanta femminilità c’è in questa affermazione. Vince Apollo per il poeta…e quantà virilità c’è in questa verità rivelata. Rassicura l’uomo la sua amata: lei sarà eterna grazie ai versi che lui ha scritto per lei. Splendido il tentativo consolatorio, mirabile come il dialogo stilisticamente diverso possa comunque aver luogo…usano registri linguistici diversi, forme espressive diverse, sono criptici, ma si comprendono, si rispondono…a modo loro vivono amandosi. Bravissimi
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Mi piace molto il brano della poetessa, lo trovo lirico anche se non è scritto in versi, forse perchè vi è presente una struggente malinconia, ancora una volta la presa di coscienza che al cuor non si comanda! Non comprendo invece la lirica…probabilmente non riesco a leggere oltre al mio naso…mi perdo in mezzo a quei pronomi e non so più chi è io, chi è tu, chi è noi…quasi a riprendere quel chi sei stato tu, chi sono stata io, se ancora saremo….mi mancano le basi! Scusatemi Cris
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Inizia quasi con rabbia il pezzo in prosa, una domanda gettata là con stizza e subito addolcita con immagini di grande tenerezza e introspettive: il vaso di alabastro, un utero che tutto, il tutto conserva gelosamente! Lì nel cuore sempre sarà serbato il sentimento muliebre e il riconoscimento per una lirica dedicata…risponde il poeta solo apparentemente in modo più freddo e distaccato. La donna non è ulivo, albero della pace, dell’olio prezioso, non è quercia, simbolo di forza e robustezza…tutto è caduco, ogni cosa. Solo il messaggio dei versi rimarrà imperituro laddove l’allloro cingerà il capo del poeta…a modo suo, con i mezzi che ha, l’uomo tenta così di consolare la donna. Un po’ diverso dal solito, ma sempre intrigante il vostro dialogo!
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Bellissimo passo in prosa! e splendida l’icona di una donna che porta in seno e serba nel suo cuore il calore che un verso a lei dedicato …come un vaso di alabastro, come una reliquia…richiamo alla sfera del sacro! Teme la donna che a questo verso più nulla seguirà, che lei possa essere dimenticata (l’acqua del Lete ha effetti solo apparentemente su di lei!) ed allora rassicura se stessa dicendo che per lei l’amore sarà eterno…per lei, ma non per il poeta. Lui sa che tutto muore, solo la Poesia rimane e il ricordo della donna amata sarà imperituro grazie ai divini versi del suo cantore. Che dire? Mi avete stupito ancora una volta!!
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Belli i numerosi richiami letterari del primo passo, prosa lirica e coivolgente: la Poesia, l’Araba Fenice. l’acqua del Lete, Afrodite ed Apollo, tutti riferimenti che insistono poi su una nenia, una litania quasi, serie di domande forse senza risposta. Ma la risposta eccola là: vince amore sulla parola. Mentre nella lirica vince la Parola, la poesia: i poeti muoiono, gli uomini muoiono, l’amore è di noi mortali, la poesia solo rende simili agli dei. Molto bello anche questo duetto a prosimetro! Nicola P.
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Anche in prosa dà il meglio di sè…passo ricchissimo di spunti di riflessione! E neppure a farlo apposta ecco di nuovo Afrodite e Apollo…ieri c’era Minerva contrapposta a Venere…e l’amore, così come la poesia ci rende immortali!
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